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L ’ ARGENTINA PERONISTA

2.2 I tratti fondamentali del peronismo

2.2.5 La Tercera Posición

In merito alla politica estera, alla quale Perón aveva prestato attenzione fin dai tempi del GOU e della Rivoluzione, vi furono, nei primi anni di governo del regime, due

157 «Fino all’ultimo giorno della mia vita, voglio aprire orizzonti e cammini ai miei descamisados, ai miei operai, alle mie donne… Io so che, come ogni donna del popolo, ho più forze di quelle che sembro avere e che i dottori ritengono che io abbia. Come loro, come tutte loro, io sono disposta a continuare a lottare perché la mia patria sia sempre felice. Non aspiro ad altro onore che non sia questa felicità! Questa è la mia vocazione e il mio destino. Questa è la mia missione. Come ogni donna del mio popolo voglio compierla al meglio e fino alla fine. Forse un giorno, quando me ne andrò via, qualcuno dirà di me ciò che di solito dicono i figli, nel popolo, delle loro madri quando se ne vanno per sempre: “Ora ci rendiamo conto di quanto ci ha amato!”» in E. Perón, La razón de mi vida, Ediciones Peuser, Buenos Aires 1951, pp. 153-154. Consultato in:

http://pjlamatanza.com/evita/archivos/LARAZONDEMIVIDA.pdf Ultima consultazione: 27 gennaio 2018

urgenze di primaria importanza e non facilmente conciliabili tra loro. La prima era condurre l’Argentina al prestigio, facendo sì che si inserisse al meglio nella comunità internazionale del nuovo ordine globale e assicurandole una posizione influente; tuttavia, questo obiettivo era da perseguire pur sempre nel rispetto di quello che era stato uno dei cardini della propaganda di Perón, ossia l’isolamento dal nemico esterno che voleva manipolare il paese a proprio piacimento, al fine di consolidare l’identità e l’indipendenza nazionale.

Del primo proposito si fece carico il già menzionato ministro Juan Bramuglia, il quale si prodigò con tutti i propri sforzi al fine di elevare lo status dell’Argentina di fronte alle grandi potenze mondiali. Grazie al suo operato, nonostante la diffidenza e le invettive ora dei peronisti e dei nazionalisti più convinti, ora persino dell’opposizione conservatrice, radicale e comunista, che lo accusavano di “svendere” il paese, riuscì a conseguire importanti successi, come l’elezione a membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 1947158.

Nello stesso anno, firmò il Trattato interamericano di Difesa159 e nel 1948 entrò a

far parte dell’Organizzazione degli Stati Americani, voluta da Truman per sviluppare un progetto panamericano. L’Argentina era passata dal ruolo di paria all’avere voce in capitolo in merito a questioni di calibro internazionale, sedendo a pieno titolo al fianco di grandi potenze quali gli Stati Uniti d’America, con i quali Bramuglia era riuscito a normalizzare i rapporti. L’uscita della nazione dall’isolamento politico ebbe come conseguenza il coinvolgimento nei trattati commerciali internazionali: l’Argentina, ricca di grano e di carne, ne firmò una trentina soltanto nei due anni successivi.

D’altro canto, parallelamente alle suddette conquiste in ambito di politica estera, Perón percorse allo stesso tempo la strada annunciata ai tempi della Rivoluzione: quella che avrebbe poi definito come Tercera Posición, che egli stesso sintetizzava come la proiezione, nella dimensione internazionale, dell’ideologia peronista, che ripudiava in egual misura le democrazie liberali e capitaliste e il comunismo.

158 Naturalmente, l’elezione dell’Argentina a membro non permanente del Consiglio di Sicurezza era seguita all’approvazione, da parte del Congresso, della Carta delle Nazioni Unite, di cui già si è parlato all’interno del presente capitolo.

La Tercera Posición es una filosofía que conforma una doctrina y un teoría en lo político, en lo social y en lo económico, y es substancialmente distinta del individualismo capitalista y del

colectivismo en cualquiera de sus formas160.

Il contesto nel quale Perón scelse di adottare la Terza Posizione era quello della Guerra Fredda, ovverosia un sistema nel quale la dicotomia tra Stati Uniti e Unione Sovietica sembrava imporre a ciascun membro della comunità internazionale di schierarsi a favore di uno dei due poli. Si distanziò, dunque, da quelli che lui stesso aveva definito “l’uno e l’altro imperialismo”161. La sua fu dunque una mossa

eloquente, dal momento che, fondamentalmente, egli stabiliva di non avere alcuna intenzione di appoggiare né l’uno né l’altro.

La Terza Posizione prevedeva l’armonizzazione dei diritti dell’individuo con quelli della comunità. Non si trattava di una mera soluzione opportunistica di politica estera, che gli permetteva di svicolare dalla scomoda scelta tra le due opzioni, bensì di una naturale espressione dell’identità peronista e della sovranità argentina che egli aveva reiteratamente rivendicato nell’ultimo decennio. Era una scelta che aveva molto in comune con la politica estera di ispirazione cristiana tipica, peraltro, dei fascismi europei di matrice cattolica. Perón, in tal senso, è ritenuto l’erede della prassi perseguita dai suddetti e anche l’anticipatore del non allineamento con nessuno dei due poli della Guerra Fredda, che in seguito si sarebbe diffuso ampiamente. La Terza Posizione era dunque un baluardo dell’argentinità decantata da Perón, da intendersi come l’identità argentina individuabile nella sua tradizione latina, ispanica e cattolica.

In tale prospettiva egli aveva orientato svariate sue politiche, come l’abbondante rifornimento di grano ai paesi dell’America Latina – dei quali egli non perdeva occasione di ergersi a capo – oltre che all’Italia e ai paesi iberici, con particolare

160 «La Terza Posizione è una filosofia che costituisce una dottrina ed una teoria in campo politico, sociale ed economico, ed è sostanzialmente diversa dall’individualismo capitalista e da qualsiasi forma di collettivismo», dal Discorso di Perón al Congresso Nazionale, 1 maggio 1952 in S. Pajovic e J. C. Radovich, Análisis comparativo de los conceptos políticos de “Tercera Posición” en Juan Domingo Perón (Argentina) y

“No alineamiento” en el Mariscal Tito (Ex Yugoslavia), XIV Congreso de la FIEALC, Atene 2009, p. 10.

161 J. Oviedo, Argentina, en la tercera posición, La Nación, 14 giugno 2009 [online]. Consultato in: http://www.lanacion.com.ar/1139060-la-argentina-en-la-tercera-posicion

attenzione a Francisco Franco, cui Perón espresse ripetutamente il suo apprezzamento162; così come tale era stato l’intento del lungo viaggio di Eva Perón

in Europa per declamare i principi del peronismo nel 1947.

L’atteggiamento assunto da Perón lo costrinse ad un perenne braccio di ferro con gli Stati Uniti, i quali, nonostante giudicassero positivo l’operato di Bramuglia, colsero nelle scelte del presidente argentino una provocazione nei confronti del progetto panamericano della Casa Bianca. Egli, avendo intenzione di liberarsi del dominio economico inglese e statunitense, aveva deciso di non sottoscrivere gli accordi di Bretton Woods e dunque non entrò a far parte del Fondo Monetario Internazionale, scelta che non piacque agli Stati Uniti. L’astio di questi fu causato anche dal successo che egli sembrava avere tra i paesi dell’America Latina, al contrario di quanto avveniva in un’Europa che, vedendo i limiti oggettivi dell’Argentina come potenza dietro all’attitudine volitiva del suo presidente, preferiva piuttosto corteggiare i due grandi potentati della Guerra Fredda.

Ad ogni modo, la Tercera posición peronista si rivelò piena di limiti e persino di ostacoli. In primis, come già si è riportato, il mercato mondiale rese presto irrilevante l’eccellenza delle esportazioni argentine di grano, in quanto la domanda diminuì drasticamente e i prezzi eccessivi dei prodotti non le giovarono, così come l’impossibilità di utilizzare la valuta bloccata in Gran Bretagna e l’esclusione dal Piano Marshall sul quale invece Perón aveva riposto le proprie aspettative. La necessità di capitali e macchinari industriali l’avrebbero costretto ad adattarsi a diverse politiche internazionali statunitensi, come quelle del Trattato di Rio de Janeiro, volto ad edificare il sistema di difesa panamericano. Ciò nonostante, Truman non cessò mai di essere sospettoso nei confronti del peronismo, che trovava decisamente troppo tendente all’autoritarismo. La scarsa coerenza e linearità di Perón in termini di politica estera gli costarono molto dal punto di vista della sua credibilità interna, tanto che iniziò ad attirare il biasimo e la disistima non soltanto dei suoi oppositori e della Casa Bianca, ma anche di alcuni tra i suoi sostenitori163.

162 In questo senso, Perón nominò un ambasciatore a Madrid. Questo costituì una sfida nei confronti delle Nazioni Unite, che avevano consentito a Franco di mantenere il proprio regime a patto che restasse nel suo isolazionismo e neutralismo politico.

CAPITOLO III

I

L POPULISMO NEL PERONISMO

:

ANALISI DELLE PRINCIPALI