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Conclusioni: confronti e prospettive future.

Gli scavi condotti a partire dagli ultimi anni del 1970 nelle necropoli elitarie e regali di Abido, in Alto Egitto – Cimiteri U, B, e Umm el-Qaʿab – hanno notevolmente incrementato la quantità di fonti disponibili per lo studio dello sviluppo della scrittura nel periodo Predinastico. I lavori sistematici di Jochem Kahl, sull’intero repertorio di segni più antichi, hanno creato una solida base per gli studi successivi249, ben oltre i risultati ottenuti nel corso dei primi studi250,

aprendo la strada, in tempi recenti, a nuove interpretazioni assai innovative delle origini della scrittura nell’antico Egitto, quali quelle di Ilona Regulski251.

In generale, il Cimitero U si data tra Naqada II e inizi Naqada III, il Cimitero B da Naqada III b/ dinastia 0, e Umm el- Qaʿab alla 1a-2a dinastia. A partire dal periodo

di sviluppo del cimitero B, le fonti scritte da altri luoghi dell’Egitto aumentano252.

Il materiale da Hierakompolis, nel sud, è davvero significativo, anche se la quantità è ridotta.

Il ritrovamento nel 1989, ad opera degli archeologi Günter Dreyer e Ulrich Hartung, della tomba U-j, una sepoltura regale databile al periodo Naqada IIIa, un secolo o più antica di quelle del cimitero B, ha fornito il più ampio e più antico gruppo di artefatti inscritti trovati in Egitto, magistralmente documentato e analizzato da Dreyer, Hartung e Pumpenmeier253. Benché il materiale sia difficile

da analizzare e di interpretazione incerta, il sistema di scrittura che vi compare appare formato.254 Per poterne comprendere il significato, si è reso necessario

cercare confronti con le epoche precedenti e successive; l’interpretazione potrebbe non essere puntuale, ma secondo Dreyer questa operazione permette di individuare almeno quattro concetti chiave espressi mediante i segni: quantità, nomi propri, nomi di proprietà e nomi di luoghi.

249 Kahl 1994. 250 Kaplony 1963. 251 Regulski 2016. 252 Baines 2004, p.153.

253 Dreyer 1998; ceramica importata da Hartung 2001. 254 Baines 2004, p.154.

La maggior parte delle etichette fu trovata nella camera Sud-Ovest della tomba.255

Questa era l'unica camera a non contenere ceramica, ma era stata adoperata per conservare beni preziosi in scatole di cedro e altri contenitori, come borse o vasi in pietra. Tutte le etichette hanno un piccolo foro ed erano probabilmente attaccate ai vasi o ad oggetti singoli, come forma di identificazione.

Un gruppo di etichette è caratterizzato da sole rappresentazioni numeriche, presumibilmente indicanti le dimensioni del tessuto o l'ammontare del grano (illustrazione 5 e tavola 3)256.

Altre etichette, forse il maggior numero, sembrano riferirsi a toponimi, nello specifico ai nomi dei luoghi di origine dei beni accumulati nella tomba. Questa ipotesi, anche se ampiamente accreditata, non è l’unica: il loro contenuto potrebbe riferirsi a nomi prestigiosi, forse a quelli di divinità, sovrani e ufficiali o qualità del potere regale. Altre letture sono basate su analogie con geroglifici più tardi e rimangono aperte a varie interpretazioni. (si veda il capitolo 2).

Altri esempi molto antichi di scrittura possono trovarsi in impressioni di sigilli datati a Naqada IIc o Naqada IId

( illustrazione 24a-b)257. Un albero e una

struttura con stuoie di legno, con l'emblema della divinità, forse un tempio, sono rappresentati accanto a tre o quattro pesci. Anche in questo caso sono state proposte diverse letture, tra le tante, l’interpretazione del gruppo dell'albero e del tempio come una proprietà appartenente ad un luogo sacro. Si potrebbe individuare nella figura del pesce il fonema (attestato 255 Dreyer 1998, p.113.

256 MacArthur 2010, p.120; Dreyer 2011, p.135. 257 Dreyer 2008 p.19-20.

24. Illustrazione: impressioni di sigilli, Naqada II c-d. “A” è di provenienza sconosciuta, “B” viene dalla tomba Abido U-127. Dreyer 2008.

anche per Aha) per la parola inw, che significa consegna, possibile perché la forma plurale di pesce (singolare in) ha lo stesso suono, inw.

Queste iscrizioni su sigilli, ceramica e piccole etichette hanno un fattore comune; di fatto, sono brevi annotazioni che identificano l'origine e a volte la quantità delle consegne provenienti da varie località, proprietà economiche e unità di controllo amministrative258. Ovviamente, erano adoperati per la registrazione e il controllo

dei beni. Da qui la teoria che la scrittura si sia originariamente sviluppata solo per necessità amministrative ed economiche, e fu usata per molto tempo esclusivamente per questi scopi.

Una delle principali ragioni per lo sviluppo della scrittura deve essere stato l'incremento dei problemi per l'organizzazione connessi con l'estensione dei territori governati; questo è risultato in un aumento nella produzione e distribuzione di beni economici, difficile da controllare. All'inizio, sembra fosse sufficiente segnare da dove, e in che quantità, erano portati i beni259. Il bisogno per

il controllo della qualità o assegnazione delle responsabilità, deve esser divenuto fondamentale solo dopo; le impressioni di sigilli sono uno dei più importanti documenti della scrittura.

Inizialmente, simboli associati con nomi specifici di città, proprietà o istituzioni topografiche, potevano bastare come semplici indicatori. Per i segni, è possibile tornare indietro ai ben noti ideogrammi dalla ceramica decorata del periodo Naqada I, per esempio motivi di uomini e animali, piante, emblemi divini, montagne, campi irrigati, ecc, che erano riconoscibili all'istante.

L'aumento della necessità di poter indicare più nomi, località, proprietà economiche e unità amministrative, richiedeva un sistema universale con il quale si potessero esprimere un maggior numero di termini differenti. Come nella menzionata possibile scrittura di inw 'consegna', il principio del rebus fu utilizzato molto presto, così che i segni potessero essere usati anche per parole dal suono 258 Dreyer 2008, p.20.

simile260.

Nelle registrazioni delle consegne degli ultimi re predinastici, diversi gradi di oli sono registrati e annotati accanto nomi regali, con essi le provenienze da Alto o Basso Egitto sia nelle iscrizioni ad inchiostro, sia su giare cilindriche per oli (illustrazione 25). La qualità dell'olio era a volte segnalata con un termine speciale, di solito da una o tre linee orizzontali sotto il nome di Horus o la parte anteriore (hat) o le zampe posteriori (peh) di un leone; per esempio: olio dall'inizio o dalla fine della pressa dei semi (di lino). Un ulteriore grado di qualità, whm (ripetizione), sembra riferirsi a una minore qualità prodotta ripetendo la pressatura261.

Da Narmer in poi, le consegne sono specificate su etichette più larghe, le così dette etichette dell'anno,

e sono identificate dal nome dell'anno, di cui vengono menzionati eventi specifici. La pratica di nominare gli anni secondo gli eventi può ritrovarsi, per esempio, nel III millennio in Mesopotamia. Comparabile è anche la pratica di nominare gli anni a seguito di consulti regali o magistrati nelle città greche e romane, così come la continua datazione di diverse ere, basate su eventi fittizi o concreti, per esempio la creazione del mondo, la fondazione di Roma, la Natività, ecc.

Il primo esempio noto di etichette dell'anno di Narmer fu trovato nel 1996 , mentre si setacciavano cumuli di detriti a sud delle tombe sussidiarie di Aha. E' in avorio; le incisioni, attentamente incise sulla superficie, recano ancora tracce di pasta colorata di nero ( illustrazione 26a-b)262.

260 Baines 2004, p.166. 261 Dreyer 2008, pp.19-20. 262 Dreyer 2008, p.20.

25. Illustrazione: frammento di giara per olio/grasso con iscrizione di Horus ‘Ka’ (Abido, Dreyer 2008).

Al di sotto del buco, sul lato destro della parte superiore, c'è il nome di Horo del re Narmer (falco Horus sulla facciata di palazzo con il nome: pesce gatto 'nar' e il cisello 'mer' che insieme indicano il nome Narmer). A sinistra, l'evento storico è denotato dal nome regale: il pesce gatto, con braccia, brandisce una mazza e afferra un nemico per i capelli dalla forma di pianta di papiro. Il geroglifico del nemico sconfitto è basato sull'immagine stessa. Come illustra la pianta di papiro, è una raffigurazione dell'assoggettamento degli abitanti del Delta. Proprio accanto alla testa del nemico c'è un segno, un piccolo vaso con il suono "nu" come complemento fonetico che rende possibile leggere la raffigurazione del nemico come il segno "tehenu". I Libici, che erano probabilmente ancora stanziati nel Delta occidentale al tempo, furono successivamente chiamati "tehenu"263.

A sinistra del cesello, nel nome regale, c'è lo stendardo di un falco, probabilmente rappresentante un intero dispiegamento, che emerge dal palazzo su cui volteggia protettivo un avvoltoio. I segni non possono essere letti foneticamente, ma sembrano raccontarci la celebrazione di una vittoria: l'evento che diede il nome all’anno. Un parallelo si ritrova sulla paletta di Narmer: il faraone sconfigge il popolo tehenu e celebra la vittoria.264

263 Dreyer 2008, p.19. 264 Baines 2004, p.165.

Nella fila in basso, è elencata la quantità di olio 'hat’ (migliore qualità) 300, probabilmente seguito dal luogo di origine della consegna.

Attraverso la 1a dinastia, l'amministrazione ebbe probabilmente la necessità di

note addizionali; nei nomi degli anni spesso sono elencati diversi eventi (Wadj) e sono identificati anche gli ufficiali che erano responsabili della produzione o trasporto dei beni. Su un’etichetta di Dewen, che appartiene ad un consegna di carne, diversi rituali sono elencati come eventi nel nome dell'anno (colonna destra) (illustrazione 27)265:

"Viaggio di Renput sul lago/trafiggendo il toro selvatico in un boschetto a Buto (3 alberi), incatenando il nemico".

265 Baines 2004, p.167.

Il viaggio della dea Renput, che siede su una portantina (una barca su un lago), era registrato nel così detto “narrativo infinito”, adoperato per eventi e episodi. Nella colonna sinistra c'è la nota amministrativa "amministratore delle consegne di carne (carne su un blocco)”, al di sopra le così dette "due signore" con il nome del re.

Rituali, festività, la fondazione di edifici o la manifattura di statue divine, apparentemente avevano lo stesso significato di quello di vittorie e attività dello stato. In aggiunta, avevano il vantaggio di essere prevedibili e potevano essere usati per il processo di denominazione all'inizio di ogni anno266.

Eventi ricorrenti nel regno di un sovrano erano enumerati. Su alcune etichette di Qa'a, l'ultimo re della 1a dinastia, sono annotate differenti spedizioni per ottenere

del legno. L'etichetta con segni colorati ( illustrazione 28A) legge:

Prima colonna: “(prima) ispezione (della consegna) del legno di acacia dai due carpentieri del Re del Basso Egitto”.

Colonna centrale: “Horus Qa'a, piantagione della residenza in Sech, migliore qualità dell'olio adshash”.

Colonna sinistra: “(ufficiale) supervisore dei carpentieri del re dell'Alto Egitto Henuka”.

Un anno successivo è identificato in un modo simile, con un altro evento aggiunto al nome dell'anno.

Illustrazione 28B: sesta ispezione dei due carpentieri del Re del Basso Egitto, consegna di legno di acacia e conifera- tributi dell'Alto e Basso Egitto.

L'etichetta include anche altri tipi di olio e istituzioni, e Henuka è elencato con un altro ufficiale, Nfr.267

Non ci sono etichette dell'anno che si datano dopo la 1a dinastia; comunque sia, gli

anni erano ancora identificati con i nomi, sia su forme di pietra che su papiri. Molto probabilmente erano tenute delle liste, in cui erano annotati gli eventi più 266 Dreyer 2008, p.20.

importanti per ogni singolo anno. Una simile raccolta può essere trovata sul più importante monumento degli inizi della cronologia dinastica, la pietra di Palermo (Palermo, Cairo, Londra).268

Fino a che punto la scrittura era adoperata all'esterno dei rami dell'amministrazione nella fase predinastica e i primi anni dinastici, è per la maggior parte poco chiara a causa delle risorse sparse.

Oltre a brevi iscrizioni esplicative sui monumenti, come le palette cerimoniali, solo nomi personali, titoli e istituzioni sono annotati su oggetti e stele (illustrazione 29a, b). In ogni caso, uno deve supporre che solo un ciclo ristretto di persone era in grado di leggere e scrivere.269

Il più antico papiro (non inscritto) fu trovato in una tomba della 1a dinastia a

268 Dreyer 2008, pp.22-23. 269 Dreyer 2008, pp.22-23.

Saqqara; la più antica annotazione di una sentenza completa è su un sigillo che si data alla tarda 2a dinastia e apparteneva ad un ufficiale del re Peribsen

(illustrazione 29c).270

Con il regno di Sehken-Ka, uno degli ultimi re prima dell’inizio della I dinastia (Naqada IIIC1, ca. 3150 BC), il sistema di scrittura geroglifico è dunque ormai 270 Dreyer 2008, pp.22-23.

29. Illustrazione: a) pettine in avorio di Ima-ib, moglie del re Aha (Abido); b) stele privata da tomba sussidiaria del re Dewen (Abido); c)impressione di sigillo del re Peribsen (2a dinastia).

usato su scala nazionale. Molte iscrizioni a inchiostro su vasi del suo regno menzionano consegne di beni (olio, per lo più) sia dall’Alto che dal Basso Egitto. Sebbene la maggior parte di queste iscrizioni provenga dal cimitero B di Abido, è chiaro che specifiche istituzioni statali amministrano ormai merci provenienti da diverse località dell’Egitto, a sud come a nord271. Attestazioni simili a quelle

fornite dalla tomba di Sekhem-Ka provengono anche da Saqqara, sotto forma di iscrizioni a inchiostro su vasi nella tomba S 3357272. Vi si trova il serekh con il

nome del re Aha e, in aggiunta ad esso, menzioni di “(consegne) d’olio dall’Alto Egitto” (in.w Sma.w) e “arrivi dal Basso Egitto” (iw.t mH.w)273. Questo gruppo di

testi, che annovera più di 200 iscrizioni, è il più cospicuo corpus di testi corsivi pervenuto prima della II dinastia.

La prima metà della I dinastia è stata descritta come uno dei periodi più produttivi per la creazione di classi di segni: la maggior parte dei grafemi – fonogrammi mono- e biconsonantici, logogrammi, determinativi – furono introdotti nei 300 anni che intercorrono tra la tomba U-j e il regno di Den274. Intorno al 2900 a.C.

l’intero set di fonogrammi mono-consonantici geroglifici è attestato, con le sole eccezioni della y, della s, e forse della h e k. Alla fine della I dinastia anche i primi due sono ormai in uso275. Molti segni triconsonantici e gli stessi complementi

fonetici sono già attestati nella I dinastia276. Mancano tuttavia elementi

grammaticali come i pronomi-suffisso, preposizioni e forme verbali, ancora non espressi in scrittura277.

Il tentativo di rendere il repertorio dei grafemi il più completo possibile produsse nelle prime due dinastie un numero altissimo di segni, più di un migliaio, come permette di vedere il confronto tra le tavole di Kahl (Das System der ägyptischen Hieroglyphenschrift in der 0.-3. Dynastie, pp. 171–417) e la lista di segni 271 Regulski 2016, p.8.

272 Emery 1939, tav. 14, 20–23.

273 Kaplony 1963, pp. 292–297; Helck 1987, pp. 177–178, 186.

274 Dreyer e Kaiser 1982, p. 231, fig. 9; Kahl 1994, pp. 71–73, ptc.. fig. 4; Kahl 2003b, p. 129;

Kahl 2002, p. 63.

275 Ziegler e De Cenival 1982, pp. 61–62; Fischer 1990, p. 63. 276 Regulski 2016, p. 9.

geroglifici di Alan Gardiner. Molti dei segni arcaici entrarono a far parte del sistema “classico” ma molti altri ne furono espunti, in un processo di selezione che ebbe luogo proprio in quest’epoca, prima dell’inizio dell’Antico Regno. A partire dalla seconda metà della I dinastia e per tutta la II, il corpus di segni subì un progressivo restringimento, fino a ridursi ad alcune centinaia di segni alla metà del III millennio a.C. In uno sforzo concertato, gli scribi sembrano mirare alla sistematizzazione piuttosto che all’accrescimento del patrimonio di segni.

Ilona Regulski ipotizza che tale processo, non lineare ed esito di tentativi plurimi e diversi, avvenne in concomitanza con l’esigenza sempre più consapevolmente avvertita di esprimere con la scrittura la lingua o, in alternativa, davanti ad un sistema fonologico che andava trasformandosi278. Da queste osservazioni ed

ipotesi si aprono immense e nuove prospettive di ricerca per lo studio delle fasi iniziali della scrittura egiziana.

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