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Comunità afrocolombiane e sfollamento intra muros

Violenza di genere e migrazioni intra muros in Colombia: contributo costituzionale

3. Comunità afrocolombiane e sfollamento intra muros

Sebbene l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia dichiarato il 2011 come l’anno dell’afrodiscendenza nel rispetto del pieno godimento dei diritti economici, culturali, sociali, civili e politici di queste comunità, nonché della partecipazione ed integrazione nel rispetto della diversità, e della cultura, queste continuano ad essere le più colpite dallo sfollamento interno, assieme con le comunità indigene che vivono nella regione del

Pacifico.26 É necessario precisare che, se la popolazione indigena

rappresenta, nel suo complesso, meno del 2% della popolazione della Colombia - settecentomila persone approssimativamente -, il caso della popolazione afrodiscendente è differente, dato che si stima che è da dieci a

dodici volte più numerosa (C. GROS, 2010: 89).27

La Sentenza costituzionale di tutela28 numero 25 del 2004 costituisce la

decisione principe in materia di sfollamento interno. Essa afferma un «estado de cosas inconstitucionales» vis-à-vis dello sfollamento e mette in luce la necessità di individuare una prospettiva differenziale che riconosca la diversità di trattamento cui sottoporre determinati gruppi di persone sfollate. In questo ordine di idee, il giudice costituzionale mette in luce la necessità di considerare una protezione rinforzata nei confronti dei soggetti più deboli, vittime delle migrazioni intra muros in Colombia, quali, per

esempio, le minoranze etniche.29 Il contributo della giurisprudenza

costituzionale alla formulazione ed implementazione delle politiche

26 La regione del Pacifico colombiano include i dipartimenti del Choco, Valle del Cauca,

Valle e Nariño.

27 È necessario precisare ai fini di questo contributo, il concetto di «popolazione afroco-

lombiana» si deve intendere in senso lato, come quella che possa pretendere un’ascendenza africana, qualsiasi esso sia, de facto, il colore della sua pelle.

28 Si tratta di un ricorso assimilabile, in parte, al recurso de amparo degli ordinamenti spa-

gnolo, argentino, tedesco, etc.

29 Si veda, per esempio: Agudelo, C. «Colombia: Las políticas multiculturales en

retroceso? El caso de las poblaciones negras», ponencia para la reunión de trabajo del proyecto «Identidades y movilidades: Las sociedades regionales frente a los nuevos contextos políticos y migratorios. Una comparación entre México y Colombia», CIESAS -IRD- ICANH, México, D-F., 11-13 noviembre 2003. Agudelo, C. (2002): «Poblaciones negras y política en el Pacífico colombiano: Paradojas de una inclusión ambigua», Tesis de doctorado en sociología bajo la dirección de C. Gros, Universidad Paris 3, IHEAL, Paris.

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pubbliche in Colombia, ha permesso di alimentare l’effettività ai diritti fondamentali delle persone sfollate più deboli, come le donne, i bambini e le bambine, le persone disabili, le comunità indigene e afrocolombiane.

La popolazione afrocolombiana desplazada è considerata come un soggetto di speciale protezione costituzionale perché si trova in una condizione marginale rispetto alle altre persone sfollate e questa si aggrava di fronte a processi di sfruttamento del territorio, elemento essenziale dell’identità afro, come l’estrazione di minerali e petrolio, nonché di piantagioni estensive di banane, da parte di multinazionali, incuranti dei processi di consultazione preventiva e informata previsto dalla Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. La limitata capacità di gestire autonomamente i teritorios colectivos, ovvero i territori riservati agli afrodiscendenti e protetti dalla Costituzione del 1991, ha favorito la presenza di attori armati che minacciano la popolazione afrodiscendente indicendola ad abbandonare il loro territorio. Tutti questi aspetti hanno permesso alla Corte di identificare i rischi ed i fattori che evidenziano l’impatto sproporzionato che costituisce lo sfollamento interno sull’effettività dei diritti individuali e collettivi delle comunità afrodiscendenti rispetto al resto della popolazione sfollata. In questo ordine di idee, la decisione costituzionale numero 5 del 2009 merita la nostra attenzione perché si focalizza sulla violazione dei diritti fondamentali della popolazione afrodiscendente vittima dello sfollamento interno. In questa decisione la Corte ordina al Ministro dell’Interno e della Giustizia di delineare una mappa dei territori collettivi che costituiscono le terre ancestrali delle popolazioni afrocolombiane, al fine di determinare i bisogni

ad hoc di queste comunità e individuare meccanismi per la protezione dei

territori afrodiscendenti e dei beni patrimoniali.

4.

L’impatto del desplazamiento forzato sulle donne

afrocolombiane

Il giudice costituzionale si occupa della donna sfollata nella decisione numero 92 del 2008. Per le donne contadine, indigene e afrocolombiane, il cambio che sperimentano a radice dello sfollamento è devastante; questo è dovuto al fatto che la mobilità cui erano sottoposte in passato rispondeva alla mobilità del padre o del marito, per cui l’ambiente sociale si limitava a

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causa dello sviluppo delle attività della famiglia e della produzione in uno stesso spazio. Questa situazione ha portato a rappresentazioni della donna stessa che contrastano con le logiche proprie della migrazione dalla campagna alla città. In questo contesto si evidenzia la complessità delle perdite culturali, affettive, materiali e spaziali di cui le donne sfollate soffrono, in particolare quando la società cerca di riaffermare il ruolo materno che svolge all’interno della cultura colombiana la donna come generatrice di vita e conservatrice della stabilità della famiglia. Uno degli aspetti più interessanti di questa decisione riguarda la previsione di due presunzioni costituzionali nei confronti delle donne sfollate in quanto soggetti di estrema vulnerabilità, che necessitano di una protezione

costituzionale rinforzata.

Il giudice argomenta che a partire dalla sentenza T-025 del 2004 le persone sfollate in condizioni speciali godono di un nucleo essenziale di diritti minimi che devono essere garantiti. Per esempio hanno diritto alla proroga dell’aiuto umanitario previsto dalla legge 387 del 1997 per le persone sfollate: «le donne capo famiglia che sono responsabili di bambini o di persone della terza età o che non sono nelle condizioni di auto- sostenersi per mezzo di progetti di stabilizzazione socioeconomica. In queste situazioni si giustifica che lo Stato continui a provvedere l’aiuto umanitario necessario per una sopravvivenza di queste persone colpite da sfollamento che sia degna, fino al momento in cui le cause dello sfollamento non siano superate, fino a quando l’urgenza straordinaria non sia cessata, o finché il soggetto non sia in grado di coprire le proprie necessità autonomamente. Questo si dovrà valutare, necessariamente, caso

per caso».30

Questa interpretazione del giudice colombiano, ci permette di evidenziare che lo sfollamento interno è un quid pluris che contribuisce alla marginalizzazione delle donne colombiane, a maggior ragione se appartengono ad una minoranza etnica. Inoltre mette in luce le strutture socieconomiche discriminatorie e razziste che tendono a prevalere, nonché la disintegrazione delle reti sociali, comunitarie e culturali alle quali si giunge a causa dello sfollamento; queste dinamiche ci conducono alla conclusione che le donne afrocolombiane sfollate sono soggette ad un triplice processo

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di discriminazione: «per il fatto di essere donne, per il fatto di essere vittime dello sfollamento e per appartenere ad un gruppo etnico minoritario» (CODHES, 2006: 65).

Nella seconda parte della sentenza T-092 del 2008 si evidenzia una posizione di un giudice costituzionale come attore delle politiche pubbliche quando ordina alle istituzioni dello Stato colombiano di mettere in pratica tredici programmi ad hoc per le donne sfollate colombiane. Questi programmi sono rivolti alla protezione e alla prevenzione dell’impatto sproporzionato che causa lo sfollamento sul genere femminile. La decisione prevede la formulazione di programmi per la prevenzione della violenza sessuale, della violenza intrafamiliare, per assicurare l’assistenza integrale alla vittima e per la promozione della salute sessuale e riproduttiva delle donne sfollate. Inoltre, la decisione costituzionale prevede dei programmi specifici per le donne sfollate capofamiglia, per facilitare l’accesso alle pari opportunità lavorative e produttive, per prevenire lo sfruttamento domestico e lavorativo, per sostenere l’educazione delle donne sfollate minori di quindici anni, per il sostegno psicosociale, per facilitare l’accesso alla proprietà fondiaria e per la prevenzione della violenza contro le donne sfollate leader o che si espongono maggiormente in pubblico per il loro lavoro di promozione sociale, civica o di difesa dei diritti umani. La decisione, nella sua completezza prevede anche dei programmi ad hoc per la protezione dei diritti delle donne indigene e afrodiscendenti sfollate. Infine, la Corte prevede dei programmi per garantire i diritti alla verità, alla giustizia, e alla riparazione.

5. Aspetti problematici di un giudice attore delle politiche

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