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L ’ ARGENTINA PERONISTA

2.2 I tratti fondamentali del peronismo

2.2.3 La comunidad organizada

Con la Costituzione del 1952, Perón riuscì a porre le basi per la sua “democrazia organica”, ovverosia quel sistema nel quale la società era un organismo naturale dello Stato e, in quanto tale, era necessariamente tenuta a dedicarsi agli interessi cari a quest’ultimo, al fine di perseguire un bene comune ad entrambi. Egli voleva rendere l’Argentina una comunidad organizada141, ossia una società coesa ed organica

nella quale ogni segmento avrebbe svolto la funzione ad esso destinata per concorrere al bene della nazione, dando vita in questo modo ad un sistema in

138 E. Diacovetzky, Análisis de la riforma constitucional justicialista de 1949, PolHis, Año 8 (número 15), Buenos Aires 2015, p. 212.

139 Si trattava di personaggi del calibro dei già menzionati Mercante, il già menzionato commilitone di Perón che, grazie ai suoi rapporti familiari con i ferrovieri, l’aveva aiutato a stabilire contatti con i primi operai al fine di guadagnarsi il loro favore; Figuerola, membro della Secretaría Técnica de la Presidencia de la Nación dal successo elettorale del 1946, progettatore, peraltro, del primo Piano quinquennale peronista; Bramuglia, ex socialista che era stato al Ministero del Lavoro e poi a quello degli Esteri, il quale in quegli anni di governo aveva maturato una certa ostilità nei confronti della vena populistica di Eva Perón. 140 J. C. Torre, Los años peronistas (1943-1955), in «Nueva Historia Argentina», op. cit., pp. 236-239 141 Trad. “comunità organizzata”.

perfetta armonia che avrebbe agito secondo la dottrina di Perón, che prese il nome di justicialismo.

Nel 1949, infatti, egli aveva riorganizzato il suo partito, circondandosi soltanto di personalità leali ed obbedienti: denominato partido justicialista, fu dotato di una struttura che rispecchiava perfettamente quella del tanto invocato corporativismo peronista, diventandone l’emblema. Il suo regolamento recitava chiaramente: «Il generale Perón è il capo supremo del peronismo, colui che lo ispira, realizza e guida. Può dunque modificare o annullare le decisioni delle autorità del partito, nonché controllarne l’operato, commissariarle o sostituirle». Le “Veintes verdades”142 del

justicialismo furono da lui annunciate il 17 ottobre del 1950 dal balcone della Casa Rosada. In esse, egli sostenne che esisteva soltanto una classe di uomini nella sua nuova Argentina, ossia i lavoratori, dunque rese manifesto il ruolo emblematico che

142 Las Veintes Verdades del Justicialismo.

«1. La verdadera democracia es aquella donde el gobierno hace lo que el pueblo quiere y defiende un solo interés: el del pueblo.

2. El justicialismo es esencialmente popular. Todo círculo político es antipopular y, por lo tanto, no es justicialista.

3. El justicialismo trabaja para el movimiento. El que en su nombre sirve a un círculo o a un hombre o caudillo, lo es solo de nombre.

4. No existe para el justicialismo más que una sola clase de hombres: los que trabajan.

5. En la Nueva Argentina el trabajo es un derecho, que crea la dignidad del hombre, y es un deber porque es justo que cada uno produzca por lo menos lo que consume.

6. Para un justicialista no puede haber nada mejor que otro justicialista.

7. Ningún justicialista debe sentirse más de lo que es ni menos de lo que debe ser. Cuando un justicialista comienza a sentirse más de lo que es, empieza a convertirse en oligarca.

8. En la acción política la escala de valores de todo justicialista es la siguiente: primero, la Patria, después el movimiento, y luego los hombres.

9. La política no es para nosotros un fin, si no sólo el medio para el bien de la Patria que es la felicidad de sus hijos y la grandeza nacional.

10. Los dos brazos del justicialismo son la justicia y la ayuda social.

11. El justictalismo anhela la unidad nacional y no la lucha. Desea héroes pero no mártires. 12. En la Nueva Argentina los únicos privilegiados son los niños.

13. Un gobierno sin doctrina es un cuerpo sin alma. Por eso el peronismo tiene su propia doctrina política, económica y social: el Justicialismo.

14. El justicialismo es una nueva filosofía de vida simple, práctica, popular, profundamente cristiana y profundamente humana.

15. Como doctrina política el justicialismo realiza el equilibrio del derecho del individuo con el de la comunidad.

16. Como doctrina económica el justicialismo realiza la economía social, poniendo el capital al servicio de la economía y ésta al servicio del bienestar social.

17. Como doctrina social el justicialismo realiza la justicia social que da a cada persona su derecho en función social.

18. Queremos una Argentina socialmente justa, económicamente libre y políticamente soberana. 19. Constituimos un gobierno centralizado, un Estado organizado y un pueblo libre.

20. En esta tierra, lo mejor que tenemos es el pueblo».

essi svolgevano all’interno del suo regime.

Un altro aspetto interessante che emergeva dalle Veintes verdades fu la già menzionata concezione organica della comunità, la quale trovò esplicita espressione in diversi degli assunti delle suddette, tra i quali la settima verità, che recitava «Ningún justicialista debe sentirse más de lo que es ni menos de lo que debe ser. Cuando un justicialista comienza a sentirse más de lo que es, empieza a convertirse en oligarca» e l’ottava, che recitava invece «En la acción política la escala de valores de todo justicialista es la siguiente: primero, la Patria, después el movimiento, y luego los hombres»143.

Da quanto sopra riportato si evince, oltre a quanto già evidenziato, che Perón aveva già gettato le basi per la fondazione del suo regime. Del resto, un’affermazione come la prima non era niente altro che una modalità per assicurarsi che i cittadini argentini restassero al proprio posto, senza mettere a rischio il potere del loro presidente. Naturalmente, come era solito fare, Perón celava i suoi intenti dietro le sue abilità oratorie, come aveva fatto lo stesso Benito Mussolini, così come tanti altri leader autoritari.

Dunque, la democrazia argentina poteva considerarsi definitivamente giunta al capolinea. Il partito peronista era stato epurato di tutti i soggetti infidi o quantomeno sospetti, dunque appariva, all’indomani della riforma, maggiormente duttile e pacato. Al Parlamento toccò la medesima sorte: all’opposizione fu vietato di costituire coalizioni e, d’altro canto, chiunque tra gli uomini di Perón osasse accennare ad una scissione interna al peronismo veniva debitamente allontanato. La dottrina justicialista doveva essere imparata a memoria dai peronisti, affinché essi divenissero fieri predicatori di questa, ancor più che politici. Egli la considerava una vera e propria religione politica, della quale si erse a creatore e portavoce e che, tuttavia, era ormai distante dal credo che aveva permeato le sue orazioni del principio, quello intriso di nazionalismo e di cattolicesimo, teso ad esaltare l’identità dell’Argentina.

Dall’altro della sua autorità, Perón – affiancato dalla moglie Evita, che, come sarà

143 Trad. “Nessun justicialista deve sentirsi di più o di meno di quello che deve essere. Quando un justicialista comincia a sentirsi di più di quello che è, comincia a trasformarsi in un oligarca». (traduzione mia)

documentato nel paragrafo seguente, era divenuta ormai un simbolo del regime –, era ormai fermamente intenzionato a riscattare il suo regime dal vincolo che lo incatenava alle corporazioni sulle quali si era retto sino ai primi anni del suo mandato, tanto che il popolo stesso, che un tempo aveva rappresentato il protagonista del peronismo, venne gradualmente relegato ad un ruolo marginale e strettamente funzionale all’affermazione di Perón stesso, menzionato nei suoi discorsi soltanto come contorno.

Ad ogni modo, nel suo immaginario, la comunidad organizada si sarebbe realizzata soltanto attraverso la peronizzazione di ogni organo della società, affinché ciascuno svolgesse la propria funzione. Sebbene egli avesse già provveduto ad organizzare i sindacati nella CGT, nonostante questa avesse inizialmente minacciato di sfuggire al suo controllo, le Forze Armate, la Chiesa, le università e la stampa gli risultavano ancora difficilmente manipolabili, dal momento che si ostinavano a voler preservare un certo livello di indipendenza. Il tentativo di dominarle ebbe risultati alternati. L’11 novembre 1951, Perón fu rieletto con il 62,5% dei voti144. Un mese prima, si

era verificato un tentativo di golpe da parte del generale Menéndez, il che gli aveva consentito di proclamare lo stato di assedio, reprimendo l’opposizione e la stampa; di conseguenza, fu semplice per lui garantirsi il buon risultato delle elezioni. Inoltre, a suo favore aveva giocato un altro fattore: il peggioramento della salute della moglie Eva Perón, che il popolo aveva venerato per tutti quegli anni come fosse una divinità, per le ragioni che saranno esaminate nel seguente paragrafo.