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COMPOSIZIONE SOCIALE VARIEGATA DELLA FONDAZIONE ROMANA Fin dalla sua origine, Aquileia può vantare una situazione sociale alquanto

MOBILTA' ORIZZONTALE AD AQUILEIA

2.1 COMPOSIZIONE SOCIALE VARIEGATA DELLA FONDAZIONE ROMANA Fin dalla sua origine, Aquileia può vantare una situazione sociale alquanto

composita e variegata poiché il processo stesso di fondazione della città aveva creato le basi per l'integrazione e la convivenza di genti di provenienze diverse, con radici culturali ed etniche eterogenee. In generale, il reclutamento dei coloni e delle rispettive famiglie da mandare a popolare una nuova città era la fase più delicata del procedimento, che prevedeva l'apertura, da parte dei commissari incaricati di fondare la colonia, a Roma, di una lista in cui i cittadini romani e quelli delle comunità latine potevano iscriversi nel caso volessero prendere parte alla spedizione. Nello specifico, non si trattava di un progetto semplice da intraprendere, poiché trasferirsi nella lontana colonia latina di Aquileia comportava numerose conseguenze e cambiamenti radicali: innanzi tutto, per i coloni che erano cittadini romani, vi era la perdita di questo status giuridico a favore di quello derivante dal diritto latino, con l'estinzione quindi di diversi diritti, compensati solamente in parte dalla prospettiva di futuro arricchimento garantito dall'ampiezza dei lotti di terra distribuiti. A diminuire ulteriormente la base reale di reclutamento c'erano anche altre dinamiche storiche che coinvolgevano la popolazione dello stato romano, come la fondazione, negli anni immediatamente precedenti, di ben altre sei colonie romane, cioè Mutina, Parma, Potentia, Pisaurum, Saturnia e Gravisca, che avevano richiesto il contributo di almeno dodicimila uomini; inoltre, in quel periodo era in atto il fenomeno di massiccio spostamento della popolazione dalle campagne verso Roma e le altre grandi città, fatto che dissanguava di uomini gli agri, causando proteste nelle comunità latine per ottenere il cambiamento di status, desiderose di porre fine alle migrazioni.

In questo contesto, è probabile che la lista per reclutare coloni da inviare ad Aquileia sia stata aperta non solo ai cittadini romani e delle città latine, ma anche ai socii italici, prassi già utilizzata per i rinforzi coloniari di Cosa e Narnia. Forse si raggiunse a fatica il numero di tremila coloni da inviare e comunque non risultò adeguato a sopportare le difficoltà imposte dalle condizioni insediative se, una decina di anni dopo la fondazione, Aquileia richiese un rinforzo demografico, che ottenne solo nel 169 a.C. con l'invio di altri millecinquecento coloni con le

loro famiglie. Grazie allo scrupoloso lavoro di analisi dell'onomastica presente nei materiali epigrafici, portato avanti da numerosi studiosi e recentemente riassunto da Monica Chiabà72 possiamo farci delle idee più precise riguardo non solo alle gentes che concorsero alla fondazione della colonia, ma anche alla loro provenienza. Dal patrimonio epigrafico, dai bolli laterizi e dalle gemme, vengono alla luce ben centoventidue nomina, di cui settantanove possiedono un'unica attestazione, ventinove ne possiedono due, sei ne possiedono tre, due ne possiedono quattro, due ne possiedono cinque, una ne possiede sei, infine una è citata ben sette volte. Due nomi vengono menzionati esclusivamente da bolli. I nomina attestati dunque sono: Aebutius, Aiacius, Aius, Albidius, Alfius, Allius, Annaus, Annius, Apolonius, Appul(l)eius, Aratrius, Arrius, Attius, Aufidius, Babrinus, Babullius, Barbius, Bassius, Berius, Blasus, Burredius, Caeparius, Caesernius, Caesius, Cailius, Canulenus, Capenius, Carminius, Cassius, Castrucius, Cat(t)ius, Ceianius, Clodius, Cluvius, Cominius, Cossutius, Curius, Decidius, Decius, Dindius, Fabius, Faltonius, Feronis, Firmius, Flaminius, Fruticius, Furinius, Gabius, Gavilllius, Gavius, Geminus, Glitius, Graienus, Herennius, Horatius, Iulius, Laberius, Licinius, Lucilius, Lucius, Lucretius, Lusius, Magius, Maius, Mammius, Marcius, Metellus, Minatius, Minius, Mulvius, Mutillius, Numerius, Occius, Octavius, Ofellenus, Ovidius, Pacaenus, Paccius, Paelignus, Peticedius, Petil(l)ius, Petronius, Pinarius, Pinnus, Plausurnius, Plotius, Pontius, Popilius, Postumius, Pullius, Raienus, Raius, Rameius, Rauconius, Rufellius, Safinius, Sallustius, Samiarius, Seius, Sempronius, Sepstinius, Servilius, Spedius, Statius, Tampius, Tariolenus, Terentius, Terpolius, Titellius, Titienus, Titius, Tivalicus, Trebius, Trosius, Tullius, Varius, Vei(e)dius, Veius, Vergilius, Vettius, Vibius. Conducendo un'indagine basata su due criteri, quello etnico-linguistico, che può denunciare la remota provenienza dall'area latina, osca e cisalpina, e quello geografico, della provenienza del portatore, legata alla condizione giuridica, si possono rintracciare tre gruppi principali di popolamento. A quello di provenienza romano-laziale, rappresentato da famiglie come gli Aebutii, Albii, Appul(l)eii, Carminii, Curvii, Dindii, Gabinii, Geminii, Licinii, Lucilii, Mammii, Petronii, Pinarii, Plautii/Plotii, Postumii, Samiarii e Tampii, di cui si riescono anche a stabilire centri precisi da cui le famiglie migrarono, come Roma, Preneste, Sora, Gabi e forse Aquinum, se ne affianca

uno di gran lunga più consistente, composto da gentes italiche di provenienza peninsulare. È anche comprensibile che questo sia l'apporto più numeroso, poiché in questo caso i coloni ottenevano una promozione di status giuridico. All'interno di questo gruppo, la maggior parte delle famiglie individuate proviene da territori di lingua osca: si tratta degli A(h)i, Alfi, Alli, Anni, Aufidi, Babulli, Beri, Blasi, Canulei, Castrici/Castruci, Cat(t)i, Ceiani, Cluvi, Comini, Cossuti, Decidi, Deci, Gavi, Gavilli, Magi, Mai, Minati, Mulvius, Mutilli, Numeri, Ovidi, Pacci, Peligni, Ponti, Rufell(e)i, Safini, Sallusti, Se(h)i, Spedi, Statii, Terentii, Tet(t)ieni, Tit(t)ieni, Trebi, Varii, Vei(e)di, Vettii e Vibi.

Qui sono precisabili alcune aree addirittura, come la Campania per gli Alfii, Allii, Arrii, Blasii, Castrici/Castucii, Cluvii, Gavii, Lusii, Magii e Minatii; Marrucini sono i Mutilli, peligni i Peligni, Candini i Ponti, forse Sicidicini i Berii. Come ultima componente bisogna citare le gentes italiche di provenienza cisalpina, cioè la popolazione indigena arruolata, inglobata inizialmente con condizione civica inferiore. Si possono distinguere tre ceppi linguistici diversi dall'onomastica rimastaci, cioè quello venetico, quello celtico e infine quello illirico. Le gentes che possono essere considerate indigene sulla base del nomen sono i Fruticii, i Carminii, i Raii e i Raienii, mentre quelle dal cognomen sono gli Appulleii Tappones (con qualche dubbio su Appuleus), gli Octavii Rusones e i Titii Muttones. Successivamente, la popolazione aquileiese si arricchì di elementi eterogenei in virtù delle funzioni che essa andò rivestendo durante la sua lunga storia: in primo luogo, diventando sempre più base privilegiata delle operazioni militari dirette ai vari settori del fronte settentrionale, fu uno dei centri di smistamento e acquartieramento delle truppe più importanti della Gallia Cisalpina, contribuendo notevolmente al passaggio di numerosi soldati di diversa estrazione e provenienza, alcuni dei quali, in diverse epoche, finirono per insediarsi e inserirsi nella vita città. Interessante, a questo proposito, si rivela l'analisi del patrimonio epigrafico, in grado di restituirci echi di personaggi, provenienti da tutte le zone d'Italia e dell'impero, che hanno gravitato attorno alla città, chi di passaggio per ragioni politiche o militari, per essersi trasferito ad esercitare qui, chi ricevendo degna sepoltura ed eterno ricordo. Inoltre, il centro assume progressivamente il ruolo di emporio di un territorio sempre più vasto, fino all'inclusione del regno transalpino, implicando il decadimento degli empori sorti precedentemente, localizzati da sempre nella Val Padana, e attraendo a sé il flusso di commercianti, traffici, agenti commerciali di ditte e popolazioni che

ritenevano necessario intrattenere rapporti stabili con questa città. Successivamente Aquileia esercitò anche la valenza di centro burocratico e amministrativo, che agglutinava uffici doganali e di gestione delle miniere del Norico; nel tardo periodo imperiale sarà anche il centro dell'amministrazione regionale e di sede del palazzo imperiale, in cui sosteranno numerosi imperatori. È ovvio che questa serie di elementi abbia avuto conseguenze notevoli dal punto di vista della composizione della popolazione del centro, in continua evoluzione, data la rilevanza del fenomeno della mobilità: se, da un lato, anticamente non erano disponibili mezzi di trasporto veloci come quelli odierni, dall'altro l'unità politica, economica e amministrativa di un impero vastissimo era un enorme vantaggio. Bisogna rilevare, infine, per il periodo tardo imperiale, un ulteriore elemento di mobilità, legata alla fama di glorioso baluardo a difesa dell'impero, che Aquileia si era creata in relazione ai diversi tentativi di invasione e assedi di cui era stata oggetto, oltre che quella di nucleo religioso cristiano, cioè una tendenza al “turismo” che richiamò genti a soggiornarvi, fra cui spicca la testimonianza di un africano, tendenza che dimostra come il centro, sebbene fosse in piena decadenza, possedesse, negli ultimi secoli dell'impero, ampia fama.

2.2 IL PRIMO FATTORE DI MOBILITÀ ORIZZONTALE: LA CARRIERA