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4. Dissertazione

4.3 Analisi delle interviste e osservazione sul ruolo inclusivo riscontrato nel Foyer La Gente

4.3.3 La Progettazione

La cultura della partecipazione

Il quartiere di Molino Nuovo, dove si situa il Foyer La Gente, come già detto è un luogo popolare dove vi è una grande multiculturalità. Possiamo notare in un’intervista i primi momenti che hanno contraddistinto l’approccio del quartiere verso la struttura ed i cambiamenti che attualmente sono presenti. Nella domanda ”Quali riferimenti istituzionali hanno portato alla creazione del Foyer La Gente?”: “C’è stato quello che io ho sempre chiamato un processo di contro-integrazione, nel senso noi abbiamo dovuto all’inizio lavorare per rassicurare le persone del quartiere, i vicini di casa, che non avevamo dei mostri o dei cattivi che minacciavano qualcosa o delle sicurezze. Alla fine siamo diventati dei punti di riferimento per la gente, soprattutto gli anziani e gli stranieri che abitavano in questi palazzi e abitano tutt’ora, e penso anche una sicurezza perché ci conoscono, più passava il tempo più conoscevano le nostre facce, la nostra presenza. Questo rassicurava loro perché ci vedevano anche di sera, di notte, al mattino presto”62

.

Trovo molto interessante tutto il lavoro svolto dal Foyer La Gente, cercando di coinvolgere bene il quartiere nel suo sviluppo. La struttura è riconosciuta e valorizzata dal quartiere, e negli anni è diventato un luogo d’appoggio, e lo è tutt’ora per le persone del quartiere, soprattutto straniere e anziane.

Questa affermazione la possiamo collegare “al punto 3.1.1. dell'ACISD: Le diverse

componenti del territorio e del sociale sono considerate come potenziali beneficiarie del messaggio e della progettazione inclusivi”63

, che mostra i diversi componenti che beneficiano di un approccio inclusivo della struttura.

La personalizzazione e le competenze di ciascuno

Il Foyer La Gente è una struttura molto aperta e flessibile, per permettere agli utenti di sperimentare al massimo nuove esperienze. Si può comprendere bene, attraverso le parole di un'educatrice, che risponde alla domanda “Nell’attualità, quali sono i principali elementi che caratterizzano oggi il lavoro del Foyer? Quali sono i suoi rapporti col territorio?”:” Un elemento è sicuramente l’elasticità del foyer e di chi vi lavora, perché uno che è troppo rigido qui dopo tre mesi se ne va. L’elasticità sempre nel rispetto dell’altro o nel rispetto del progetto o di quanto è stato deciso il lunedì, la dinamicità è il fatto che ogni volta c’è qualcosa di nuovo, arrivi e pensi che il mercoledì c’è questo e quell’altro invece devi essere dinamico e elastico per cambiare al volo, per cambiare le situazioni”64

.

62Intervista A, p. 39

63Medeghini R., Vadalà G., Fornasa W., Nuzzo A., Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per la capacità inclusiva dei servizi, Trento,

Erickson, 2013, p. 183

Posso quindi collegare quest’affermazione “con i punti 3.1.13 “I dati raccolti dai suddetti strumenti hanno un peso sulla progettazione” e 3.1.16 “Nella fase di osservazione, sono esplicitati gli interventi di supporto, di potenziamento e di sviluppo alla piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita del servizio” dell'ACISD65”, dove si

afferma che la progettazione può essere rimodulata o flessibile a seconda della situazione. Quindi in base alle informazioni ed alle mie esperienze posso affermare che l'approccio inclusivo sia ben presente.

I progetti individuali permettono agli utenti di crescere ed assumere nuovi ruoli ed una maggiore autonomia sotto diversi aspetti. Per esempio c’è un utente che impara a suonare la fisarmonica ed ha fatto un corso di fotografia, c’è un utente iscritto ad un’Associazione ed è presente alle assemblee, diversi utenti partecipano ad attività sportive presenti sul territorio, …. Quindi le persone svolgono attività nelle quali si sentono valorizzate e si sentono partecipi nella società. Posso fare un esempio di un progetto di sviluppo individuale concreto con un ospite del Foyer La Gente, con il quale sono stato in “prima linea” e che ha coinvolto molto bene tutta la rete sociale. Il progetto di L. consisteva nel prendere il treno da Lugano a Mendrisio, con l’obiettivo di aumentare l’autonomia nel prendere mezzi pubblici, e per la madre di non dover andare settimanalmente a prendere e riportare il figlio. Questo progetto è stato molto positivo e ritengo che possa essere un buon esempio di coordinazione e sinergia efficiente tra la rete sociale vicina all’ospite.

Posso quindi collegare queste mie parole “al punto 3.2.9 dell'ACISD: I progetti individuali

promuovono la possibilità per la persona con disabilità di assumere ruoli diversi”66

. La struttura promuove progetti ed attività che hanno questa finalità inclusiva.

Il linguaggio

Attraverso il progetto di sviluppo individuale si fa emergere la situazione attuale, le competenze acquisite con gli obiettivi precedenti, l’obiettivo generale e prioritario, altri obiettivi e la verifica finale67. Al suo interno viene utilizzato un linguaggio che rispetta la persona nel suo insieme, senza tratti infantilizzanti. Posso affermare attraverso il documento “progetto di sviluppo individuale (PSI), che l'approccio inclusivo sia ben

presente come viene descritto “nel punto 3.3.2 dell'ACISD: Le scritture della progettazione

fanno emergere gli aspetti evolutivi (età, interessi, cambiamenti dell’utente)”68

, nel quale si fanno emergere gli aspetti evolutivi.

65Medeghini R., Vadalà G., Fornasa W., Nuzzo A., Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per la capacità inclusiva dei servizi, Trento,

Erickson, 2013, p. 186

66Medeghini R., Vadalà G., Fornasa W., Nuzzo A., Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per la capacità inclusiva dei servizi, Trento,

Erickson, 2013, p. 185

67Progetto di sviluppo individuale, Foyer La Gente

68Medeghini R., Vadalà G., Fornasa W., Nuzzo A., Inclusione sociale e disabilità. Linee guida per la capacità inclusiva dei servizi, Trento,

Le attività interne ed esterne

La Fondazione Diamante partecipa attivamente attraverso attività che coinvolgono tutto il territorio e partecipa alle discussioni che avvengono sull’approccio della politica sociale a livello cantonale, come questo esempio di conferenza sull’inclusione sociale e professionale avvenuta l’anno scorso nell’anniversario del 25° della collaborazione tra la

Fondazione e la cooperativa Migros69. Quindi è importante che una Fondazione rifletta ed

analizzi a che punto si è arrivati con gli aspetti inclusivi sul territorio ma anche al proprio

interno. Posso collegare queste ultime parole “al punto 3.4.3 dell'ACISD: L’ente gestore si

fa promotore e partecipa a tavoli di lavoro in cui si mettono in evidenza le problematiche della strutturazione del territorio (accessibilità)”70

, dove viene evidenziato in modo chiaro l'importanza della partecipazione sul territorio che la Fondazione Diamante attua.

La valutazione e la documentazione inclusiva

Con ogni utente viene stilato un progetto di sviluppo individuale, tutto questo viene costruito in collaborazione con loro e si analizzano nei dettagli gli obiettivi realistici che soddisfano dei bisogni reali. Tutto questo avviene attraverso una progettazione dialogica partecipata coinvolgendo al massimo gli utenti, il loro curatore e le persone vicine ad essa. Gli operatori collaborano molto fra di loro, affinché si possano raggiungere tutte le mete prefissate. Il progetto di sviluppo individuale viene verificato alla fine di ogni anno. Posso quindi collegare queste informazioni “con i punti 3.5.2 “Nel momento di valutazione del progetto individuale vengono coinvolti i diversi soggetti (famiglie, operatori, utenti, associazioni) “e 3.5.7 “Sono previsti momenti di condivisione della documentazione con gli attori coinvolti “dell’ACISD”71

, dove si parla dei momenti di condivisione e valutazione con tutti i soggetti coinvolti, quindi ritengo che vi sia un approccio inclusivo.

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