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UFFICIO DELLE BOLLETTE A

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ERRARA E ALTROVE IN

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TALIA

Uno degli ultimi giorni di aprile del 1493 la testa di Andrea Zocchino, un fuoriuscito che aveva partecipato a Cesena all’omicidio di Antonio Malvezzi, venne spiccata dal corpo e posta alle Bollette di Bologna come memento per i cittadini. Come si è già scritto nel primo capitolo, le bollette possedevano un’evidente funzione pratica di difesa e controllo, ma pure un valore simbolico: il capo di Andrea ricordava la supremazia del governo su chi, persino fuori dai confini della città, attentasse ai suoi esponenti. Quello di Bologna, va ricordato, era solo uno tra le decine di uffici delle bollette dei comuni e delle signorie italiane medievali, perché ogni realtà urbana condivideva, al pari di numerose altre tra le quali prioritaria era quella dell’approvvigionamento alimentare e idrico, l’esigenza di controllare il traffico di persone, merci e comunicazioni entro i propri territori. È piuttosto curioso che nemmeno di recente, quando l’instabilità sempre più radicata della politica internazionale (frutto o causa che sia dei radicalismi che si sono avvicendati agli ideologismi della Guerra Fredda) ha condotto all’esplosione del flusso migratorio clandestino da paesi altri verso l’Europa, gli storici medievali abbiano sentito il richiamo di questo tema. La circolazione delle merci attrae attenzione, quella umana resta poco indagata. Soprattutto, la dimensione del viaggio è ormai da tempo recepita nella sua importanza anche per il periodo medievale, ma restano spesso al di sotto dell’orizzonte della ricerca problemi concreti quali le gestioni dei pedaggi, dei valichi, dei traghetti; le politiche cittadine nei confronti del settore alberghiero e delle categorie impiegate nei servizi; le rispettive decisioni in merito al controllo dei forestieri, e soprattutto l’entità del fenomeno della mobilità.86 Appunto per iniziare a colmare tale vuoto, questa tesi ha preferito suffermarsi su dati seriali, fornendo cifre che ricostruissero – tra picchi e crisi – l’effettiva consistenza del flusso di forestieri a Bologna. L’unicità di Bologna, tuttavia,

86 Mi permetto di segnalare, per la logistica dei viaggi in Terrasanta, a Saletti 2016a, pp. 93-111, e a Saletti 2016b.

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non consente di collocare i numeri ricavati dai Libri di presentazione in un quadro dai contorni definiti.

Quei forestieri erano pochi? Erano tanti? Erano tanti quanti i forestieri che giungevano a Ferrara (città vicina, dallo Studio molto meno prestigioso riguardo alle materie giuridiche, ma dalla corte spregiudicata e intellettualmente vivace)? Erano meno di Milano, più di Firenze? Tante domande, non necessariamente retoriche. È noto che Treviso possedeva un ufficio delle bollette perlomeno dal 1322.87 Per Mantova i dati sono meno stringenti, in quanto l’ufficio viene collocato cronologicamente come entro la forbice costituita dalla datazione degli «statuti gonzagheschi, redatti tra la fine del trecento e i primi anni del Quattrocento».88 Possiamo tuttavia dedurre che l’ufficio delle bollette fosse attivo ante 1358, perché una cronaca riporta che in quella data le insegne di Feltrino Gonzaga vennero bruciate da Ugolino Gonzaga proprio davanti al’edificio che ospitava Feltrino.89 Quanto ai compiti dell’istituzione,

l’ufficio delle bollette aveva la funzione di controllare i movimenti delle persone in partenza e in arrivo a Mantova, imponendo alle porte della città la compilazione della “bolletta”, su cui venivano annotate “nome e cognome, patria, professione, mezzo di locomozione, armi, merci, compagni di viaggio, alloggio in Mantova, motivazione e scopi del viaggio”.90

A Cremona «L'ufficio delle bollette fu istituito in epoca signorile e l'ufficiale ad esso preposto ebbe, essenzialmente, un compito di controllo su la corrispondenza e le persone che provenivano da fuori il Ducato».91 A Milano, Leverotti ha individuato una data precisa per l’istituzione dell’ufficio delle bollette: il 1378, per decisione di Giangaleazzo Visconti.

Come avveniva a Mantova, gli ufficiali delle bollette milanesi

dovevano controllare che tutta la posta in arrivo, partenza e transito fosse bollata; ugualmente prendevano nota dei forestieri di passaggio o in arrivo e di coloro che pernottavano negli alberghi. Questi ultimi non solo dovevano essere registrati in un apposito registro dagli albergatori, ma tutta la loro merce e soprattutto le loro carte dovevano avere un bollo di riscontro. L’officio era di grande rilevanza, in

87 Cagnin 2004, p. 107. 88 Navarrini 1984.

89 Gionta, Il fioretto delle Cronache, p. 64. 90 Navarrini 1984, p.

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130 particolare nei momenti di guerra, perché permetteva di controllare il passaggio

di spie ed ambasciatori e di carpire i segreti della loro corrispondenza, talvolta sequestrata, aperta con artifizi, copiata, risigillata e riconsegnata al latore.92

Per la Lombardia abbiamo a disposizione l’utile ricognizione effettuata dal progetto CIVITA - Le istituzioni storiche del territorio lombardo, che ha censito fonti archivistiche al fine di creare un repertorio di informazioni sulle istituzioni di governo, sui loro organi e sul loro funzionamento (dal primo embrione di stato regionale sino al 1971), ma purtroppo all’interno di questa iniziativa le realtà urbane indagate sono percentualmente poche. La missiva inviata il primo agosto 1386 da Galeazzo Visconti congiuntamente al podestà e all’ufficiale delle bollette di Brescia testimoniano dell’esistenza dell’ufficio in quella data, con funzioni analoghe a quelle bolognesi, mantovane e – naturalmente – milanesi.93 Una rinomata testimonianza letteraria (la novella 117 del Sacchetti) attesta, sempre nel XIV secolo, il funzionamento di uffici delle bollette a Padova; per Roma, Romani contesta il cenno di Gnoli all’esistenza di un ufficio delle bollette, ma fa riferimento a una normativa molto tarda (sul termine del XVI secolo).94

Per tentare di riconoscere uniformità e difformità nei molteplici centri urbani italiani del tardo medioevo, ho tentato una ricognizione il più vasta possibile sulla documentazione archivistica superstite, che per motivi di tempo si è limitata a contatti epistolari con Archivi di Stato. Di seguito, l’elenco:

Archivio risposta negativa

risposta aperta

1 Alessandria x «Purtroppo la distruzione, quasi totale, delle carte comunali che ebbe luogo nel 1392 prima e nel 1499 dopo, fece sparire completamente gran parte dei libri e della documentazione raccolta sotto la denominazione di Atti Municipali. Non è escluso che si potrebbero trovare tracce di tali argomenti, ma ciò non è facilmente riscontrabile se non attraverso la consultazione, come nel caso dei notai» (12/09/2016)

Ancona x

Benevento x

Biella x «Documentazione relativa alla circolazione di merci e persone nel periodo da Lei studiato dovrebbe essere presente non tanto presso l'archivio di Stato di Vercelli, ma proprio presso il Comune di Vercelli (l'archivio storico comunale è conservato DIRETTAMENTE DAL COMUNE e credo sia unito al patrimonio librario nella Biblioteca Civica)» (14/10/2016)

Bolzano x «è più probabile che tale documentazione sia reperibile presso l’Archivio Storico del Comune di Bolzano» (10/10/2016)

2 Brindisi x

92 Leverotti 1997, p. 42 (si veda anche Frangioni 1983, pp. 128-129.

93 Il riferimento è al codice ASC 1044 della Biblioteca Queriniana di Brescia, edito in Lonati 1936, pp. 75-76.

CONCLUSIONI. BOLOGNA IN CONTESTO: L’UFFICIO DELLE BOLLETTE A FERRARA E ALTROVE IN ITALIA 131 Archivio risposta negativa risposta aperta

Catania x «dai mezzi di corredo … non si evince la presenza di tale documentazione. Non si esclude però che, con uno studio più approfondito, possa trovarsi materiale a Lei utile. Tale ricerca dovrà essere effettuata dalla S.V.» (13/10/2016) Catanzaro x Como x Cosenza x Cuneo x Fermo x Firenze x Foggia x Foligno x

Forlì-Cesena «La rinviamo al SIAS» (3/10/2016)

Gorizia x

Imperia x

Isernia x

La Spezia «la informiano che il Fondo archivistico più antico presente nel nostro Archivio è il ‘Capitaneato di Sarzana’, anni 1458-1562. Se decidesse di venire a effettuare una ricerca, gli orari della Sala di Studio sono i seguenti» (17/10/2016)

Lecce x

Livorno x «Le consiglio di rivolgersi agli Archivi di Stato di Pisa e Firenze che conservano documentazione più antica» (12/09/2016)

Lucca x «le uniche informazioni per un eventuale traffico di forestieri possono forse essere ritrovate per alcuni anni del sce. XIV nei volumi dei fondi Gabella maggiore e Gabelle del contado e delle vicarie, ma si tratta solo di piccoli trafficanti ‘pendolari’ provenienti dalle zone limitrofe al dominio lucchese» (28/11/2016)

Macerata «questo Archivio di Stato conserva documentazione di carattere finanziario, tra cui la “gabella del passo” (tassa di passaggio) che faceva capo al Camerlengo o Camerario del comune (tesoriere comunale) per il periodo 1350-1500» (18/10/2016) Massa x Matera x Napoli x Novara x Orvieto x Padova x

Parma «non ci risulta che presso il nostro Archivio siano presenti bollette dei forestieri per il periodo che Le interessa. Non escludiamo tuttavia che in alcune buste del fondo Feudi e Comunità, dedicate alle comunità di Parma e Piacenza, ma non dotate di indice analitico o nel fondo Comune di Parma, nelle serie di deliberazioni e decreti, possano trovarsi indicazioni sul tema. In questo caso, però, la ricerca resta necessariamente a Suo carico» (12/9/2016)

Pavia x «La invito a contattare la Biblioteca “C.Bonetta” di Pavia, dove ha sede anche l'archivio storico civico della città» (30/09/2016)

Perugia x

Pesaro x «l’Archivio… non conserva la documentazione prodotta dal Comune, depositata invece presso la locale Biblioteca Oliveriana» (4/10/2016)

Pescara x

Pescia x

Potenza x

Prato «la invitiamo a consultare l'inventario dell'Archivio del Comune di Prato per il periodo preunitario» (23/09/2016)

CONCLUSIONI. BOLOGNA IN CONTESTO: L’UFFICIO DELLE BOLLETTE A FERRARA E ALTROVE IN ITALIA 132 Archivio risposta negativa risposta aperta

Ravenna x «le consiglieremmo di rivolgersi alla Istituzione Biblioteca Classense presso la quale è conservato l’Archivio Storico del Comune di Ravenna» (15/9/2016)

Reggio Emilia

x «dall’esame dei mezzi di corredo di questo Archivio di Stato, non risulta l’esistenza di serie archivistiche di passaporti per il periodo desiderato, anche non si può escludere a priori che qualchecarta possa essere conservata tra la documentazione degli enti che li producevano» (8/9/2016)

Rovigo x

Salerno x

Siena «Gli unici fondi archivistici che mi sento di suggerirLe dove potrebbe trovare qualcosa sono: la Biccherna e la Gabella. Ma per fare questo tipo di ricerca dovrà venire personalmente» (19/09/2016)

Siracusa x Sondrio x Spoleto x Taranto x Teramo x Terni x Torino x Trapani x

Treviso «La complessità della ricerca non può dunque prescindere dalla presenza diretta dello studioso in Sala Studio» (30 marzo 2017).

Trieste x «per Trieste la documentazione più antica è conservata presso l’Archivio diplomatico del Comune di Trieste» (12/09/2016)

Varese x «Forse presso l' archivio civico di Varese, dirigente dott. Piero Mondini, può conservare qualche traccia» (14/10/2016)

Venezia x

Verbania x

Vercelli x «le consiglio di rivolgersi all'Archivio Storico della città di Vercelli» (14/10/2016)

Vicenza x «tale documentazione abbia qualche probabilità di trovarsi (ma nutro seri dubbi) all’interno dell’archivio del Comune della città di Vicenza che è conservato in biblioteca civica Bertoliana»(10/10/2016)

Al momento, sono a conoscenza di registri di bollette per Ferrara, Macerata e Trento, ma non escludo che se ne possano rintracciare altri: inventariazioni sommarie e dispersioni di archivi, oltre a modi molto diversi di denominare gli elenchi dei forestieri, possono rendere la ricerca molto difficoltosa. Di grande importanza sarebbe anche il recuperare le norme, difficilmente collocate negli statuti comunali, per la gestione degli forestieri nelle fasi del loro ingresso. Come a Bologna, anche a Ferrara si sono conservati statuti appositi per l’ufficio delle bollette; vediamo ora il loro contenuto.

Lo statuto dell’ufficio delle bollette di Ferrara comprende un primo nucleo di disposizioni databili al marzo-aprile 1438, che una mano più tarda ha voluto rendere più simile a una raccolta organica redigendo in corrispondenza di ciascuna rubrica l’indicazione di capitolo e una progressiva numerazione. Dopo i primi 31 capitoli trovano posto le additiones circa offitii bulletarum, dove i capitoli 32-40 sono ancora appartenenti

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alla tarda primavera del 1438, mentre il 41 è datato dicembre 1441 (una supplica da parte di un falsario fiorentino) e si prosegue con rescritti, proclami, grida, suppliche sino al Cinquecento avanzato. Trattandosi di un testo interessante ed inedito, si è ritenuto opportuno fornirne una parziale trascrizione nell’Appendice 5. Avendo potuto consultare i due Libri forensium peditum conservatisi per la città di Ferrara nel 1479 e 1485, posso azzardare qualche riflessione su differenze e affinità tra procedure nei due uffici, e tra flusso di viaggiatori. Innanzitutto una prima occhiata ai Libri bolognesi e ferraresi evidenzia a occhio nudo che esistevano produttori dediti a commercializzare prodotti, si direbbe oggi, da ufficio, di elevatissima standardizzazione. Se anche, a distanza di circa 50 anni, il cartolaio che vendeva agli ufficiali del comune di Bologna e a quelli del comune di Ferrara i libri dove registrare i forestieri fosse stato diverso, si tratta comunque di una fornitura standard con un formato e caratteristiche materiali pressoché identiche, concepita per soddisfare esigenze contabili-amministrative che dovevano risultare note e particolarmente diffuse.

Il tema degli archivi come spazi fisici dove si producono oggetti materiali è stato di recente ravvivato dal gruppo di ricerca diretto da Filippo De Vivo all’interno del progetto AR.C.H.I.ves; questa semplice comparazione tra due Libri appartenenti a due realtà amministrative diversissime tra loro sottolinea l’importanza di indagare il legame tra pratiche locali e materiale scrittorio in una dimensione comparativa.95

Oltre a questa specifica indubbia omogeneità di materiali, che a mio parere andrebbe verificata anche per altre realtà, gli statuti contengono norme pressoché analoghe per la gestione dei forestieri. Senza soffermarsi sul profilo degli ufficiali, o sul loro numero, né tantomeno sulle modalità della loro nomina, gli statuti ferraresi denotano un’attenzione maggiore di quelli bolognesi nel definire ogni possibile modo di raggiungere la città, per prevenire situazioni irregolari, ecco infatti che, al pari degli albergatori i quali devono prestare fideiussione (ogni 6 mesi, come a Bologna), devono farlo anche tutti i carrettieri che transitano per Francolino, e i nocchieri che attraversano il Po: tutto coloro, insomma, che hanno a che fare con viaggiatori di passaggio. Come a Bologna, gli ufficiali alle bollette si devono occupare, oltre che dei forestieri e dei censimenti delle strutture che li ospitano, della prostituzione. Ma nello statuto compaiono anche molte altre situazioni sulle quali gli ufficiali hanno giurisdizione: il gioco d’azzardo, l’alchimia, la manutenzione delle porte, delle fosse, delle mura, dei ponti e delle strade pubbliche. Una

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notevole differenza riguarda il settore dell’accoglienza, per via di norme protezionistiche introdotte a Ferrara nel 1450 dal duca Leonello, secondo le quali nessun abitante di Ferrara avrebbe potuto alloggiare un forestiero se prima questi non avesse soggiornato almeno tre notti in un albergo, e in alcun modo se il forestiero si fermasse in città per un tempo non superiore a una settimana.96

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Figura 2 ASBo, Ufficio delle Bollette e Presentazione dei Forestieri, Libri di Presentazione dei Forestieri, b. 2

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Anche a Ferrara, verosimilmente, le mansioni dell’ufficio delle bollette si svolgevano in maniera non troppo dissimile da come avveniva a Bologna. Le informazioni, riportate nei Libri ferraresi, tuttavia, non sono le stesse di Bologna. Vediamo una porzione del Libro del 1479:

La struttura della pagina è molto simile a quella già incontrata a Bologna, ma le informazioni sono meno; manca qualsiasi riferimento a dove il forestiero alloggia, e al mezzo di trasporto. C’è tuttavia un dato in più: la località nella colonna all’estrema destra della pagina risulta la terza. A che si riferisce? Verosimilmente alla destinazione intrapresa quando il forestiero lascia la città, come accade pure nel Libro di passo di Trento che contiene dati quasi contemporanei a quelli del Libro di Ferrara.97

A uno sguardo distratto non può sfuggire la maggiore organizzazione del registro trentino. Innanzitutto le somme di denaro compaiono in linee sistematiche, e questo suggerisce che

97 Sono giunta a conoscenza di questo registro grazie a un prezioso suggerimento del prof. Edoardo Demo, e sono grata alla dott. Roberta Fossali che mi ha inviato, da Trento, la riproduzione fotografica qui esposta.

Figura 3. ASMo, Amministrazione finanziaria dei Paesi, Ferrara, b. 101, Libro 1479, c. 1r

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il passaggio fosse concesso solo dietro corrispettivo di denaro; un fattore questo che costringeva i compilatori a una maggiore attenzione. Nella porzione del Libro ferrarese nella Figura 3, si può notare come sono più i forestieri che non pagano di quelli che pagano; nel paragrafo dedicato ai pedaggi abbiamo osservato come gli importi pagati dai forestieri non costituissero entrate significative. A ricordarci, se ne avessimo il bisogno, di come la mobilità fosse un fenomeno che permeava la vita quotidiana, nella seconda riga del Libro trentino si legge distintamente il nome di un ferrarese, Nicolò de Molino. Solo un confronto su ampia scala dei Libri di bollette superstiti può aiutarci a comprendere meglio la circolazione degli uomini nella tarda età medievale, che necessita di essere indagato meglio, e in una prospettiva che rifletta e restituisca l’ampiezza del raggio di mobilità delle persone coinvolte.

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