Le dimensioni della separazione
3.6 Compiti e bisogni dei figl
Studi di Wallerstein e Kelly67 (1980) hanno evidenziato che, mentre gli adulti hanno opinioni diverse sul divorzio, i bambini sono generalmente concordi: quasi tutti vogliono che i loro genitori tornino insieme e, se impossibile, vogliono sapere che nessuno di loro li ha abbandonati.
“Quando […] questi ultimi (i figli) cominciano a rendersi conto che i loro genitori nutrono dei dubbi sull’amore che provano l’uno per l’altra, spesso dubitano di essere amati68”.
L’incertezza è legata ai numerosi cambiamenti da affrontare e dalle minori attenzioni ricevute, perché i genitori sono alle prese con altre preoccupazioni. Hanno dunque bisogno di essere rassicurati sul fatto che continueranno ad essere amati.
Durante la separazione, come i genitori, anche i figli sono impegnati in una serie di compiti psicologici per il superamento di questa fase del ciclo vitale. Innanzitutto devono riconoscere la rottura della relazione dei propri genitori, riuscire a disimpegnarsi dalla sofferenza e dal conflitto e riprendere le proprie attività quotidiane. Naturalmente affinché questo compito possa essere affrontato è necessario l’aiuto dei genitori nel comprendere cosa sta accadendo con spiegazioni appropriate per la loro età, rassicurare i figli che loro non hanno alcuna responsabilità nella rottura e che entrambi continuano ad amarli allo stesso modo. I figli, come i loro genitori, devono affrontare il dolore della perdita, che è soprattutto perdita della quotidianità, che ad ogni modo gli dava sicurezza. Devono riuscire a superare i propri sentimenti di rabbia e autoaccusa ed accettare il carattere permanente della separazione. Infine, devono raggiungere una speranza concreta in termini di relazioni affidabili, in altre parole, continuare a credere nell’altro e nella forza dei legami, essenza della vita di ogni essere umano.
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Cit. in Parkinson L. (1995), op. cit.
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I genitori devono aiutare i loro figli nell’assolvimento di questi compiti e lo possono fare solo se sono attenti ai loro bisogni.
In una situazione normale il genitore è in grado di porre attenzione ai bisogni dei propri figli, ma lo sconvolgimento emotivo provocato dalla separazione può limitare questa capacità. Può esserci un contrasto di percezioni circa i bisogni dei figli, madri e padri, infatti, possono interpretare i comportamenti dei figli nel modo per loro più conveniente o accettabile. Un esempio di contrasto di percezioni avviene quando il figlio prova riluttanza o addirittura si rifiuta di incontrare il genitore che vede meno (evento frequente tra i bambini dai nove ai dodici anni). Questo fatto è percepito dal genitore convivente come espressione della rabbia, avversione, insofferenza e frutto dei continui ritardi dell’altro; il genitore assente, invece lo interpreta come frutto dell’indottrinamento dell’altro genitore. Anche l’entusiasmo di vedere il genitore non convivente è interpretato in modo differente, il genitore convivente crede che sia dovuto alla mancanza di regole e alla corruzione tramite i regali che esercita l’altro genitore; il genitore non convivente, invece, lo interpreta come segnale di attaccamento a sé e addirittura sollievo dall’altro genitore. Infine, le lacrime o la scontrosità dopo le visite sono viste dal genitore convivente come prova del malessere durante la visita e dei suoi effetti nocivi sul bambino; il genitore assente, al contrario pensa che siano la prova che il bambino è infelice con l’altro genitore.
In questi casi non si può dire chi dei genitori abbia ragione, probabilmente non ce l’ha nessuno dei due, poiché nessuno in realtà è attento al bisogno del bambino di mantenere le relazioni con entrambi.
“Alcuni bambini sono così acutamente consapevoli della solitudine e della fragilità di un genitore che si fanno carico di responsabilità enormi per la loro età, sostituendosi al coniuge o al genitore in un rovesciamento dei ruoli che può danneggiare la psiche del bambino. Rispondendo alle opprimenti esigenze emozionali di un genitore abbandonato, i bambini possono arrivare a reprimere il loro bisogno di vedere l’altro genitore, respingendo talvolta quello che in realtà si prende più cura di loro69”.
In questi casi è sufficiente il permesso emozionale del genitore di vedere l’altro. Quando i genitori, presi dal conflitto, bloccano la possibilità del figlio di avere rapporti con entrambi, questo può ammalarsi per distogliere la loro attenzione dal conflitto
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coniugale e unirli nella preoccupazione. Altre volte il bambino si offre inconsciamente come capro espiatorio che attira la rabbia dei genitori su di sé per deviare l’ostilità tra loro, ad esempio con le assenze scolastiche, comportamenti aggressivi e atti di bullismo, questi comportamenti diventano una strategia (inconscia) per mantenere la circolarità dei rapporti familiari.
I bambini, infatti hanno bisogno di mantenere legami e relazioni con entrambi i genitori e le altre persone importanti della loro famiglia, devono inoltre essere informati sulle loro origini per poter costruire la loro identità. “Assecondare questo bisogno dei bambini di veder tutelata la storia d'amore da cui sono nati fa bene anche ai grandi70”, restituisce un senso al passato e favorisce la rielaborazione. Il lavoro psichico di distinzione tra la coniugalità, che si divorzia, e la genitorialità, impossibile da interrompere, avviene riconoscendo il nesso tra la storia personale, la storia coniugale e la storia genitoriale, può sembrare un paradosso ma per operare la distinzione è necessario riconoscere i nessi e i legami.
Proteggere i legami significa riconoscere il valore dello scambio tra le generazioni e rendere possibile la dinamica onnipotenza-impotenza, prima analizzata.
“L'obiettivo é raggiunto quando, alla fine, i bambini possono contare su quella circolarità di emozioni, di esperienze, di conferme coerenti e univoche, su quella compattezza e continuità di vita che solo la comunicazione efficace tra i genitori può garantire71”.
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Bernardini I. (1998), Una famiglia come un’altra. I nuovi rapporti tra padri madri e figli dopo il divorzio, Rizzoli, Milano , p. 85.
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