• Non ci sono risultati.

La panoramica fornita sia dalla letteratura che dalle interviste emerse inerenti al colloquio motivazionale rappresenta delle nozioni aggiuntive da inserire nel proprio bagaglio personale fatto di conoscenze e strumenti da adottare al bisogno. Questo diviene un vantaggio importante, soprattutto quando ci si confronta con un’utenza così complessa e variegata come può essere quella psichiatrica. Ogni paziente svilupperà obiettivi, percorsi e difficoltà differenti, che saranno gestite ed affrontate da noi professionisti della salute in modo altrettanto variegato.

Quello che ritengo possa permettere una presa in carico di qualità, nonostante l’elevata complessità, è proprio la varietà di strumenti che un curante ha a disposizione.

Il colloquio motivazionale è stato approfondito come uno di questi, ma non è l’unico strumento a disposizione a cui far riferimento.

Il continuo aggiornamento ed una formazione adeguata sono due elementi che arricchiscono la pratica professionale e le cure erogate nei confronti di una popolazione complessa che cresce e che richiede sempre più specializzazione da parte dell’operatore.

6.1. Conclusioni personali

Giunta al termine del lavoro, posso affermare che le motivazioni iniziali (capitolo 1.4) che mi hanno stimolato ad intraprendere questa tematica, mi abbiano anche permesso di portare avanti il mio lavoro finale di Bachelor con interesse ed entusiasmo.

La necessità di approfondire maggiormente l’ambito del disturbo da uso di sostanze che ho esposto sia nelle motivazioni personali che negli obiettivi (capitolo 1.2) è stata soddisfatta, in quanto ho potuto documentarmi attraverso banche dati e libri.

Inoltre, ho avuto la possibilità di svolgere, durante la redazione del lavoro, due stage nell’ambito della salute mentale, all’interno dei quali sono riuscita a toccare con mano tutti gli aspetti teorici appresi, aggiungendo preziosi contributi. Questi, oltre che essere stati di notevole importanza per la redazione della tesi, hanno scaturito in me sempre più interesse per tale ambito e tale professione, tanto da indirizzarmi verso il curante che vorrò essere.

Inizialmente sono stata spinta dalla curiosità di comprendere cosa potesse smuovere una persona con diagnosi di disturbo da uso di sostanze ad intraprendere un percorso di cambiamento: questa domanda ancora non è stata soddisfatta pienamente, siccome mi sono resa conto che ogni persona ha motivazioni, vissuti ed esigenze diverse. Quello che ho compreso invece, è cosa possiamo fare noi come curanti, in una relazione di aiuto, per sostenere la motivazione al cambiamento (capitolo 5.3) Riguardando inoltre, gli obiettivi preposti, mi ritengo altrettanto soddisfatta, in quanto sono riuscita, secondo la mia opinione, pressoché bene a raggiungere ognuno di essi. Ho studiato ed approfondito l’argomento del colloquio motivazionale, indagando quanto questa tecnica fosse in parte conosciuta ed in parte applicata; questo ha permesso a me, di dare una risposta alla mia domanda di ricerca, ma ha permesso anche ad alcuni attuali professionisti della salute di porsi dei dubbi in merito all’utilizzo di questa tecnica, alla sua importanza e validità, oltre che alla formazione necessaria per metterla in atto.

Per finire, attraverso lo svolgimento delle interviste, ho potuto conoscere meglio la realtà del Canton Ticino con le strutture e le organizzazioni presenti che contribuiscono alla cura del paziente con disturbo da uso di sostanze oltre che, in alcuni casi, con doppia diagnosi.

Sono entrata a contatto con diversi professionisti del settore e questo mi ha permesso, non solamente di confrontarmi con loro, ma anche di mettermi alla prova sotto un punto di vista relazionale.

6.2. Implicazioni per la pratica clinica

Attraverso questo lavoro finale di Bachelor ho potuto addentrarmi nella teoria che sta alla base della tecnica del colloquio motivazionale. Dal momento che si conosce un nuovo strumento, è molto probabile che questo venga messo in pratica, condiviso o portato come spunto di riflessione ed innovazione. Di conseguenza, ritengo che questi apporti possano tornarmi utili nella mia futura pratica clinica, in quanto hanno scaturito in me anche nuove considerazioni e riflessioni inerenti alla relazione terapeutica tra curante e paziente, dal modo di porsi, allo stile comunicativo da adottare, alla visione globale da avere per la grossa complessità del paziente.

Inoltre, le conoscenze apprese durante questa ricerca, inerenti all’abuso da sostanze psicoattive mi hanno permesso di svolgere con maggiori nozioni il mio ultimo stage formativo e di terminare il mio percorso scolastico con un bagaglio di conoscenze più vasto che tornerà utile nella mia pratica professionale prossima.

In aggiunta, questo lavoro ha potuto, come già ribadito, stimolare la riflessione di alcuni professionisti intervistati, riguardo la formazione necessaria per l’applicazione di tale tecnica e la loro posizione in merito.

6.3. Raccomandazioni e spunti per la ricerca futura

Dai risultati emersi, si evince come l’applicazione di una tecnica sia subordinata alla formazione di quest’ultima, di conseguenza uno spunto per una prossima ricerca inerente al colloquio motivazionale potrebbe riguardare gli eventuali programmi di formazione che il cantone ha messo a disposizione per la formazione in ambito di questa tecnica, oppure un altro argomento da approfondire potrebbe riguardare l’efficacia ed i benefici percepiti da parte degli utenti e dagli operatori in strutture dove il colloquio motivazionale venga applicato.

Inoltre, nel corso delle interviste, mi ha incuriosita molto una figura che è attiva sul territorio, tramite un servizio ambulatoriale, della quale non ero a conoscenza: questa è la figura dell’infermiere di prossimità. Essendo una sfaccettatura del ruolo infermieristico, potrebbe essere interessante approfondire la sua figura e il suo impegno sociale con i pazienti con disturbo da uso di sostanze.

Documenti correlati