• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 3 – I CONCIMI

3.2 I concimi a efficienza d’uso migliorata

La classificazione dei concimi con una maggiore efficienza d’uso, può essere eseguita seguendo criteri diversi:

1. contenuto di elementi nutritivi principali; 2. presenza o meno di carbonio organico; 3. stato fisico del concime;

4. parte della pianta che assorbirà gli elementi nutritivi;

5. tempo necessario per l’assorbimento degli elelmenti nutritivi.

Nell’insieme, queste distinzioni rappresentano le caratteristiche tecniche e agronomiche dei concimi e sono determinanti per la scelta del prodotto da impiegare, al fine di massimizzare l’efficienze degli elementi nutritivi e delle produzioni (Masoni, et al., 2010). Pertanto, sia per motivi di salvaguardia ambientale, sia di efficienza della fertilizzazione, le colture ortive da piena area si stanno indirizzando verso l’utilizzo di concimi definiti più efficienti, cioè concimi che non

32

hanno un rilascio immediato degli elementi nutritivi dopo la distribuzione, ma che invece li rilasciano in maniera più o meno continua in un dato intervallo di tempo (Fig. 3.1).

Fig. 3.1 – Confronto tra concimi (C) a tempo di rilascio ritardato e gli altri concimi granulari “a pronto effetto” in rapporto al normale fabbisogno nutritivo di una pianta in crescita. (Fonte (modificata) da: https://icl-sf.com/it-it/cosa-sono-i-concimi-a-cessione-controllata)

Il rilascio di un elemento nutritivo contenuto in un concime consiste nella sua trasformazione (per solubilizzazione, idrolisi, degradazione, ecc.) in una forma assorbibile dalla pianta18.

Il tempo necessario, dal momento della distribuzione del concime, al momento in cui l’elemento nutritivo apportato sia assorbibile per la pianta dipende:

1. dal tempo necessario per la liberazione nel terreno dell’elemento nutritivo (o degli elementi nutritivi) nella forma chimica nella quale era contenuto nel concime (es. N in forma nitrica, ammoniacale, ureica, ecc.);

2. dal tempo necessario perché l’elemento nutritivo (o degli elementi nutritivi) liberato nel terreno in una determinata forma chimica venga trasformato in ioni assorbibili dalla pianta (Masoni, et al., 2010).

Un concime può essere definito a lento rilascio se i nutrienti o le sostanze nutritive dichiarate come a lento rilascio soddisfino, ad una temperatura di 21°C, ognuno dei seguenti criteri (Schippa, 2016):

1. non più del 15% rilasciato in 24 ore; 2. non più del 75% rilasciato in 28 giorni;

3. almeno il 75% del contenuto deve essere rilasciato nel tempo dichiarato.

33

I fertilizzanti con tempo di rilascio ritardato comprendono un’ampia gamma di prodotti, che è possibile distinguere in concimi:

 a lento rilascio (CLR): rilasciano i nutrienti, in forma disponibile per le piante, più lentamente dei normali concimi solubili (tuttavia, la velocità di rilascio dei nutrienti non è ben controllata);

 ricoperti o a rilascio controllato (CRC): cedono i nutrienti, in forma disponibile per le piante, più lentamente dei normali concimi solubili, in funzione di fattori noti e controllabili durante il processo di produzione degli stessi fertilizzanti;

 stabilizzati: concimi contenenti sostanze che rallentano i processi di trasformazione dei composti nutritivi, prolungandone la disponibilità nel suolo (Nicese & Ferrini, 2004). Ciascuna categoria comprende una serie di prodotti con caratteristiche fisico-chimiche ben definite che sono responsabili dello specifico meccanismo di rilascio dei nutrienti. Tuttavia, l’efficacia di questi fertilizzanti è spesso molto variabile poiché interagiscono con una serie di fattori ambientali, biologici e abiotici caratteristici per ciascun sistema colturale e a volte di difficile controllo. Pertanto, l’applicazione di concimi non a pronto effetto, sebbene non richieda particolari competenze da parte dell’agricoltore, in quanto la tecnologia è integrata nel prodotto stesso, può determinare un effettivo miglioramento dell’efficienza d’uso dell’N solo se è accompagnata da un’adeguata conoscenza dei diversi meccanismi di azione e dei fattori che regolano il rilascio dei nutrienti.

Concimi a lento rilascio (CLR)

La strategia di riduzione di N per lisciviazione di questi concimi consiste nel diminuire la solubilità degli elementi nutritivi attraverso la produzione di composti condensati. Si tratta di composti derivanti da reazioni di condensazione e successiva polimerizzazione dell’urea (concime caratterizzato da basso costo ed elevato titolo in N, 46%) con diversi composti.

Tab. 3.1. Tipi di fertilizzanti azotati a lenta cessione (Fonte: Violante 2013 – rielaborata).

Fertilizzante Composizione % N Durata del rilascio (Settimane) Ureaform Polimeri dell’ureaformaldeide 36 - 40 10 – 30+

IBDU Isobutildendiurea 32 10 -16

N-sure Urea-Triazone 28 6 - 9

CDU Urea-Cronotoaldeide 34 6 - 12

34

- l’urea-formaldeide (UF= Ureaform): (36-40% di N) sono polimeri derivanti dalla condensazione dell’urea con la formaldeide; la solubilità in acqua di questi prodotti è inversamente proporzionale al grado di polimerizzazione delle molecole. La miscela di polimeri con diverso peso molecolare può essere usata per modulare la velocità di rilascio dell’N in funzione della curva di asportazione della coltura considerata. Nel caso dell’UF, in funzione delle condizioni in cui avviene la reazione tra urea e formaldeide (pH, temperatura, proporzione tra le moli, tempo di reazione, ecc.) è possibile ottenere tre frazioni: monomeri solubili in acqua fredda, piccoli polimeri solubili in acqua calda o ancora polimeri ad elevato peso molecolare a bassissima solubilità (insolubili in acqua calda). In funzione del rapporto tra queste tre frazioni, le aziende produttrici costituiscono una serie di composti da quelli più o meno solubili fino a quelli completamente insolubili (Martinetti, 2014).

L'efficienza dell'uso di azoto di un fertilizzante UF è determinata dall'indice di attività (AI) relativa alle proporzioni relative di tre frazioni, che sono (Tab. 3.1):

 Frazione I: solubile in acqua fredda (CWIN, 25°C) contenente urea residua, metilene diurea (MDU) , dimetilene triurea (DMTU) e altri prodotti di reazione solubile. L’N della frazione I è lentamente disponibile, a seconda della temperatura del suolo

 Frazione II: solubile in acqua calda (HWS, 100°C) contenente urea di metilene di lunghezze intermedie di catena, il N è a lento effetto.

 Frazione III: insolubile in acqua calda (HWIN), contenente uree di metilene di elevata lunghezza, l’N è estremamente poco solubile o non disponibile (Trenkel, 2010).

Tab 3.2 – Solubilità dell’Urea-formaldeide (Detrick, 1995).

Frazioni

Solubile in acqua fredda Insolubile in acqua fredda

Solubile in acqua calda Insolubile in acqua calda

(I) (II) (III)

Per legislazione italiana il contenuto minimo di N deve essere del 38% con un indice di attività (AI = Activity Index) di almeno il 40%. L’AOAC (Association of Official Agricultural Chemist) definisce l’indice di attività, come:

𝐴𝐼 =%CWIN − %HWIN

%CWIN × 100

dove:

%CWIN (Cold Water Insoluble) = % di N insolubile in acqua fredda (25°C) %HWIN (Hot Water Insoluble) = % di N insolubile in acqua calda (100°C)

35

Molti composti sono caratterizzati da un valore di AI ≥ 50% e delle parti insolubili in acqua in genere > 60%.

Il rilascio di azoto da concimi contenenti UF è un processo a più fasi (dissoluzione e decomposizione). In generale, una parte del N viene rilasciata lentamente (Frazione I); questo è seguito da un rilascio graduale in un periodo di diversi mesi (3-4) (Frazione II) a seconda del tipo di prodotto. Tuttavia, il modello di rilascio è influenzato dalla temperatura del suolo e dall'umidità, nonché dagli organismi del suolo e dalla loro attività.

Questo concime è commercializzato da solo come somministrazione diretta di N, in particolare alle colture orticole, o insieme a concimi complessi NPK (Violante, 2013).

- L’isobutilidendiurea (IBDU® - 32% N) si forma per reazione di condensazione tra urea e aldeide iso-butirrica [(CH3)2CHCHO]:

2H2NCONH2 + (CH3)2CHCHO ↔ (CH3)2CHCH(NHCONH2)2

Il meccanismo di rilascio consiste in una idrolisi graduale dell'IBDU, poco solubile in acqua, a urea, che segue le normali trasformazioni subite ad opera dei batteri presenti nel suolo. Il tasso di rilascio di azoto è funzione della dimensione delle particelle, (più le particelle sono fini, più è rapido il rilascio), dell'umidità, della temperatura e del pH del suolo. L'IBDU è utilizzato per i tappeti erbosi e talvolta si sono osservati casi di fitotossicità in colture sotto serra. L’IBDU viene preferibilmente applicato a temperature basse (Trenkel, 2010) e con una granulometria commercializzata del prodotto compresa tra 0,7 e 2,0 millimetri.

- La crotonildendiurea (CDU®) è stata brevettata come concime a lento rilascio nel 1959, dalla Chisso Corporation, la quale sviluppò un processo industriale economico e continuo per produzione di CDU da aldeide crotonica (CH3-CH=CH-CHO) e urea (Fig. 3.2). La CDU si

decompone per idrolisi, per degradazione dai microorganismi presenti nel terreno, nonchè dalla temperatura e l'umidità del terreno che influenzano il tasso di rilascio. La degradazione è più lenta rispetto a quella dell’IBDU, anche nei terreni acidi. Come per IBDU, la dimensione delle particelle influenza notevolmente il tasso di rilascio dell’N. In Giappone e in Europa, il suo utilizzo principale è nel terriccio e nell'agricoltura specializzata, tipicamente formulata in fertilizzanti composti NPK granulati (Trenkel, 2010).

36

- l’urea triazone (UT): è un composto eterociclico organico azotato, identificato come S-tetraidro triazina, la sua struttura è caratterizzata da forti legami C-N i quali, determinano il lento rilascio dell’N. L’urea-triazone viene commercializzata all’interno del prodotto commerciale N-SURE®

ed è prodotto facendo reagire l'urea, formaldeide e ammoniaca. L’UT si presenta come una soluzione liquida caratterizzata da un titolo del 28% in peso di N, costituito dal 7,8% di N ureico e dal 20,2% di Urea-Triazone. L’ N-SURE® può essere somministrata al suolo con l’impiego degli

irrigatori (in soluzione acquosa) oppure può essere applicato direttamente all’apparato fogliare. L'urea-triazone rimane sulla superficie della foglia in fase liquida molto più a lungo dell’urea, presenta una bassa volatilità, non determina fitotossicità, ed è una fonte stabile di N. I sei atomi formano un forte legame chimico e quindi il triazone rilascia lentamente l’N, abbassando così la possibilità di potenziali bruciature da sostanze chimiche sulle foglie, che risulta minore rispetto ad altri fertilizzanti fogliari a base di N. E' compatibile con diversi concimi fosfatici, potassici e con la maggior parte dei micronutrienti. Tuttavia, particolare cura deve essere presa quando viene applicata con concimi contenenti ammonio e/o ferro a causa del suo pH elevato (9,5). A tale pH elevato, ammonio N è soggetto a volatilizzazione, mentre il ferro diventa indisponibile alle piante (Liu & Williamson, 2013).

- Composti inorganici a lenta solubilità: In questo caso il rilascio dell’elemento fertilizzante è causato dalla scarsa solubilità dei composti da cui derivano. A questo gruppo appartengono, per esempio, tutti i composti con formula generale MeNH4PO4×H2O, dove Me indica un catione

bivalente come Mg, Zn, Fe e Mn. Questi concimi sono poco utilizzati in vivaio per il basso titolo di N (non superiore al 10%) e l’elevato titolo di fosforo (fino al 50% di PO2), ma soprattutto il

rilascio non è facilmente controllabile.

In generale, possiamo dire che l’N viene rilasciato dai CLR per idrolisi. La velocità di rilascio è inversamente proporzionale alle dimensioni del granulo, e direttamente proporzionale all’umidità del terreno; inoltre il rilascio è influenzato dalla temperatura (deve essere maggiore di 10°C) e dal pH (l’idrolisi è più veloce a pH basso). Parte del lavoro effettuato per il rilascio dell’N è dovuto anche all’attività dei microrganismi, influenzati dalle caratteristiche del suolo (Shaviv, 2001).

Concimi a rilascio controllato (CRC)

Un altro approccio utilizzato per regolare il rilascio di N in forma assimilabile dalle piante è la ricopertura dei granuli di concime, generalmente costituiti da urea, con materiali semipermeabili, che fungono da barriera tra il concime e l’ambiente esterno. I principali materiali ricoprenti utilizzati per la preparazione dei CRC si differenziano per varie caratteristiche fisico-chimiche (materiale inorganico o organico, grado di permeabilità, solubilità, spessore) e sono i seguenti:

37 - zolfo elementare (SCU = sulfur coated urea); - polimeri di sintesi (polymer coated urea);

- miscele di S e polimeri (polymer-sulphur coated urea).

Gli agenti/materiali utilizzati principalmente per il rivestimento dei granuli (Trenkel, 2010) sono:  zolfo;

 polimeri, ad esempio policloruro di polivinile (PVDC), polimeri che formano gel, poliolefina, polietilene, etilene-vinilacetato, poliesteri, resine formaldeide di urea, resine alchidiche, resine simili a poliuretano ecc.;

 sali degli acidi grassi (ad esempio, stereato di calcio);

 lattice19, gomma, gomma guar20, agenti antiagglomeranti derivanti dal petrolio e cera;

 fosfati di calcio e magnesio e ossido di magnesio;

 phosphogypsum21, fosforite, argilla attapulgita (fillosilicato di alluminio e magnesio);

 torba (incapsulamento all'interno di pellets di torba);  neemcake/’nimin’-estratto22.

Il materiale polimerico utilizzato da ciascun produttore dipende principalmente dalle sue proprietà chimiche e fisiche, dal costo, dalla disponibilità e dal fatto che esista un brevetto. In confronto ai prodotti derivanti dalla reazione di condensazione dell’ urea, i fertilizzanti rivestiti, in particolare quelli rivestiti con un rivestimento multistrato di zolfo e polimeri, possono essere più economici. Inoltre il costo totale del fertilizzante può essere ulteriormente ridotto miscelando fertilizzanti rivestiti con fertilizzanti convenzionali in diverse proporzioni (Trenkel, 2010) (Fig. 3.3.).

19La parola “lattice” originariamente significava un'emulsione di gomma naturale, come quella ottenuta tagliando la

corteccia di alberi di gomma. Tuttavia, nella chimica, tutte le dispersioni colloidali dei polimeri in un mezzo acquoso sono chiamati lattice.

20 La gomma di guar è un prodotto che può formare un idrocolloide. Viene ricavata dalla macinazione dell'endosperma

dei semi del guar (Cyamopsis tetragonoloba), una pianta erbacea delle leguminose tipica dell'India e del Pakistan, i cui semi sono utilizzati localmente per scopi alimentari da secoli. Il principale costituente è un galattomannano (https://it.wikipedia.org/wiki/Gomma_di_guar).

21 Phosphogypsum si riferisce al solfato di calcio idratato formatosi come sottoprodotto della produzione di concime

dalle rocce fosfatiche con ac. Solforico, è radioattivo a causa della presenza naturale di uranio nelle rocce (http://www.fertilizer.org/Phosphogypsum).

38

Fig 3.3 - Osmocote Exact®. In funzione del colore i vari granuli di questo CRC avranno differenti tempi di rilascio: quello in foto ha una durata di 8-9 mesi. (Fonte: ICL).

Infine i CRC consentono anche il rilascio controllato di sostanze nutritive diverse dall'azoto (Fig. 3.4), diventando concimi complessi a lento rilascio.

Fig. 3.4 – Modalità di rilascio dei concimi CRC con membrana di rivestimento semipermeabile all’acqua (Basacote®) (modificata da fonte: https://image.slidesharecdn.com/semslowrelease-

160407062132/95/slow-release-fertilizer-in-crop-production-7-638.jpg?cb=1460010113)

Urea rivestita di zolfo (SCU)23

La “Tennessee Valley Authority” (Alabama), ha sviluppato il processo produttivo di base per SCU nel 1961. Il rivestimento di zolfo può essere considerato una membrana impermeabile che si degrada lentamente attraverso processi microbici, chimici e fisici. La concentrazione di azoto e il suo tasso di rilascio variano con lo spessore del rivestimento rispetto al granulo o alla dimensione dell'aperture presenti in esso (è influenzato anche dalla purezza dell'urea utilizzata) .

Ci sono due motivi principali che favoriscono la combinazione di urea e zolfo:

1. l'urea ha il 46% di N e, dopo il rivestimento con zolfo l’SCU contiene ancora circa il 30- 40% di N;

39

2. L'urea è soggetta a perdite per volatilizzazione come NH3, dopo che si è trasformata in

ione ammonio (NH4+), quando la soluzione circolante del terreno ha un pH >7,5 (Violante,

2013), coprendo i granuli di urea con una membrana impermeabile di zolfo tali perdite sono significativamente ridotte;

3. Lo zolfo è un nutriente per le piante prezioso e la sua applicazione sta diventando sempre più importante in quanto le normative ambientali stanno diminuendo le emissioni di zolfo nell'atmosfera e quindi anche la sua deposizione sul terreno.

La fabbricazione di SCU avviene partendo da granuli di urea preriscaldata (71-82 °C) che vengono poi spruzzati con zolfo fuso (143 °C). Questo processo avviene in un tamburo rotante, dove il movimento del tamburo mescola i granelli consentendo un uniforme incapsulamento. Qualsiasi poro e/o crepa nel rivestimento è sigillato aggiungendo un sigillante di cera o olio di paraffina polimerico (da 2 a 3% del peso totale). Infine, viene applicato un condizionatore (da 2 a 3% del peso totale) per ottenere un prodotto sciolto e privo di polvere con buone caratteristiche per poter essere successivamente manipolato e conservato. I prodotti attualmente fabbricati contengono da 30 a 42% di N e da 6 a 30% di S, oltre a vari sigillanti e condizionatori. Tuttavia, SCU non è resistente all'abrasione a causa della natura del rivestimento dello zolfo. La liberazione dei nutriente dai granuli di SCU è direttamente influenzata dallo spessore e dalla qualità del rivestimento.

La dissoluzione dell'urea nella soluzione circolante avviene tramite la degradazione microbica e idrolitica del rivestimento protettivo di zolfo facilitata anche dalla presenza di micropori e imperfezioni sul rivestimento.

Tipicamente nei formulati commerciali si possono individuare tre tipi di rivestimenti che proteggono i granuli, in una quantità proporzionale tra loro (1/3 circa):

 Granulo a rivestimento danneggiato con crepe, l’urea può essere rilasciata immediatamente dopo il contatto con l'acqua (cosiddetto "burst");

 rivestimento danneggiato con crepe sigillate da cera;

 rivestimento perfetto, l’urea può essere rilasciata anche molto tempo dopo che è richiesta dalla pianta (cosiddetto "lock-off" effetto).

Questi tre tipi di rivestimento consentono un rilascio a breve, medio e a lungo termine.

Tradizionalmente, la qualità della SCU è caratterizzata dalla velocità di rilascio dell’N nella soluzione del terreno entro sette giorni. Il metodo del tasso di dissoluzione a sette giorni consente di generare un profilo di lisciviazione per SCU. Attualmente, i fertilizzanti SCU hanno valori di

40

dissoluzione di circa il 40 al 60%. "SCU-30" indica un prodotto con un rilascio di azoto del 30% entro sette giorni in condizioni prescritte (Trenkel, 2010).

Più recentemente, a causa dei limiti della ricopertura di S, i produttori lo hanno sostituito in parte o totalmente con altri materiali (di natura organica o inorganica, idrofili o idrofobi) quali ad esempio; resine (resine alchiliche, poliuretano), polimeri termoplastici (polietilene, etilene vinil acetato, cloruro di polivinile, poli-acrilammide, gomma naturale, acido polilattico) e molti altri, ancora in via di sviluppo (Incrocci, et al. 2013).

Dual coating technology (polimeri + zolfo = PSCU)

Gli svantaggi del rilascio di sostanze nutritive irregolari da SCU hanno portato allo sviluppo dei cosiddetti rivestimenti ibridi con zolfo e un sottile rivestimento in polimero (PSCU) (termoplastico o resina) contenente circa 38,5 - 42% N, 11-15% S e meno del 2% di polimero sigillante. In questi concimi la qualità del concime rivestito dal polimero è combinato con un costo più basso, grazie all’azione dello zolfo (Detrick, 1995). Un esempio di prodotto con rivestimento ibrido è Osmocote® Blend della ICLSF.

CRC rivestiti da una membrana polimerica24

I precedenti SCU e PSCU hanno dominato il mercato per diversi anni. Tuttavia, le produzioni florovivaistiche in contenitore e i tappeti erbosi hanno bisogno di concimi a rilascio controllato con dinamiche di rilascio più precisi. Quindi, sono stati sviluppati molti nuovi concimi a rilascio controllato con rivestimenti a base di polimeri sintetici (Shaviv, 2005). I rivestimenti di polimeri sono membrane semi-permeabili o impermeabili con piccoli pori. I principali problemi nella produzione di concimi rivestiti da polimeri sono la scelta del materiale di rivestimento e del processo per applicarlo sul granulo. Il rilascio delle sostanze nutritive attraverso la membrana polimerica non è influenzato dalle proprietà del suolo, come il pH, la salinità, la struttura, l'attività microbica, il potenziale redox: la cessione del concime è condizionata essenzialmente dalla temperatura, dall’umidità del suolo e dalla permeabilità del rivestimento polimerico (Fig.3.5). È quindi possibile prevedere il rilascio di sostanze nutritive dei concimi ricoperti con polimeri in un determinato periodo di tempo in modo molto più affidabile (Shaviv, 2005) di quelli dei CRC precedentemente illustrati.

24 Regolamentati da: D.Lgs 75/2010 - All.6 Prodotti ad Azione Specifica, 2 Prodotti ad azione sui fertilizzanti, 2.2

41

Fig. 3.5 – Immagine al microscopio elettronico del rivestimento poroso di un CRC avvolto da polimeri (Schippa, 2016). Si notino i micropori della membrana.

Il rivestimento con polimeri semipermeabili permette l'ingresso dell'acqua attraverso i micropori, richiamata dalla elevata concentrazione di sali presente all’interno del granulo rivestito. Ciò fa aumentare la dimensione del granulo e permette una maggiore apertura dei micropori con la conseguente fuoriuscita delle sostanze nutritive. Il rivestimento in resina consente di controllare in modo soddisfacente il tasso di rilascio. Anche per questa tipologia di CRC il tasso di rilascio delle sostanze nutritive può essere controllato variando il tipo e lo spessore del rivestimento, nonché cambiando il rapporto tra i diversi materiali di rivestimento. La permeabilità all'umidità della capsula può essere controllata cambiando la composizione del materiale di rivestimento. La quantità di materiale di rivestimento utilizzato per i rivestimenti dipende dai parametri geometrici del materiale di base che deve essere rivestito (granulometria, superficie, rotondità, purezza, ecc.) (Trenkel, 2010). I produttori di solito commercializzano il proprio prodotto in base al tempo di cessione, cioè al periodo (in mesi) necessario per cedere almeno lo 80% dei nutrienti presenti nel granulo, mantenuto ad una temperatura costante di 25 o 21 °C.

Per garantire la lunga durata del rilascio di sostanze nutritive da un prodotto rivestito con polimeri, degradazione chimica o biologica del rivestimento dovrebbe avvenire solo quando si è concluso il periodo di rilascio dei nutrienti: ciò comporta che alcuni rivestimenti dei CRC possono rimanere nel suolo molto a lungo. La lenta degradabilità delle membrane avvolgenti i CRC è stata oggetto negli ultimi anni di attenzione da parte della commissione europea, che vorrebbe introdurre una normativa assai restrittiva sulla degradabilità dei polimeri utilizzati per i CRC.

Il CRC testato sul pomodoro: urea rivestita con tecnologia E-MAX®

Il concime testato in questa tesi, fa parte dei CRC rivestiti da polimeri. Il concime ha un titolo del 43% (in peso) e il fertilizzante al suo interno è urea, con un periodo di rilascio dichiarato di 2-3

42

mesi. La membrana che lo ricopre è semipermeabile, studiata per migliore l'efficienza nutrizionale degli elementi nutritivi che racchiude. Il principio di rilascio (Fig. 3.6) è quello esposto nei paragrafi precedenti riguardanti i CRC rivestiti da polimeri con membrana semipermeabile. Quindi il rilascio sarà condizionato dall'umidità e dalla temperatura, permettendo di simulare l’andamento della cessione: temperature più alte favoriscono il rilascio di sostanze nutritive, viceversa temperature più basse rallentano la cessione, in linea con le esigenze nutrizionali della cultura.

Fig. 3.6 – Principio di funzionamento dei CRC rivestiti dalla tecnologia di rilascio E-MAX (fonte: https://icl-sf.com/uk-en/explore/fruit-vegetables-arable-crops/e-max-release-technology).

I vantaggi della tecnologia di rilascio E-MAX sui concimi azotati, secondo la ICLSF (ICL-sp, 2017) sono:

 Riduce il rischio di dilavamento, volatilizzazione o perdita di elementi nutritivi;

Documenti correlati