Capitolo 3. La gestione delle “attività di confine”
3.1. I confini dell’azienda e la loro “gestione”: osservazioni di sintesi
criteri49. I principali, individuati da Garzella, sono:
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Normann utilizza questo concetto parlando delle imprese all’interno dei sistemi di creazione del valore e dei prime mover: i soggetti che oggi vincono la competizione sono quelli che sono in grado di riconfigurare il valore creato per il cliente. Cfr. Normann, “Ridisegnare l’impresa”
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Cfr. Garzella “I confini dell’azienda: un approccio strategico”, cit.
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La dilatazione dei confini aziendali è un fenomeno “naturale” a cui si assiste in conseguenza dell’allargamento dei confini della competizione, della globalizzazione e crescente internazionalizzazione delle imprese, dello sviluppo della tecnologia che permette il trasferimento di dati e informazioni in tempo reale, in qualsiasi parte del mondo, del mutamento nell’offerta ai consumatori e del collocamento dell’impresa all’interno di un sistema di creazione del valore, che non può prescindere dall’esistenza di un numero elevato di attori che operano nell’ambiente circostante all’impresa.
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Il tema proposto è ampio e complesso. In questo paragrafo saranno analizzati solo gli aspetti introduttivi e funzionali all’analisi del caso.
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In Thompson, come è noto, la delimitazione dei confini risponde alla necessita di rimuovere o ridurre l’impatto delle contingenze critiche, ed è funzione del disegno organizzativo. L’estensione del controllo proprietario non costituisce l’unico modo per ridurre l’impatto di tali contingenze. Le organizzazioni possono infatti incorporare temporaneamente alcune attività o disegnare i confini in modo flessibile. In Pfeffer e Salancik, la delimitazione dei confini avviene in base alla discrezionalità nei comportamenti e
• giuridico, basato sulla definizione di proprietà e sulla predisposizione di contratti tra le parti. Questo criterio, tuttavia, è fuorviante, in quanto, all’interno dell’azienda, soggetto giuridico e soggetto economico non coincidono nella stessa persona o gruppo di persone. Inoltre, l’azienda può instaurare contratti non solo con persone interne, quali dipendenti diretti, ma anche con lavoratori esterni; ancora, pensiamo alle aziende che ricorrono al sub-appalto; in tutti questi casi il criterio in esame non permette di identificare ciò che è esterno e ciò che è interno all’impresa; • spaziale – temporale: è un criterio troppo limitante, soprattutto in
considerazione del fatto che l’economia moderna e la teoria dei sistemi di creazione del valore sono caratterizzate dal supermento della visione sequenziale e unidirezionale. Inoltre, pensiamo ad un’azienda che realizza all’esterno del proprio “spazio fisico” la propria attività: è difficile secondo questo criterio identificare il confine dell’azienda che opera in questo modo;
• basato sulla condivisione di interessi: gli stakeholder hanno interessi contrapposti quasi in modo fisiologico, eppure, in qualche modo, assicurano l’esistenza dell’azienda; marito e moglie hanno, o dovrebbero avere, interessi convergenti, ma questo non idntifica i confini di un’organizzazione da loro gestita;
• comunicazionale, riferito cioè all’utilizzo di uno stesso linguaggio; una medesima comunicazione non è però condizione necessaria e sufficiente per identificare un’istituzione economica; anzi, può avvenire che all’interno di un sistema di creazione del valore, composto da più realtà autonome e distinte, sia utilizzato un medesimo linguaggio di comunicazione: questo implica che all’interno di tale sistema non esistono confini;
• basato sulla divisione del lavoro e sulla codificazione delle attività: vale quanto appena detto, in quanto lungo il processo di creazione del valore, nelle decisioni. Quando un’organizzazione è in grado di condizionarne altre, essa di fatto estende i propri confini.
tutte le attività contribuiscono in modo determinante all’esistenza del sistema.
Nessun criterio analizzato appare discriminante per identificare i confini aziendali; in realtà, “i confini di un’azienda rappresentano quella zona di passaggio tra interno ed esterno, che circoscrive le risorse e le attività sulle quali l’azienda è in grado di esercitare la sua discrezionalità e sulle quali estende la sua influenza e il suo controllo50.” Il confine dell’organizzazione inizia, quindi, quando prende avvio, da parte dell’organizzazione stessa, il presidio, il governo e il controllo delle attività51.
A questo punto è possibile definire l’ambiente esterno come l’insieme di attività sulle quali l’azienda non può o non vuole estendere il proprio controllo, la propria discrezionalità.
Una situazione economica caratterizzata da una profonda incertezza e dinamicità, porta le aziende ad una ricerca continua di nuovi modelli di gestione in grado di migliorare la flessibilità strategica, organizzativa ed operativa; la riconfigurazione dei sistemi in cui le aziende operano, portano con sé la necessità di “inventare” continuamente l’ambiente e le relazioni che si instaurano con esse. Non basta più vincere la competizione con le aziende presenti su mercato; è importante conquistare il cliente, e per fare questo le aziende devono inventarsi nuove forme di offerta, devono allearsi, devono prendere coscienza del fatto che il valore creato per il cliente è co-prodotto da loro, insieme a tutti gli altri attori
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Garzella, “I confini aziendali” cit.
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“Nel caso delle organizzazioni quasi gerarchiche la delimitazione dei confini non costituisce, almeno apparentemente, un elemento problematico. I confini dell’organizzazione possono essere disegnati in modo preciso attraverso il compasso del controllo proprietario e più in generale attraverso i diritti di proprietà, che assicurano un insieme di risorse fungibili sulle quali è possibile esercitare discrezionalità. […] Nel caso delle architetture reticolari, una definizione dei confini secondo i criteri utilizzati in precedenza risulta scarsamente utile. La contemporanea mobilitazione di risorse interne ed esterne rende infatti debole il compasso del controllo proprietario e dei diritti di proprietà, e non permette di tracciare su questa base linee nette e definite. […] Nella letteratura reticolare, due sono gli approcci generalmente seguiti per la delimitazione dei confini. Nel primo, definito realista, l’osservatore adotta il punto di vista dell’attore, il quale delimita i confini in modo soggettivo. In questo caso, un sistema reticolare è trattato come tale solo se viene sperimentato ed esplicitamente riconosciuto dagli attori che lo compongono. Nel secondo, definito nominalista, è l’osservatore stesso a fissare i confini in funzione dei propri interrogativi di ricerca e dei propri scopi analitici”. Cfr. Benassi, “Dalla gerarchia alla rete:modelli ed esperienze organizzative”.
che intervengono all’interno del sistema, con i quali è, dunque, fondamentale creare relazioni solide e durature.
La posizioni di vantaggio competitivo e di eccellenza raggiungibili dalle aziende, oggi più che mai, sono frutto delle relazioni che si sono venute a creare tra l’azienda e l’ambiente, e del sistema informativo e cognitivo che da queste discende. Il vantaggio competitivo, come già accennato precedentemente, è tanto più difendibile quanto più è fondato su risorse difficilmente replicabili dai concorrenti: il sistema delle relazioni aziendali, essendo proprio di ciascuna azienda, diventa una fonte di vantaggio non imitabile e quindi una variabile strategica determinante per il successo dell’azienda. La capacità di quelle aziende che sono consce di appartenere ad un sistema di creazione del valore, di gestire relazioni, informazioni, e risorse immateriali diventa una competenza distintiva sulla quale costruire le condizioni di esistenza, di viluppo e di successo.