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COMPOSIZIONE DELLA DIREZIONE DELLA CDU DEL WÜRTTEMBERG MERIDIONALE (CON I MEMBRI DISTINTI PER PROFESSIONE, CONFESSIONE E

PRECEDENTE APPARTENENZA POLITICA).

NOME E PROFESSIONE CONFESSIONE APPARTENENZA POLITICA

PRECEDENTE Dr. Franz Weiss

(presidente)

membro del governo provvisorio Cattolica Zentrum Ulrich Steiner (Vicepresidente) industriale e pro­ prietario terriero

Evangelica Lega agraria

(vecchio partito regiona­ le del Württemberg) Philipp Bischoff (membro della presidenza) direttore didattico Evangelica CSVD (Christlich-Soziale Volksdienst) partito "confessionale" evangelico Karl Gengler (membro della presidenza) direttore di banca Cattolica Zentrum Jakob Krauss (membro della presidenza) sarto Evangelica Nessuna F . Kammerer (membro della presidenza) operaio Nessuna Nessuna Bernhard Bauknecht (membro della presidenza) piccolo proprieta­ rio terriero Cattolica Zentrum Heinz Weinrebe (membro della presidenza) studente Evangelica Nessuna Josef Ràdler (membro della presidenza) commerciante Cattolica Nessuna

Christian Hofer (membro della presidenza) direttore di banca Cattolica Zentrum

Leibinger Nessuna Nessuna

(membro della presidenza) operaio

Fonte: Wieck 1958, 179.

Come si può vedere dal grafico la direzione della CDU del Wür- ttemberg meridionale nel marzo 1946 esprime bene una situazione comune in molte zone della Germania occidentale e cioè la nascita a livello di diffusione territoriale del partito cristiano­ democratico sulla base della riunione dei vari circoli (Kreise) formati perlopiù dai cittadini rappresentativi di una determinata comunità e quindi al di fuori dalla presenza di determinate strutture politiche precedentemente organizzate che hanno invece il loro peso per la ricostituzione della SPD o del partito comu­ nista. A questo livello, perciò, la funzione della massimizzazio­ ne dei voti risulta strettamente connessa al tipo di genesi co­ stitutiva stessa del Volkspartei. Il grafico 2 infatti illustra in maniera paradigmatica il tipo di costituzione politica del partito democratico popolare (demokratische Volkspartei) a base interconfessionale come sorge nell'immediato secondo dopoguerra soprattutto nel Baden-Württemberg, in Renania, nel Palatinato e in Assia, in tutte quelle zone cioè dove l'assenza di un predomi­ nio assoluto di una confessione sull'altra e la contrapposizione su base religiosa rendevano maggiormente problematica la forma­ zione di un partito popolare puro secondo lo schema qui illustra­ to.

A questo punto si devono però illustrare i motivi per cui la re­ ciproca apertura tra cattolici e protestanti riesca a diventare costitutiva, in Germania, di un "echte Volkspartei" in grado di esercitare per lungo tempo un indiscusso predominio politico nel contesto in questione. A un primo livello ancora generale si pos­ sono indicare innanzitutto tre motivi. Questi sono:

a) il rifiuto dell'esperienza politica del Zentrum visto come partito "confessionale" cattolico da parte dei protestanti, ma anche come partito esclusivo delle organizzazioni sindacali cat­ toliche e quindi come partito settoriale da parte di molti ele­ menti cattolici;

b) il rifiuto dei temi avanzati dal cosiddetto "socialismo cri­ stiano" che sulla base dell'esperienza nazista intendeva accomu­ nare il capitalismo economico nella critica etico-politica della dittatura. Sulla base dell'opposizione a queste posizioni, come si vedrà meglio tra poco, il cattolicesimo politico organizzato

può non solo aprire all'elettorato (e alle organizzazioni politiche) protestante, ma può anche stabilire un rapporto non conflittuale (e in seguito anche privilegiato) con il mondo im­ prenditoriale tedesco;

c) l'accettazione generalizzata nei circoli politici sia cattoli­ ci che protestanti della necessità di organizzare un partito di ispirazione cristiana che sappia raccogliere non solo le forze borghesi moderate, ma anche le forze strutturate attorno alle as­ sociazioni sindacali cristiane.

La costituzione del partito popolare puro in un certo senso con­ tribuisce a depoliticizzare i cattolici e i protestanti intesi come blocco politico e ad organizzarli invece nel Volkspartei as­ sumendoli come gruppi sociali diversificati, ma complementari. Proprio il superamento dell'esperienza politica del Zentrum e dei vari piccoli partiti "confessionali" evangelici esistenti prima della seconda guerra mondiale determina così uno scenario politi­ co dove il partito popolare puro diviene funzionalmente dominan­ te. Ciò si verifica, soprattutto, quando il definitivo superamen­ to del cleavage confessionale dell'elettorato tedesco produce una situazione politica caratterizzata dal predominio di due grandi partiti popolari (CDU e SPD) "costretti" in pratica dall'eletto­ rato alla neutralità confessionale (la CDU fin dalla sua genesi) e alla neutralità ideologica di classe (la SPD, ma solo dopo Bad Godesberg).

Come già accennato in precedenza questa situazione viene percepi­ ta fin dall'inizio dalle gerarchie ecclesiastiche di entrambe le confessioni. Il 28 giugno 1945, per esempio, il vescovo evangeli­ co Dibelius, uno dei capi della chiesa protestante in Germania, dichiara a un ufficiale delle forze di occupazione:

«Per impedire una ricostituzione del nazismo le potenze oc­ cupanti dovrebbero sostenere la Chiesa (senza specificazioni, N.d.A.). Essa offre ai credenti una Weltanschauung ben radicata in Germania, che riempirà il vuoto sorto in seguito alla distru­ zione del movimento hitleriano.» 1

Questa dichiarazione riflette bene uno dei motivi del compromesso raggiunto tra cattolici e protestanti nel contesto del partito popolare. Infatti si può riscontrare che, da parte protestante, sorge la consapevolezza nell'immediato dopoguerra sulla pericolo­ sità della posizione inerente l'indifferenza e la neutralità as­ solute nei confronti dell'autorità politica qualsiasi essa sia. Tale posizione risulta essere coerente con l'etica e la dottrina

1. « Um ein Wiederaufleben des Nazismus zu verhindern, sollten die Besatzungsmächte die Kirche unterstützen. Sie gibt den Gläu­ bigen eine in Deutschland verwürzelte Weltanschauung, die das durch den Zusammenbruch der Hitlerbewegung entstandene Vakuum au­ sfüllen wird». Da un dialogo tra il vescovo Dibelius e il maggio­ re alleato Marshall Knappen, citato in Spotts 1976, 103.

evangeliche che non contemplano alcuna presa di posizione deter­ minata nei confronti del potere mondano, ma in quegli anni, in Germania nei circoli protestanti-, si riflette su come tale posi­ zione di disimpegno possa avere contribuito all'avvento del nazi­ smo; la responsabilità cristiana nei confronti della società esi­ ge, di conseguenza, la proposizione di principi cristiani anche a

livello politico. Tutto ciò può essere raggiunto sulla base di una posizione definita realismo cristiano. Alla luce di essa ri­ mane fissata la posizione teologica evangelica secondo la quale il mondo sia il luogo del male e la secolarizzazione del mondo rappresenti una perdita progressiva della manifestazione della grazia divina, ma ciò non impedisce che al livello pre-politico della Weltanschauung i protestanti in quanto gruppo sociale pos­ sano confluire in un blocco politico di ispirazione cristiana. La centralità politica del nuovo partito popolare in Germania si fonda cosi anche su basi di questo tipo.

A dimostrazione di ciò, i tentativi compiuti dai circoli conser­ vatori protestanti di stabilire un partito "evangelico" (il Ge-

samtdeutschen Volkspartei) così come la ricostituzione del Zen­ trum da parte di determinati circoli cattolici falliscono nel lo­

ro intento politico. Ciò avviene soprattutto per la decisa oppo­ sizione delle gerarchie ecclesiastiche di entrambe le confessioni che, paradossalmente, non intendono appoggiare la costituzione di partiti confessionali. La storia del Zentrum nel secondo dopo­ guerra rappresenta soprattutto un buon esempio di concorrenza fallita al partito popolare dominante. Il Zentrum risulta infatti ricostituito nell'ottobre del 1945. Soprattutto in Westfalia e in Renania, inizialmente, tale partito ottiene significativi succes­ si. Nonostante ciò la chiesa cattolica insiste per l'unione poli­ tica dei cristiani nel contesto di un unico partito. Come testi­ moniato dai resoconti della riunione avvenuta a Colonia il 5 feb­ braio 1946 tra i dirigenti del Zentrum e alcuni notabili della CDU (tra i quali Adenauer),1 gli esponenti politici del partito cattolico rifiutano di confluire nella CDU soprattutto perché quest'ultima, a loro giudizio a causa dell'influenza protestante, rimane troppo legata a una politica conservatrice. Paradossalmen­ te così anche se il Zentrum rappresenta in maniera più coerente gli interessi cattolici (per esempio si batterà per il riconosci­ mento a livello di Grundgesetz delle scuole confessionali) esso rimanendo partito confessionale e di "parte" non ottiene l'appog­ gio della gerarchia cattolica. Prevale, invece, la linea politica di Adenauer basata su un'unione con i protestanti a livello di partito e su una collaborazione con i liberali a livello di go­

verno .

Probabilmente, però, la ragione più profonda che può spiegare il compromesso interconfessionale alla base della formazione della CDU deriva dalla stretta connessione tra questo compromesso (che si è svolto nei modi sopradescritti) e quello altrettanto impor­

1. Citato in Akte Zentrum, 1945-1950, Archiv der CDU im Rhein­ land, Köln.

tante che si è venuto a creare alle origini del partito popolare puro in Germania tra capitale e lavoro. Subito dopo la conclusio­ ne del conflitto, infatti, il capitalismo economico in Germania risulta coinvolto in un'accusa di corresponsabilità con il regime nazista e questa diffidenza non proviene solo da parte dei parti­ ti di classe. In una riunione molto importante svoltasi a Stoc­ carda il 3 aprile del 1946 tra i delegati della CDU dell'Assia, del Baden del nord, del Württemberg, della zona di occupazione britannica (il delegato è Konrad Adenauer) e della CSU bavarese, si decide non solo di costituire a livello nazionale un "Chri­

stliche Volkspartei” su base interconfessionale, ma vengono avan­

zate anche delle proposte riguardanti la ricerca di una terza via come sintesi tra est e ovest (con particolare riguardo alla si­ tuazione berlinese), mentre viene affermato con decisione che:

"...? die bürgerliche Epoche sei zu Ende?"

che cioè l'era borghese sia giunta alla fine. 1 Ancora in prece­ denza al primo convegno ufficiale a livello nazionale (Reichsta­

gung) della CDU, svoltosi a Godesberg il 14, 15, 16 dicembre 1945

tra i circoli cristiano-democratici di Berlino, dell'Assia, della Renania e della Westfalia, si afferma tra l'altro che "I tempi del liberalismo economico sono finiti per sempre" e che "l'Unione cristiano-democratica dovrebbe portare avanti un socialismo della responsabilità cristiana" (cfr. Ambrosius 1977). E questo non è ancora nulla se si pensa che perfino la CSU nel suo programma del 1946 prende le distanze dal "liberalismo economico" e dalla "e- goistica economia del profitto capitalista" (Ibidem) pur ribaden­ do la sua opposizione al collettivismo marxista. In questa atmo­ sfera intellettuale si può capire come il giornalista Laurentius Siemer proponga per il costituendo partito popolare la dizione di

”Christlich-Sozialistiche Gemeinschaft” 2, mentre in un articolo

apparso sul "Rheinischer Merkur” il 27 agosto 1946 Adolf Suster- henn sostiene, non senza una certa ambiguità, che la differenza tra il socialismo di Marx, Engels e Bebel e quello cristiano con­ siste nel passaggio dall'obiettivo politico della dittatura del proletariato a quello della deproletarizzazione del proletariato stesso. 3 Ciò dimostra come il clima culturale in cui agiscono

1. Si veda a questo proposito Wieck 1958, 190-191.

2. Si potrebbe tradurre come associazione (comunità) cristiano­ socialista.

3. «Neben Marx, Engels und Bebel stehen Ketteier, Kölping und Hitze nur mit dem Unterschied, dass sie nicht für die Diktatur, sondern für die Entproletarisierung des Proletariats gekämpft,» A. Süsterhenn, «Christlicher Sozialismus?», nel Rheinischer Mer­

kur, I, 55, pag. 2. L'ambiguità della differenza proclamata tra

socialismo scientifico e socialismo cristiano consiste nel fatto che l'obiettivo politico della deproletarizzazione del proleta­ riato può essere tranquillamente iscritto nel programma di qual­ siasi partito popolare puro.

certi settori del mondo cristiano (essenzialmente cattolico) te­ desco sia improntato oggettivamente a una posizione di diffiden­ za, se non di aperto rifiuto, nei confronti del capitalismo. 1 Alla luce di questo contesto culturale si può sostenere che una delle ragioni principali che hanno portato alla stabilizzazione del compromesso confessionale nella CDU vada riscontrata nel com­ promesso programmatico (a livello sociale ed economico) che lo stesso partito opera a un certo punto tra mondo imprenditoriale e ceti piccolo-borghesi e operai. Nel senso che, più precisamente, il compromesso confessionale viene consolidato a un certo livello proprio per contrastare il diffondersi del socialismo cristiano nel partito popolare (posizione vista come eretica nell'ottica della funzione di massimizzazione dei voti del Volkspartei).

L'assunzione delle posizioni programmatiche proprie al socialismo cristiano avrebbe infatti innanzitutto messo in crisi l'unità co­ stitutiva del partito popolare puro perché si sarebbe contraddi­ stinta come una rappresentanza ideologicamente coerente di deter­ minati, specifici, interessi. Proprio in quegli anni, infatti, la centralità politica del Volkspartei veniva messa in dubbio non solo dalla ricostituzione del Zentrum in certe zone ad alta den­ sità cattolica e operaia, ma anche dalla costituzione di circoli politici evangelici-conservatori nel nord della Germania 2. Oltre a ciò, però, si deve aggiungere che il processo stesso di strut­ turazione economica della nuova Germania conduce direttamente a un'alleanza strategica tra partito popolare e capitalismo, al­ leanza che conduce al rifiuto dei temi propri al socialismo cri­ stiano e che contribuisce a stabilizzare il compromesso confes­ sionale che sta alla base della fondazione della CDU. Tale pro­

cesso può essere riassunto i quattro punti essenziali:

a) la condizione obiettiva di Msovranità limitata" in cui si tro­ va la Germania nella sua interezza, compresa quella occidentale. Proprio nel settore occidentale, infatti, i programmi di parziale socializzazione propugnati non solo da socialdemocratici e comu­ nisti, ma anche da molti ambienti cristiani, si interrompono sul­ lo scoglio del "fiskalischen Zentralismus” (centralismo fiscale) decisamente osteggiato in particolar modo dall'amministrazione americana. Ciò conduce a un processo di identificazione tra li­ bertà politica e liberismo economico a cui il Volkspartei non può ovviamente sottrarsi (nonostante la presenza di una diffidenza politico-culturale nei confronti del capitalismo da parte di mol­ ti circoli cattolici);

1. A questo riguardo per quanto concerne la dottrina sociale cat­ tolica di grande influenza risultano essere in quegli anni le te­ si (sostanzialmente anticapitalistiche) portate avanti dal circo­ lo di Wahlberg ed elaborate soprattutto dai domenicani.

2. Per esempio il "Christlich-Konservativen Kreis", il "Prote-

stantisch-Liberalen Kreis der Christlichen Demokraten" a Kiel,

b) la necessità di una pianificazione a livello economico rimane valida all'inizio (biennio 1945-47) per assicurare il sostenta­ mento di base della popolazione, poi però sussistono dei program­ mi alternativi per avviare lo sviluppo economico;

c) le elezioni locali del periodo 1946/47 confermano che la SPD rappresenta il concorrente più agguerrito per la CDU. Ciò esige l'elaborazione di una piattaforma alternativa al programma di un partito di classe come quello socialdemocratico tedesco in quegli anni, piattaforma che non può essere strutturata sulla base del socialismo cristiano;

d) ciò determina, a partire soprattutto dal 1948, l'adesione del partito popolare non già a un preciso programma economico (che avrebbe potuto significare l'adesione a interessi ideologicamente coerenti), ma a uno slogan politico come Soziale Marktwirtschaft (economia sociale di mercato) che può essere interpretato, tra l'altro anche all'interno del partito stesso, in maniere comple­ tamente diverse.

Alla luce di queste osservazioni si può affermare che la rinuncia al socialismo cristiano e la piena accettazione della prassi dell'economia di mercato rappresenti per la CDU una tappa obbli­ gata non solo per la gestione del processo di strutturazione eco­ nomica della nuova Germania, ma anche per la definitiva stabiliz­ zazione del compromesso confessionale tra cattolici e protestan­ ti, nel senso che gli evangelici come gruppo sociale rimanevano molto più sensibili ai richiami del liberismo economico. Da que­ sto punto di vista l'alleanza necessaria che parimenti alla DC anche la CDU attua con il mondo imprenditoriale risulta ancor più necessaria ai fini della stabilizzazione definitiva del compro­ messo confessionale sulla base del quale la CDU stessa nasce in quanto partito popolare puro. Per attuare quindi la funzione del­ la massimizzazione dei voti al di là di una rappresentanza ideo­ logicamente coerente degli interessi alla CDU non è sufficiente il tradizionale retroterra della dottrina sociale cristiana e dell'interclassismo, e la costituzione di un'alleanza reciproca­ mente necessaria con i settori del capitalismo economico (come avviene per la DC in Italia), ma diviene necessaria anche l'orga­ nizzazione di una coalizione postconfessionale tra gruppi sociali di confessioni diverse. Come partito cattolico la democrazia cri­ stiana tedesca avrebbe rischiato di diventare in molte zone del paese anche un partito di classe, per evitare ciò e stabilizzare la sua tipologia di Volkspartei la CDU consolida il compromesso confessionale tramite il compromesso socio-economico tra capitale e lavoro.

In sintesi si può quindi affermare che sia la DC che la CDU nei rispettivi contesti attuano in maniera significativamente simile la funzione essenziale del partito popolare puro di massimizza­ zione dei voti al di là di una rappresentanza ideologicamente coerente degli interessi. Per la DC ciò avviene soprattutto sulla base di un rapporto di alleanza necessaria non contrattata tra il partito e certe costellazioni di interessi (nel caso analizzato industriali), per la CDU l'accettazione del liberismo economico

non identifica il partito con specifici gruppi di interesse, ma permette la stabilizzazione di quella coalizione postconfessiona­ le tra gruppi sociali e confessionali diversi che sta alla base della sua nascita.

3. Presenza di una Weltanschauung pre-politica e contro-ideologi­ ca.

Questa caratteristica come la prima risulta essenziale per la ti­ pologia del partito popolare puro. Si è già visto nel capitolo precedente come "il partito cristiano" nasca essenzialmente in riferimento a una dimensione cultural-religiosa che non può esse­ re ricondotta in toto a un contesto politico determinato. In tut­ ti i casi nel contesto specifico dell'analisi qui in corso i modi del funzionamento di tale Weltanschauung possono essere utilmente presi in visione. Per quanto riguarda la DC infatti fin dagli ar­ ticoli di De Gasperi apparsi sul "Popolo" clandestino nel 1943- 44, si può dire che il rapporto con tale Weltanschauung venga de­ lineato in maniera estremamente chiara. De Gasperi parla in ma­ niera esplicita di "programma ideale" dei cattolici mirante nei suoi fini ultimi a una vera e propria "palingenesi universale", ma aggiunge subito che al livello politico tale dimensione reli­ giosa deve adattarsi all'"ambito di convivenza" in cui il partito politico si trova ad agire. "Ambito di convivenza" caratterizzato non solo dalla presenza di altri partiti e di altri valori, ma anche dal riconoscimento (anche questo dotato di valore) della legittimità dell' esistenza di tali altri partiti e altri valo­ ri. Anche se nel nuovo contesto offerto dal delinearsi degli sce­ nari postbellici, la DC si pone esplicitamente come il partito dei cattolici (e non tra e di cattolici, come il Partito Popola­ re) il legame nei confronti della Weltanschauung cristiana non risulta essere negli intendimenti di De Gasperi un legame di tipo confessionale, bensì una caratteristica che ben si adatta a una tipologia di partito popolare puro.

Il problema consiste ora nel vedere se questi intendimenti sono stati rispettati, perlomeno nel periodo afferente la leadership di De Gasperi (1943-1954). Ebbene un'analisi accurata della na­ scita e dell'affermazione della DC in quanto partito politico non può che condurre all'individuazione di tre principi essenziali di azione politica. Questi sono:

1) un rapporto autonomo di rappresentanza fiduciaria a livello pre-politico dei valori e degli interessi fondamentali della ge­ rarchia ecclesiastica e del mondo cattolico in generale nell'Ita­ lia postbellica; 1

1. A questo proposito si veda l'interpretazione proposta da un editoriale anonimo de La Civiltà Cattolica del 7 gennaio 1989, intitolato "In politica da cristiani"

2) una funzione di sbarramento nei confronti dell'influenza poli­ tica delle sinistre;

3) un rapporto di "colonizzazione" nei confronti delle forze po­ litiche e culturali della destra monarchico-missina, usate ora come spauracchio, ora come esercito di riserva di voti, in tutti i casi come elemento funzionale al conseguimento di una politica di massimizzazione dei voti nel contesto dell'epoca.

Se si analizza la politica democristiana di quel momento storico senza pregiudizi ideologici non si può non riconoscere come, a parte cedimenti o compromessi forzati di natura settoriale, tali principi siano stati, in linea di massima, rispettati. Questo so­ prattutto perché è stato mantenuto un collegamento sostanzialmen­ te "corretto" (corretto alla luce della tipologia definente un partito popolare puro) con la Weltanschauung cristiana, nel senso che essa è rimasta fondamentalmente nel suo ambito pre-politico senza influenzare in maniera decisiva la prassi di azione del partito che, in quanto partito dei cattolici, sarebbe potuto fa­ cilmente diventare un'espressione confessionale (cosa che la DC,

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