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A quasi cinque anni dalla più grossa campagna di installazione fotovoltaica in Italia (tra il 2007 e il 2013), il nostro Paese, con oltre 19 GWp di potenza installata in impianti fotovoltaici, ricopre la seconda posizione in Europa [GSE-Rapporto delle Attività GSE 2017]. Il 70% di questa potenza è entrata in esercizio (soprattutto impianti di grandi dimensioni) quando le tariffe del Conto energia erano molto alte. In svariati casi la corsa per “accaparrarsi” gli incentivi ha fatto si che non si prestasse molta attenzione alla professionalità delle aziende installatrici nonché alla qualità dei componenti forniti (principali e non). Spesso dunque ci si trova di fronte a impianti che rendono al di sotto delle aspettative, con proprietari che, non eseguendo un’opportuna manutenzione, rimangono ignari di tale situazione fino a quando non vedono diminuire drasticamente i corrispettivi accreditati dal GSE. Se a tutto questo aggiungiamo che la maggior parte dei prodotti sono ormai fuori garanzia e, peggio, molti operatori sono spariti e molti produttori falliti (o hanno abbandonato il mercato italiano), la situazione di un titolare di un impianto FV fermo o che produce ben al di sotto le aspettative è piuttosto critica.

Valutato il rapido decremento di produzione del parco fotovoltaico nazionale in pochi anni, il GSE ha provveduto ad emanare nel 2017 delle linee guida per poter mettere i produttori che necessitano di tali interventi nelle condizioni di ristabilire le prestazioni dei propri impianti (mantenendo gli incentivi).

Alla luce di tutto ciò diventa necessario il revamping, ovvero l’ammodernamento e il ripristino di impianti obsoleti, con l’obiettivo di riportare le prestazioni ai livelli attesi, garantendo maggiore produttività e nel contempo allungando la vita utile.

Attraverso questo lavoro di tesi si è voluto sviluppare un modello per valutare la sostenibilità economica per questa tipologia di interventi approfondendo gli aspetti legati al mantenimento delle diverse tariffe incentivanti e alle disposizioni del GSE in materia.

A valle di una specifica e dettagliata verifica tecnica su tutte le componenti dell’impianto per dimostrare l’entità e la causa del deficit di prestazioni produttive, l’analisi che si propone, attraverso una verifica sullo storico di produzione e attingendo a database climatici, permette di stimare l’effettivo vantaggio economico dell’intervento di revamping suggerito.

Volendo generalizzare le conclusioni a cui si giunge (che comunque più accuratamente vanno valutate caso per caso) si può dire che:

- maggiore è l’entità della sottoperformance dell’impianto (cioè quanto meno l’impianto produce rispetto a quanto al massimo potrebbe produrre in funzione del sito di installazione e della tecnologia con cui è realizzato) più elevata risulta la convenienza di un intervento rimodernamento. Con un valore assolutamente approssimativo, almeno per impianti di grandi dimensioni, si può indicare un riferimento del 10% di perdita di produzione rispetto

all’atteso, come quota minima per cui si può pensare ad un intervento di retrofitting;

- il totale della tariffa incentivante percepita gioca un ruolo fondamentale nel prendere la decisione di effettuare un revamping: negli gli impianti con incentivi maggiori (che sono anche i più datati e quelli che presentano ad oggi più problematiche produttive) anche piccole perdite di produzione si traducono in considerevoli mancati guadagni economici. Inoltre se l’incentivo garantito dal GSE è elevato, il costo delle operazioni di rinnovamento dell’impianto risulta recuperabile più velocemente dati i notevoli vantaggi finanziari che si possono ottenere;

- infine, la quota di autoconsumo fa spostare l’ago della della bilancia della convenienza economica, di un intervento di ottimizzazione dell’impianto. Autoconsumare l’energia che si produce risulta molto vantaggioso dal momento che la remunerazione dell’energia immessa in rete risulta molto minore del costo evitato dell’energia che si dovrebbe altrimenti acquistare. Ecco perché in impianti con autoconsumo elevato, un’eventuale sottoperformance significativa implica notevoli perdite economiche. Questo porta quindi ad affermare con certezza che un intervento di revamping è sicuramente più conveniente laddove si ha autoconsumo elevato, rispetto ad un impianto della stessa taglia dove tutta l’elettricità prodotta viene dispacciata alla rete.

Il grande potenziale di sviluppo del business inerente gli interventi di revamping è legato specialmente ai numerosi impianti che presentano sottoperformance (1 impianto su 3 produce il -20% secondo quanto riportato dalla banca dati dei sistemi monitoraggio Sunreport) e al sempre minore costo dei componenti (moduli, inverter ecc.). Lo strumento di calcolo sviluppato in questo elaborato evidenzia come la convenienza economica di un’operazione di rinnovo delle prestazioni di un impianto FV dipenda da molteplici fattori:

• sito impianto;

• modalità di installazione moduli; • taglia impianto;

• storico di produzione;

• analisi di valutazione tecnica delle sottoperformance; • tariffa incentivante;

• prezzi di acquisto e vendita dell’energia; • percentuale di autoconsumo;

• costi di intervento (materiale e manodopera); • tipo di intervento di revamping proposto.

Un possibile sviluppo futuro di questo lavoro di tesi, dunque, è quello di applicare il modello realizzato al maggior numero di impianti reali possibile, e realizzare così un database che consenta di categorizzare immediatamente un impianto FV e stabilire a priori se sia opportuno o meno valutare un intervento di revamping.

APPENDICE A

Nella presente appendice è riportato, per ciascuna tipologia di intervento, l’elenco esemplificativo dei documenti che, a seguito della conclusione dei lavori, è opportuno che il Soggetto Responsabile invii al GSE per consentire l’aggiornamento dei dati e dei documenti in proprio possesso. Ai documenti riportati di seguito è possibile allegare eventuale ulteriore documentazione finalizzata a fornire un quadro completo dell’intervento realizzato.

A.1 SPOSTAMENTO DEI COMPONENTI PRINCIPALI