L'idea di proporre dei testi filosofici nel contesto disciplinare di italiano, mediante un percorso strutturato e contestuale al curricolo previsto dalla materia, ha portato risultati molto positivi.
Il valore aggiuntivo insito nella trattazione di questo genere di testi, in seno alle tipologie testuali indicate dal Piano di studi della scuola dell'obbligo ticinese (2015) e dal Piano di formazione della scuola media (2004), pare essere stato l'avvicinamento più puntuale dei ragazzi alla dimensione eti- ca e morale. Vi è stata infatti una notevole ricerca di argomentazioni e di riflessioni personali legati al proprio agire quotidiano.
La trattazione filosofica ha permesso quindi l'esercizio non solo di competenze legate alla discipli- na, ma anche l'esercizio di competenze trasversali. Si pensi soprattutto a ciò che concerne lo svilup- po personale: l'articolare con chiarezza gli scopi della propria azione; la pianificazione e la realizza- zione di piani d'azione funzionali agli scopi che si intendono perseguire; l'articolazione dei propri li- miti e delle proprie potenzialità e la riflessione sui propri stati d'animo; il tener conto del contesto d'azione e l'adattamento alle sue peculiarità (Piano di studi della scuola dell'obbligo ticinese, 2015, p. 31). Altro ambito di competenza toccato è quello relativo al pensiero critico (pp. 36-37), poiché la filosofia non spinge tanto a cercare le risposte giuste, quanto al sapersi porre le corrette domande. Inoltre, il discorso etico ha portato a una maggiore consapevolezza nell'azione individuale in quanto vuole abituare alla riflessione e alla scelta ponderata; si potrebbe quindi sostenere che si tratta di un percorso che va ad alimentare l'educazione alle scelte, imprescindibile per l'inserimento dei ragazzi nella società lavorativa e politica.
In effetti, e in maniera ancora più generale, si potrebbe dire che la presa di coscienza di sé e del proprio agire è alla base stessa del sistema di competenze, verso il quale la scuola ticinese si sta ora rivolgendo (Piano di studi della scuola dell'obbligo ticinese, 2015).
I risvolti positivi dei percorsi didattici non si limitano unicamente all'esercizio di competenze tra- versali; riguardano anche l'italiano. Infatti è emersa una maggiore capacità di analisi e di introspe- zione che ha permesso anche un miglioramento nell'elaborazione scritta, sia a livello contenutistico sia a livello linguistico, andando quindi a potenziare competenze disciplinari mirate come: “utilizza- re la scrittura per esprimere in modo articolato, con chiarezza e con un lessico appropriato i propri bisogni, le proprie emozioni, le proprie domande e i propri pensieri” (Piano di studi della scuola dell'obbligo ticinese, 2015, p. 105). Non è stata solo l'abilità della scrittura ad essere stata stimolata, ma anche quella della lettura e del parlato. Per quanto concerne la lettura si veda ad esempio: “rico- noscere il tipo testuale, gli elementi caratteristici e la struttura di un testo, anche quando questa pre- senta delle variazioni rispetto alla norma”; “fare delle inferenze tra informazioni o tra diverse parti del testo, mettendo in relazione quanto letto con la propria esperienza, le proprie conoscenze e il proprio mondo interiore”; “interiorizzare nuove conoscenze e punti di vista diversi dal proprio, an-
che per arricchire la propria visione del mondo” (p. 103). Per quanto concerne il parlato, possiamo citare la competenza relativa al processo di realizzazione: “esprimere in modo articolato, con chia- rezza e con un lessico appropriato i propri bisogni, le proprie emozioni, le proprie domande e i pro- pri pensieri” (p.102).
In definitiva, è possibile sostenere, anche sulla base degli stessi apprezzamenti espressi dai ragazzi e dai risultati da loro ottenuti, che la trattazione filosofica non sia solo possibile alle SM e coerente con il Piano di studi della scuola dell'obbligo ticinese, ma che sia – oserei dire – consigliata all'interno di una scuola che ha l'intento di formare i cittadini di domani su quei valori imprescindi- bili che sono il senso critico, la responsabilità, la giustizia, la disposizione alla pace e alla soluzione pacifica dei conflitti, etc.
Unica controindicazione a ciò è la preparazione dei docenti: per svolgere un percorso come quelli indicati è necessario che il docente abbia una buona conoscenza della materia e la prontezza di sa- per traslare concetti astratti in esempi concreti e quotidiani. Se, però, questi prerequisiti ci sono, consiglio vivamente di iniziare i ragazzi alla riflessione filosofica perché è fonte di immensa gratitu- dine, di meraviglia e di crescita personale.
BIBLIOGRAFIA
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Sitografia:
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ALLEGATI
Percorso sugli Stoici (Epitteto)
GLI STOICI – Le regole per vivere felici
Lo stoicismo è l'indirizzo filosofico della scuola greca fondata ad Atene da Zenone di Ci- zio (334-262 a.C.).
Secondo gli stoici lo scopo della vita è raggiungere la felicità. Per riuscire a raggiungere questa felicità l'uomo deve essere virtuoso (esercitare le proprie virtù, che secondo il pensiero stoico si identificano con l'esercizio della ragione), evitando quindi di incap- pare nei vizi (desideri e passioni, spiegabili anche come “incapacità di pensare e di ra- gionare”).
L’uomo virtuoso è quindi colui che vive in modo razionale, comprendendo la ragione del tutto, e quindi anche secondo natura, essendo la natura espressione della ragione universale che pervade e governa il mondo.
L’impegno del saggio sta allora nell’adeguarsi al corso fatale e necessario delle cose, persuaso dell’intrinseca razionalità degli eventi, realizzando una sorta di indifferenza verso i singoli aspetti della realtà. Potremmo semplificare dicendo che l'uomo virtuoso è colui che accetta in maniera positiva ciò che la vita gli offre. Solamente così arriverà alla felicità e alla libertà che si realizza precisamente nel saper pensare, adeguandosi a ciò che accade e instaurando un rapporto di simpatia con gli altri uomini e col tutto. Epitteto (Ierapoli di Frigia 50 d.C. ca. - Nicopoli, Epiro, 125/130 d.C. ca.) fu filosofo. Egli nacque schiavo a Roma, ma venne poi emancipato e divenne insegnante di filosofia a Nicopoli d'Epiro, dove fondò la propria scuola. Un suo discepolo, Arriano, trascrisse i
precetti etici del maestro e li raccolse in quello che oggi chiamiamo Manuale di Epitte-
to.
Estratti tratti da: http://www.consulentefilosofico.it/, traduzione e adattamento del testo di Francesco Dipalo
MANUALE DI EPITTETO
<Occorre aver ben chiaro cosa dipende da noi da cosa inve- ce è al di là della nostra portata.>
[1,1]
La realtà umana è costituita da cose che dipendono da cia- scuno di noi e da cose che non dipendono da noi. In nostro potere sono: giudizio di valore, impulso ad agire, desiderio, avversione, e, in una parola, tutto quello che facciamo in pri- ma persona. Al di là del nostro diretto controllo si situano la corporeità con i suoi accidenti, i beni che possediamo, le opi- nioni che gli altri hanno su di noi, la nostra posizione sociale e politica, e, in breve, tutto quanto non rientra a pieno titolo nella nostra sfera d’azione.
<Siamo autenticamente liberi solo in relazione a ciò che di- pende da noi.>
[1,2]
Ciò che dipende da ciascuno di noi è per sua natura libero e non può essere impedito né ostacolato in alcun modo. Posti dinanzi a ciò che è al di là del nostro diretto controllo, ci tro- viamo in uno stato di impotenza, di soggezione, di impedi- mento, di totale estraneità.
<Nell’aver ben chiara la distinzione tra ciò che dipende e ciò che non dipende da noi consiste il segreto della felicità.> [1,3]
Ricordati, dunque, che se ti confondi credendo di aver pote- re su quanto per sua natura non è sotto il tuo dominio, o re- putando affar tuo ciò che ti è estraneo, ti capiterà di imbat- terti ora in un ostacolo, ora in un altro, ti sentirai afflitto e inquieto, e ne darai la colpa, inveendo, agli dèi e agli uomini. Al contrario, se hai ben presente la distinzione tra ciò che è effettivamente tuo e ciò che, in realtà, non ti compete affatto,
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nessuno potrà più obbligarti o impedirti in qualcosa, nessu- no rimprovererai incolpandolo dei tuoi casi, non farai più nulla contro la tua volontà, da nessuno ti sentirai danneggia- to, né ti capiterà di considerarlo tuo nemico, giacché in effet- ti non riceverai danno alcuno.
<La filosofia è una scelta di vita.> [1,4]
Ebbene, se aspiri a raggiungere una sì felice condizione, sap- pi che uno sforzo modesto da parte tua non è sufficiente, ma ci sono cose alle quali devi rinunciare definitivamente e al- tre che occorre, finché sei principiante, rinviare ad altro mo- mento. Giacché, se ti illudi di poter coltivare una vita filoso- fica, prendendoti cura di te stesso, e parimenti di poter am- bire alla dignità di un posto di potere e ad accumulare ric- chezze, corri il rischio di veder sfumare tali ambizioni, per il troppo impegno che dedichi alla filosofia; a ogni modo, di quei beni che soli sono in grado di procurare libertà e felici- tà rimarrai sprovvisto.
<Abituarsi a disciplinare il proprio giudizio applicando la re- gola della distinzione tra ciò che dipende e ciò che non di- pende da noi.>
[1,5]
Prova a fare questo esercizio: quando una qualche rappre- sentazione dolorosa si manifesta alla tua coscienza, concedi- ti un attimo di tempo e abituati a pensare così: «sei soltanto una rappresentazione, non sei affatto ciò che rappresenti». Poi esamina attentamente tale rappresentazione e giudicala in base ai canoni valutativi a tua disposizione, tenendo ben presente, soprattutto, la prima regola: è collegata a ciò che dipende direttamente da me oppure a qualche fattore che mi è estraneo? E se si dovesse rivelare indipendente dalla tua volontà, abbi già pronta la conclusione: «per me è nulla».
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1. Possiamo considerare l'estratto del Manuale di Epitteto un testo regolativo? Per-
ché? Prendi spunto dalle caratteristiche testuali.
2. Trovi che sia un testo diverso dagli altri analizzati in precedenza? Perché?
Esercizio 2. Sul contenuto.
1. Ecco una lista di cose; distingui quelle che dipendono da te da quelle che non di- pendono da te, sempre seguendo il precetto di Epitteto.
Dipende da me Non dipende da me
➢ L'accettare ciò che capita nella nostra
vita ⧠ ⧠
➢ Il fatto di riuscire a perdonare qualcu-
no ⧠ ⧠
➢ Il fatto che stiamo antipatici a qualcuno ⧠ ⧠
➢ L'avere una bella casa ⧠ ⧠
➢ L'essere alla moda ⧠ ⧠
➢ Il possesso di un cellulare ⧠ ⧠
➢ La volontà di imparare ⧠ ⧠
➢ L'avere un fisico perfetto ⧠ ⧠
➢ Il giudicare una persona ⧠ ⧠
➢ La morte di una persona cara ⧠ ⧠
➢ La mancanza di rispetto che qualcuno
può avere nei nostri confronti ⧠ ⧠
➢ L'allenarsi in uno sport con costanza ⧠ ⧠
2. Perché l'aver bene in chiaro la distinzione tra ciò che dipende da noi e ciò che non dipende da noi è il segreto della felicità?
3. Il punto 1,4 è davvero molto importante. In questo passaggio si spiega che vi sono due modi distinti di vivere: l'uno da filosofi e l'altro no. Sapresti dire in cosa consistono? Cosa succede se cerchi di seguire entrambe le vie?
4. Per qualunque cosa ci accade, Epitteto ci stimola a riflettere secondo uno sche- ma preciso: ci sprona a rispondere ad una domanda basilare. Proviamo a fare uno schema:
Problema: “il vaso si è rotto” Domanda che devo pormi: ________________________________
Possibile risposta: ________ Possibile risposta: __________
Conseguenza sul mio comportamento Conseguenza sul mio comportamento
(come reagisco?) (come reagisco?)
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Esercizio 3. In relazione a te stesso
1. Saresti in grado di condurre una vita da filosofo come indicato da Epitteto? Moti- va la tua risposta.
2. Durante questa settimana prova a reagire agli avvenimenti della tua vita seguen- do lo schema indicato da Epitteto. Descrivi brevemente il fatto e dai un tuo giu- dizio in merito alla strategia dello stoico (ti sembra essere utile/funzionale? O è invece del tutto fuori luogo e inutile? Insomma, ti sembra che agendo così si pos- sa vivere meglio?).
Segui questa scaletta:
◦ Cosa è successo? Qual era il problema?
◦ Quale domanda ti sei posto? E come ti sei risposto? ◦ Vista la risposta che ti sei dato, come hai reagito?
◦ Rispetto a tutto l'avvenimento (compresa la tua reazione), come ti sei sentito? È stato un buon metodo di reazione al problema iniziale?