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5 Analisi della stampa 3D in base al modello dell’ipercubo dell’innovazione

5.3 Clienti

5.3.3 Compatibilità con prodotti complementari

Per spiegare questo ambito di analisi gli autori fanno riferimento ad un utente che utilizza la suite Lotus 123, il quale ovviamente preferirà non utilizzare altri formati del foglio di calcolo per non dover acquistare Microsoft Office o altre suite. Ovviamente questo è un esempio ormai anacronistico, ma permette di capire in maniera chiara cosa si

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intenda per compatibilità con prodotti complementari. Si tratta quindi di analizzare se una particolare innovazione sia compatibile con i vari elementi che ne completano l’esperienza d’uso e, inoltre, se utilizza sistemi standard disponibili per tutti o sistemi proprietari. Tornando al caso precedente, l’incompatibilità tecnica potrebbe essere dovuta ad esempio ad una diversa formattazione del testo tra due suite per la produttività diverse oppure ad una scelta dell’azienda produttrice, che potrebbe rendere non disponibile per altri quella particolare estensione di file tramite vari sistemi di protezione. La compatibilità o meno può quindi dipendere sia da motivazioni oggettive, tecniche, sia da scelte aziendali per proteggere la propria posizione sul mercato e generare situazioni di

lock in per il cliente utilizzatore.

Per quanto riguarda le stampanti 3D, è importante analizzare da un lato la compatibilità dei modelli 3D e dall’altro quella dei materiali. Le stampanti risultano compatibili più o meno con tutti i formati di file tradizionalmente utilizzati nell'ambito della modellazione 3D, tra cui spicca il formato .STL che è sostanzialmente uno standard

de facto nella stampa 3D (Chen, Y.H., Ng C.T., Wang, Y.Z., 1999). È possibile quindi utilizzare un software qualsiasi per creare i modelli che verranno poi trasformati in oggetti fisici tramite stampanti diverse senza particolari difficoltà. Per quanto riguarda i formati di file, quindi, la compatibilità tra le stampanti e i formati utilizzati è pressoché totale. Non tanto perché le varie stampanti riescano ad utilizzare tutti i formati disponibili, ma perché ormai si è affermato un formato specifico già da molti anni e i produttori di stampanti sono quindi sostanzialmente costretti a supportare i file .STL. Non fornire la possibilità di utilizzare questo formato creerebbe infatti difficoltà nell’utilizzatore, il quale potrebbe a sua volta decidere di acquistare stampanti alternative che ne garantiscano il supporto.

Il vero problema legato alla compatibilità riguarda invece i materiali utilizzati. Le più grandi società produttrici di stampanti 3D e di sistemi di additive manufacturing in generale sviluppano internamente e brevettano i materiali da utilizzare per la stampa. I materiali sono infatti estremamente importanti, come si è già avuto modo di spiegare, per ottenere risultati eccellenti dalla stampa. Inoltre le varie tecnologie richiedono materiali vergini forniti in diversi stati: solido, liquido, polvere. Ovviamente materiali in diverso stato non potranno essere utilizzati per stampare tramite macchine destinate all'utilizzo di uno di essi in particolare. Una stampante stereolitografica che utilizza resine fotosensibili

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non potrà quindi utilizzare materiali destinati alle macchine a tecnologia FDM, che usano invece materiali a stato solido. Inoltre, anche all'interno di una stessa tecnologia, le aziende preferiscono proteggere tramite brevetto i propri materiali data la loro importanza sul risultato finale. Il brevetto permette di vietare l’utilizzo di materiali proprietari in sistemi concorrenti, anche qualora fossero compatibili. La stessa DWS S.r.l, intervistata per la realizzazione di questa Tesi, utilizza materiali brevettati sviluppati internamente e quindi non utilizzabili in altre stampanti. Questo risulta infatti essere un importante strumento di marketing, dato il vantaggio competitivo e di differenziazione garantito da materiali di qualità superiore. Esistono comunque alcuni materiali molto comuni, tra cui principali sono PLA e ABS, che non sono brevettati e pertanto utilizzabili in diverse stampanti. Tuttavia questi particolari materiali sono materiali plastici semplici, non destinati ad utilizzi particolarmente avanzati come sono le resine flessibili o ad utilizzo medicale, oppure le leghe metalliche di titanio. Pur non essendo tecnologicamente avanzati sono comunque materiali che trovano ampio utilizzo industriale, principalmente l’ABS. Questi materiali sono però utilizzabili solamente nelle tecnologie a deposizione fusa in quanto forniti sotto forma di filamenti. Per quanto riguarda la compatibilità con prodotti complementari, a livello complessivo è più corretto inserire queste tecnologie nella red zone, considerando la scarsa compatibilità dei materiali, che crea situazioni di lock-in per gli utenti, e il fatto che i materiali non brevettati sono numericamente pochi. Non è comunque escluso che al pari di quanto avvenuto per le stampanti tradizionali, non vengano sviluppati materiali compatibili da aziende terze.

Per quanto riguarda gli altri elementi complementari, ossia le componenti della stampante, questi non sono facilmente sostituibili e viene garantito il supporto solamente con ricambi originali. È quindi facile capire come in realtà tutto ruoti attorno all'azienda produttrice della stampante, considerando soprattutto il fatto che non si è ancora arrivati ad una diffusione della tecnologia che abbia portato allo sviluppo di componenti e materiali "compatibili", anche perché la maggior parte sono tecnologie brevettate. In conclusione, si può definitivamente posizionare la compatibilità con i prodotti complementari all'interno della red zone a causa della tendenza da parte delle grandi aziende leader a far gravitare il consumatore intorno ad esse, senza molte possibilità di cambiare azienda se non a fronte di un riacquisto dei macchinari. Questo comportamento si è comunque verificato per quasi tutte le tecnologie innovative e non sorprende che ciò

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avvenga anche nell’additive manufacturing, pur essendoci alcuni progetti open-source che cercano di modificare questo paradigma.