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Durante la sperimentazione è stata dimostrata l’effettiva possibilità di far crescere

Phragmites australis all’interno di un mesocosmo come quello suggerito da questo

studio. L’essenza vegetale utilizzata non ha mai mostrato sintomi derivanti da stress, come ingiallimento o necrosi fogliare. Una conferma dell’ottimo adattamento raggiunto dalla Phragmites australis è giunta dal compimento del ciclo biologico, il quale si è svolto nei tempi e modi previsti, compresa la fioritura in agosto e la maturazione dei semi avvenuta a ottobre-novembre; Anche la Zantedeschia

aethiopica ha evidenziato una buona capacità di crescita all’interno del sistema

depurativo confermato da due fasi di fioritura in maggio-giugno e settembre- ottobre; diversamente Eucalyptus gunnii non si è adattato al microambiente, in luglio si sono presentati i primi sintomi di stress presumibilmente per eccessivo adacquamento (marciumi al colletto) con la morte di praticamente tutti gli individui nel mese di settembre.

Lo studio mediate mesocosmi simulanti un impianto di fitodepurazione a flusso sub-superficiale verticale, piantumati (Phragmites e Zantedeschia ) e non (linea 1) ha dimostrato:

a) una stabilizzazione verso la neutralità del valore di pH, comportamento comune in tutte le linee sperimentali;

b) una riduzione della concentrazione di B.O.D. al di sotto del limite imposto dalla legge;

c) una rimozione del C.O.D. al di sotto del valore limite per il recapitano su suolo; d) un abbattimento significativo dell’azoto totale;

e) una riduzione della concentrazione dell’azoto nitrico (NO3); f) una notevole rimozione del fosforo totale, rilevata nelle linee; g) una significativa diminuzione degli ortofosfati (PO4).

Da quanto emerso nel corso di questa sperimentazione si deduce che il trattamento di fitodepurazione vero e proprio, costituito dai mesocosmi con

nella rimozione dei vari nutrienti esaminati. Infatti i mesocosmi piantumati si sono dimostrati più efficienti del Controllo (solo terreno) nell’abbattimento: del B.O.D.5 (Phragmites +11% e Zantedeschia +8%), del C.O.D. (Phragmites +4.5% e

Zantedeschia +8.3%), dell’azoto totale (Phragmites +39% e Zantedeschia +26%),

dei nitrati (Phragmites +37% e Zantedeschia +23%), del fosforo totale (Phragmites +3.9% e Zantedeschia +5.4%) e degli ortofosfati (Phragmites +2.9% e

Zantedeschia +2.6%), inoltre la concentrazione di ossigeno disciolto nel refluo

secondario si è dimostrata maggiore rispetto a quella riscontrata nel refluo in uscita del Controllo.

In definitiva si può affermare che la Phragmites australis è stata la più efficiente nella rimozione degli inquinanti indagati confermando le sue qualità fitodepuranti comunque anche la Zantedeschia aethiopica ha mostrato risultati interessanti. La superficie filtrante di ogni mesocosmo utilizzato è stata pari a 0.329 m2. Questa superficie si è dimostrata capace di abbattere i maggiori inquinanti, però non è stata in grado di mantenerli per tutta la sperimentazione al di sotto della soglia massima stabilita dalla legge. Ciò significa che in certi momenti della sperimentazione, il mesocosmo era sottodimensionato rispetto al carico degli inquinanti presenti nel refluo. Quindi per ovviare a questo problema, si deve prevedere un giusto dimensionamento dell’impianto reale, il quale deve essere in grado di smaltire anche eventuali carichi maggiori, dato che una volta operata la costruzione sarà molto difficile e costoso il suo adeguamento.

Probabilmente l’efficienza depurante subirebbe un ulteriore incremento dovuto all’effetto diluente operato dalla pioggia, contesto non preso in considerazione in questo studio.

La sperimentazione condotta aveva come principale obiettivo quello di verificare il ruolo della pianta nella fitodepurazione. Dai risultati dello studio si può trarre una conclusione: l’applicazione di questa tecnologia resta imprescindibile dall’utilizzo di piante e ciò è ampiamente dimostrato dalle efficienze di rimozione ottenute nelle linee con piante (Phragmites e Zantedeschia). La ricerca in questo campo può e deve essere incrementata, al fine di capire le dinamiche depurative che avvengono in questi impianti. Il successivo passo da compiere, per ottimizzare la fitodepurazione di reflui agricoli, potrebbe essere quello di addizionare tale refluo a

uno di natura civile, notoriamente più ricco in sostanza organica. Questo potrebbe fungere da innesco per le popolazioni batteriche presenti all’interno del mesocosmo e quindi probabilmente aumentare le percentuali di abbattimento, sia della sostanza organica che dei nutrienti.

Un filone di ricerca interessante potrebbe essere quello di stimare, qualitativamente e quantitativamente, le popolazioni di microrganismi che si insediano all’interno dei mesocosmi e verificarne la relazione con la presenza della pianta. Questo potrebbe dare un valore aggiunto alla pianta se venisse dimostrato che certi ceppi batterici necessitano della presenza di piante per potersi insediare. Inoltre si potrebbe pensare all’inoculo di determinati ceppi batterici considerati migliori dal punto di vista dell’efficienza depurativa. Un’altra indagine possibile potrebbe essere rappresentata dallo studio di ecotipi di Phragmites australis perché ad esempio maggiormente capaci di assorbire ed accumulare metalli pesanti o altre molecole xenobiotiche. Sembra utile testare il possibile valore commerciale della

Zantedeschia aethiopica con un’analisi sulla produttività e la qualità dei fiori

prodotti, o individuare varietà più efficienti nella depurazione. Per l’essenza vegetale Eucalyptus sarebbe opportuno individuare ecotipi più resistenti alla sommersione: un punto di partenza potrebbero essere gli individui presenti in arie palustri; come osservati nel parco di Migliarino-Massaciuccoli, lungo le sponde dei canali, con le radici completamente sommerse.

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RINGRAZIAMENTI

Desidero innanzitutto ringraziare il Chiar.imo Prof. Amedeo Alpi e la Dr.ssa Adriana Ciurli per aver reso realizzabile questo progetto. Un ulteriore ringraziamento al Prof. Fabrizio Cinelli, per la sua disponibilità.

Ringrazio anche tutto lo staff del laboratorio del Dipartimento di Biologia delle Piante Agrarie sez. Fisiologia Vegetale (Lucia, Chiara, Antonietta, Marialaura, Eleonora, Valeria, Francesca, Angela, Stefano, Alessio, Sandro, Leonardo, Francesco, Giacomo, “l’onestissimo” Rinaldo, ecc.).

Un ringraziamento doveroso e sincero va alla mia famiglia, che ha reso possibile tutto questo. Mi hanno sempre incoraggiato nello studio come nella vita. Se sono arrivato fin qui, il merito è in gran parte loro. Grazie.

Infine, ma non certo perché meno importanti, un grazie ai veri amici: i compagni di infanzia (Mico, Gianni, Alberto, Pietru, Seby, N’Dria), i “viareggini” (Alessio e famiglia , Andrea, Alessandro, Nicola, Cristina , Noemi e le Chiare), i “pisani” (Matteo, Andrea, Luca, Tillo, Giovanni), i compagni di giurisprudenza (Giancarlo, Alessandra, Donatella, Cristina, Denise, Sara, Luisa, Fabia).

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