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Capitolo 7 | Le opportunità di una politica territorializzata

7.7. Conoscere i propri limiti e modellare i progetti sulle proprie capacità

Si propone infine, attraverso alcuni casi, un ultimo aspetto ricorrente e rilevante. Alcuni attori hanno, infatti, dimostrato una forte consapevolezza di sé stessi, del proprio ruolo, dei propri limiti e delle particolarità del territorio. Tale conoscenza è stata sfruttata per definire i progetti di accoglienza SPRAR, modellandoli in maniera commisurata alle effettive capacità di risposta del territorio.

Modellare il progetto sulle specificità sociali e territoriali

Torna utile riprendere il progetto SPRAR con ente titolare l’Azienda Speciale Consortile ASSEMI, comprendente quattro piccoli comuni, il cui maggiore, Cerro al Lambro, conta poco più di cinque mila abitanti. Il progetto prevede posti in accoglienza prevalentemente per nuclei familiari (cinque famiglie, per un totale di 20 beneficiari, effettivamente accolte in altrettanti appartamenti alla data delle interviste e due appartamenti in attesa).

La decisione di accogliere proprio famiglie, presa in collaborazione tra amministrazioni comunali azienda speciale e cooperativa Il Melograno, non è stata casuale. Deriva invece da una profonda e diretta conoscenza del territorio, della sua composizione sociale e dell’offerta di servizi presenti. Per la piccola dimensione e la prevalenza di famiglie- caratteristiche che contraddistinguono questi comuni - è stato ritenuto un territorio adatto a rispondere ai bisogni di genitori con figli e gestire la loro presenza senza incappare nell’opposizione della popolazione.

Secondo il vicesindaco di Cerro al Lambro, nonostante le criticità territoriali di un comune piccolo e leggermente isolato, il territorio si presta all’accoglienza di famiglie, soprattutto con bambini piccoli. I servizi alle famiglie messi a disposizione per tutta la cittadinanza sono infatti molto sfruttati: gli asili, le scuole elementari, i parchi giochi, i medici, etc. Inoltre nel piccolo comune tutte le distanze, anche interpersonali, sono ridotte, c’è maggiore accessibilità ai servizi di base e si costruiscono delle buone relazioni di vicinato.

Dello stesso avviso il Sindaco e l’Assessora alle Politiche sociali di Carpiano, i quali pongono l’accento sulla presenza, nonostante il relativo isolamento e le piccole dimensioni del comune, di servizi fondamentali come l’asilo pubblico.

Accogliere famiglie è una decisione basata sulla consapevolezza delle caratteristiche sociali, del tessuto urbano e dell’offerta di servizi sul territorio.

L’esempio ha il solo scopo dimostrativo. Si potrebbe in alternativa riportare il caso di un comune con preesistenti problemi di prostituzione lungo le strade intercomunali, dove si è preferito non ospitare donne per evitare i rischi connessi al fenomeno della tratta; viceversa, un’altra amministrazione ha richiesto di ospitare proprio donne richiedenti protezione, consapevole del basso livello di rischio nel proprio territorio, dovuto anche alla presenza di associazioni attive nel contrasto alla tratta. Lo stesso comune ha però preferito non prendersi

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carico di donne con bambini poiché, avendo all’attivo progetti simili, è consapevole che la richiesta di servizi sociali per tale tipologia può risultare troppo elevata rispetto alle proprie disponibilità del proprio comune.

Tali casi evidenziano l’importanza del coinvolgimento delle amministrazioni comunali giacché detentrici, soprattutto in realtà molto piccole, di una rilevante risorsa conoscitiva rispetto al proprio territorio. Gli effetti di decisioni consapevoli vanno, ovviamente, a beneficio sia degli accolti, che dispongono dei servizi di base più adatti ai loro bisogni, sia della comunità locale per la prevenzione degli eventuali tensioni che avrebbero potuto crearsi diversamente, sia per gli operatori delle politiche, che possono meglio gestire i progetti di accoglienza.

Conoscere i propri limiti, chiedere aiuto e collaborare

Definire il progetto intorno alle proprie capacità, significa anche riconoscere i propri limiti e sfruttare le maggiori competenze di altri attori. Ad esempio, nel totale degli SPRAR nei comuni metropolitani, tre progetti sono affidati ad Aziende Speciali Consortili (ASC).

ASSEMI (Azienda Sociale Sud Est Milano) è ente titolare del progetto SPRAR per i comuni di Carpiano, Colturano, Cerro al Lambro e Dresano; ASC Comuni Insieme per lo Sviluppo Sociale è ente titolare del progetto che coinvolge i comuni di Baranzate, Bollate, Garbagnate Milanese, Novate Milanese; SERCOP (Azienda Speciale per i Servizi alla Persona dei Comuni del Rhodense) infine è ente titolare del progetto per i comuni di Arese, Lainate, Pogliano Milanese, Rho e Settimo Milanese.

Le ASC sono, ai sensi dell’art.31 e dell’art. 114 del d.lgs. 267/2000 (TUEL), enti strumentali dei comuni soci per la gestione associata dei servizi alla persona (servizi sociali, assistenziali, educativi, sociosanitari, ecc.). I sindaci, in questi casi, hanno dato mandato politico alle aziende di presentare un progetto SPRAR per conto dei proprio comuni e di rappresentarne l’ente titolare.

La possibilità che le Aziende Consortili aderiscano come enti titolari ha alcuni importanti vantaggi per le amministrazioni comunali.

“Non essendo i nostri comuni dei comuni di grandi dimensioni , (la delega ad ASC) ha dato la possibilità di presentare un progetto che sennò il singolo comune faticava a gestire – anche dal punto di vista della gestione amministrativa”

Responsabile ASC Comuni Insieme per lo Sviluppo Sociale

Nel caso del progetto di ASC Comuni Insieme, si fa riferimento in realtà a comuni che vanno dai 12 mila ai 37 mila abitanti. Nel caso di SERCOP sono invece mediamente più piccoli, da 8 mila a 25 mila , e nel progetto gestito da ASSEMI sono coinvolti comuni veramente minori, dai duemila ai cinquemila.

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Gli assessori alle politiche sociali di due dei comuni più piccoli, tra quelli studiati, commentano così la delega all’azienda consortile:

“Abbiamo chiesto ad ASSEMI di occuparsi di questa cosa perché i nostri uffici sono

piccoli e non abbiamo proprio le risorse professionali per fare una cosa così. (...) Dal punto di vista politico rispondiamo della decisione. Però dall’altra parte hai una serie di professionisti che ti aiutano nella gestione di queste persone, non solo che aiutano l’amministrazione ma secondo me che facilitano proprio l’inserimento degli stranieri”

Assessora alle Politiche Sociali del Comune di Carpiano

“È un progetto intercomunale sotto la regia e la pianificazione di ASSEMI che già gestisce i servizi sociali nei nostri comuni. Essendo piccoli ci appoggiamo a questa realtà. Le competenze di ASSEMI sono quindi a disposizione anche del progetto SPRAR. (...).nelle varie decisioni ci siamo confrontati con chi ha le competenze per capire le questioni, cioè ASSEMI”

Vicesindaco e Assessore alle Politiche Sociali di Cerro al Lambro

La responsabile SPRAR della Cooperativa Intrecci, ente gestore del progetto SERCOP, riporta la stretta e proficua collaborazione in atto tra ente gestore ed ente titolare, i quali avrebbero portato avanti - tale è la consapevolezza dei due enti in questione - un’analisi preventiva della effettiva disponibilità di specifici servizi sul territorio prima di disporre il progetto di accoglienza SPRAR.

Interessa dunque sottolineare come il fatto di rivolgersi direttamente a chi sul territorio si occupa di servizi sociali e ha anche una copertura intercomunale, appaia già di per sé una strategia particolarmente accorta rispetto alle criticità gestionali e consapevole dei propri limiti e delle proprie forze, soprattutto nel caso dei piccoli comuni. Ancora più lodevole appare poi il tentativo, per quanto forse poco strutturato, di ragionare in termini di una ricognizione preventiva dei servizi. Ciò che – se fosse un’indicazione obbligatoria - potrebbe forse risolvere o prevenire alcune delle disfunzionalità dell’integrazione delle politiche socio-sanitari, discusse nel capitolo precedente.

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