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3. Le somministrazioni dei questionari

3.7 Conclusioni generali

Grazie al prezioso aiuto offerto dagli studenti e dalle insegnanti nella compilazione dei questionari e analizzando i set di dati forniti, possiamo riassumere questa particolare situazione didattica come segue: senza ombra di dubbio, la lingua italiana sembra ricoprire un ruolo fondamentale in tutti gli studenti, soprattutto per il fatto che permette loro di capire tutto ciò che li circonda, rendendoli protagonisti attivi e non lasciandoli quindi da parte, insicuri o totalmente dipendenti da altre persone. Il fatto di condividere la stessa lingua con gli abitanti del paese ospitante funge da ponte, incentivando un più veloce e migliore inserimento sociale e lavorativo, portandoli a vivere meglio in Italia.

Allo stesso modo le lezioni di lingua sembrano essere caratterizzate da un forte entusiasmo, sebbene gli studenti non siano sempre presenti a causa di impegni (come ad esempio delle visite mediche), per motivi lavorativi o di ricerca lavoro o addirittura per mancanza di volontà.

Molti di loro non hanno ancora chiara la connessione che esiste tra un’adeguata preparazione linguistica scolastica e mondo del lavoro: un’abitudine ormai diffusa quella di dedicare alcune mattine alla ricerca lavoro nelle varie agenzie di lavoro o in alcune aziende. Non si tratta di un comportamento errato, ma ciò potrebbe venir fatto nelle ore pomeridiane o nei giorni in cui non c’è lezione. Invece per loro, l’idea di non frequentare non sembra pesare, molte volte neanche pensano a delle alternative: l’urgenza, la vera necessità è quella di andare a lavorare, invece la scuola è secondaria.

A questo punto è utile ricordare le parole del coordinatore dell’équipe operativa Stefano Buzzati «[…] La loro priorità assoluta è quella di trovare un lavoro, di poter disporre di denaro e questo va oltre il resto senza capire che probabilmente l’italiano e la scuola potrebbero rendere più semplice questo passaggio»69. La loro motivazione non deve rimanere di natura estrinseca, non devono ritenere la scuola come un obbligo imposto dal progetto (pena la decurtazione del pocket money), ma deve divenire il prima possibile intrinseca, portando lo studente ad attivarsi, a provare interesse ed a percepire il bisogno di imparare la lingua. L’apprendimento diverrà significativo solo dopo che avranno appreso i vantaggi derivanti dall’italiano per il loro futuro. Difatti, come commenta sempre il

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coordinatore nell’intervista, coloro che hanno acquisito la giusta consapevolezza a riguardo riescono a raggiungere nella norma dei buoni risultati.

Sebbene la motivazione non sia così alta, sia le insegnanti sia gli studenti stessi constatano un miglioramento generale nella loro competenza linguistica alla fine del semestre concesso. Secondo quanto riportato dalle insegnanti, grazie alle ore di lezione i corsisti avrebbero imparato ad affinare le loro abilità linguistiche (per cui lettura, scrittura e la comprensione della lingua); di converso, ciò che viene apprezzato maggiormente della lezione dai destinatari è il fatto che non si insegni solo la pura lingua, ma che si tratti anche di una scuola di vita: invece di puntare a farli ottenere un alto livello di italiano, si preferisce spiegare loro come affrontare determinate situazioni, li si aiuta a diventare autonomi, ad essere in grado di muoversi perfettamente in Italia contando solo sulle loro forze e capacità.

Ciò lascia presupporre che si miri ad una scuola più dinamica, caratterizzata da grande attività e laboriosità non solo sul campo prettamente teorico, ma anche pratico. Trattandosi di un contesto di lingua seconda, gli studenti vivono la lingua in un modo più incisivo rispetto ad una lingua straniera: a loro serve quanto il funzionamento della lingua quanto il funzionamento dell’Italia.

Se si desidera aiutare questi titolari di protezione internazionale nel loro percorso di autonomia una volta usciti dallo SPRAR/SIPROIMI, si rivela utile lavorare anche su quegli ostacoli che essi dovranno essere in grado di affrontare autonomamente, dato che non verranno più seguiti passo per passo dalle figure professionali incaricate dal progetto, ma dovranno rimboccarsi le maniche e mettere in gioco tutto quello che sanno e hanno imparato precedentemente. In sintesi, l’obiettivo dell’insegnante sarebbe di natura olistica, fornendo una preparazione completa e globale per la loro vita futura sotto molteplici punti di vista.

Inoltre, a lezione sembra regnare un buon clima perché l’insegnante viene considerata un pilastro portante dai ragazzi stessi sia per le sue doti professionali che umane e sono sorte delle buone e proficue amicizie tra i corsisti, i quali spesso si aiutano a vicenda nello studio dell’italiano, usando le svariate lingue madri, l’inglese e il francese oppure, in alcuni casi, l’italiano.

Complessivamente, i beneficiari si ritengono soddisfatti dello SPRAR/SIPROIMI. Come ha confermato Stefano Buzzati nell’intervista, molto (se non addirittura tutto) dipende dal modo

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in cui viene vissuto questo semestre: ci sono persone che lo riconoscono come una preziosa opportunità, mentre altre che lo ritengono un puro periodo di transizione70.

Sebbene sia difficile monitorare i beneficiari una volta usciti dal progetto, le persone che hanno preso parte a questa fase di reperimento dati sembrano voler rimanere stabili qui in Italia. Da qui nasce la necessità di ampliare le loro conoscenze sulla cultura italiana. Forse, concentrandosi il corso quasi esclusivamente sugli aspetti più pratici (come il contratto di affitto, il ricongiungimento familiare, la presentazione di un curriculum vitae), perde di vista cosa sia veramente l’Italia e le sue caratteristiche peculiari che la distinguono da qualsiasi altro paese. Invece, secondo le insegnanti il corso dovrebbe includere attività più pratiche, attività dove sia la mente che il corpo possano essere impiegati nell’apprendere. D’altronde ciò potrebbe rivelarsi altamente proficuo per gli apprendenti in quanto avverrebbe la Rule of

Forgetting (Krashen, 1983), in quanto gli studenti dimenticheranno che stanno imparando,

poiché l’italiano verrà utilizzato come mezzo per raggiungere altri fini.

Infine, uno dei riscontri più positivi di tutto questo questionario (pur essendo in netto contrasto con le opinioni delle insegnanti) è stata la convinzione dei ragazzi del voler continuare a studiare la lingua italiana, anche una volta terminato il progetto.

Dato che nell’analisi dei dati relativi al questionario degli studenti è emerso il loro interesse per conoscere maggiori aspetti della cultura del paese in cui momentaneamente vivono, nella quarta e ultima parte di questa tesi verrà presentata un’unità di apprendimento progettata appositamente per questo gruppo di corsisti preso in esame.

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