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Per tutto ciò, occorre elevare le procedure di gestione del rischio a un livello superiore, per consentire di innalzare l’attenzione al monitoraggio e la risposta al rischio, al loro livello massimo, insomma, un nuovo e più moderno approccio.

Per fare tutto ciò occorre seguire un saggio percorso di risk managemet, con approcci diversi, ma sulla falsa riga di quanto mostrato nel primo capitolo. Il primo fattore determinate è la corretta identificazione del pericolo e le aree che impatta, in questo caso specifico, si tratta di un rischio naturale di origine esterna, con implicazioni in ambito sociale, umano e finanziario. A questo punto nella creazione dell’RBS, il rischio identificato va situato nella corretta posizione così da consentire il corretto incrocio con la WBS, permettendoci di collegarlo con tutte le funzioni statali che impatta, così da riuscire a fare il risk identification report (RIR) nel modo più accurato possibile. A questo punto individuate le attività nazionali impattate e le potenziali conseguenze mediante un’analisi SWOT, compilato il RIR, si deve cominciare il percorso di quantificazione per generare successivamente la strategia mitigatoria. Questa fase è governata principalmente dalla matrice probabilità impatto per la quale valgono tutte le riflessioni fatte sopra. Identificata in questo modo con la mitigazione l’unica strategia possibile e quantifica l’esposizione con la risk exposure per ogni area impattata, si genera la matrice RBM e conseguentemente il risk assesmente report (RAR), i quali uniscono tutte le informazioni generate fino a questo punto e danno un’identificazione definitiva del rischio e delle aree da esso impattate, fornendo una panoramica generale della situazione. Unendo ora la strategia individuata con il RAR, si arriva alla creazione del documento finale di questa procedura, ovvero, il risk plan, il quale fornisce la strategia finale da applicare in termini di accantonamenti economici ed investimenti nel settore sanitario. Contestualmente a tutto ciò viene preparata anche la fase di monitoring individuando i parametri principali che descrivono la presenza e l’intensità del rischio, settando dei valori limite al superamento dei quali scatta la strategia mitigatoria del lockdown e l’attivazione di tutto o parte del fondo accantonato.

La fase di monitoring che per rischi di questo tipo deve essere sempre attiva è probabilmente la parte più importate della gestione e per questo è fondamentale creare i parametri migliori. Nella pandemia studiata, risultano fondamentali tre valori:

- Rt: Parametro che identifica quanto è rapido il contagio e a quanto ammonta il rischio di un’ulteriore espansione, quantitativamente ci fornisce il valore di quante persone in media un contagiato infetta. Per valori di Rt inferiori di 1 la pandemia è ritenuta sotto controllo, per valori compresi tra 1 e 1,5 il rischio è presente e necessita di azioni mitigatorie come piccoli lockdown parziali, infine, per valori superiori all’1,5 la situazione è definita grave e prossima all’essere ingestibile necessitando di interventi più duri e stringenti. Avere a disposizione un fondo di recovery molto grande permette agli stati di prendersi meno rischi sul parametro dell’Rt.

- Tasso di saturazione delle terapie intensive: È un parametro molto semplice che indentifica la

sostenuto dal settore sanitario e per capire il suo livello di saturazione. Il campanello suona per questo parametro quando supera il 30% e si presenta il rischio di non poter più operare in tranquillità, per letti e personale, le normali procedure ospedaliere. Spingendo in questo modo lo stato a dover applicare delle misure contenitive per cercare di far scendere tale valore.

Fondamentale per tenere questo parametro ad un livello accettabile sono gli investimenti volti ad aumentare sia i letti che il personale ospedaliero.

- Tasso di saturazione ospedaliero: Esattamente uguale a quello delle terapie intensive per calcolo ma con una soglia di sopportamento più alta (50%) e una maggiore facilità di gestione.

Per tutti questi motivi viene considerato anche se tende ad essere poco informativo eccetto rarissimi casi, infatti, quando questo è fuori controllo lo è anche l’altro ma non vale il viceversa.

Per applicare una corretta procedura di monitoring occorre gestire questi parametri non solo a livello nazionale ma anche a quello regionale e comunale così da individuare le zone maggiormente colpite e valutare l’applicazione di misure mitigatorie differenziate sul territorio. I parametri vanno valutati congiuntamente per avere chiara la situazione e stabilire le eventuali applicazioni di lockdown, potenziamento degli investimenti sanitari e l’attivazione del budget.

Le soglie mostrate per i parametri presentati sono quelle identificative del buon senso, tuttavia, ogni nazione le valuta a modo suo applicando i valori da loro ritenuti più adatti, in funzione delle diverse situazioni sanitarie/economiche nazionali.

A conclusione dello studio e delle analisi effettuate, è stato riscontrata una forte arretratezza nell’applicazione di queste procedure, è assolutamente necessario migliorare nel futuro, per far si che situazioni del genere non cambino più il normale svolgimento della vita e non portino più ad una conta dei deceduti di tale portata. Senza considerare i danni economici miliardari che sono già stati riscontrati e che si vedranno negli anni soprattutto nel mondo del lavoro e nelle prospettive per i futuri giovani, che si affacceranno in questo mondo. Le soluzioni individuate, necessarie per applicare una giusta strategia di mitigazione riguardano principalmente tre ambiti:

- Grandi investimenti nel sistema sanitario sia dal punto di viste delle strutture e degli equipaggiamenti e sia dal punto di vista del personale, con forti investimenti sui letti delle terapie intensive e sulla formazione e l’assunzione di nuovi medici e infermieri. Così da ridurre la necessità dei lockdown (riducendo il danno economico derivante) e diminuendo anche il rischio di morte, consentendo a tutti di ricevere le adeguate cure. Questi investimenti vanno fatti con il cervello, evitando inutili sprechi. Creando un piano di impiego alternativo di strutture (che devono essere riadattabili) e personale per i momenti di non emergenza.

- Creazione di fondi monetari mondiali a fondo perduto, volti ad aiutare gli stati in queste situazioni di necessità, mitigando l’impatto economico derivante e salvaguardando tutte quelle categorie di lavoratori, che con le misure restrittive applicate rischiano di perdere il lavoro, o le attività maggiormente colpite che rischiano di scomparire. La creazione di questo contingecy budget mondiale serve ad aiutare quelle realtà economiche, che altrimenti rischierebbero la recessione, per gli effetti della pandemia e per tutte quelle categorie sociali, che rischiano di non avere neanche più i soldi per mangiare creando un'altra categoria di morti, ovvero non per Covid, ma per i danni economici del Covid.

- Investimenti mirati nella ricerca e nello sviluppo della medicina, campo troppo sacrificato negli ultimi decenni, ma fondamentale per il progredimento della razza e per la salvaguardia delle persone. Forti investimenti in questo ambito velocizzano la risposta al rischio e consentono, se fatti bene, di trovare terapie e vaccini nel minor tempo possibile e nel modo più sicuro, salvando così moltissime vite.

Il virus in queste ultime settimane si è diffuso nuovamente, dando vita ad una seconda ondata, ancora più forte della prima e tutti gli stati europei sono di nuovo in grandissima difficoltà. Dimostrando, ancora una volta, quanto questo problema sia stato sottovalutato e trascurato.

Serve urgentemente un cambio di mentalità e approccio a questi problemi, non solo per riportare la vita delle persone alla normalità, ma anche per innalzarla a un livello superiore più sicuro, aprendo una visione di futuro più luminoso.

I dati presentati nelle tabelle si riferiscono solo al periodo citato, ovviamente oggi sono notevolmente cambiati e necessitano di un aggiornamento giornaliero se si vuole avere una visione attuale.

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