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Il concetto di moto, la Foronomia e gli Assiomi dell’intuizione.

“La determinazione fondamentale di un qualcosa che debba essere oggetto dei sensi esterni doveva essere il

movimento; perché i sensi possono essere impressionati solo mediante il movimento. L’intelletto riconduce a questo tutti gli altri predicati che appartengono alla natura della materia, per cui la scienza della natura è in generale una scienza del movimento, pura o applicata.”246

Dal punto di vista metafisico - cioè dal punto di vista di ciò che possiamo conoscere a priori della materia in quanto oggetto che rientra nell’esperienza possibile - Kant ritiene che il movimento, o meglio la mobilità come capacità di muoversi nello spazio, sia la proprietà fondamentale della materia. In questo modo Kant pone le basi della sua teoria ‘dinamica’ della materia con la quale egli intende contrapporsi radicalmente alla tradizione atomistica secondo la quale l’impenetrabilità assoluta rappresenta la proprietà fondamentale della materia. Da questo specifico punto di vista, la posizione assunta da Kant nei Principi costituisce la sintesi originale di argomenti presenti in diversi scritti di carattere metafisico- scientifico di epoca precritica - ad esempio Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive (1747),

Storia universale della natura e teoria del cielo (1755) e Monadologia physica (1756) - all’interno del nuovo orizzonte della filosofia trascendentale. La Foronomia del 1786 si presenta però sotto una duplice ed originale veste: da un lato essa costituisce un terreno, “Feld”, comune tra metafisica e matematica, poiché mostra la capacità di quest’ultime di rappresentare le intuizioni formali di spazio e tempo come quanta, cioè come due grandezze omogenee e continue; dall’altro, essa istituisce un ponte, “Brücke”, tra metafisica e scienza della natura, poiché rende possibile la determinazione a priori dei predicati essenziali della materia. Prima di poter esaminare da più vicino il contenuto della Foronomia e il nesso di questo capitolo con gli Assiomi dell’intuizione della Critica della ragion pura, sarà però necessario cercare di chiarire la natura del concetto di moto in Kant e per quale ragione la mobilità costituisca la proprietà fondamentale della materia.

Cercare di determinare che tipo di concetto sia per Kant quello del movimento rappresenta un’impresa tutt’altro che facile. Il motivo principale risiede nel fatto che Kant ne discute in un numero ristrettissimo di passi e per altro in modo piuttosto oscuro. In questa circostanza,

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un concetto può essere considerato: a priori o a posteriori247. Per negare la prima possibilità è

sufficiente richiamare la tavola delle categorie che contiene tutte e soli i concetti puri dell’intelletto. Tra di esse non rientra il concetto del moto. Nel sottolineare‘l’errore’ di Aristotele nell’individuare le dieci categorie, Kant ricorda come il filosofo greco avesse composto un’ulteriore tavola difettosa, quella dei post-predicamenti, nella quale aveva incluso concetti sensibili ed empirici.

“Inoltre, si trovano in essa [la tavola] anche modi della sensibilità pura (quando, ubi, situs, e ancora

prius,simul) e addirittura un modo empirico (motus), i quali non rientrano a nessun titolo nell’albero genealogico dell’intelletto.”248

Dal passo si evince con chiarezza perché Kant abbia escluso questi concetti dalla tavola delle categorie: essi non sono, infatti, concetti che appartengano all’albero genealogico dell’intelletto, ovvero non rappresentano sue funzioni a priori. Egli però distingue tra i primi termini (quando, ubi, situs, prius, simul) e quello del moto: i primi, infatti, appartengono alla sensibilità pura, cioè appartengono alle forme pure dell’intuizione, mentre il concetto del moto viene definito un ‘modo’249 empirico. Subito dopo Kant aggiunge: “vi si trovano anche concetti derivati, elencati coi concetti originari (actio, passio), mentre mancano alcuni di questi”. Questa

frase può essere utile per introdurre un’ulterioreipotesi, ovvero che il concetto di moto sia da considerare un predicabile. Rispetto al punto precedente la situazione è assai più complessa dal momento che Kant non ha mai fornito un elenco completo dei predicabili - o concetti derivati - ma si è limitato a brevi cenni. Nella Critica della ragion pura, Kant definisce ‘predicabile’ un concetto puro ma derivato, cioè ricavabile dalla connessione delle categorie tra loro e con le forme dell’intuizione. Il compito di portare a termine il sistema di tutti i concetti derivati e subalterni dell’intelletto, cioè la completa descrizione dell’albero genealogico dell’intelletto, non rientra direttamente nell’impresa critica ma sarà affidato alla futura metafisica della natura250. Ora, se Kant ritenesse il concetto di moto un predicabile

247 Cfr. Plaass, 1994, p. 283. Evidentemente uno stesso concetto non può essere considerato al contempo a

priori ed empirico. Se così fosse Kant sarebbe caduto in una lampante contraddizione.

248 KrV, p. 147 (A 82 B 108). Cfr. Prolegomeni, p. 161 (AA IV, p. 323).

249 Il termine “modus” è utilizzato da Kant anche per riferirsi a ‘permanenza, successione e simultaneità’, i quali

sono appunto modi del tempo (KrV, B 275).

250 In diversi passi delle opere pubblicate e della sua corrispondenza filosofica, Kant accenna ad un futuro

manuale di metafisica come completamento, in campo teoretico, della Critica della ragion pura quale propedeutica. Cfr. KrV, p. 92 (B 28); Prolegomeni, p. 309 (AA IV, p. 326). Nonostante le promesse di una sua imminente pubblicazione, in seguito a ripetute richieste da parte dei suoi corrispondenti filosofici, non solo Kant non ha mai pubblicato quest’opera ma non ha mai iniziato la sua stesura. E’ possibile che Kant non abbia mai lavorato a quest’opera per tre motivi principali: I) l’impossibilità di portare definitivamente a termine il compito critico; II) l’eventualità che, data la natura analitica dell’opera, essa potesse essere affidata a un suo allievo e fidato collaboratore sulla scorta del manuale di ontologia di Baumgarten; III) il progressivo diminuire delle forze intellettuali.

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potremmo con difficoltà giustificare la citazione precedente (B108): lì infatti Kant si riferisce al moto come un modo empirico e solo successivamente, in forma avversativa, accenna ai concetti derivati di “actio” e “passio”251. Nonostante ciò, ancora una volta Plaass offre

un’interpretazione originale del moto come predicabile. Secondo la prospettiva adottata da Plaass il concetto di moto - e così quello di materia - non possono in alcun modo essere empirici, cioè tratti dall’esperienza, poiché altrimenti essi non potrebbero valere necessariamente per tutti gli oggetti possibili e una metafisica della natura corporea risulterebbe impossibile. Per Plaass quindi questi concetti hanno esclusivamente origine a priori e però, in quanto predicabili, devono ottenere la loro validità oggettiva tramite l’esperienza252: in altre parole, differentemente dai concetti puri (le categorie), dei quali

condividono però l’origine a priori, i predicabili non possono ottenere la prova della loro validità oggettiva direttamente dall’intelletto; a differenza dei concetti empirici, con i quali condividono la necessità di ottenere la prova della validità oggettiva nell’esperienza, i predicabili non possono essere il risultato di una generalizzazione a partire dall’esperienza253.

Dunque, quanto al loro contenuto, i predicabili sono concetti interamente a priori, ma devono ricevere la loro validità oggettiva nell’esperienza, cioè solo in essa si potrà constatare se qualcosa che vi corrisponda esista o no. Nel nostro caso, il concetto di materia potrebbe essere determinato ‘metafisicamente’ - senza tener conto di alcun elemento empirico - ma solo nell’esperienza potremo scoprire se qualcosa del genere esista o no254. Così facendo egli

251 Il passo kantiano, tutt’altro che chiaro, può essere così analizzato: I) dopo aver accennato ai modi della

sensibilità pura e al moto quale modo empirico, Kant scrive “vi si trovano anche concetti derivati”; l’uso di ‘anche’ pare la conferma del fatto che egli non consideri i concetti già citati come predicabili, poiché tali concetti sono derivati dall’intelletto; II) Kant fa l’esempio dei predicabili di actio e passio che Aristotele ha erroneamente incluso nelle categorie e poco dopo esplicita come actio e passio siano insieme alla forza i predicabili della categoria di causalità; III) nei due passi riferiti ai predicabili Kant quindi non parla del moto; IV) è possibile pensare che se Kant avesse ritenuto davvero il moto un predicabile lo avrebbe inserito nell’elenco insieme alla forza, dal momento che esso rappresenta l’effetto dell’azione di una sostanza tramite una forza; V) se invece Kant avesse ritenuto il concetto del moto, quale mutamento delle relazioni esterne, come derivabile o associabile direttamente al predicabile del mutamento, avrebbe potuto elencarlo sotto il titolo della modalità.

252 Plaass, 1994, p. 285-286.

253 Plaass individua quattro specie di concetti nella filosofia teoretica kantiana: I) concetti puri o categorie, che

hanno origine a priori e ottengono la prova della loro validità tramite l’intelletto; II) concetti sensibili puri o matematici, che hanno origine a priori e ottengono la prova della loro validità tramite la costruzione nell’intuizione a priori; III) concetti empirici, che hanno origine dall’esperienza e ottengono in essa la prova della loro validità; IV) concetti derivati o predicabili, che hanno la loro origine nell’intelletto ma ottengono la prova della loro validità nell’esperienza.

254 Ivi, p. 284. “Per i concetti puri derivati dell’intelletto e della sensibilità, comunque, l’origine, può certo risiedere nella ragione

pura mentre la giustificazione del loro uso (la loro validità oggettiva) può venire dall’esperienza.” (mia traduzione). Secondo

Plaass quindi il concetto di movimento, da lui inteso come predicabile, ha la sua origine nel concetto di ‘oggetto del senso esterno’, che non è un concetto empirico bensì a priori; quanto invece alla sua validità oggettiva, essa potrà essere mostrata solo nell’esperienza con il darsi di un oggetto in movimento così come il concetto di materia con il darsi della materia stessa. Una grossa difficoltà tuttavia risulta dal fatto che in questa circostanza si cercherebbe di determinare a priori e in modo puramente intellettuale le proprietà fondamentali che gli oggetti del senso esterno, in quanto oggetti esistenti, devono necessariamente possedere e solo in un secondo momento, per assicurare a questi concetti validità oggettiva, si cercherebbe nell’esperienza qualcosa di

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ritiene di poter assicurare quel carattere di necessità e universalità che Kant riconosce alla conoscenza metafisica. Una simile interpretazione conduce però ad alcune difficoltà: I) essa deve ridurre il peso del fatto che Kant non abbia mai incluso il moto nei suoi brevi elenchi dei predicabili e che anzi lo abbia definito un ‘modo’ empirico; II) essa deve prima di tutto giustificare, come abbiamo già detto, come il concetto della materia possa essere determinato interamente a priori senza poter ricorrere ad alcuna conformità a dati dell’esperienza; III) essa deve rispondere alla critica di aver fatto coincidere due concetti distinti, la descrizione sintetica dello spazio e il moto. Una seconda interpretazione del concetto di moto come predicabile è quella offerta da Konrad Cramer255. Ci limiteremo, nell’ambito di questa ricerca,

a tratteggiarne solo gli aspetti fondamentali. L’interpretazione di Cramer del concetto di moto come predicabile si fonda sulla distinzione tra giudizi sintetici a priori puri e giudizi sintetici a priori non puri che Kant delinea nell’introduzione alla Critica della ragion pura: “D’ora innanzi considereremo dunque conoscenze a priori non quelle che si costituiscono indipendentemente da

questa o quella esperienza, ma quelle che risultino assolutamente indipendenti da ogni esperienza. Ad esse vengono contrapposte le conoscenze empiriche, cioè tali possibili soltanto a posteriori, ossia mediante l’esperienza. Delle conoscenze a priori si chiamano pure quelle a cui non mescolato nulla di empirico. Ad esempio la proposizione: Ogni mutamento ha la sua causa, è una proposizione a priori, ma tuttavia non pura, perché il mutamento è un concetto che può derivare soltanto dall’esperienza.”256

Come si vede dal passo citato, Kant distingue tra: I) conoscenze pure a priori; II) conoscenze empiriche; III) conoscenze non pure a priori. Comprendere cosa intenda esattamente Kant con ‘conoscenze non pure a priori’ è di grande importanza non solo perché in questo modo è possibile mettere in evidenza come l’autore distingua conoscenza matematica e conoscenza filosofica e all’interno di quest’ultima tra principi matematici e dinamici, ma soprattutto perché può fornire una chiave per risolvere il problema lo status della conoscenza metafisica dei Principi257. Se dunque le conoscenze non pure a priori costituiscono un

corrispondente. Al di là di alcuni tratti quasi problematici di questa teoria, essa sembra differire dal metodo seguito da Kant nei Principi e alla sua definizione di conoscenza metafisica.

255 Il riferimento è Cramer, K. 1972, Non-Pure Synthetic A Priori Judgments in “The Critique of pure Reason”, p. 246-

254, in Proceedings of the Third International Kant Congress, ed. White Beck L.Springer, Berlin. Per un’analisi più dettagliata vedi Cramer, K. 1985, Nicht-reine synthetische Urteile a priori. Ein Problem der Transzendentalphilosophie

Immanuel Kants, Winter Verlag, Heidelberg.

256 KrV, p. 75 (B 2-3).

257 E’ necessario ricordare che il passo citato (KrV, p. 75, B 2-3) è stato aggiunto nella seconda edizione del

1787 ed è quindi legittimo ritenere che sia stata elaborato anche alla luce dei Principi. Anche i paragrafi

Esposizione trascendentale del concetto di tempo (KrV, p. 107-108, B 48-49) e Chiarimenti ( p. 110-112, B 53-58)

possono essere letti come una conferma di questa tesi. In particolare, Kant spiega come né il concetto di mutamento né quello di moto possano rientrare nell’ambito dell’Estetica trascendentale, che può contenere solo i concetti di spazio e tempo. Infatti, tanto il mutamento quanto il moto richiedono l’esperienza, cioè il dato

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sottogruppo della conoscenza a priori significa che in esse deve essere necessario il riferimento a un dato empirico, poiché altrimenti sarebbero pure e tuttavia questo riferimento deve essere tale da non contraddire la natura dell’indagine trascendentale. E’ bene partire dall’esempio di Kant: “ogni mutamento ha la sua causa”. Questo giudizio costituisce per Kant il modello di un giudizio sintetico a priori non puro. In che modo? Innanzitutto, Kant dice che si tratta di un giudizio sintetico, dal momento che il concetto del predicato (causa) non rientra nel concetto del soggetto (mutamento). Se il giudizio non fosse sintetico bensì analitico, esso equivarrebbe al giudizio “ogni effetto ha la sua causa” ma in tal modo sarebbe del tutto contrario allo scopo della Critica della ragion pura: spiegare come siano possibili giudizi sintetici a priori. Cramer ricorda come la prima condizione necessaria di un giudizio sintetico a priori sia quella per cui la connessione tra soggetto e predicato sia stabilita con necessità e universalità indipendentemente dall’esperienza. Tuttavia, se deve potersi dare un giudizio sintetico a priori non puro vuol dire che uno dei due concetti deve recare con sé un riferimento necessario all’esperienza. Nel caso del giudizio “ogni cambiamento ha la sua causa” infatti, il concetto del soggetto reca con sé questo riferimento necessario, mentre il concetto del predicato è un concetto puro. Cosa si intende però con ‘riferimento necessario all’esperienza’? Con questa espressione Cramer non pensa, sulla scorta del passo kantiano, a un concetto empirico, quanto a un concetto il cui contenuto possa essere determinato a priori ma che non possa essere utilizzato significativamente senza il riferimento all’esperienza, cioè un predicabile. Nel caso dei predicabili, nei quali il contenuto può essere determinato tramite la combinazione delle categorie e delle forme della sensibilità, infatti, la validità oggettiva del concetto non può essere attestata a priori ma solo tramite l’esperienza258. Nel caso del mutamento259(Veränderung) quindi la condizione di applicazione

significativa del concetto può essere data solo in riferimento all’esperienza e richiede ancora la connessione con il concetto di sostanza, poiché solo il darsi di una sostanza permanente rende possibile il mutamento e quello di alternanza (Wechsel), mediante il quale in prima istanza ci rappresentiamo il darsi di qualità contrapposte in uno stesso oggetto. Qual è dunque questa esperienza da cui, secondo Cramer, l’applicazione del concetto di mutamento deve necessariamente dipendere, o per meglio dire, a cui esso deve fare necessariamente

empirico di qualcosa che muti o che si muova, poiché né il tempo muta né lo spazio si muove ma possono mutare e muoversi gli oggetti nello spazio e nel tempo.

258 Nel caso delle categorie infatti il caso di applicazione, la condizione della loro validità oggettiva, è fornita già

sul piano trascendentale tramite lo schematismo e il sistema dei principi dell’intelletto puro. Vedremo nei paragrafi successivi dell’analisi dei Principi come diversi studiosi abbiano messo in discussione la validità e completezza di questa prerogativa trascendentale.

259 Il mutamento è un predicabile delle categorie di modalità e risulta dalla combinazione della categoria di

esistenza e della forma del tempo. Infatti il mutamento è quel concetto tramite cui ci rappresentiamo il darsi di determinazioni contraddittorie in uno stesso oggetto esistente.

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riferimento? La sensazione in generale. Con questo concetto, che egli intende come un concetto a priori, non pensiamo altro che il succedersi di diverse rappresentazioni: un concetto con cui quindi non ci discostiamo, mi pare, dalla semplice coscienza del molteplice dato. Dunque la sottile soluzione proposta da Cramer è quella di considerare il riferimento necessario all’esperienze dei predicabili non come un riferimento a esperienze determinate, dal quale a suo avviso lo statuto della conoscenza a priori verrebbe intaccato, ma al concetto di sensazione in generale, cioè alla semplice coscienza della pluralità del molteplice che ci è dato. In questo modo egli configura un riferimento all’esperienza che permette di comprendere il darsi all’interno della Critica della ragion puradi elementi eterogenei e apparentemente empirici.

“Com’era giusto, li chiamai, secondo l’antico nome, categorie: alle quali mi riserbavo di aggiungere, al

completo, col nome di predicabili, tutti i concetti che se ne possano dedurre sia mediante la loro connessione reciproca sia mediante la loro connessione con la forma pura del fenomeno (spazio e tempo), o col la materia di esso in quanto non è ancora determinato empiricamente (oggetto della sensazione in generale);”260

Se intendiamo il passo nel modo proposto da Cramer allora Kant starebbe introducendo la condizione di possibilità della conoscenza sintetica a priori non pura tramite il riferimento necessario alla materia del fenomeno261. Poiché però la materia del fenomeno è ciò che deve

essere dato tramite l’esperienza e non può essere anticipato dall’intelletto, allora la materia del fenomeno deve essere intesa come non ancora determinata empiricamente, cioè come un concetto a priori della sola coscienza della diversità del molteplice della sensazione in generale. La conseguenza di questa lettura è però quello di riconoscere come Kant, tramite l’uso di un concetto a priori della sensazione in generale, stia già implicitamente modificando il punto di proporzione tra anticipazione intellettuale e dato sensibile ai fini dell’esperienza per comporre quello che altrimenti costituirebbe un problema all’interno della filosofia trascendentale262. Ora, però rimane un secondo modo possibile di intendere il concetto del

moto, cioè come un concetto empirico263. Come abbiamo visto, in molti passi Kant parla

260Prolegomeni, p. 163 (AA IV, p. 324). “… oder mit ihrer Materie, sofern sie noch nicht empirisch bestimmt ist (Gegenstand

der Empfindung uberhaupt)”.

261 E’ bene ricordare come Cramer però sia un sostenitore dell’indipendenza del piano trascendentale rispetto al

piano metafisico. Egli infatti, a differenza di Plaass, considera il concetto di materia dei Principi un concetto empirico.

262Cfr. KrV pp. 247-249 (B 267-271). In questo caso non è chiaro se Kant consideri la possibilità di una

particolare condizione di validità oggettiva diversa da quelle dei concetti a priori ed empirici. Vedi Friedman, M. 2001, Matter and motion in the Metaphysical Foundations and the first Critique: The Empirical Concept of Matter and the

Categories, in Kant and the Sciences,ed. Watkins E., Oxford University Press, Oxford.

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esplicitamente del moto come di un concetto empirico, cioè come di un concetto che può essere ricavato solo dall’esperienza.

“Per concludere osservo ancora una cosa: che, proprio perché la mobilità di un oggetto nello spazio non può

essere riconosciuta senza l’insegnamento dell’esperienza, io non l’ho potuta includere nella Critica della ragion pura fra i concetti puri dell’intelletto, e che questo concetto, essendo empirico, può trovare posto soltanto in una scienza della natura in quanto metafisica applicata, la quale si occupa di un concetto empiricamente dato, benché secondo principi a priori.”264

Dunque, se qualcosa come una metafisica speciale della natura corporea è possibile allora questo concetto empirico, a differenza di tutti gli altri, deve essere passibile di un trattamento particolare: la costruzione nell’intuizione pura. La natura ancipite del concetto di moto può

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