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In conseguenza allo scopo prefissato (capitolo 6), le strategie sperimentali adottate (capitolo 7) ed i risultati ottenuti (capitolo 8), si è potuto constatare che:

- il ristoppio di pomodoro, largamente sconsigliato per evitare i rischi di infezioni fungine e scadimenti produttivi-qualitativi, se controbilanciato dai trattamenti sperimentali, non ha avuto effetti deleteri né sulla produzione, né sulla colonizzazione dei funghi micorrizici arbuscolari. Infatti, ha stabilizzato la produzione tra i blocchi sperimentali che si era trovata differente nel 2006, ed ha portato ad una produzione vendibile maggiore ed una resa comparabile nell’anno successivo. Infine, anche se nell’ultimo anno si è registrata la diffusione del patogeno, non è da attribuire al ristoppio, poiché ne sono stati colpiti ed in maniera pesante anche i campi di pomodoro dell’agricoltore, in cui è stata effettuata la rotazione colturale.

- la somministrazione consecutiva di ammendante compostato verde non ha avuto un effetto benefico sulla produzione, andando a provocare squilibri nella maturazione dei frutti, con minore resistenza alla sovrammaturazione ed un aumento di recettività e sensibilità di fronte agli agenti patogeni (Silvestri e Siviero, 1991; Rinaldi et al., 2003). I nostri dati mostrano che sebbene la produzione totale risulti alta, ciò che è veramente importante a livello commerciale (cioè la produzione vendibile e la resa produttiva) risulta minore, essendo aumentata la quota di scarto;

- l’introduzione dell’inoculo ha avuto un effetto positivo e persistente nel tempo. Infatti, grazie a com’è stata impostata la prova e cioè la somministrazione nel suolo dell’inoculo solo al primo anno, è stato possibile valutare la persistenza e l’efficacia delle popolazioni microbiche introdotte. L’attività benefica nel tempo dell’inoculo è risultata evidente sia dal fatto che nell’ultimo anno i trattamenti che avevano ricevuto il maggiore dosaggio hanno mostrato una significativa maggiore colonizzazione dei funghi micorrizici arbuscolari, sia dal fatto che proprio questi trattamenti sono stati quelli colpiti meno severamente dal patogeno;

- tenendo in considerazione che l’aspetto dei costi della produzione è fondamentale, affinché arrivi sul mercato un prodotto biologico di buona qualità ed accessibile ad un qualsiasi consumatore, questa ricerca ha dato un’indicazione importante: l’introduzione combinata d’inoculo e di compost non ha avuto un effetto significativamente positivo (ma neanche negativo) nei primi 2 anni di sperimentazioni. Nel terzo anno, quando c’è un’interazione significativa tra la somministrazione dei 2 fertilizzanti, ciò che è emerso a vantaggio di una maggiore colonizzazione, sono le combinazioni estreme incrociate. Queste combinazioni sono costituite dall’introduzione di solo uno dei due fertilizzanti nel maggior dosaggio. Quindi, nell’ottica di ridurre i costi della produzione, un possibile approccio conveniente ed efficace potrebbe essere l’introduzione dell’inoculo in dose maggiore (anche solo per un anno), in grado di apportare un effetto positivo nel tempo nella colonizzazione micorrizica arbuscolare delle radici delle piante di pomodoro. Questo a sua volta, potrebbe avere un effetto protettivo nei confronti dei fattori biotici (avversità) e quindi, un riscontro positivo sulla produzione, avendo piante più sane.

Un obiettivo secondario della presente ricerca è stato valutare l’interazione tra la colonizzazione dei funghi micorrizici arbuscolari (AMF), la resa produttiva e differenti suoli (condizioni climatiche, sperimentali) o tra la colonizzazione micorrizica arbuscolare e diverse varietà di pomodoro. Ciò è stato ottenuto confrontando la colonizzazione dei AMF (introdotti con l’inoculo o naturalmente presenti) di diverse cultivar (cv) cresciute nello stesso sito sperimentale e su siti differenti. Dai risultati ottenuti è emerso che ciascun suolo, caratterizzato da una differente composizione e struttura delle comunità microbiche e fungine, ha reagito in maniera differente all’introduzione dell’inoculo ed ha interagito in maniera altrettanto differente con le diverse cv di pomodoro, sia per quanto riguarda la produzione, sia per quanto riguarda la colonizzazione.

La differente interazione tra la colonizzazione AMF ed i differenti suoli è stata riscontrata per la cv Red Setter (della prova 3 linee) coltivata in 2 località sperimentali differenti, Bondeno (FE) e Metaponto (MT). Infatti, la tipologia della colonizzazione AMF è risultata diversa a seconda del sito; da una parte (Bondeno) si ha una

colonizzazione caratterizzata da un minore numero di arbuscoli, ma da una maggiore colonizzazione generale (indice di micorrizazione, M%), mentre nell’altro sito (Metaponto) la colonizzazione è caratterizzata da una maggiore formazione di arbuscoli e da una minore colonizzazione complessiva. Ciò potrebbe essere dovuto ad una colonizzazione differenziale nei 2 siti di sperimentazione; da parte di differenti generi di funghi micorrizici, differenti tra loro per la produzione di arbuscoli, vescicole, e per la ramificazione ed il diametro delle ife intracelluari, a seconda della località (Abbott, 1982).

La colonizzazione differenziale dei funghi micorrizici arbuscolari, a seconda della varietà della pianta ospite, è nota già da tempo: è stato dimostrato che il numero di arbuscoli, di vescicole ed il grado di plasticità e di ramificazione delle ife è regolato da variazioni del genoma fungino e della pianta ospite (Smith e Smith, 1997) e che diverse varietà della stessa pianta hanno importanti differenze nel grado di colonizzazione (Hildebrandt et al., 2001; Landwehr et al., 2002). In questo lavoro, la differente interazione tra la colonizzazione AMF e la differente cultivar, inteso come un dissimile numero di arbuscoli, è stata riscontrata tra le varietà Rio Grande e Red Setter nel 2007. Inoltre, un altro aspetto importante da considerare è il carattere “precocità della colonizzazione” in relazione alle diverse varietà, che potrebbe essere determinante per l’efficacia dell’introduzione dell’inoculo nei confronti dei parametri produttivi. Nei nostri dati, questa indicazione è stata valutata considerando i risultati dell’interazione tra le diverse linee e la colonizzazione riscontrata nelle diverse età della pianta. Infatti la linea 9, oltre ad essere quella tendenzialmente maggiormente colonizzata dai AMF, risulta anche la più precoce.

Tutte queste considerazioni, a proposito dell’effetto del suolo e della varietà sul grado di colonizzazione, risultanti dall’interpretazione dei dati ottenuti con i metodi microscopici, non sono sufficientemente esaustivi per tracciare un quadro dettagliato, specifico sulla variazione della struttura e della composizione della comunità microbica (Ingleby et al., 2007). Per questo, in parallelo, su una parte dei campioni sono state effettuate analisi di tipo molecolare. Purtroppo, poiché l’elaborazione e l’interpretazione dei dati è ancora in corso, non è stato possibile confrontare i risultati ottenuti con i metodi microscopici con quelli ottenuti con i metodi molecolari.