II SP, Lo riconoscerà ella? Che gli dirà? Ed egli che le dirà? Quale sogno ha sognato? II SP, Ma s’ella a un tratto uscisse dalla demenza? Se il miracolo si compiesse? Allora? III SP L’avete veduta, è vero? L’avete veduta passare e ripassare su la mia fronte? III SP L’avete veduta? Le avete parlato? Ella vi ha raccontato l’inganno della luna? IL DOTTORE Quale inganno?
III SP Udite questo tintinnìo d’argento? Com’è sottile! Udite?
III SP Voi conoscete la storia di Madonna Dianora all’Armiranda? Non vi ho mai mostrato il suo ritratto scolpito da Desiderio: quel piccolo busto d’un marmo così delicato e dorato che sembra quasi un miele impietrito?
51 Cfr. Serianni 1996: 62 che lo rintraccia nella prosa di Maria Bellonci come procedura linguistica messa in
atto dalla scrittrice per intervenire di tanto in tanto tra le pagine del suo romanzo al fine di segnalare i luoghi in cui la storia tace, cedendo il passo a una ricostruzione. Serianni cita come antecedente il Manzoni del cap. XIII dei Promessi Sposi.
69 scena III SP LA DEMENTE Perché? Dov’è Beatrice?
scena III SP LA DEMENTE con gioia. Ella è già dunque uscita incontro allo sposo? Ella è con lui?
V SP, Il fratello? Perché è venuto il fratello? Perché è venuto? Perché è venuto? Per riprenderlo? Per strapparmelo? Per portarlo a sua madre?...
V SP, Eravate per addormentarvi? Perché qui? Una farfalla bianca è passata; va verso il bosco…Non dicevate dianzi di volervi distendere sotto gli alberi, di voler essere come l’erba umile ai loro piedi? Volete che io vi conduca laggiù? […] Volete che io vi conduca laggiù?
SA Dove sarà egli? Con la meretrice? L’hai tu veduta, questa Pantèa?
SA E i cavalieri? E la mula? E la mula? Li vedi ancóra tu su la via Orlanda? S’avvicinano? Corrono?
SA L’hai veduto? Dov’è? Con la meretrice?
SA p. 80 Ella forse, la meretrice, mentre tu le tagliavi i capelli? Racconta! Parla! In che punto del capo tu le hai recisa questa ciocca? Presso l’orecchio? sul collo? dove palpita la gran vena?
SA p. 86 Schiavona, schiavona, che mi dici tu? Che dice il tuo libro? Credi tu ch’ella senta le ferite? Credi tu ch’ella agonizzi? Non vedi come io l’ho trafitta?
CM p. 105 L’hai trovato; è vero? Uno solo? Molti? Sono molti?
CM p. 106 Sono morti, nutrice; sono senza sguardo. Non ti fanno un poco di ribrezzo, quando li fissi? Non ti dànno un poco di spavento?
CM p. 107 Se la speranza veramente fosse morta, perché mi tremerebbe il cuore ogni mattina quando tu mi chiami? Perché mi volgerei verso di te sempre con la stessa attesa quando io apro le finestre della tua stanza, ogni mattina, per lasciar entrare la luce?
CM p. 108 Mangereste, Anna, un’arancia profumata? Vorreste trovarvi ora in un giardino siciliano? CM p. 108 Vi stupisce il mio desiderio? Non vi piacerebbe d’avere su le ginocchia un canestro di frutti?
CM p. 124 Mi sono chinato sopra di lui, mentre si disfaceva nella luce, ed ho sollevato la maschera pesante… Ah, non ho dunque visto veramente la faccia di Agamennone? Non era quello forse il Re dei Re? La sua bocca era aperta, le sue palpebre erano aperte…Ti ricordi, ti ricordi di Omero?
CM p. 137 Perché non volete che io vi parli delle verità che voi avete aperte nella mia anima? Non pensate voi, Bianca Maria, che sia necessario manifestare le verità interiori quando queste domandano d’essere espresse, per coloro che sono risoluti a vivere senza languire e senza mentire? […] ah, colui che nasconde, che dissimula, che soffoca, colui
70 mentisce dinanzi alla vita. Perché mai dunque noi siamo rimasti fino ad ora senza guardarci negli occhi? Avevamo noi paura di leggere nel nostro sguardo qualche onta? Avevamo paura di riconoscere nel nostro aspetto quel che già entrambi sapevamo?
CM p. 144 Non è dunque scomparso per voi l’errore del tempo? Le lontananze dei secoli non sono dunque per voi abolite?
CM p. 145 Ma il dolore? Ma il dolore? Non sentite voi che una nube di dolore è su le vostre teste e s’addensa e ci opprime? Non sentite le care anime vicine soffrire per la divinazione d’una colpa o per il timore d’una sciagura a cui esse non sanno contrastare?
CM p. 151 Come dicevano, come dicevano le sue parole quando ella si ricordava del suo bel fiume? E quando i Vecchi le domandavano dell’amore del dio? Non le hai tu in mente?
CM p. 168 Si leva un poco di vento; è vero, nutrice? Non senti l’odore dei mirti? […] Che dicevi tu dei miei occhi, l’altro giorno? «Perché il Signore te li avrebbe lasciati così belli se non volesse illuminarteli un’altra volta?» Vedi, nutrice? Mi ricordo delle tue parole.
CM p. 181 Che colpa ha dunque la cara creatura s’ella obbedisce, tremando e piangendo, alla fatalità che la stringe? Perché voi le togliete la vostra tenerezza, se tutto quel che v’è d’umano in lei cede al più umano dei bisogni?
CM p. 181Quale è dunque la sua colpa, s’ella ama? Non credete, Leonardo, non credete che la sua giovinezza sia stata troppo lungamente sacrificata, al vostro fianco? Potrebbe il vostro amore fraterno chiederle il sacrifizio intero della vita?
GI p. 231 Ora, chi può dire quel che sia accaduto in lui, dopo il colpo, quando il buio della morte è passato su la sua anima? S’è egli risvegliato immemore? Vede egli un abisso tra la sua vita che si rinnovella e la parte di sé che è rimasta di là da quel buio? Oppure… oppure l’Imagine è risorta dal profondo, e rimane su l’ombra per sempre, dominatrice, con un rilievo indistruttibile?
GI p. 233 Credete ch’egli riprenderà presto il suo lavoro? Lo desidera? Ve ne ha parlato? GI p. 241 E Silvia? Dov’è andata Silvia? Non era qui anche Francesca?
GI p. 255 Ah che dicevi tu delle mie pene? Che è mai il dolore patito, che è mai il silenzio costretto, e che è una lacrima, e che è un sorriso, al confronto di questa piena che mi trasporta?
GI p. 256 Non senti che puoi abbandonarti? che nulla al mondo è più sicuro del mio petto? che sempre lo troverai?
GI p. 261 Come non senti che il cambiamento è necessario, se la tua vita si rinnova, perché la compagna che hai ritrovata possa assistere al tuo lavoro? Soffriresti tu ch’ella si
71 sedesse là dove l’altra si distese? Ch’ella avesse di continuo negli occhi la visione dell’orribile sera?
GI p. 266 Credi tu dunque che il lume debba venirmi dalla bontà e non da quell’istinto profondo che volge e precipita il mio spirito verso le più superbe apparizioni della vita? […] Io sono nella mia legge, sia pure di là dal Bene. Non è forse vero? Me lo concedi?
GI p. 270 Non era forse anche quello un modo di contrastare la morte? Non era anche quello un atto di fede, ammirabile?
GI p. 280 L’hai guardato tu quando egli era là alla finestra, chino sul davanzale? Hai udito il suono delle sue parole? Hai veduto come gli tremava il braccio quando l’ha steso fuori?
GI p. 303 Egli vi manda? Egli stesso? È la sua risposta? la sua?
GI p. 304 Ah, a questo voi l’avete condotto! In che modo? in che modo? Fasciandogli di cotone l’anima come la ferita? medicandogliela con le vostre mani molli? Egli è disfatto, è finito, è un cencio inutile.
GI p. 316 Sei caduta nel fuoco? Te le sei bruciate? Ti dolgono ancóra? o stanno per guarire?
GI p. 318 E dove saranno? Lontane da te, sole, nella terra, in fondo… Le hanno seppellite? Dove? In un bel giardino?