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5 Analisi della stampa 3D in base al modello dell’ipercubo dell’innovazione

5.2 Innovatore

Questo soggetto d’analisi è fondamentale in ogni tecnologia, in quanto riguarda proprio l’attore economico che sviluppa l’innovazione. E’ importante poiché spesso l’innovazione nelle aziende è vista come un rischio che genera una redditività solo potenziale a fronte di una reale distruzione delle competenze aziendali. Tuttavia, l’impatto sull’innovatore diventa relativamente più marginale nel caso dell'additive

manufacturing. Non perché l'innovazione non sia di per sé importante, ma perché nei casi

analizzati sono le imprese che nascono attorno a questa tecnologia e non la tecnologia che nasce in seno all’impresa. Infatti, Stratasys così come 3D Systems, attuali leader del mercato, sono state fondate da imprenditori che hanno brevettato diverse tecnologie per poi fondare queste aziende allo scopo di commercializzarle e perfezionarle.

Per meglio comprendere la separazione tra l’innovazione di impresa e le imprese nate a seguito di una innovazione, basti pensare alla tecnologia Blu-ray Disc, successore dei DVD. In questo caso, la tecnologia è stata sviluppata da Sony e risulta quindi essere una tecnologia creata da un'impresa già esistente e attiva in diversi altri settori. Questo può sicuramente portare un vantaggio competitivo per l’azienda, ma al tempo stesso potrebbe andare a creare situazioni di difficoltà. In particolare, puntare molto sulla nuova

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tecnologia potrebbe distruggere delle competenze precedentemente sviluppate per la creazione di altri tipi di supporti ottici, ad esempio per la necessità di interrompere la ricerca in quel campo o modificare i macchinari. Per quanto riguarda la stampa 3D, invece, non sono state le imprese già attive sul mercato a sviluppare queste tecnologie, ma singoli soggetti che le hanno brevettate e poi fondato aziende destinate alla loro produzione. Ovviamente sono stati fatti investimenti per il loro miglioramento e il perfezionamento delle tecniche produttive, ma ciò che si vuole far capire in questo caso è l’impossibilità di valutare l'impatto di queste tecnologie sulle componenti e sulle competenze delle imprese innovatrici, in quanto le imprese stesse sono state fondate a seguito dell'innovazione, proprio per sviluppare o commercializzare quella tecnologia. Si tratta comunque di innovazioni radicali per le imprese, ossia innovazioni sostanziali e rivoluzionarie di un prodotto (Calcagno M., 2000), poiché pur essendo macchine destinate alla produzione, sono così rivoluzionarie da richiedere livelli di competenze e di orientamento al cambiamento molto elevati.

I modelli di impresa degli anni ’70-’80, periodo in cui è stato ideato l’additive

manufacturing, erano tendenzialmente poco dinamici e difficilmente avrebbero messo in

gioco le proprie competenze per puntare su tecnologie così innovative. Infatti, i risultati dei processi di innovazione tecnologica dipendono, oltre che dalla Ricerca e Sviluppo, anche “dall’attitudine a livello di impresa, di industria e di sistema economico nazionale,

di apprendere e di applicare rapidamente ed efficacemente la nuova conoscenza tecnologica” (Silvestrelli S., 2011, p.1). Un’innovazione di tale portata, oltre a richiedere

ingenti risorse per lo sviluppo e il perfezionamento, va a distruggere le competenze pregresse ed è quindi più probabile che un soggetto privato cerchi di costruire la propria fortuna su di esse piuttosto che una grande impresa investa con elevato rischio. L’additive

manufacturing ha dimostrato che effettivamente le innovazioni radicali portano spesso a

grandi difficoltà per le imprese già presenti sul mercato e possono essere la base per l’ingresso di nuove imprese o per la ridefinizione del settore (Henderson R.M., Clark K.B., 1990). La nascita di nuove imprese specializzate è un’ulteriore dimostrazione di

questa affermazione, considerando che le imprese tradizionali hanno deciso di non puntare su queste tecnologie. Sicuramente i brevetti gravanti sulle principali tecniche di

additive manufacturing non hanno stimolato l’interesse delle grandi aziende al loro

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proteggere le imprese (Ziedonis R.H., 2004). Non si tratta quindi di un’impossibilità

economica o tecnica ad adottare o promuovere queste tecnologie, quanto una scelta strategica delle aziende del tempo che basavano la produzione su modelli convenzionali. Ciò ha permesso la nascita di queste grandi imprese specializzate nell’additive

manufacturing. Non è quindi possibile in questo caso analizzare l’impatto sugli innovatori

in senso stretto, così come inteso nel modello, poiché viene a mancare la figura classica della grande impresa innovatrice, che lascia spazio alla figura dell’imprenditore- innovatore. Tutte le più grandi imprese oggi presenti come produttrici di sistemi di

additive manufacturing sono state create per competere in quest'ambito e per sviluppare

queste tecnologie. Non risulta esserci stata una vera e propria rivoluzione delle competenze aziendali, come sicuramente avviene nel caso in cui siano imprese già presenti sul mercato a sviluppare tecnologie di questo tipo, per il fatto che sono tecnologie che risultavano così innovative quando sono state sviluppate da dar vita ad un nuovo settore industriale basato su di esse. La stessa lentezza nell'adozione di queste tecnologie da parte dei potenziali clienti anche in settori dove è dimostrato che possono portare vantaggi significativi, dovuta comunque in parte alla necessità di un perfezionamento, dimostra che la stampa 3D modifica profondamente le consuetudini aziendali.

In poche parole, quindi, si può dire che seppur non sia possibile analizzare in senso stretto il modello innovativo che ha portato allo sviluppo di queste tecnologie all'interno dell'azienda innovatrice, considerando appunto che le tecnologie sono state sviluppate prima che nascessero aziende capaci di progettarle, si possono comunque considerare come estremamente innovative. Nei rapporti con la figura “innovatore”, l’additive

manufacturing deve quindi essere posizionato all’interno della red zone, ossia quella zona

che racchiude tecnologie con un livello di innovatività e distruzione delle competenze pregresse estremamente alto, capace di modificare radicalmente le dinamiche aziendali. In questo caso è infatti l’estrema innovatività della tecnologia ad aver dato vita ad un nuovo settore, con un numero crescente di aziende destinate al suo sviluppo.

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