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Donna e straniera: due ostacoli all’imprenditorialità?

Intraprendere al femminile Il coraggio di rischiare in un momento difficile

3. Donna e straniera: due ostacoli all’imprenditorialità?

Le caratteristiche individuali che maggiormente evidenziano gli ostacoli che l’essere donna comporta nella carriera lavorativa e, nello specifico, imprenditoriale sono lo stato civile e il numero di figli.

Riguardo al primo aspetto, mentre le cinesi sono tutte sposate con connazionali, tra le altre straniere solo il 60% è sposata e, di queste, un terzo è sposata o con stranieri di nazionalità diversa dalla propria o con italiani (tra gli uomini, l’86% è coniugato). Inoltre, una delle donne marocchine che si dichiarano sposate in realtà vive in Italia con i fratelli, mentre il marito – sposato dopo essere già venuta a vivere in Italia – vive in Marocco e lei lo vede il meno possibile perché si è subito resa conto che il

marito intendeva restringere le sue libertà.18

Riguardo ai figli, tutte le donne cinesi hanno figli, mentre solo 3 imprenditrici su 4 delle altre nazionalità ne hanno (tra gli uomini, l’83% ha figli). Anche il numero medio di figli è molto diverso tra i vari gruppi

17 Fonte: dati Unioncamere, citati in vari siti Internet, tra i quali cfr.

http://www.impresalavoro.eu/analisi-mercato/imprenditrici-straniere-in-costante-crescita.html

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considerati. Mentre gli uomini hanno in media 2,74 figli, le donne cinesi hanno 2,18 figli e le altre donne 1,74.

Queste differenze vanno lette alla luce delle informazioni disponibili riguardo al ruolo della famiglia nell’avvio e nella gestione dell’impresa. Tra le informazioni che abbiamo a disposizione ci sono la collaborazione di partner, di figli o di parenti all’impresa. Mentre 3 cinesi su 4 lavorano con il marito e altrettante con parenti (vi sono dunque donne che lavorano sia con il marito che con altri parenti, confermando così l’ipotesi della forte presenza di imprese a gestione familiare), tra le altre donne meno di una su 5 lavora con il partner e/o con parenti (la percentuale è simile a quella riscontrata tra gli imprenditori maschi). In particolare, tra le 10 donne che abbiamo intervistato in modo più approfondito, solo una lavora costantemente con il marito nella gestione del bar. Anche l’altra titolare di bar riceve un aiuto saltuario da parte del marito, che tuttavia non può collaborare regolarmente all’impresa essendo malato. Diverso è il discorso relativo ai figli. In questo caso, mentre solo una cinese ha figli che collaborano all’attività della madre, tra le altre donne quasi un terzo ha la collaborazione, stabile o occasionale dei figli. I figli, però, sono entrati nell’impresa solo in una fase successiva all’avvio.

Tuttavia, la famiglia, come risorsa o come vincolo, influisce spesso sulle motivazioni per intraprendere l’attività imprenditoriale. Già nei dati emersi dalle risposte al questionario strutturato, considerando le donne nel loro complesso, in 8 casi viene citata la famiglia come una delle ragioni dell’avvio dell’impresa (far lavorare i familiari, seguire il loro consiglio, ottenere il ricongiungimento, seguire le tradizioni familiari, continuare un’attività avviata da parenti). Riguardo alle donne intervistate a Milano, in due casi (impresa di pulizie e agenzia viaggi), l’attività imprenditoriale ha garantito l’autonomia e la flessibilità oraria necessaria per dedicare più tempo ai figli appena arrivati in Italia o ancora piccoli. In altri due casi (bar e estetista), l’avvio dell’impresa è stato sollecitato dall’improvvisa mancanza di reddito da parte del coniuge (per malattia o per gravi difficoltà lavorative). In un terzo caso (scuola di ballo), l’attività, già avviata in precedenza, ha acquisito nuova centralità dopo il decesso del marito, trasformando quello che era iniziato come un hobby in un’attività vera e propria.

L’essere donna e imprenditrice non è facile. Dice una delle imprenditrici: «Noi donne dobbiamo lottare in una società maschile. È difficile fare

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l’imprenditrice e la mamma. Devi dimostrare chi sei, cosa sai fare» (Q202) e un’altra sostiene che «essere donna e avere un’attività in proprio è più difficile, soprattutto per una mamma sola» (Q205). Tuttavia, c’è anche chi ha tratto vantaggio dalla propria identità di genere: «Per una donna è più facile fare le cose, i fornitori sono più rispettosi, ho sempre a che fare con uomini» (Q201). Altre volte si sottolinea come le difficoltà derivino dal fatto di essere straniera, che può causare diffidenza da parte dei clienti, soprattutto quando questi sono prevalentemente italiani, come capita alla maggior parte delle donne intervistate (tranne nel caso della titolare di agenzia viaggi). Infatti, qualcuna ammette che «A volte c’è stata un po’ di diffidenza quando scoprivano che ero rumena, però non mi ha mai creato problemi sul lavoro, si va avanti» (Q201). E anche «Ho sofferto per l’atteggiamento verso di me, verso gli immigrati» (Q206). Però, con il tempo, la situazione migliora:

Ci sono state più difficoltà a causa dell’origine straniera, se non fosse stato per mio marito [italiano], ci sarebbe sicuramente stata diffidenza da parte dei clienti. Ora sono conosciuta, non lo sento più, non ho più quella sensazione (Q208).

L’importante è non lasciarsi scoraggiare da questi atteggiamenti, come mostra l’esempio di una delle intervistate:

Mi son trovata con delle persone che non si fidavano. Ci guardavano in un’altra maniera. Però col mio carattere, quando trovavo queste persone ci stavo più dietro perché dovevano cambiare il modo di pensare nei miei confronti. Non pensavo agli stranieri, pensavo al modo di pensare a me. Allora cercavo, insistevo fino a quando cambiavano idea e sono ancora miei clienti (Q84).

Come il percorso migratorio, anche l’inserimento nel contesto lavorativo italiano e l’avvio dell’attività in proprio hanno rappresentato delle sfide non facili per le nostre intervistate. Tuttavia, sono state in grado di affrontarle, contando sulle proprie capacità e la propria forza. Come sostiene un’intervistata: «Magari le donne sono ancora più forti degli uomini, pensavo di essere debole e invece ho trovato la forza» (Q206). Vedremo dunque, nel prossimo paragrafo, come queste donne stanno affrontando la crisi economica.

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