4 - CLIMATOLOGIA ED IDROLOGIA
9. compromissione delle attività ricreative
L’uso delle acque per fini irrigui ha comportato la realizzazione di canali che hanno notevolmente modificato l’idrografia superficiale. Inoltre sono più efficienti i sistemi delle prese dagli alvei
naturali con conseguente incremento dei volumi sottratti ai fiumi. Nell’uso industriale il danno non deriva tanto dal consumo di acqua, quanto dalla compromissione della sua qualità quando viene restituita. Un fiume, già impoverito da captazioni, non è in grado di smaltire, con i processi autodepurativi, uno scarico, anche se depurato. L’uso potabile richiede una qualità elevata della risorsa. Le disponibilità sotterranee si sono ridotte sia per quantità, sia per qualità; è quindi aumentato l'interesse per quelle superficiali. Ciò comporta una ulteriore sottrazione di acqua dai fiumi ed in particolare da quei pochi che hanno ancora conservato le migliori caratteristiche ambientali (FORNERIS e PEROSINO,1990; FORNERIS et al., 1989, 1990c-d).
Agli inizi del 1990 fu prodotta una "circolare" riguardante le Istruzioni Tecniche per la
"Determinazione del DMV - deflusso minimo vitale in un corso d’acqua naturale - standard PD-IT/1” (REGIONE PIEMONTE, 1991 e 1992a). Le Istruzioni Tecniche indicano i criteri per la
“regolamentazione di uno fra gli aspetti più importanti e prioritari che determinano il regime di portata di un corso d'acqua in presenza di utilizzazioni d'acqua: il deflusso minimo vitale in alveo perché si mantengano vitali - seppure prossime ad essere critiche - le condizioni istantanee di funzionalità e di qualità dell'ecosistema fluviale, in senso globale”. Nelle Istruzioni si precisa che il DMV risponde “...oltre che a criteri di qualità ambientale, a obiettivi di salvaguardia del bilancio idrico a livello regionale, di tutela delle utenze minori, di mantenimento delle capacità di autodepurazione dei corsi d'acqua e di preservazione di una base minima di risorse idriche per necessità future”.
Al Terzo Convegno dell'Associazione Ittiologi d'Acqua Dolce (PEROSINO, 1989) è stata criticata la concessione di un deflusso residuo pari alla portata minima storica, perché si tratta di una situazione eccezionale (pur se naturale) che, prolungata nel tempo, può compromettere gravemente il corso d'acqua derivato. Fu allora proposto, come minimo di portata residua a valle di opere di captazione e/o di invaso, un valore pari a quello di magra normale. Essa può essere definita come media delle portate minime annuali calcolata su un significativo periodo di osservazione oppure, più correttamente, potrebbe essere meglio definita come valore di portata minima annuale con tempo di ritorno pari a due anni (cioè con frequenza del 50 %). La portata di magra normale rappresenta il valore minimo assoluto annuale che si verifica con la maggior frequenza e ad esso si è uniformato il corso d'acqua dato che rappresenta, in condizioni normali, il momento del ciclo idrologico più delicato per l'ecosistema acquatico.
Anche il criterio base che ispira le succitate Istruzioni Tecniche (che rappresentano attualmente la procedura ufficialmente normata dalla Regione Piemonte) è basato sulla determinazione della magra normale. In sintesi si tratta di determinare un valore di riferimento di portata minima garantita rappresentativa di una situazione di magra più vicina a quella ordinaria che non a situazioni di magra eccezionale. Inoltre la metodologia descritta dalla circolare permette un calcolo più semplificato e quindi di più facile applicazione, rispetto alla stima della magra normale con metodi statistici. I due metodi tuttavia non devono apparire in contraddizione in quanto, in occasione di studi complessi riguardanti grandi impianti sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale, potrebbero essere entrambi utilizzati per agevolare i confronti ed i processi decisionali conclusivi.
Il valore di riferimento per la determinazione del DMV si basa sulla cosiddetta “portata di durata di 355 giorni (q355)”. Si tratta quindi di un valore di magra che, nella maggior parte dei corsi d'acqua, è molto vicina a quella normale, intesa quest’ultima come valore con tempo di ritorno di 2 anni (FORNERIS et al., 1991). Si potrebbe obiettare che un simile modo di procedere soffre della solita difficoltà per cui non in tutti i corsi d'acqua hanno funzionato stazioni idrometriche che hanno rilevato per significativi periodi di osservazione. Tuttavia per il bacino occidentale sono disponibili le formule di regionalizzazione precedentemente utilizzate (REGIONE PIEMONTE, 1989) applicabili per qualsiasi corso d'acqua, purché di esso, come già illustrato, si conoscano l’estensione del bacino imbrifero sotteso (S; km2), la relativa altitudine mediana (H; m s.l.m.) e l'afflusso meteorico (A; mm) medio annuo (tutti parametri di facile determinazione e ben noti per il bacino del Ceronda).
Il dato q355 può essere considerato “provvisorio”, in quanto, per certi bacini, risultano valori molto
bassi e poco cautelativi per ciò che riguarda la tutela ambientale; al contrario per altri bacini risultano valori eccessivi e quindi troppo punitivi nei confronti degli utilizzatori. Pertanto è stato redatto un diagramma dal quale, a partire dalla q355, è possibile ricavare un nuovo valore (q355-N) leggermente superiore per q355 < 2 L/s/km2 e leggermente inferiore per q355 > 2 L/s/km2. Comunque non potrà mai essere q 355-N > 6 L/s/km2. Determinata la q355-N viene applicata una formula che permette il calcolo del valore definitivo del DMV (l/s) in funzione di diversi parametri "K":
DMV = KA . KB . Kc . q355-N . S
dove: KA = 0,7 esprime condizioni idrologiche critiche rispetto a q355 (diventa un tempo di ritorno di circa 5 anni);
KB = 1 per tutte le nuove derivazioni; nelle istruzioni inoltre si prevede un adeguamento progressivo (quindi con valori diversi nel tempo fino al valore 1 entro il 1/1/2005 per tutte) con l’applicazione di KB a partire da un minimo di 0,25;
KC > 1 esprime il livello eventuale di protezione ambientale che si intende assegnare ai corsi d'acqua (nel caso del bacino del Ceronda, ampiamente compreso nell’area protetta della Mandria, vale 1,25).
Il valore DMV risultante dai calcoli dovrà essere compreso entro limiti massimo e minimo che vengono rapidamente valutati con apposite tabelle e diagrammi e che variano in funzione delle potenzialità idriche dei bacini. Vengono infine elencate le caratteristiche che devono avere determinate derivazioni per la concessione di eventuali deroghe, ma entro precisi limiti e, fatto molto importante, vengono descritti alcuni meccanismi di controllo per l’applicazione ed il rispetto del DMV.
La tab. 39 riporta i valori di DMV ottenuti con l’applicazione delle Istru-zioni Tecniche per i diversi bacini S1 ÷ S5. Si osserva che essi sono valori pari a circa il 70 ÷ 75 % delle portate di magra normale. Ovviamente si tratta di una determinazione provvisoria che andrebbe verificata anche sulla base delle caratteristiche ambientali (biologiche) dei corsi d’acqua.
Tab. 39 - Valori dei Deflussi Minimi Vitali (DMV) confrontati con quelli delle portate di 355 giorni (q355) per le diverse sezioni S1 ÷ S5 ( con “S” sono indicate le superfici dei relativi bacini sottesi).
Sezioni S q355 DMV
km2 L/s/km2 L/s L/s/km2 L/s
S1 28,95 3,26 94 2,36 68
S2 60,01 2,81 169 2,10 126
S3 168,16 2,81 473 2,10 353
S4 29,00 4,11 119 2,89 83
S5 55,77 3,43 191 2,45 137