Psicologia dello
Sviluppo
Prof.ssa Rossella Barzotti
Psicologia dello Sviluppo
La psicologia dello sviluppo è una scienza che studia
l’evoluzione del comportamento umano dal concepimento e vuole indagare lo sviluppo nel completo arco dell’esistenza.
Lo sviluppo umano è frutto di una interazione tra vari processi:
• Biologici
• Cognitivi
• Socio-emotivi
Definizione
Psicologia dello Sviluppo
Lo sviluppo come:
• Processo multidimensionale e multidirezionale
• Processo caratterizzato dalla plasticità
• Processo interattivo
• Processo calato nella realtà culturale e storica Caratteristiche dello sviluppo
Psicologia dello Sviluppo
• Teorie psicodinamiche
• Teorie cognitive
• Teorie dell’apprendimento sociale
Teorie principali sullo sviluppo infantile
Freud
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Principi alla base del funzionamento psichico nel pensiero di Freud
1. Determinismo psichico (ogni azione mentale ha una causa come nelle scienze fisiche)
2. Costanza (ricerca di equilibrio di energie, scarica l’eccesso) 3. Principio del piacere (scarica immediata alla ricerca della
soddisfazione)
4. Principio di realtà (inibisce la tendenza innata alla scarica pulsionale)
Freud
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➢ Le teorie psicodinamiche rivolgono una attenzione ai processi fra coscienza e inconscio e fra razionalità e emotività.
➢ S. Freud, agli inizi del 1900, è stato il primo a studiare la mente in termini dinamici cioè come gioco di forze che determina il
comportamento della persona.
➢ Secondo la psicoanalisi classica, l’infante si trova inizialmente in
una fase di narcisismo primario, in cui il suo interesse è concentrato sul suo corpo, che costituisce la sua principale fonte di
piacere(succhiare il dito). Ciò che spinge il bambino a rivolgersi
verso l’altro è l’esperienza della soddisfazione che l’altro gli procura.
➢ L’inconscio è al centro del suo sistema psicologico: l’uomo non è sempre pienamente consapevole e padrone di quel che fa.
Freud
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1. Studi sull’isteria (1892-1895)
• Il conflitto inconscio muove la mente
• Ci si ammala per un motivo legato al passato della persona per un trauma di carattere sessuale. Pertanto c’è una connessione tra il trauma originario, di carattere sessuale, e il sintomo.
• Il conflitto è di natura sessuale e la sessualità è parte integrante della vita mentale del bambino.
• Il passato diventa presente attraverso l’ipnosi(Charcot)
• Attraverso l’abreazione si attua la scarica dell’emozione legata al ricordo di un trauma.
Freud: le tappe del pensiero freudiano
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2. Il desiderio sessuale
• Interpretazione dei sogni (1889)
• I conflitti inconsci possono essere frutto di fantasia (importanza al desiderio inconscio che è di natura sessuale)
• Il sogno è l’appagamento mascherato di un desiderio sessuale ritenuto inaccettabile
• Tre saggi sulla teoria sessuale (1905)
• La pulsione sessuale è presente sin dalla prima infanzia
• La pulsione ha una spinta, una fonte, una meta, un oggetto.
• La pulsione mira alla eliminazione del disagio e alla ricerca del piacere.
• Il transfert è lo spostamento nel qui ed ora di emozioni, pensieri vissuti in relazione a figure genitoriali; è la riedizione nel presente di impulsi del passato.
Freud: le tappe del pensiero freudiano
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Il concetto di pulsione come forza psichica di carattere inconscio, innato ed universale, è l’asse portante attorno al quale Freud
costruisce la propria concezione dell’apparato psichico.
Ogni comportamento umano è determinato dalla presenza di molteplici pulsioni, le quali originano dall’interno del corpo e producono una tensione che richiede all’apparato psichico un lavoro volto alla riduzione dello stato di tensione.
Ogni pulsione ha:
• Una sua fonte (una parte del corpo, bocca, la pelle, l’ano, i genitali)
• Una sua meta (riduzione della tensione)
Freud: pulsione (Tre saggi sulla teoria sessuale 1905)
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In un primo momento Freud (Pulsioni e loro destini, 1915) raggruppa le pulsioni in due principali tipologie:
• Pulsioni sessuali che mirano alla scarica della tensione e quindi al soddisfacimento completo ed immediato del bisogno
• Pulsioni dell’Io o di autoconservazione che mirano alla riduzione della
tensione secondo il principio di realtà quindi al soddisfacimento parziale del bisogno in virtù delle richieste provenienti dall’ambiente esterno.
Successivamente Freud riorganizza le pulsioni in:
• Pulsioni libidiche
Freud: pulsione
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Sessualità: implica uno stato di eccitamento o tensione la cui scarica comporta rilassamento e piacere(modello idraulico della mente).
Fantasia: è uno spazio mentale che il bambino e poi l’adulto può usare per soddisfare quei desideri che sembrano irraggiungibili.
Conflitto interno: pulsione sessuale e timore della
stessa(rimozione), spiega perché alcuni pensieri siano debellati dalla coscienza(rimozione) e ritenuti inaccettabili.
Bimbo: ha una vita mentale assai ricca centrata sulle vicissitudini pulsionali di tipo sessuale.
Freud: le tappe del pensiero freudiano
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3. Metapsicologia (teoretica del profondo)1915
Freud intende un sistema di osservazione in base al quale ogni processo psichico può essere esaminato secondo
coordinate:
- dinamiche (risultato di forze tra loro antagoniste) - economiche (dimensione quantitativa delle forze)
- topologiche (dimensione spaziale dei sistemi psichici)
Freud: le tappe del pensiero freudiano
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Prima topica (modello topografico: inconscio, preconscio, conscio)
Perché Freud passa dalla prima topica alla seconda topica?
• La distinzione tra conscio e inconscio non è radicale.
• L’Io non è solo conscio ma anche inconscio
• Il materiale rimosso fa parte dell’inconscio, ma non tutto l’inconscio è costituito da ciò che è stato rimosso
Seconda topica (modello strutturale: Es, Io, Super-Io).
Freud: le tappe del pensiero freudiano
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Freud: le tappe del pensiero freudiano
4. Teoria strutturale
In «Al di là del principio del piacere» (1920) Freud pensa la mente come un intreccio di tre strutture.
Es presente fin dalla nascita:
Completamente inconscio Serbatoio di energia psichica
Processo primario(forma di pensiero primitiva)
Possibile conoscere questa dimensione solo attraverso
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Io agente esecutivo della mente
• Deputato a mediare tra le richieste dell’Es e quelle del Super-Io
• Svolge una funzione di controllo
• Sede della consapevolezza
• Sede della percezione, memoria
• Regolato da processi secondari (forma di pensiero razionale che obbedisce alle leggi logiche e spazio-temporali)
Freud: le tappe del pensiero freudiano
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Freud: le tappe del pensiero freudiano
Super-Io rappresenta l’istanza morale dell’apparato psichico
• Ha funzioni di coscienza morale dell’individuo, di sistema auto- osservante e di formazione degli ideali
• Si costituisce per interiorizzazione delle richieste e delle proibizioni parentali
• Gli imperativi del Super-Io non sempre corrispondono a quelli dettati effettivamente dai propri genitori, ma anche a ciò che il soggetto,
seppur erroneamente, ha attribuito agli stessi proiettandoci i propri sentimenti
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Il bambino è alla nascita un perverso polimorfo (definizione)
In tre saggi sulla teoria sessuale(1905) Freud fornisce una teorizzazione dello sviluppo psico-sessuale infantile
Perverso in quanto tutto proteso alla ricerca del piacere.
Polimorfo in quanto ricerca il piacere attraverso vari organi e tramite zone erogene, ricevendo gratificazione edonistica sia dal contatto con la madre che con il padre.
La sessualità infantile o pulsione libidica rappresenta un dato
universale, il più potente degli impulsi che il bimbo deve imparare a controllare e a rimuovere.
Freud: Sviluppo psicosessuale infantile
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Sviluppo della Libido
Lo sviluppo della libido, di questa forza attraverso cui l’istinto sessuale si manifesta prevede dei passaggi:
fase autoerotica periodo di latenza fase genitale Libido narcisistica Libido oggettuale
In una prima fase Freud definisce il narcisismo in termini autoerotici, successivamente ridefinisce il narcisismo come fase intermedia
dell’evoluzione sessuale che si colloca tra l’autoerotismo e l’amore oggettuale.
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La sessualità infantile non coincide con la mera attività genitale come nell’adulto, ma con il piacere derivante dal soddisfacimento dei bisogni pulsionali.
L’area del piacere sessuale nel bambino si sposta secondo una sequenza determinata biologicamente in cinque fasi di sviluppo:
1. Fase orale (0-2): la libido è organizzata nel cavo orale e il bimbo ricava piacere nella suzione o in altre stimolazioni orali.
2. Fase anale (2-3): il bimbo raggiunge il controllo dello sfintere anale e il piacere è legato all’evacuazione e alla ritenzione delle feci.
3. Fase fallica (3): il piacere si sposta sui genitali e avviene la crisi edipica 4. Fase di latenza (6-11): la libido perde di intensità consentendo all’Io una
Freud: Sviluppo psicosessuale infantile
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Secondo Freud, se si sono generate fissazioni durante le precedenti fasi, non ci sarà sufficiente energia sessuale per permettere un pieno sviluppo della fase genitale.
Uno sviluppo sano della personalità umana è regolato dalla
capacità dell’Io di mediare tra le esigenze pulsionali interne e le richieste dell’ambiente esterno attraverso le diverse modalità difensive di cui dispone.
Tale capacità di mediazione dell’Io, attraverso le difese, garantisce all’individuo un adeguato: esame di realtà, controllo degli impulsi, processo di pensiero adattivo, autonomia, relazioni affettive
significative caratterizzate dalla reciprocità.
Sviluppo psicosessuale infantile
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Nella fase fallica, il bimbo struttura la propria tipizzazione sessuale nella risoluzione del complesso edipico.
Complesso di Edipo, secondo Freud, dopo la frustrazione dello svezzamento, il bimbo subisce una seconda importante
delusione quando scopre che non può possedere in maniera esclusiva l’affetto della madre, poiché lo deve dividere con il padre. Sia il bimbo sia la bimba provano intensi sentimenti di amore nei confronti del genitore del sesso opposto e di ostilità verso il genitore dello stesso sesso.
A seguito di tale proiezione di ostilità sul genitore dello stesso Complesso edipico
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Questa paura nel bimbo è nota come angoscia di castrazione, nella bimba assume la forma di una forte paura di perdere la
protezione della madre con la quale la bimba sente da un lato la necessità di differenziarsi e dall’altro la necessità di identificarsi nella sua femminilità.
Tale paura favorisce:
• La rimozione delle pulsioni sessuali e aggressive
• L’identificazione con il genitore del proprio sesso Complesso edipico
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Fondamentale nella risoluzione del complesso edipico è la presenza di una coppia genitoriale unita, ed una chiara definizione dei confini all’interno della famiglia.
La risoluzione del complesso edipico favorisce:
• Riconoscimento e accettazione della coppia genitoriale
• Identificazione sessuale
• Riconoscimento della differenza tra i sessi.
• Superamento di dinamiche di dipendenza
• Adattamento alla realtà
• Formazione di un’istanza morale: il Super-Io
Complesso edipico
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Le trasformazioni sociali a molteplici livelli (aumento delle
famiglie mononucleari, dei divorzi e delle separazioni, precarietà lavorativa, diffondersi dei valori sociali e culturali che hanno
sempre più potenziato il culto della libertà, del godimento
assoluto, del successo, della realizzazione di sé ad ogni costo) hanno favorito l’eclissi della funzione paterna ovvero la crisi dei padri reali nell’esercitare la loro funzione di autorità, ma
soprattutto la crisi della sua funzione di orientamento, di limite e significazione del senso della vita.(Recalcati)
Complesso edipico nella società attuale
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Elaborati da Freud ma sistematizzati dalla figlia Anna Freud.
A cosa servono?
• Espedienti che l’Io mette in atto per proteggere il soggetto dalle richieste pulsionali dell’Es, con lo scopo di tenere lontano dalla
consapevolezza gli impulsi sessuali e aggressivi così come sono e di evitare l’ansia indotta dalle pulsioni(evitare sentimenti minacciosi) e mantenere l’autostima.
• Tali meccanismi, dunque, per Freud tutelano la nostra mente.
• Possono diventare patologici quando sono utilizzati in modo
massiccio e rigido provocando un distacco del soggetto dalla realtà.
Freud: Meccanismi di difesa
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Dove l’Io non riesce a svolgere una funzione di mediazione tra interno ed esterno, si crea un conflitto percepito sotto forma di angoscia e
ansia che segnala la necessità di un cambiamento.
L’Io, percependo una minaccia interna e/o esterna, ricorre ai meccanismi difensivi.
Ognuno di noi ha delle difese preferenziali che sono il risultato di 4 fattori:
• Temperamento costituzionale
• Natura dei disagi subiti nella prima infanzia
• Difese presentate dai genitori o da altre figure significative
• Conseguenze sperimentate dall’uso di particolari difese
Meccanismi di difesa
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I meccanismi di difesa non si collocano tutti al medesimo grado.
E’ possibile distinguere difese più primitive e difese più evolute.
Difese primitive:
scissione,proiezione,idealizzazione,svalutazione,diniego, regressione,spostamento, isolamento.
Difese più evolute:
rimozione, razionalizzazione, umorismo, formazione reattiva Meccanismi di difesa
Relazioni
oggettuali
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Passaggio dal modello pulsionale(Freud) al modello oggettuale:
l’oggetto ha la stessa funzione motivazionale che Freud assegnava alle pulsioni: è l’oggetto, buono o cattivo, così come viene percepito dal soggetto, ad orientare il comportamento.
Si osserva un iniziale passaggio da una visione dello sviluppo psichico esclusivamente intrapsichica ad una relazionale.
La motivazione della vita psichica è legata al dinamismo della
relazione con l’oggetto: attraente quando è amabile o da respingere se è odiato.
La mente viene concepita come mondo interno: è «un contenitore di oggetti» che sono quasi persone attive nella mente.
Gli oggetti interni interiorizzati(madre,padre,fratelli, parti del corpo,) animano la vita psichica
Modello delle relazioni oggettuali
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Il modello delle relazioni oggettuali vuole la psiche si struttura all’interno della relazione, ovvero la struttura psichica del
soggetto deriva dai bisogni centrali di relazione con il caregiver.
La qualità del rapporto del bimbo con i suoi oggetti di affettività primaria detiene un peso centrale nei modi di interiorizzazione dei futuri rapporti con l’altro.
Le specifiche interazioni soprattutto quelle iniziali che vive il
neonato, contribuiscono a forgiare quel fenomeno che possiamo definire «intersoggettività», caratteristica naturale e specifica dell’essere umano
Modello delle relazioni oggettuali
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Nel 1971 lo psicoanalista Daniel Stern introdusse la via
dell’osservazione microanalitica delle interazioni precoci analizzando e codificando sequenza per sequenza lo sguardo tra madre e figlio.
Questo approccio di analisi e metodologia prende il nome di Infant Research, e si caratterizza per aver evidenziato le abilità relazionali dell’infante fin dalla nascita e nell’aver utilizzato tecniche avanzate di videoregistrazione.
D.Stern : «La nostra vita mentale è frutto di una co-creazione di un dialogo continuo con le menti degli altri»
Dalla nascita, il neonato e la madre scoprono e definiscono progressivamente lo spazio dell’intersoggettività, in cui i due
protagonisti agiscono, permette loro di «mapparsi» reciprocamente attraverso una interazione ricorsiva caratterizzata da correzioni
reciproche.
Intersoggettività
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Le specifiche interazioni che soprattutto nella fase delle interazioni primarie il neonato intreccia contribuiscono a forgiare quel fenomeno che viene definito intersoggettività.
Colwyn Trevarthen (biologo,psicologo), fautore dell’intersoggettività, definisce essa come «uno strumento innato straordinariamente
complesso,preludio all’intelligenza collaborativa degli adulti», che rappresenta la base della comunicazione interpersonale.
L’intersoggettività, è una dotazione biologica di tutti noi esseri umani, nei primissimi mesi di vita l’interazione genitore-bambino si
caratterizza di gesti, espressioni,vocalizzazioni, una sorta di danza tra i due che imparano a definirsi nella loro diade.
Intersoggettività
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Nel corso del primo anno di vita entrambi i partner iniziano a
rivolgere l’attenzione contemporaneamente ad oggetti ed eventi esterni a loro, includendo una terza parte nel loro reciproco
scambio ATTENZIONE CONGIUNTA
Tale attenzione congiunta risulta una abilità interpersonale necessaria per lo sviluppo di successive funzioni
psicologiche(gioco, attenzione, linguaggio, problem solving).
Intersoggettività
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L. Sander (psicoanalista/psichiatra americano) figura centrale dell’Infant research, creò una cornice teorica, anticipando i contributi attuali nelle neuroscienze. Attraverso una ricerca durata complessivamente 25 anni, Sander introdusse un
paradigma nuovo del «sistema diadico»: obiettivo dell’interazione fra bimbo-caregiver è l’acquisizione di una coordinazione
equilibrata e stabile che consente la «regolazione» di ogni partner nella sua individualità.
La sintonizzazione intesa come sincronicità di stati affettivi, tale sincronicità genera una risonanza affettiva condivisa, ovvero si ha l’esperienza di essere sentiti, conosciuti e accuditi.
Intersoggettività
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Imparare a regolarsi reciprocamente è il vero accesso alla relazione con l’altro.
Il bambino ben regolato dalla presenza dell’altro, apprende un senso di sicurezza interno (base sicura).
DUNQUE
Passando da una fase di dipendenza dall’altro(regolatore) possiamo sviluppare una buona capacità di funzionamento autonomo.
Un bambino capace di autoregolazione è in grado di fare esperienza del mondo in modo fiducioso e le emozioni(positive/negative) possono essere una guida per le sue azioni.
Modello di regolazione
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Lo stress ripetutamente sperimentato dal bambino nello spazio intersoggettivo, ha una finalità evolutiva:
Imparare a regolarsi reciprocamente(attraverso la processualità della rottura e riparazione) ovvero il segreto al vero accesso alla relazione con l’altro.
Il bimbo può rappresentarsi mentalmente la possibilità della
riparazione, e attraverso questa funzione riparativa, sa che può essere ripristinato ciò che è stato interrotto.
Fare esperienza ripetuta di relazioni di accudimento flessibili e riparabili con coloro che si prendono cura di noi conduce ad una naturale generalizzazione di questo modello.
Intersoggettività
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Attraverso l’osservazione analitica delle interazioni madre-bimbo, si sono evidenziate le correzioni reciproche e la regolazione del proprio stato con movimenti autoregolatori.
Così si è potenziato lo sguardo sull’importanza della regolazione emotiva nello sviluppo dell’infante e di come questa regolazione sia dipendente da un costante esercizio di rottura e riparazione di sintonizzazione tra i due protagonisti.
Attraverso questa costante e minuziosa regolazione
reciproca(rotture e riparazioni) si pongono le basi perché madre e bambino possano sviluppare una fiducia reciproca e una
maggiore capacità di sintonizzazione.
Intersoggettività
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Errori interattivi (in cui i due non si sintonizzano in modo efficace) sono funzionali alle correzioni reciproche e quindi alle auto-
regolazioni.
Processi di rottura e riparazione
Sviluppo di una fiducia reciproca e migliore sintonizzazione Intersoggettività
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La mancanza cronica di sintonizzazione è patogena neurologicamente e psicologicamente.
R. Spitz (psicoanalista) attraverso un suo studio sugli orfanotrofi a Londra dopo la II guerra mondiale, evidenziò che nessuna cura può sostituire il miracolo della parola. Tutte le esperienze che precedono la verbalizzazione non vengono memorizzate in termini linguistici ma
lasciano «tracce» sotto forma di sensazioni piacevoli/spiacevoli, di odori, di immagini.
Le moderne neuroscienze cognitive hanno evidenziato l’esistenza dei neuroni specchio consegnandoci una nuova nozione di
intersoggettività connotata principalmente come intercorporeità
Intersoggettività
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Il bimbo passa dall’apprendere come regolare in modo adeguato dapprima le proprie esigenze biologiche di base (fame, sonno, temperatura) per poi giungere alla regolazione psicologica e
sociale(regolazione emotiva, comportamentale delle interazioni con gli altri) all’interno di relazioni affidabili.
Il bimbo ben regolato dalla presenza dell’altro ha appreso una lezione che è sempre più stabilmente in grado di riprodurre per sé.
Il bimbo scopre che la sua sopravvivenza prima fisica e poi
psicologica è garantita da esperienze di accudimento mediamente
positive, prevedibili e sintonizzate sui suoi bisogni che creano in lui un senso di sicurezza interno.
Intersoggettività
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Un «buon noi» nella regolazione infantile è la migliore precondizione per un «buon me».
Dunque il processo di autoregolazione reciproco tra mamma e bimbo si situa dentro un sistema interattivo ed interdipendente in continua evoluzione.
La massiccia analisi di interazioni videoregistrate ha dimostrato come la capacità innata di comprensione interpersonale che il neonato
mostra fin dall’inizio manifesta una intenzionalità nel comportamento verso altri con i quali condividere i suoi stati mentali.
Famosi gli studi di E.Tronick attraverso il paradigma sperimentale dello Still Face(faccia immobile).
Intersoggettività
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Il bambino è attivo sin da molto piccolo, ovvero il suo Io è attivo sin dalla nascita e desume la presenza di un Super-Io precoce, già nel primo anno di vita.
La Klein, pur attribuendo importanza alla relazione che il bimbo intrattiene con l’oggetto, sostiene che la fantasia inconscia(rappresentante delle
pulsioni di vita e di morte) è ciò che determina il processo di crescita sano o patologico del soggetto.
La pulsione è una forza psicologica e non biologica.
Due sono le pulsioni, la libido e la aggressività, riconducibili all’istinto di Vita e all’istinto di Morte che presiedono alla relazione oggettuale.
L’aggressività, ha un forte peso nella concettualizzazione Kleiniana, è la proiezione all’esterno dell’istinto di morte, serve a sentire che la cattiveria si trova fuori da se stessi dentro un oggetto da cui è possibile fuggire piuttosto che dentro di sé dove non c’è via di scampo.
M.Klein (1882-1960)
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Sotto l’influsso della pulsione di vita, invece il bimbo crea
l’oggetto buono, che funge come rifugio alla minaccia dell’oggetto cattivo.
A differenza di Freud che postulava l’esistenza di fasi evolutive che il soggetto doveva attraversare e superare, la Klein
concettualizza lo sviluppo umano in termini di posizioni evolutive.
Posizione: è una organizzazione universale dell’esperienza, una sorte di costellazione di angosce e difese che organizzano
l’esperienza individuale(modalità relazionali) M.Klein
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Lo sviluppo dell’Io passa attraverso due posizioni (stati di
organizzazione dell’Io in rapporto alle sue relazioni con gli oggetti).
Posizione schizo-paranoide(nei primi 4 mesi di vita): in questa fase il bimbo è sopraffatto da un primitivo terrore di annientamento derivato dalla pulsione di morte conto il quale mette in atto meccanismi di
difesa arcaici.
Posizione maniaco-depressiva(dal 4 mese di vita):il bimbo prende coscienza che la madre cattiva e quella buona sono la stessa
persona, e integrando i due oggetti parziali in un solo oggetto intero, sorge il timore di poter danneggiare la madre sviluppando una
angoscia depressiva. Il bimbo avverte la sua dipendenza nei confronti della madre, sperimenta allo stesso tempo la propria ambivalenza.
M.Klein
Psicologia dello Sviluppo
A differenza di Freud, la Klein concepì l’idea di poter trattare attraverso il gioco i bambini molto piccoli. La tecnica del gioco, se adeguatamente
applicata, può avere la stessa funzione che hanno le libere associazioni e i sogni nell’analisi degli adulti.
Nel gioco il bambino agisce invece di parlare(Klein).
L’inibizione al gioco è un indice sintomatico per la Klein, così mentre
nell’adulto la sanità mentale poggia sulla capacità di amare e lavorare, per il bambino gli indici di equilibrio stanno nella capacità e nel piacere di giocare.
Attraverso il gioco il bambino esprime in maniera simbolica le sue fantasie, i suoi desideri e le sue esperienze reali.
La Klein metteva a disposizione del bimbo una certa varietà di giocattoli di
M.Klein
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Il gioco è una esperienza universale e che coinvolge l’intera
personalità. L’attività di gioco è fine a se stessa ed è considerata una transazione tra il bimbo e il suo ambiente. Il gioco si declina attraverso diverse dimensioni:
• Stimola la motricità
• Favorisce l’apprendimento, sviluppo della capacitò di comprendere
• Incrementa l’immaginazione
• Esalta la creatività
• Canalizza le pulsioni
• Facilita l’espressione di sé
• Apre alle relazioni e alla conoscenza del mondo
Il gioco
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La psicoanalisi ha riconosciuto presto il potere che il gioco riveste nello sviluppo psichico dell’individuo.
Già Hermine Hug-Helmut(1871-1924),allieva di Freud, fu la prima a Vienna ad utilizzare il gioco come pratica terapeutica con i
bambini di età scolare. La Klein, partendo dalle esperienze di Huh-Helmuth, impose una svolta decisiva in questo campo.
Di fronte ad un bambino che inizia a giocare è buono imparare a cogliere il senso relazionale in termini di emozioni e proporlo al bambino. Altro modo di attenzionare il gioco del bambino è
lasciare le nominazioni proposte dal bambino e partecipare al
gioco interpretando i personaggi proposti magari costruendo una storia insieme al bambino,senza perdere il significato relazionale Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Le favole e l’attività ludica consentono al bambino di vedere rappresentate le proprie paure più terribili e più nascoste, e attraverso le favole e l’attività ludica il bambino può
simbolicamente trovare una mamma capace di rendersi
permeabile alle sue paure e di restituirgliele meno terrificanti.
Ovviamente è fondamentale la presenza dell’altro, o meglio la capacità contenitiva nella mente di qualcun altro che permette la trasformazione delle proprie angosce.
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Il gioco assume diverse modalità che compaiono lungo le diverse tappe dello sviluppo, essendo legate allo sviluppo emotivo del
bambino.
Nel 1 anno di vita l’attività ludica del bambino è totalmente al servizio del piacere ovvero alla ricerca di sensazioni gradevoli che possono arricchire l’Io. Nei primi mesi di vita il bimbo gioca con il suo corpo, con il corpo della madre e gradualmente con gli oggetti che lo circondano. Nel primo anno di vita si può osservare la comparsa degli oggetti transizionali. Il gioco nel primo anno
aiuta la definizione dei propri confini corporei, il passaggio dal principio di piacere a quello di realtà, il graduale passaggio dalla dipendenza all’autonomia.
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Nel 2 anno di vita l’attività ludica è protesa all’elaborazione
dell’esperienza di separazione dalla figura materna. Ad esempio il gioco del gettare lontano un oggetto e vederselo restituito da un adulto, giochi incentrati sulla sparizione e riapparizione di un
oggetto. Tali giochi favoriscono il contenimento dell’ansia
connessa alla separazione dalla figura materna ed anche la coscienza della permanenza degli oggetti.
Nel 3 anno di vita compaiono giochi che rivelano l’attivarsi della dinamica edipica, dunque giochi di tipo esibizionistico e
competitivo.
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Tra i 4 e i 5 anni di vita il bimbo sente di contenere l’angoscia connessa al timore di essere punito per i propri desideri edipici, per la propria aggressività (gioco del dottore, gioco con la
bambola, gioco del nascondino).
I giochi simbolici rappresentano l’apice del gioco infantile (il far finta, il fare come se,) e attraverso essi il bimbo impara anche a distinguere tra realtà e fantasia.
Intorno ai 7-8 anni di età i giochi simbolici tendono a scomparire ed inizia a svilupparsi una capacità di pensare ai problemi in
termini logici e si fa strada il bisogno di una condivisione sociale con l’altro dell’attività ludica.
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Dai 7-11 anni di età il bimbo si sperimenta nei giochi con le regole
sperimentando più attivamente la vita di gruppo. Tutti i giochi stimolano l’autocontrollo, l’intelligenza, l’attenzione, la memoria e rafforzano la padronanza delle situazioni.
I giochi con le regole stimolano una maggiore aderenza al principio di realtà con una attenuazione dell’egocentrismo.
Guardando ad un bimbo che gioca possiamo fare attenzione a diversi fattori importanti per comprendere meglio la relazione che il bimbo vive sia con il proprio mondo interno sia con il mondo esterno. E’ bene porsi delle
domande: il bimbo è in grado di giocare? Gioca con piacere? Il bimbo gioca in modo creativo? Il bimbo sa giocare da solo? Il bimbo sa giocare con gli altri? Il bimbo gioca con un compagno immaginario? Il bimbo gioca in modo irrequieto? Il bimbo ripete sempre lo stesso gioco? Il bimbo gioca con
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Freud: attraverso il gioco ripetitivo del rocchetto attaccato ad un filo, il bimbo rivive i vissuti di angoscia che prova quando la sua figura di attaccamento si allontana da lui e scompare dalla sua vista. Il gioco permette al bimbo di assimilare psichicamente l’assenza della madre, quindi di acquisire un controllo sulla realtà, riuscendo a regolare un equilibrio emotivo.
Winnicott: l’attività ludica è un’area che non appartiene alla realtà psichica interna e neanche alla realtà esterna. Il gioco è un’area di illusione intermediaria tra interno e esterno.
Il gioco
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Piaget: il gioco è studiato nel processo della formazione del simbolo, in quanto il bimbo giocando fa un esercizio di un’attività mentale che crea simboli per evocare situazioni non presenti nella realtà. Anche Piaget classifica i giochi sulla base dei processi cognitivi coinvolti e dunque distingue:
Giochi di esercizio: grazie alla ripetizione, l’azione iniziale si consolida diventando uno schema che il bimbo è capace di eseguire con facilità in diverse circostanze.
Giochi simbolici: oltre l’esercizio della ripetizione si aggiunge la
dimensione della simbolizzazione e della finzione, che permette al bimbo di produrre immagini mentali con cui può assimilare situazioni nuove.
Il gioco
Psicologia dello Sviluppo
Giochi di regole: il bimbo impara l’importanza delle relazioni e del codice sociale e attraverso tali giochi apprende la competizione, la negoziazione, il conflitto, e il compromesso tra pari, dunque sono giochi altamente adattivi.
Il gioco
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In origine l’infante vive una condizione di non integrazione, non è in grado di differenziare tra sé e l’altro, tra mondo interno e
esterno.
Solo l’ambiente facilitante consentirà gradualmente al bimbo di differenziare tra sé e l’altro.
Nuclei sintetizzanti il pensiero di Winnicott:
• Unità madre-bimbo
• Oggetto transizionale
• Vero sé e falso sè
D. Winnicott(1896-1971)
Psicologia dello Sviluppo
Winnicott scrive che l’agire materno può interferire nello sviluppo del vero Sé del bimbo, ovvero del Sé più autentico, impedendone l’esperienza di sentirsi un individuo che agisce in base ai propri ritmi e alle proprie disposizioni.
La figura materna gioca un ruolo decisivo con il suo essere in grado di rispondere con sensibilità, costanza ai bisogni del
bimbo.
Dipendenza assoluta Dipendenza relativa Indipendenza
D. Winnicott
Psicologia dello Sviluppo
Winnicott sottolinea l’essenzialità della relazione, perciò si diversifica dalla teoria freudiana, dando un diverso peso alle pulsioni.
Il concetto di Holding : capacità di contenimento della madre
La madre, per Winnicott, possiede la cosiddetta «preoccupazione materna primaria» ovvero una condizione «straordinaria», simile ad uno stato di ritiro contraddistinto da un’elevatissima sensibilità,
affinchè essa possa fornire le cure al bimbo aiutandolo a sperimentare l’onnipotenza soggettiva.
L’onnipotenza soggettiva è quella esperienza con la quale il bimbo ha la sensazione di essere lui a creare ogni cosa.
Grazie all’aiuto materno il bimbo potrà passare dalla dipendenza alla indipendenza(madre fusa a madre esterna).
D. Winnicott
Psicologia dello Sviluppo
La madre può rispondere con sensibilità e costanza ai bisogni del bimbo(ambiente facilitante)
La madre introduce nell’esistenza del bimbo dei piccoli urti, il bisogno non viene soddisfatto nel momento stesso in cui si presenta, si apre così uno spazio tra il desiderio e il suo
appagamento.
La madre sufficientemente buona, attraverso frustrazioni dosate, consentirà al bimbo di rispondere alle frustrazioni con
aggressività. La manifestazione dell’aggressività permette al
bimbo di scoprire la madre reale, ovvero la madre si fa usare dal bimbo e il bimbo usa a sua volta la madre.
D.Winnicott
Psicologia dello Sviluppo
Lo spazio transizionale è utile al bimbo per iniziare a distaccarsi dalla madre. All’interno di questo spazio fanno parte gli oggetti transizionali. L’oggetto transizionale funge da ponte e consente un graduale riconoscimento e accettazione della realtà esterna, separando il me dal non me.
Il bimbo utilizza oggetti esterni a lui, generalmente di qualità tattile-pressoria, investendo su questi oggetti diversi significati connessi al suo mondo emotivo, a ciò che lui vive. Tale oggetto scelto dal bimbo rappresenta l’unione con la madre, permettendo a lui il distacco e l’autonomia da essa.
L’oggetto transizionale permette di vivere il passaggio dallo
stadio dell’onnipotenza soggettiva a quello della realtà condivisa in modo ammortizzato.
D.Winnicott
Psicologia dello Sviluppo
Nell’area intermedia tra la dimensione soggettiva e quella
oggettivamente percepita, Winnicott inscrive l’esperienza della creatività e del gioco.
L’esperienza transizionale consente al bimbo di esprimere le sue produzioni di fantasia, l’origine dell’idea del magico, dove
comincia a giocare da solo e poi gradualmente passa al giocare con altri.
Attraverso il gioco e gli oggetti transizionali il bimbo riesce a
tollerare l’iniziale separazione dalla madre e le frustrazioni legate alla realtà esterna.
D.Winnicott
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Nello sviluppo affettivo sono centrali i concetti di «vero Sé» e
«falso Sé»
Il vero Sé è la parte autentica dell’individuo, creatività, capacità di essere se stesso.
Il falso Sé è un’organizzazione difensiva della personalità, totalmente inconscio, con funzione di proteggere il vero Sé attraverso l’assecondare passivamente le richieste materne
sviluppando un processo di compiacenza.(di solito bimbi bravi e compiacenti)
D. Winnicott
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Le funzioni materne:
Holding: contenimento empatico(favorisce passaggio dal non-Io all’Io sono.
Handling: il modo in cui il neonato è manipolato e accudito, favorisce l’integrazione psicosomatica.
Object presenting: è la presentazione del mondo al bimbo in modo da favorire l’illusione che gli oggetti siano creati da lui stesso.
D.Winnicott
Psicologia dello Sviluppo
Sottolineò gli effetti della deprivazione materna.
Definì il fenomeno da lui nominato di «depressione anaclitica», una sindrome che si manifesta nei bimbi separati dalla propria madre.
Reazioni in ordine progressivo:
• 1 mese: lamentele, apprensione
• 2 mese: pianto, perdita di peso
• 3 mese: rifiuto contatto fisico, insonnia, assenza di mimica, ritardo di sviluppo motorio
• Dopo 3 mese: cessazione del pianto, stato letargico R. Spitz(1887-1974)
Psicologia dello Sviluppo
Lo sviluppo psichico procede da uno stato di indifferenziazione attraverso delle tappe caratterizzate ciascuna da un «organizzatore» sino ad uno stadio in cui si prelude all’integrazione della personalità.
L’organizzatore si caratterizza per la comparsa di schemi di comportamento, nei primi due anni descrive tre organizzatori.
Dai 2-3 mesi il bimbo sorride alla vista di un viso umano, il sorriso è un indicatore di una prima relazione preoggettuale ancora indifferenziata.
Verso gli 8 mesi un secondo organizzatore si manifesta attraverso la
reazione d’angoscia di fronte al viso di un estraneo. Questo organizzatore testimonia la nuova capacità di distinguere un Io e un non Io, ovvero si
stabilisce la relazione con il primo oggetto libidico: la madre.(stadio oggettuale)
Durante il secondo anno la comparsa del «no»(gesto e parola) permette al bimbo di giungere ad una completa distinzione tra lui stesso e l’oggetto
R.Spitz
Psicologia dello Sviluppo
Sviluppa una teorizzazione di un cammino evolutivo che il bimbo percorre attraverso un processo definito dalla autrice come
«separazione-individuazione».
La separazione e individuazione sono due sviluppi
complementari, la prima si attua nell’emergere del bimbo da una fusione simbiotica con la madre, mentre l’individuazione si attua nell’assunzione da parte del bimbo di proprie caratteristiche
individuali.
Individua in tre fasi lo sviluppo, dove le prime due si riferiscono al primo periodo di vita in cui c’è ancora fusione e simbiosi con la madre.
M. Mahler(1897-1986)
Psicologia dello Sviluppo
Autismo normale(dalla nascita sino all’inizio del secondo mese) il
neonato è protetto dalle stimolazioni eccessive come nella situazione prenatale.
Fase simbiotica normale(2-6 mesi) il bimbo si comporta e agisce come se egli e la madre fossero un sistema onnipotente, un’unità duale
racchiusa entro uno stesso confine comune.
Fase separazione-individuazione: sottofase di
differenziazione(comincia a percepire la distinzione tra sé e la madre) sottofase di sperimentazione(esplora l’ambiente e poi ritorna a fare rifornimento affettivo presso la madre)sottofase di
riavvicinamento(condivide con la madre le sue esperienze di
esplorazione avendo paura di essere ripreso nella simbiosi. Importanti altre figure, e il linguaggio e il gioco simbolico lo aiutano nel trovare
una distanza ottimale)
M.Mahler
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Sottofase del consolidamento del senso di individualità e inizio della costanza dell’oggetto(3 anni), la madre è stata interiorizzata come un oggetto emotivamente rassicurante e quindi il senso di sicurezza del bimbo non dipende più dalla presenza concreta della madre.
M.Mahler
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L’attaccamento è un legame emotivo-affettivo stretto tra due persone.
Bowlby sostiene che il caregiver e il bambino sono
biologicamente predisposti per costruire un attaccamento.
Le prime interazioni con la madre plasmano direttamente
l’architettura del cervello in formazione e hanno effetti duraturi, per il resto della vita, come hanno dimostrato gli studi empirici.
Nell’attaccamento sono state trovate delle variazioni culturali ma in tutte le culture studiate fini ad oggi risulta più comune
l’attaccamento detto «sicuro»
J. Bowlby(1907-1990)
Psicologia dello Sviluppo
Dalle osservazioni individua che l’assenza della figura materna è la principale variabile che scatena le reazioni di disagio e di profondo malessere nei bimbi separati dalla madre.
Assenza della madre genera forte senso di perdita e collera La trattazione di B. ha un carattere interdisciplinare:
• Teoria dei sistemi
• Etologia
• Teoria evoluzionistica
• Approccio di Piaget allo studio della psicologia cognitiva
• La psicoanalisi
J.Bowlby
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Definisce il comportamento di attaccamento come presente in
tutti gli esseri umani con una funzione biologica di protezione con una motivazione interna primaria : mantenere la vicinanza e la
prossimità con una figura ritenuta in grado di affrontare il mondo in maniera più adeguata.
Dunque il comportamento di attaccamento ha una sua legittimità e non è una conseguenza del soddisfacimento di bisogni
alimentari o fisici.
La teoria dell’attaccamento è una teoria spaziale: quando si è vicino a chi si ama si sta bene
J.Bolwby
Psicologia dello Sviluppo
All’inizio tra neonato e caregiver gli unici mezzi di comunicazione sono l’espressione emotiva e il comportamento che
l’accompagna.
Il legame di attaccamento si instaura gradualmente attraverso varie fasi, che vanno dalla nascita fino all’anno di vita(8 mesi- 2/3anni) in cui si instaura un attaccamento vero e proprio.
Bowlby, nella sua teoria definisce:
Comportamento di attaccamento, tutto ciò che si compie per mantenere la vicinanza con l’altra persona preferita
(pianto,sorriso,vocalizzi). Il comportamento di attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba (Bowlby).
J.Bowlby
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Sviluppo del legame di attaccamento:
0-2 mesi: comportamenti di segnalazione e avvicinamento senza discriminazione fra persone o intenzionalità.
2-6/8 mesi: comunicazione diretta verso una o più persone discriminate. Ansia generata dall’essere lasciato solo.
6/8mesi-2 anni: mantenimento del contatto con la persona
discriminata, uso della figura di attaccamento come «base sicura» per l’esplorazione dell’ambiente. Ansia da separazione e paura
dell’estraneo. Legame di attaccamento vero e proprio.
18mesi in poi: relazione basata sul set-goal(scopo programmato)
J.Bowlby
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. Il sistema comportamentale dell’attaccamento, definisce un
sistema di controllo, alla cui base ci sono dei circuiti neurali, che ha come meta il mantenimento della vicinanza con alcuni
individui, mobilitando a questo scopo vari tipi di comportamenti.
. Legame di attaccamento, legame affettivo che si manifesta in una relazione durevole,emotivamente significativa,con una
persona specifica. Tale è identificabile dal fatto che i due partecipanti tendono a mantenere la vicinanza.
Il comportamento di attaccamento è mediato da vari apparati a seconda dell’età.
J.Bowlby
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Inizialmente c’è l’apparato percettivo e il modo in cui il bimbo tende ad orientarsi verso figure umane e in particolare la figura materna.
Secondariamente interviene l’apparato efferente e in particolare le mani, i piedi, la testa, la bocca.
In terzo luogo l’apparato di segnalazione,il pianto, il sorriso, la
lallazione che hanno un effetto molto incisivo sul comportamento della madre.
Bowlby ipotizzò che esistevano diversi tipi di attaccamento e così richiamò l’attenzione sulla necessità di costruire degli strumenti
per identificarli e misurarli.
J.Bowlby
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Mary Ainsworth, collaboratrice di Bowlby negli anni ’50,mise a punto una rigorosa procedura di osservazione sistematica detta Strange Situation(situazione insolita).
La strange situation si compone di una serie di episodi, della durata di 3 minuti ciascuno, che hanno condotto alla
identificazione di 4 tipi di attaccamento.
I diversi tipi di attaccamento non sono assolutamente delle
categorie fisse, ma possono modificarsi nel corso della vita con la riflessione e con nuovi tipi di relazioni.
J.Bowlby
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Il concetto di sicurezza si riferisce alla sensazione interiore.(la fiducia che il bimbo si aspetta dalla madre corrisponde ad una sicurezza interna che gli consente di esplorare il mondo e di entrare in relazione con esso.
Attaccamento sicuro: gioca ed esplora l’ambiente, si avvicina
periodicamente alla madre, rimane turbato dal suo allontanamento. La saluta al suo rientro, accetta di farsi consolare e ritorna al gioco.
Attaccamento evitante: evita il contatto con la madre, è scarsamente
turbato dal suo allontanamento, non la saluta al suo ritorno o addirittura la ignora.
Attaccamento ambivalente: piange intensamente durante la separazione, è difficile da consolare, cerca il contatto ma poi lo rifiuta tirandosi indietro, opponendosi, scalciando. Alterna momenti di rabbia a momenti in cui si stringe alla madre.
Attaccamento disorganizzato: associato a patologie gravi.
J.Bowlby
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Figura di attaccamento sintonica,vicina,responsiva,sensibile
SI NO
sicurezza,amore,fiducia in sé paura,angoscia,difese
Giocoso,esplorativo,socievole poco giocoso,diffidente
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La responsività della madre ai bisogni del bimbo è l’indice più importante per predire la sicurezza dell’attaccamento del bimbo.
Il rifiuto della madre ai comportamenti di attaccamento del bimbo e in particolare del contatto fisico, permette di predire un
attaccamento di tipo evitante.
Studi sull’attaccamento hanno evidenziato che avvicinandosi
all’adolescenza, con lo sviluppo del pensiero ipotetico-deduttivo e di una più accurata funzione riflessiva, il soggetto sicuro utilizza queste nuove capacità a vantaggio delle relazioni e nella
gestione dei conflitti.(cooperazione regolata dall’obiettivo) J.Bowlby
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La sensibilità del caregiver comprende tre aspetti:
• tempestività
• coerenza
• Adeguatezza
Caregiver ambivalenti presentano queste caratteristiche:
Mantengono forte dipendenza dalla propria famiglia di origine In età adulta tendono ancora a compiacere i genitori
Manifestano ancora ostilità e risentimento verso ciò che è successo durante l’infanzia.
Caregiver evitante presentano queste caratteristiche:
Forte autonomia che si esprime nel puntare al raggiungimento degli obiettivi Comportamenti che spingono all’efficientismo
J.Bowlby
Psicologia dello Sviluppo
Altro concetto chiave della teoria dell’attaccamento è quello di modello operativo interno (MOI). Il bimbo costruisce una serie di modelli di se stesso e degli altri basati su modelli ripetuti di esperienze interattive.
Queste rappresentazioni delle interazioni vengono generalizzate e
formano dei modelli rappresentazionali relativamente fissi che il bimbo usa per predire il mondo e mettersi in relazione con esso.
Sono rappresentazioni mnestiche che derivano dalla memoria episodica e dalla memoria semantica
Ricerche riguardante i MOI, hanno dimostrato che questi ultimi sono sottoposti ad un continuo processo di riorganizzazione e possono
modificarsi soprattutto sulla base di esperienze significative nel corso del ciclo vitale.
J. Bowlby
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MOI di bimbi sicuri:
immagine di se stessi come degni d’amore.
Si rappresentano la figura di attaccamento e gli altri come disponibili ad aiutare in caso di bisogno.
MOI di bimbi evitanti:
Immagine di se stessi come persone non degni di affetto e possono far conto solo su se stessi.
Si rappresentano la figura di attaccamento e gli altri assenti in caso di necessità.
MOI bimbi ambivalenti:
Immagine di sé intermittente in termini di amabilità, vulnerabilità.
Si rappresentano la figura di attaccamento e gli altri come imprevedibili,
J.Bowlby
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Il mondo rappresentativo della figura di attaccamento di bimbi
sicuri è caratterizzato da una elaborazione coerente della propria relazione infantile con i propri genitori riconoscendo ad essa un valore rilevante nella propria storia e nel proprio stato mentale attuale.
Non è decisivo che la propria storia infantile sia stata positiva o negativa, quanto piuttosto il modo in cui è stata vissuta e viene elaborata mentalmente in età adulta e si è verificata una
riconciliazione interna con i propri genitori.
J.Bowlby
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Dagli studi in ambito evolutivo si è visto come i MOI siano collegati alla memoria.
Cos’è la memoria?
La memoria coincide con la nostra identità, scandida da esperienze.
È un sistema che garantisce l’archiviazione di informazioni.
Non è un sistema unico, ma è caratterizzata da molteplici processi, lo stesso Freud afferma che la memoria non ha una dimensione statica ma dinamica, i ricordi variano nel tempo, sono soggetti a rimpasti e ristrutturazioni.
Oggi gli studi sperimentali sottolineano non soltanto di consolidamento della memoria, cioè di
Memoria
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I tre processi fondamentali necessari alla memoria sono:
Codificare (assumere le informazioni nella memoria)
Immagazzinare (trattenimento delle informazioni nel tempo) Recuperare.
Nel processo di immagazzinamento si è differenziato:
la memoria a breve termine con una limitata capacità di ritenzione d’informazioni, intorno ai 15-30 secondi
memoria a lungo termine, un tipo di memoria relativamente permanente e illimitata.
Memoria
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Nella memoria a lungo termine esistono 2 tipi di conoscenze:
Conoscenze dichiarative: riguardano la conoscenza fattuale e tutti i suoi contenuti sottoforma di proposizioni(attraverso il
linguaggio). Memoria episodica (immagazzinamento di eventi specifici, in relazione all’identità del soggetto), memoria
semantica (composta da significati,simboli e relazione tra loro).
Conoscenze procedurali: si riferisce al modo in cui apprendiamo con abilità percettive e motorie(andare in bicicletta).
Memoria
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Fenomeno dell’amnesia infantile: incapacità di ricordare gli eventi accaduti durante i primi 3/4 anni di vita. Immaturità dei lobi
prefrontali del cervello che sembrano abbiano un ruolo importante per la memoria di eventi. T. Nelson(sociologo)
sottolinea un differente funzionamento cognitivo ovvero l’adulto non ricorda le precoci esperienze dell’infanzia perché è come se le avesse salvate in una lingua che non parla più, ovvero non
dispone più di quelle modalità primitive con cui da bimbo codificò e organizzò le esperienze in memoria.
Memoria
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La prima forma di memoria che si sviluppa in un bimbo è la memoria di riconoscimento.
All’età di 4-5 mesi un bimbo può riconoscere un oggetto familiare ma questo deve essere presente in quanto ancora non è in grado di rievocare. Questa forma di memoria detta di riconoscimento, diventa più stabile tra gli 8-12 mesi.
Le esperienze che precedono la verbalizzazione non vengono memorizzate in termini linguistici ma lasciano tracce sotto forma di sensazioni
piacevoli/spiacevoli, di odori, di immagini…
La memoria di rievocazione ovvero di richiamare e trattenere uno schema in
Memoria
Psicologia dello Sviluppo
L’emozione è un processo, un flusso attivo, dinamico e mutevole di qualcosa.
Le emozioni plasmano il nostro stato della mente generale, sono alla base della nostra vita soggettiva e interpersonale e la loro regolazione determina chi siamo e come ci comportiamo nel mondo.
Le emozioni costituiscono il carattere soggettivo della mente, ovvero tutti quei cambiamenti nello stato di integrazione sia all’interno del corpo sia nei rapporti fra le persone.
Emozioni
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Le emozioni sono un:
Fenomeno complesso che deriva dall’interazione tra fattori soggettivi e oggettivi che si declinano a diversi livelli di analisi.
Reazioni di breve durata ad uno stimolo (est/int) che provocano cambiamenti a diversi livelli.
Risposta fisiologica: attivazione del SNC dell’organismo, di quello SNP e del sistema endocrino, producendo modificazioni fisiologiche e ormonali.
Risposta cognitiva: si attribuisce un significato alla sensazione soggettiva.
Risposta comportamentale: l’organismo esprime attraverso le espressioni facciali, postura, tono della voce, reazioni di attacco o fuga
Emozioni
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Ogni bambino presenta sin dalla nascita un suo temperamento, ovvero un suo stile di comportamento individuale e una risposta emotiva caratteristica.
Il temperamento di un bambino può essere considerato come una base biologica ed emotiva della personalità. Caratteristiche individuali, presenti fin dalla nascita che riguardano inclinazioni di carattere generale anziché singoli tratti.
Le emozioni sono influenzate dalla base biologica e dall’esperienza(variazioni culturali)
Emozioni