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105 • Sezione 0: per l’identificazione del Comune in esame e dei Comparti in esso individuati. Essi

andranno opportunamente perimetrati su mappa (da allegare alla scheda), tracciandone i confini;

• Sezione 1: per l’identificazione di ciascuna delle tipologie prevalenti caratterizzanti il generico Comparto dell’assegnato Comune;

• Sezione 2: per l’identificazione delle caratteristiche generali della tipologia in esame; • Sezione 3: per la caratterizzazione degli elementi strutturali della tipologia in esame.

All’interno della scheda vi è la presenza di caselle quadrate che indicano la possibilità di multi scelta, mentre quelle tonde indicano la possibilità di una singola scelta. Oltre a queste sono presenti delle caselle dove è necessario inserire dei dati numerici e di testo.

La Sezione 0 (Figura 29) ha come scopo l’individuazione dei comparti presenti all’interno del Comune preso in esame ed è suddivisa in due parti, A e B. La parte A contiene informazioni relative a:

a. dati di localizzazione: Regione, Provincia, Comune e Municipalità/Frazione/Località;

b. dati generali del Comune: numero totale di residenti, anno di prima classificazione sismica, anno di adozione dell’ultimo PRG o del Pdf, presenza di PP per il centro storico, numero totale di abitazioni ed edifici ottenuti da censimento ISTAT e da rilievo in loco;

c. numero di comparti: il numero è funzionale all’estensione del costruito e dell’omogeneità del tessuto edilizio per età di primo impianto e/o tecniche costruttive. Nell’individuazione dei comparti risulta utile la consultazione di materiale riguardante l’evoluzione storica del Comune. In linea generale per ogni comune devono essere presenti almeno 2 comparti, facendo una distinzione tra il centro storico e la zona di espansione;

d. dati identificativi dell’Unità di Ricerca (UR) ReLUIS: informazioni personali relative al referente dell’UR e del compilatore della scheda;

e. dati identificativi dei tecnici intervistati: informazioni personali relative al tecnico comunale; f. planimetria del comune con perimetrazione dei comparti e numerazione degli stessi. La parte B raccoglie le seguenti informazioni:

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a. codice comparto (C01, C02, etc.)

b. denominazione comparto (centro storico 1, centro storico 2, zona di espansione 1, etc.)

c. epoca di primo impianto del comparto: indicazione, là dove reperibile, del secolo o della decade di primo impianto;

d. numero di residenti del comparto;

e. numero di edifici del comparto e relative superficie coperta: la superficie coperta deve intendersi come impronta a terra degli edifici e può desumersi da elaborati cartografici qualora disponibili;

f. numero di abitazioni del comparto;

g. tipologie prevalenti presenti nel comparto: per ogni comparto deve essere inserito un valore che dia indicazione della presenza in numero percentuale di ogni singola tipologia rispetto all’insieme di edifici rilevati (per esempio MUR1, MUR2, CAR1, CAR2, etc.). La somma delle distribuzioni percentuali delle tipologie individuate può essere inferiore al 100% qualora nel comparto fossero presenti tipologie non rappresentative dello stesso in percentuale non superiore al 5%;

h. affidabilità informazione: indicazione dell’attendibilità dei dati rilevati, in base a quante informazioni si sono riuscite a reperire e quanto è stato possibile osservare attraverso più campagne di rilievo.

La Sezione 1 (Figura 31) raccoglie le informazioni relative ad ogni singola tipologia presente all’interno dei comparti, assegnandoli un codice identificativo che sia riconducibile solo alla tipologia presa in analisi. Nello specifico vengono raccolte le seguenti informazioni:

a. codice tipologia: indicazione della tipologia presa in esame (MUR1, MUR2, CAR1, CAR2, etc.); b. codice identificativo della tipologia nel comparto: identifica univocamente la tipologia presa

in esame. Esso è costituito da una stringa alfanumerica ottenuta dalla successione di 5 codici (codice ISTAT Regione, codice ISTAT Provincia, codice ISTAT Comune, codice comparto, codice tipologia);

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c. posizione tipologia nel contesto urbano: al fine di comprendere la possibile interazione tra diversi edifici sotto sisma (come, ad esempio, il martellamento tra strutture adiacenti staticamente indipendenti) è richiesta una descrizione percentuale (la somma delle tre deve essere pari al 100%) della posizione degli edifici della tipologia presa in esame nel contesto urbano (isolata, in adiacenza/strutture staticamente indipendenti, in connessione/strutture interagenti) (Figura 30);

d. fotografia tipologia; e. piante e sezione.

La Sezione 2 (Figura 31) descrive le caratteristiche della tipologia analizzata. Tale sezione riporta le seguenti informazioni:

a. piani totali compresi eventuali interrati: è da considerare anche il piano sottotetto solo nel caso in cui risulti essere praticabile;

b. altezza media di piano;

c. altezza media del piano terra; d. numero di piani interrati; e. superficie media di piano; f. età della costruzione;

g. destinazione d’uso prevalente.

La Sezione 3 analizza gli edifici, andando a specificare gli elementi strutturali che li compongono. Tale sezione è suddivisa in 3 parti: 3.1.A, 3.1.B e 3.2. Le sezioni 3.1.A e 3.1.B sono alternative l’una all’altra, in quanto la prima riguarda le caratteristiche degli edifici in muratura e la seconda riguarda le caratteristiche degli edifici in cemento armato.

La sezione 3.1.A (Figura 35) è costituita dai seguenti dati:

a. caratteristiche muratura: vengono suddivise innanzitutto in macro classi (regolari, sbozzate ed irregolari):

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111 • muratura irregolare (cod. A): costituita da elementi di diverse forme, che si possono

presentare come ciottoli di fiume (di piccole o medie dimensioni) con facce lisce o sbozzate a spigoli vivi;

• muratura sbozzata (cod. B): costituita da elementi sommariamente lavorati, dal taglio non perfettamente squadrato;

• muratura regolare (cod. C): costituita da elementi dal taglio regolare, perfettamente squadrato (Figura 32/33).

b. presenza di muratura a sacco; c. presenza di catene o cordoli;

d. collegamento trasversale: è richiesto di indicare se vi è la presenza di un collegamento trasversale realizzato tramite diatoni, semi diatoni o altro;

e. presenza di speroni e/o contrafforti;

f. spessore medio prevalente delle pareti al piano terra; g. interasse medio prevalente delle pareti;

h. caratteristiche dei solai:

• travi con soletta deformabile: la deformabilità orizzontale e/o la scarsa resistenza di questa tipologia fanno sì che, pur se ben collegate alla struttura verticale, non siano in grado di costituire vincolo alle pareti sollecitate fuori dal piano né di ridistribuire le forze sismiche tra le pareti, sollecitandole prevalentemente nel piano. Può quindi accadere che questi orizzontamenti sollecitino le pareti fuori dal loro piano agevolando il crollo; • travi con soletta semirigida: la rigidezza e la resistenza di questa tipologia fanno sì che,

se ben collegate alla struttura verticale siano in grado di costituire vincolo sufficientemente rigido alle pareti sollecitate fuori dal piano e ridistribuire le forze sismiche tra le pareti parallele alla direzione dell’azione, che racchiudano il campo di solaio. Questa tipologia di solaio non è invece sufficientemente rigida da determinare una ridistribuzione delle forze sismiche tra tutte le pareti dell’edificio;

• travi con soletta rigida: la rigidezza e la resistenza di questa tipologia fanno sì che, se ben collegate alla struttura verticale, siano in grado di costituire vincolo alle pareti

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sollecitate fuori dal piano e ridistribuire le forze sismiche tra le pareti parallele alla direzione dell’azione. Si determina un corretto comportamento della scatola muraria, nella quale le pareti sollecitate fuori dal piano sono ben vincolate ai solai, funzionando secondo uno schema favorevole a trave o piastra vincolata sui bordi, e le forze sismiche vengono riportate a terra attraverso le pareti ad esse parallele (Figura 34).

i. caratteristiche volte;

j. strutture miste in c.a.: si specificano i casi in cui sia possibile constatare la presenza di aggiunte successive con tecniche costruttive differenti rispetto all’edificio preesistente, che siano innalzamenti di piano, ampliamenti in pianta, aggiunte di pilastri etc.;

k. tipologia della malta;

l. presenza di portici, logge e cavedi;

m. presenza di ulteriori elementi di vulnerabilità: tali elementi sono raggruppati in macro elementi, caratterizzando nei primi dodici le strutture verticali, i successivi quattro le strutture orizzontali e le loro connessioni con le strutture verticali, il diciassettesimo e il diciottesimo le fondazioni e gli ultimi tre le irregolarità strutturali;

La sezione 3.1.B (Figura 36) è costituita dai seguenti dati: a. qualifica della struttura in c.a.:

• prevalenza di telai tamponati con murature consistenti (senza grosse aperture, di materiali resistenti e ben organizzati);

• prevalenza di telai con travi alte e tamponature poco consistenti (con aperture di grosse dimensioni e diffuse, materiali poco resistenti);

• prevalenza di telai con travi in spessore di solaio e tamponature poco consistenti o assenti;

• prevalenza di telai con travi alte sul perimetro con tamponature poco consistenti o assenti e travi in spessore di solaio all’interno;

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117 • presenza contemporanea di telai con travi alte e nuclei in c.a. interni;

• presenza di setti;

• presenza contemporanea di telai con travi a spessore e nuclei/setti in c.a. interni.

b. giunti di separazione: è richiesto di indicare se vi è la presenza di giunti a norma o fuori norma. Per quelli fuori norma si considerano gli edifici che si presentano in adiacenza con separazione di pochi centimetri (atta solo a consentire la dilatazione termica), o addirittura a contatto; c. bow windows strutturali;

d. telai in una sola direzione;

e. elementi tozzi: è richiesto di indicare la percentuale di edifici che presentano elementi verticali tozzi dovuti alla presenza di travi a ginocchio, piani sfalsati, finestre a nastro etc.;

f. tamponature piano terra: è necessario indicare se al piano terra sono presenti tamponature che risultino essere regolari, irregolari o assenti (nel caso in cui si riscontri un piano terra costituito da soli pilastri) per sottolineare la simmetria, o l’assenza di questa, del piano a contatto con il terreno. Lo scopo è quello di individuare la presenza di piano soffice e non tanto un’irregolarità generica derivante da tamponature mal distribuite ai diversi piani;

g. posizione della tamponatura rispetto al telaio, tali tamponature possono essere così distinte: • tamponature inserite nel telaio (la tamponatura è inserita interamente nella maglia

strutturale ed è in grado di interagire efficacemente con la struttura);

• tamponatura non inserita nel telaio (la tamponatura è disposta in adiacenza alla maglia strutturale e non inserita, o solo parzialmente e inefficacemente inserita);

• pilastri arretrati (i pilastri sono arretrati e la tamponatura è posizionata all’estremità dello sbalzo);

• cortina esterna non inserita nel telaio. h. dimensioni dei pilastri al piano terra;

i. armature dei pilastri;

• armatura longitudinale (percentuale dell’area dell’armatura rispetto all’area della sezione trasversale del pilastro);

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• diametro delle staffe dei pilastri (in millimetri);

• lunghezza d’ancoraggio dei pilastri (espressa rispetto al diametro dell’armatura longitudinale),

• tipo di armature (lisce o ad aderenza migliorata). j. maglia strutturale;

k. presenza di solai SAP o assimilabili: è richiesto di indicare la percentuale di edifici aventi un solaio SAP (sigla di Senza Armatura Provvisoria). Tale solaio brevettato presenta dei travetti prefabbricati di laterizio e cemento armato. I travetti sono preparati fuori opera, nella lunghezza richiesta, con laterizi di adeguato spessore disposti di testa uno dopo l’altro e collegati tra loro a mezzo di tondini d’acciaio alloggiati entro apposite scanalature dei laterizi e murati con malta di cemento. In seguito alla stagionatura i travetti sono collocati in opera affiancati e viene gettato un conglomerato cementizio negli interstizi fra i travetti. Spesso viene inoltre gettata una soletta superiore di due/tre centimetri eventualmente armata.

La Sezione 3.2 (Figura 36/37) raccoglie informazioni relative a:

a. copertura: le coperture possono influenzare il comportamento sismico dell’edificio tramite il peso e l’eventuale effetto spingente sulle murature o strutture perimetrali. In presenza di muri di spina, su cui poggiano le falde del tetto, la struttura è generalmente da considerarsi non spingente;

b. aperture in facciata;

c. regolarità: andando ad analizzare la regolarità della pianta e dell’elevato dell’edificio. Si intende per irregolarità della pianta la disposizione eccentrica rispetto agli assi di simmetria della pianta del nucleo scala e/o blocco ascensore, irregolarità strutturali in pianta (strutture non simmetriche o mal distribuite), presenza di angoli rientranti o distribuzione non uniforme ed eccentriche delle masse proprie o aggiuntive, etc. per irregolarità in elevazione invece, s’intende la presenza di macroscopiche variazioni di superfice dei piani con l’altezza che creano evidenti sporgenze o rientranze o irregolarità di rigidezza e di massa per brusche variazioni in elevazione.

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121 d. interventi strutturali della tipologia: è richiesto di individuare la percentuale di edifici che sono

stati sottoposti a interventi strutturali classificabili in interventi locali di rafforzamento, miglioramento sismico e adeguamento sismico;

e. aperture piano terra; f. conservazione; g. tipologia delle scale;

h. elementi non strutturali vulnerabili: tra i quali per esempio lo stato di conservazione del manto di copertura, dei comignoli, dei balconi, dei parapetti, delle partizioni interne, etc.;

i. fondazioni.

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