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5.1 Considerazioni sul lavoro

Nella parte delle conclusioni passerò in rassegna i tre ambiti dell’ACISD: La partecipazione al servizio e al territorio, l’organizzazione e la progettazione. Si tratta di ricapitolare i principali elementi affrontati nel mio lavoro, estrapolando gli argomenti chiave emersi.

Nel primo ambito attraverso le interviste e l’osservazione partecipata, si comprende bene come il Foyer La Gente si sia evoluto in tutti questi anni nell’attenzione, sempre maggiore, alle problematiche della società.

69http://www.migrosticino.ch/migros_visual_amb_pdf/2014-41-anniversario%20con%20FD.pdf

70Medeghini R., Vadalà G., Fornasa W., Nuzzo A., Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per la capacità inclusiva dei servizi, Trento,

Erickson, 2013, p. 187

È una struttura molto aperta che favorisce la partecipazione delle persone all’interno dei servizi e nella società, dando loro un grande spazio per prese di decisioni.

Gli utenti partecipano a diverse attività con associazioni esterne e con il foyer, portando in molti casi idee sulle attività da svolgere. Un aspetto che ritengo si possa ulteriormente migliorare con i servizi del territorio, riguarda le attività ricreative che in molte opportunità si svolgono solo tra persone con disabilità creando una risposta specialistica. Questo aspetto si allaccia ancora al tema dell’integrazione e non favorisce momenti reali di cittadinanza e appartenenza alla società.

L’educatore ricerca la massima autonomia ed indipendenza della persona, stimolandolo e “accompagnandolo” nel suo percorso di vita. La struttura non è ubicata in un unico luogo ma dislocata sul territorio, per permettere alla persona di vivere e partecipare nella società, responsabilizzando maggiormente la persona. Trovo molto interessante le diverse attività che si svolgono durante l’anno, soprattutto l’aperitivo di fine anno dove si promuove un momento fra tutte le persone che vivono all’interno del quartiere, gli utenti ed i loro famigliari di conoscenza, incontro, scambio e costruendo relazioni. Ritengo questi momenti molto inclusivi. Nel lavoro risalta molto bene come sia importante e fondamentale la riunione d’équipe all’interno del Foyer La Gente, momento che permette di condividere un progetto di sviluppo individuale concordato in precedenza con l’utente.

Dal lavoro esce l’importanza delle collaborazioni con la rete di ogni singolo utente, per costruire e valutare la rete sociale. Si è visto come il Foyer La Gente abbia costruito negli anni relazioni forti con le famiglie, le istituzioni, il quartiere,… verso un approccio inclusivo. Per terminare questo primo ambito posso affermare che l’aspetto della partecipazione sia ben presente nel Foyer La Gente e che tende a promuovere le capacità del singolo ed valorizza le differenze fra loro, quindi posso dire che l’aspetto inclusivo sia ben presente. Nel secondo ambito, che riguarda l’organizzazione, si può comprendere come l’ubicazione del Foyer La Gente, in un quartiere popolare e multiculturale di Molino Nuovo, favorisce molto l’aspetto inclusivo, poiché permette di vivere in un luogo “non specialistico” e di

confrontarsi quotidianamente con la realtà della società favorendo un’opportunità di

partecipazione e confronto degli utenti con il territorio.

Il Foyer La Gente offre comunque una forma d’accompagnamento importante con la persona che viene dimessa, e dimostrando una grande flessibilità nei tempi delle dimissioni verso altre strutture o luoghi.

L’équipe è molto aperta e favorisce incontri con la rete sociale vicina all’utente, mostrando una grande flessibilità e un’organizzazione molto elastica.

La struttura non ha al suo interno persone con una disabilità fisica importante perché vi sono diverse barriere architettoniche nei palazzi dove vivono, e persone con una doppia diagnosi (disagio psichico e tossicodipendenza) poiché non si hanno le competenze per questo tipo d’utenza. Aspetti quest’ultimi che si legano maggiormente all’inserimento e

all’integrazione, ma non ancora ad un aspetto inclusivo che mette l’accento sulla modifica del contesto al fine di favorire le condizioni adeguate alle singolarità dei casi.

Ho notato come il Foyer La Gente promuova e faciliti relazioni affettive fra le persone con disabilità, è stata in Ticino una delle prime a riflettere su questo tema molto importante. Inoltre si da una grande importanza a quello che è lo spazio personale del residente, lasciando alla persona la possibilità di personalizzare il proprio spazio.

Le attività interne ed esterne sono molteplici durante la settimana, soprattutto durante il fine settimana. L’organizzazione dell’attività, delle iniziative tiene conto anche delle differenze d’età degli ospiti.

Terminando questo secondo ambito, posso affermare che per la maggior parte degli indicatori analizzati l'aspetto inclusivo, prevale nella gestione della struttura sull'aspetto integrativo, anche se vi sono problemi legati alla logistica e ad aspetti economici, poiché alcuni luoghi accessibili a livelli di prezzi per una fondazione presentano delle barriere architettoniche (scale, ascensori piccoli, …), che difficilmente potranno cambiare per la congiuntura economica.

Nel terzo ambito, che riguarda la progettazione, posso affermare che il Foyer La Gente è molto riconosciuto all’interno del quartiere ed è diventato un luogo d’appoggio e beneficio per tutti, sviluppandosi attraverso queste collaborazioni.

Il Foyer La Gente è una struttura molto aperta e flessibile, per permettere agli utenti di sperimentare al massimo nuove esperienze, crescendo ed assumendo nuovi ruoli di cittadinanza.

La Fondazione Diamante ed il Foyer La Gente sono presenti sul territorio e partecipano alle discussioni che avvengono legate all’inclusione sociale, con altre istituzioni cantonali. Sotto tutti gli aspetti la struttura utilizza un linguaggio non infantilizzante ma che sia adeguato nel pieno rispetto della persona.

Con gli utenti viene stilato un progetto di sviluppo individuale, costruendo assieme e analizzando obiettivi realistici. Tutto questo avviene attraverso una progettazione dialogica partecipata, dove si coinvolgono gli utenti, i curatori ed i loro famigliari.

Per terminare il terzo ambito, posso affermare attraverso le interviste e l’osservazione partecipata, che il Foyer La Gente presenta nei diversi indicatori utilizzati molto aspetti dell’inclusione sociale, anche se possiamo ancora incontrare aspetti legati all’integrazione. Il lavoro svolto spero possa essere preso come spunto dalle strutture presenti sul territorio e dagli educatori, per riflettere sulle pratiche inclusive che sono esistenti nel proprio servizio. Questo tema nei prossimi anni sarà sempre più discusso attorno alla figura dell’operatore sociale “inclusivo”, dove l’educatore rifletta e ponga attenzione a comprendere e rimuovere le barriere che ostacolano o arrestano i processi inclusivi. Dopo questo lavoro ritengo che l’approccio inclusivo necessiti di un appoggio maggiore delle diverse istituzioni presenti sul territorio, dagli operatori e dalle persone che compongono tutta la società. L’inclusione porta avanti idee fondamentali, che si

distanziano in modo forte dall’idea di integrazione sociale. È fondamentale che si riconoscano le differenze e non si faccia finta di nulla cercando di annullarle, ma bisogna valorizzare le persone creando dei contesti inclusivi che permettano una crescita di tutta la società.

Le strutture piano a piano dovranno allontanarsi dai modelli e progetti che hanno come obiettivo di normalizzare ed adattare le persone con disabilità alla società, ma iniziare a costruire progetti che mettano al centro le relazioni tra loro ed il contesto d’appartenenza. Spero quindi che questo lavoro possa aiutare i professionisti, le associazioni, le persone che compongono la società a riflettere sull’inclusione sociale, sulle sue caratteristiche poiché in molte opportunità viene ancora confusa con l’integrazione sociale.

Inoltre si può riflettere e analizzare quanto le istituzioni e gli enti della società, che non si occupano direttamente del sociale, effettivamente si interessano dell'inclusione. Quindi all’intera società si chiede un cambio di visione, e non vedere le persone con disabilità, donne, stranieri, ecc come persone di “seconda categoria”, ma parlare di diritti che includano tutte le persone.

Inoltre in ottica futura questo lavoro può permettere di far conoscere maggiormente lo strumento dell’ACISD, il quale è molto interessante e funzionale per un’autovalutazione del proprio servizio. Trovo interessante se nei prossimi anni, sulla scia di questo lavoro, si possano coinvolgere maggiormente gli utenti nel dare indicazioni e valutazioni sull’approccio inclusivo delle strutture.

5.2 Limiti del mio lavoro di tesi

A livello personale ho avuto alcune difficoltà a identificare la domanda di tesi, dopo aver stilato le domande per le interviste da porre ai diretti interessati. Comunque grazie al sostegno della commissione sono riuscito a superare questa fase. Una difficoltà è stata anche riuscire a contattare tutte le persone e incontrarsi a corto termine, per svolgere le interviste poiché alcune non facevano più parte del Foyer La Gente e della Fondazione Diamante. Un aspetto che ho parzialmente sottovalutato è stata la trascrizione delle interviste che mi ha preso un tempo considerevole nella globalità del lavoro.

Ritengo che un altro limite del mio lavoro, sia stata la parte soggettiva, che può aver influenzato la mia osservazione partecipata anche se ritengo che lo strumento delle interviste e le documentazioni hanno certamente attutito questa soggettività.

Un’altra difficoltà che è scaturita verso il termine del mio lavoro, è che molte informazioni emerse dalle interviste, simili fra di loro, sono affiorate in domande diverse, creando alcune difficoltà nella parte della dissertazione.

Per terminare ritengo che comunque il modello dell’inclusione sociale sia ancora abbastanza nuovo, e solo negli ultimi anni si è iniziato concretamente a parlarne e mettere in discussione l’approccio integrativo.

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