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Negli anni Sessanta si è fatta strada l’idea di un vote juif per la crescente presenza nella politica francese dell’opinione ebraica, delle organizzazioni e dei gruppi di attivisti. Già nel 1973, il giurista Wladimir Rabinovitch dichiarò che il futuro vote juif sarebbe stato direzionato verso «candidats qui […] auront l’attitude la moins suspecte quant aux intérêts spécifiques de la communauté juive»319 in modo da non mettere in dubbio la propria lealtà verso la Francia, proprio come tentò di fare Kaplan nel gennaio del 1969 (cfr. Cap. III).

Gli anni Settanta, a differenza dei due decenni precedenti, presentano in maniera più evidente i segnali dei cambiamenti in seno alla comunità ebraica francese. Innanzitutto, la partecipazione della stampa ebraica alla politica estera francese è stata più vigorosa rispetto al passato e la biforcazione ideologica è emersa visibilmente nella sua forma pro e contro la politica di Israele. Questa diramazione è la base di quello che è poi diventato il ventaglio elettorale ebraico: non più omogeneo come era negli anni Sessanta, ma distribuito su tutte le fazioni politiche, con un progressivo allineamento a destra.

I dati utilizzati in questo studio hanno sollevato qualche questione, come, ad esempio, se il peso del vote juive non sia sovrastimato rispetto alla popolazione ebraica in Francia e se sia davvero “unico”. La risposta è probabilmente negativa a causa della forte eterogeneità dettata dai differenti

background culturali, geografici e sociali degli ebrei francesi la cui pluralità

non può essere essere ricondotta a un solo vote juif. Per quanto lo spostamento

In WLADIMIR RABINOVITCH «Le vote juif en question», L’Arche, n°191, p. 37, 26 janvier - 319

25 février 1973.

politico verso destra sia statisticamente un fenomeno in corso d’opera, il suo peso negli anni Settanta è stato troppo debole per dare risultati tangibili all’interno della politica francese. In conclusione, credo sia più opportuno propendere per l’utilizzo di votes juifs, il cui plurale è l’espressione delle molteplici ideologie dell’elettorato ebraico senza escludere che, secondo

Tribune Juive, «on finira par le savoir : il n’y a pas de vote juif, mais il y un

électorat juif».320

In «Les Juifs et les Municipales», Tribune Juive, n°454, p.4, 10-15 mars 1977. 320

CONCLUSIONI

E

SVILUPPI

FUTURI

« Y-a-t-il un vote juif ?

Non mais les Juifs votent »321

Il 1948 potrebbe essere definito l’”Anno 0” degli ebrei della Diaspora, ma la comunità ebraica francese ha visto la propria personale rinascita tra il 1956 e il 1962, con le indipendenze dei paesi del Maghreb e le successive migrazioni in Francia.

In quei sei anni, la forte alleanza tra Parigi e Gerusalemme ha regalato agli ebrei francesi una profonda sicurezza, come si è visto dalle deboli reazioni di sostegno a Israele durante la Crisi di Suez del 1956. Il 1962, invece, è stato caratterizzato dal rimescolamento: la migrazione massiva degli ebrei algerini in

Risposta di Pierre Aidenbaum alla domanda di François Mitterrand. 321

Francia in seguito all’indipendenza ha portato con sé una rinascita culturale e una redistribuzione nello spazio urbano di tutte le comunità ebraiche francesi. Questo mélange ha dato vita a una composizione demografica ricca ed eterogenea, la cui integrazione all’interno della società francese si è fatta da una parte sempre più intensa e dall’altra ha portato alla riscoperta delle tradizioni e della storia ebraica.

Nella primavera del ’67 gli ebrei francesi si sono riscoperti per la prima volta estremamente solidali nei confronti di Israele. Questa novità è probabilmente scaturita dall’assenza dell’alleato francese durante la Guerra dei Sei Giorni. I membri della Comunità, le organizzazioni culturali e i singoli individui hanno dato il via a una tradizione di manifestazioni, comunicati ufficiali, appelli, articoli, volontariato e raccolta fondi. Dal giugno al dicembre dello stesso anno si è assistito al primo cambiamento degli ebrei francesi: da un lato si sono riscoperti grandi sostenitori di Israele, dall’altra oppositori della politica francese. All’abbandono militare d’Israele durante il conflitto si aggiunse la conferenza stampa di De Gaulle di novembre a scatenare l’indignazione delle comunità in Diaspora e in Israele. Di fatto gli ebrei francesi si sono ritrovati cittadini di un paese nemico del proprio “Stato spirituale” e spesso accusati di doppia alleanza. Nonostante la maggior parte delle reazioni degli ebrei siano state dirette contro il governo francese, si è manifestata anche una voce controcorrente e, per quanto flebile, in contrasto con la gestione israeliana del conflitto.

Il 1972 ha rappresentato un altro momento chiave per gli ebrei francesi a causa degli attentati perpetrati da Settembre Nero. Le proteste, in linea con il pensiero della stampa israeliana, furono rivolte soprattutto al governo francese e alla comunità internazionale affinché fossero garantite sicurezza e condanne. Gli anni Settanta furono dunque caratterizzati da indignazione verso il proprio

paese e dalla paura di una nuova ondata di antisemitismo, ma si aggiunse un nuovo timore con la Guerra dei Kippur: la possibilità che Israele non uscisse vincitore da questo nuovo conflitto o, nei peggiori dei casi, che scomparisse del tutto.

L’autunno del 1973 vide riproporsi le stesse manifestazioni del ’67, organizzate con molta più vivacità ed empatia. Il sentimento di preoccupazione che gli ebrei francesi avevano verso Israele crebbe senza precedenti e la consapevolezza di non avere il sostegno del proprio paese in questa battaglia fu sicuramente di grande stimolo. Altrettanto forte questa volta fu la reazione degli intellettuali ebrei contrari alla politica israeliana, spesso affiancati ad organizzazioni filo-palestinesi e liberi ormai dal peso dell’eredità ebraica e dai parallelismi con l’Olocausto. É quindi nel 1973 che si possono vedere nettamente gli sviluppi di fenomeni già presenti nel decennio precedente tra gli ebrei francesi, come la spaccatura ideologica, la maggiore integrazione politica, l’utilizzo politico della Shoah, la crescita di aliyoth come conseguenza dell’islamofobia e del timore dell’antisemitismo.

In conclusione, in 25 si sono susseguiti elementi che hanno fortemente contribuito alla destrutturazione, al rimodellamento e alla valorizzazione della comunità ebraica francese fino alla formazione dell’attuale elettorato ebraico e, soprattutto, della sua minoranza che tende sempre più a destra.