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Dalla Conferenza dei comuni minerari del 1972 alla conferenza mineraria Nazionale del 1973: la politica statale e regionale nel quadro della

BACINO METALLIFERO.

2.2 Dalla Conferenza dei comuni minerari del 1972 alla conferenza mineraria Nazionale del 1973: la politica statale e regionale nel quadro della

pubblicizzazione.

Il problema del settore minerario sardo, come riscontrato nel dibattito politico e sindacale locale/nazionale, sarebbe stato affrontato all'interno di una visione programmatica a livello nazionale sulle problematiche socio-economiche che contrassegnavano l'industria estrattiva483. Il convegno dei comuni minerari di Firenze, secondo le dichiarazioni del comitato organizzativo, doveva consentire la definizione di una politica mineraria che realizzasse la valorizzazione del patrimonio minerario nazionale ed il potenziamento delle indiscutibili prerogative dello Stato e delle Regioni484. Nel corso della conferenza stampa del 4 luglio 1972, il vicepresidente del Consiglio Regionale Armando Congiu dichiarava che la valorizzazione delle risorse minerarie dovesse rientrare nel quadro politico ed economico delle politiche governative e ribadiva la necessità di una precisa politica mineraria, pesantemente trascurata dallo Stato, che si poggiasse sulla valorizzazione di quel bene pubblico che rientrava nelle prerogative dello Stato485; riaffermava l'urgenza di un intervento degli organismi regionali, con la finalità di sopperire alla mancanza di una politica nel campo minerario da parte del governo centrale486.

Secondo le segreterie sindacali regionali il convegno di Firenze doveva contribuire a verificare la volontà politica del governo centrale nel sostenere il

483 La Sardegna al convegno delle Regioni in Firenze per la valorizzazione del patrimonio

minerario nazionale, in «L'Unione Sarda», 29 giugno 1972.

484 ACRS, Atti prodotti nel corso della VI Legislatura, Bust. 3, Fasc.5, Convegno delle Regioni

Minerarie, Lettera del Presidente Elio Gubbaggiani ai presidenti dei Consigli e delle Giunte regionali della Sardegna, 27 giugno 1972.

485 Le Regioni per un piano di sviluppo nazionale del settore minerario, in «L'Unità», 4 luglio

1972.

settore estrattivo, «contribuendo ad inserirlo attivamente nel quadro generale

dello sviluppo economico della regione e della nazione»487.

Durante gli interventi al congresso di Firenze, la classe politica regionale riaffermava la necessità di urgenti misure per salvaguardare il bacino minerario del Sulcis. Il presidente della IV Commissione permanente del Consiglio Regionale (Antonio Guaita) sosteneva la necessità di una corretta politica nazionale nel settore estrattivo, che non marginalizzasse il potere regionale, ma contribuisse a diventare lo strumento per un'adeguata politica programmatica nell'ambito regionale488.

Il rappresentante del gruppo parlamentare democristiano (Ariuccio Carta), dopo aver elogiato i contenuti del convegno in un esaltazione delle autonomie nel contesto democratico, richiamava l'attenzione del Governo sull'urgenza di un'organica politica mineraria in relazione al programma di approvvigionamento delle materie prime. Le prospettive di rilancio dell'industria estrattiva sarda, ed in particolare del comparto piombo-zincifero, secondo gli indirizzi esposti, dovevano essere riposte nell’Egam, in un quadro di rapporti collaborativi con gli enti regionali e le imprese a carattere pubblico489.

A questo proposito il Ministro dell'Industria (Mario Ferri) aveva affermato che ogni sforzo sarebbe stato compiuto dalle autorità nazionali, affinché non intervenissero contrasti fra il potere centrale e quello regionale per il coordinamento delle iniziative minerarie.

Le segreterie sindacali sottolineavano che le regioni e gli enti locali dovessero essere parte attiva nella definizione di una politica mineraria, e che essa fosse alla base del complesso dei provvedimenti per la salvaguardia del settore minerario490.

487 ACRS, Atti prodotti nel corso della VI Legislatura, Bust. 3, Fasc.7, Comunicazione delle

Segreterie unitarie Cgil-Cisl e Uil, Comunicato delle segreterie al convegno nazionale delle regioni minerarie, 6-8 luglio 1972.

488 Riaffermata la necessità di urgenti misure per salvare dal collasso il Sulcis Iglesiente, in «La

Nuova Sardegna», 13 luglio 1972.

489 Riaffermata la necessità di misure urgenti per salvare dal collasso il Sulcis-Iglesiente, in ‹‹La

Nuova Sardegna››, 13 luglio 1972.

Per quanto concerneva gli aspetti di natura giuridica ed organizzativa, la risoluzioni finale del congresso auspicava «un corretto rapporto fra

programmazione regionale e nazionale, che assicurasse la partecipazione delle regioni all'elaborazione degli indirizzi della politica mineraria. e al controllo della loro attuazione»491.

La risoluzione finale del convegno approvava gli indirizzi di politica industriale nell'economia nazionale al quale affidare il rilancio dell'industria estrattiva, sulla base dei seguenti punti:

a) Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti delle materie prime

fondamentali, nel quadro della maggiore valorizzazione delle risorse minerarie nazionali e dei piani integrativi di rifornimento internazionale;

b) Perseguimento dell'obiettivo della verticalizzazione dei processi minerari, anche in collegamento ai piani siderurgici e chimici, garantendo così la sostanziale economicità dei processi industriali492.

Per quanto concerneva gli interventi nel settore metallifero, il piano minerario nazionale doveva contemplare una serie di misure urgenti che, pur mantenendo la prospettiva di sviluppo anche salvaguardando i livelli occupativi, dovevano inquadrarsi nella politica di intervento nelle aree sottosviluppate del Mezzogiorno493.

Nei mesi successivi le rappresentanze delle organizzazioni sindacali del Sulcis Iglesiente organizzavano una serie di incontri per esaminare le azioni da mettere in atto nel bacino metallifero e elaboravano una piattaforma rivendicativa per impegnare il governo centrale nei programmi di sviluppo del bacino minerario, in relazione alla costruzione di nuovi impianti industriali destinate ad assorbire 6000 unità lavorative494. Il consiglio comunale di Iglesias, nella seduta del 26 settembre 1972, denunciava il senso di irresponsabilità del governo Andreotti-Malagodi, che aveva rifiutato nella sostanza di assumere precisi impegni che potessero arginare

491 ACRS, Atti prodotti nel corso della VI Legislatura,Bust. 3, fasc. 9, Risoluzione conclusiva del

Convegno Nazionale delle Regioni Minerarie, 12 luglio 1972.

492 Ivi., pp.4-6. 493 Ibidem.

494 ACS, Ministero dell'Interno, Gabinetto, Industria estrattiva, Provincia di Cagliari, Bust. 229,

gli effetti della crisi mineraria. L'amministrazione del comune minerario denunciava, inoltre, l'inerzia della classe politica regionale che, con le scelte di politica industriale avevano ridimensionato i finanziamenti destinati al settore minerario495.

La classe politica dei comuni minerari aderiva all'iniziativa sindacale del 2 ottobre 1972, che formulava una serie di rivendicazioni per l'attuazione della Conferenza mineraria Nazionale e l'assunzione di una politica mineraria, come ribadito nelle dichiarazioni espresse durante il convegno di Firenze496.

In occasione dello sciopero regionale del 3 ottobre 1972 le segreterie sindacali esprimevano la necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche che interessavano le popolazioni del bacino minerario. I rappresentanti della classe politica sarda, durante la manifestazione, sostennero la tesi della continuazione delle lotte, affinché il governo nazionale rivolgesse la sua attenzione alle problematiche del bacino minerario497.

Le problematiche del bacino minerario continuarono ad interessare il dibattito politico-sindacale tra la fine del 1972 e gli inizi del 1973, in vista della conferenza mineraria nazionale e dell'approvazione del disegno di legge sull'Egam.

Il problema delle zone minerarie, secondo quanto emerso dalla relazione del segretario Antonio Musino (Uil) al congresso provinciale del 10 gennaio 1973, doveva contemplare una politica mineraria che, «nell'ambito dello sviluppo del

settore, garantisse alle zone interessate una industrializzazione tale da poter superare la grave crisi economica e occupativa che interessava il territorio»498.

Le organizzazioni sindacali manifestarono contemporaneamente per l’approvazione dei finanziamenti Egam e la costituzione di una società unica del

495 ACS, Ministero dell'Interno, Gabinetto, Industria estrattiva, Provincia di Cagliari, Bust. 229,

fasc. 13210/18, Sulcis-Iglesiente e Guspinese- Situazione industria mineraria e occupativa, Ordine del giorno Comune di Iglesias, 26 settembre 1972.

496 Ibidem.

497 Lo sciopero regionale ha fermato il lavoro nei cantieri minerari, in ‹‹L’Unione Sarda››, 3

ottobre 1972.

498 ACS, Ministero dell'Interno, Gabinetto, Industria estrattiva, Provincia di Cagliari, Bust. 229,

settore piombo-zincifero, richiamando alle proprie responsabilità il Governo Nazionale499.

In occasione del Convegno sul lavoro del febbraio 1973, inoltre, i rappresentanti della classe politica sarda e le organizzazioni sindacali riaffermavano una sollecita definizione degli iter parlamentari, chiedendo l'approvazione del disegno di legge, con un certo margine d'anticipo rispetto alla conferenza mineraria del marzo 1973 e esprimevano osservazioni sull'assetto dell'industria estrattiva, concentrando la propria attenzione sui lavori della Conferenza Mineraria500.. Nazionale.

Durante la riunione della Segreteria Regionale Dc (28 febbraio 1973), i rappresentanti del partito si soffermavano sulla conferenza mineraria e sulle prospettive di sviluppo del settore minero-metallurgico, sostenendo che la Conferenza Mineraria Nazionale, auspicata come momento conoscitivo di una definita politica mineraria nazionale, doveva correggere la sostanziale scomparsa del settore estrattivo dal quadro delle attività produttive nazionali che determinava la crisi delle economie regionali501. La Democrazia Cristiana Sarda osservava come il governo regionale dovesse rivendicare un concreto impegno dal Governo nazionale, per rispondere alle esigenze di una politica mineraria da parte della comunità isolana. La segreteria rigettava la linea del potere centrale contrassegnata da interventi elusivi, riscontrando come esso fosse stato sordo alle reali esigenze di quelle aree economicamente depresse502.

Alcuni rappresentanti del movimento sindacale e i sindaci dei comuni minerari esprimevano le proprie perplessità sugli esiti della conferenza, osservando come quest'ultima non avrebbe fornito nessuna indicazione sulle soluzioni del problema minerario nazionale503.

499 ACS, Ministero dell'Interno, Gabinetto, Industria estrattiva, Provincia di Cagliari, Bust. 229,

Fasc. 13210/18,Telegramma Prefettura di Cagliari, 14 febbraio 1973.

500 Pacchetto di richieste per il settore minerario, in «La Nuova Sardegna», 7 febbraio 1973. 501 La strada per il rilancio dell'industria mineraria, in «L'Unione Sarda», 2 marzo 1973. 502 Ibidem.

L'onorevole Armando Congiu ribadiva come i rappresentanti delle popolazioni mineraria dovessero avanzare una precisa posizione politica per il rilancio del Sulcis-Iglesiente. A questo proposito, egli auspicava la presentazione di una piattaforma rivendicativa durante i lavori della conferenza, affinché il Governo centrale predisponesse un piano minerario nazionale504.

Le organizzazioni sindacali appartenenti alla Cgil, Cisl e Uil, riaffermando il ruolo che la manifestazione avrebbe assunto nel quadro di una politica mineraria nazionale, aveva elaborato una serie di rivendicazioni da realizzarsi a breve termine:

a) La costituzione di una società unica per il settore metallifero, per tutti i

momenti minerari e di trasformazione, attraverso la quale sarebbe stato possibile realizzare l'equilibrio economico e la stabilità del settore;

b) Lo sviluppo e il coordinamento delle grandi ricerche straordinarie, nonché il potenziamento degli impianti metallurgici per realizzare nell'Isola un importante centro metallurgico di dimensioni nazionali505.

La conferenza mineraria nazionale ebbe inizio nella giornata del 6 marzo 1973 e si aprì con la relazione dell’onorevole Mario Ferrari Aggradi (Ministro delle Partecipazioni Statali) il quale aprì uno spiraglio di speranza circa la possibilità del risanamento del settore minerario attraverso l’impiego di nuovi finanziamento, mentre chiedeva alle autorità locali ‹‹una politica di collaborazione che puntasse

al mantenimento dei livelli occupazionali per il raggiungimento di strutture aziendali più valide››506. Il ministro riconfermò una precisa volontà politica di

agire in un settore marginale attraverso l’impiego dei criteri selettivi, valutando la possibilità di una serie di interventi per una completa valorizzazione delle risorse minerarie507. L'azione politica nel settore minerario inoltre, doveva contribuire alla salvaguardia dei livelli di occupazione e del tenore di vita delle maestranze minerarie.

504 Protestano i sindaci delle zone minerarie, in «L'Unione Sarda», 4 marzo 1973.

505 AFI, (1973), Bust. 16, Fasc. (1973a), Comunicato segreterie prvinciali minatori, 2 marzo 1973. 506 Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, Conferenza nazionale mineraria:

Cagliari, 9-11 marzo 1973, Emsa, Cagliari 1973.

507 D.GIOVANNETTI,E le sirene smisero di suonare: uomini e miniere nella Sardegna del Sud, cit.,

Il ministro riaffermava inoltre come al settore mineraria sarebbero stati destinati mezzi finanziari crescenti, per la predisposizione di un programma generale di accertamento delle risorse508.

Alcuni quotidiani nazionali osservavano come nelle dichiarazioni del ministro fosse rintracciabile una sola alternativa per la salvaguardia del settore: ristrutturazione delle miniere per utilizzarle in modo migliore attraverso l'Egam, oppure, la salvaguardia della manodopera lavorativa attraverso degli interventi collaterali509.

Il ministro Mauro Ferri (Ministero dell' Industria) ribadiva l'impegno del Governo per il rilancio della politica mineraria, sottolineando come esso avrebbe condotto una valida attività programmatica del settore mediante un'approfondita ricognizione delle conoscenze minerarie da parte dell'Egam510.

L’intervento dell’Egam all’interno dell’settore minerario isolano fece emergere delle posizioni contrastanti in seno alla rappresentanza politica sarda: l’on. Sebastiano Dessanay, in qualità di assessore regionale all’industria e al commercio, riaffermando l’importanza dell’Ente Minerario Sardo, esprimeva delle riserve sulle funzioni dell’Egam, in quanto poteva costituire un pericolo per l’autonomia regionale e per l’esercizio dei suoi poteri di controllo nel settore minerario511. A questo proposito l’on. Dessanay esprimeva le sue preoccupazioni sul ruolo dello stato nel settore minerario isolano, il quale a parere dell’assessore, ‹‹aveva perseguito una linea economica che attuò una serie di operazioni con una

logica aziendalistica, relegando alla Regione soli compiti onerosi per la conservazione del patrimonio minerario ed economicamente più gravosi››512.

La conferenza nazionale, se da un lato registrò nuove possibilità per il rilancio del settore minerario, dall'altro fu contrassegnata anche dalla critica sull'operato

508 Obiettivo pieno impiego nel settore minerario, in «Ore 12», 10 marzo 1973. 509 Miniere da salvare, ma solo se ne vale la pena, in «l'Avvenire», 10 marzo 1973.

510 Ribadito da Ferri l'impegno del governo per il rilancio della politica mineraria, in «La Nuova

Sardegna», 11 marzo 1973.

511 MINISTERO DELL’INDUSTRIA, DEL COMMERCIO E DELL’ARTIGIANATO, Conferenza nazionale

mineraria : Cagliari, 9-11 marzo 1973, il ruolo della regione sarda nella politica mineraria, cit.,

pp. 494-498.

del Governo centrale nelle politiche minerarie. La politica mineraria nazionale, presentata dal governo nelle sessioni della Conferenza Mineraria, secondo la stampa comunista era destinata alla creazione di un'industria metallurgica disarticolata rispetto all'attività estrattiva: il quotidiano «L'Unità» aveva ribadito la necessità di adottare una politica mineraria alternativa alle impostazioni del Governo513.

All'indomani della conferenza mineraria, le organizzazioni sindacali rimarcavano come il governo centrale dovesse assolvere ai propri impegni rispetto alle problematiche dell'industria estrattiva, nel quadro di uno sviluppo delle regioni minerarie. Come punto fermo ed inderogabile esse osservavano che non si sarebbe dovuto attuare alcun ridimensionamento del settore estrattivo senza aver esaminato le possibilità di sviluppo delle zone minerarie514.

La politica contestativa del Consiglieri Regionali, inoltre, denunciava l'operato a livello nazionale, sottolineando come i ministeri delle PP.SS e dell'industria non avessero fornito delucidazioni sui tempi di attuazione dei piani minerari. Di fronte al crescente degrado socio-economico, i consiglieri regionali nella seduta del 18 aprile 1973 approveranno una piattaforma rivendicativa sulla base dei seguenti punti:

a) Predisposizione di un piano minerario regionale, considerato parte essenziale dello sviluppo economico e sociale della Sardegna, per il suo inserimento e finanziamento nel piano minerario nazionale che il governo avrebbe presentato entro il 1973;

b) Intervento presso il Ministero delle Partecipazioni Statali, con la finalità di chiedere la partecipazione della regione alla definizione del piano minerario nazionale e alla formulazione del piano quinquennale Egam;

c) Intervento presso il ministro delle Partecipazioni Statali per tradurre in atto, la dichiarata volontà del governo nazionale di concorrere, con la Regione Sarda, alla creazione di una gestione unitaria del settore minero-metallurgico515.

513 Un'alternativa alle politiche del governo per le miniere, in «L'Unità», 10 marzo 1973.

514 AFI, Bust. 16 (1973), Fasc. (1973a), Documento Riunione Federazioni Cgil, Cisl e Uil, 5 aprile

1973.

515 ACRS, Attività consiliare nel corso della VI Legislatura, Bust. 2, fasc.1, Ordini del Giorno,

2.3 Politiche minerarie nazionali e regionali nel quadriennio 1973-77: