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Considerazioni conclusive

La recente adozione della contabilità economico-patrimoniale da parte degli atenei ha reso disponibile una serie di informazioni che consentono, seguendo metriche del tutto inedite per quel contesto, di esprime valutazio-ni sulle condiziovalutazio-ni di equilibrio economico, patrimovalutazio-niale e finanziario. In-fatti, l’introduzione del nuovo sistema contabile delle università «ha come conseguenza immediata e, anzi, come presupposto logico e politico, la vo-lontà di mutare gli obiettivi conoscitivi degli organi politici e dirigenziali, gli elementi informativi che devono alimentare i processi decisionali interni ed esterni e, in sostanza, la teleologia di quelle aziende» (Mussari e Sostero 2014:143). Ma i nuovi processi di valutazione restano talvolta difficoltosi a causa delle specificità gestionali degli atenei e delle particolari scelte che il legislatore ha operato nel definire gli schemi di rendicontazione.

Con questo lavoro, si è voluto contribuire a una migliore rappresenta-zione delle informazioni prodotte dalla contabilità economico-patrimoniale degli atenei, che vengono rese pubbliche attraverso i tre prospetti che com-pongono il bilancio d’esercizio.

Per quanto riguarda il Conto economico, si è proposto uno schema di ri-classificazione che individua e sceglie precisi risultati intermedi, al fine di determinare il contributo delle diverse aree della gestione alla formazione del risultato di esercizio. Si segnala qui, in particolare, l’efficacia segnaletica del margine operativo lordo e del margine operativo netto. Il margine operativo lordo, poiché non è influenzato dalle rilevanti scelte discrezionali operate da-gli atenei (in fase di ricognizione dello Stato patrimoniale iniziale e poi alla fine di ogni esercizio), risulta particolarmente significativo se utilizzato nel confronto della redditività tra atenei diversi e rappresenta inoltre un indicato-re della capacità della gestione operativa di cindicato-reaindicato-re risorse monetarie. Per que-sto risultato e per il margine operativo netto (che risulta particolarmente effi-cace nell’analisi dell’equilibrio economico) è stata proposta una distinta

20 Si veda il Manuale Tecnico Operativo di cui all’art. 8, D.I. 19/2014, III edizione, pagg. 42-43. Nel caso in cui le liberalità in denaro dovessero esser restituite per mancato rispetto dei vincoli si configura una fattispecie di uscita per rimborso del Patrimonio netto.

borazione per le aree dell’attività istituzionale e dell’attività commerciale al fine di individuare lo specifico contributo che ciascuna riesce a produrre.

Un altro aspetto rilevante dello schema proposto è la neutralizzazione dell’effetto distorsivo prodotto dall’iscrizione tra i proventi operativi dell’utilizzo di riserve di patrimonio netto derivanti dalla previgente contabilità finanziaria. Infatti, la presenza di tali proventi nel Conto economico redatto se-condo lo schema ministeriale “sottrae” ai destinatari del bilancio l’immediata lettura e comprensione di tutti i risultati economici, sia quelli intermedi (tra cui i margini calcolati a livello settoriale) sia quello finale, che deve rappresentare l’effettivo risultato economico conseguito dalla gestione. Pertanto, si propone di segregare tali proventi in una sezione distinta del Conto economico volta a determinare un “risultato economico complessivo”, che corrisponde al risultato economico approvato dal consiglio di amministrazione.

La valutazione dell’equilibrio patrimoniale degli atenei è affidata all’utilizzo di un modello di riclassificazione dello Stato patrimoniale in forma finanziaria che consente anche di determinare rilevanti indicatori di equilibrio patrimoniale, tra i quali il margine di tesoreria e il margine di struttura si rivelano maggiormente significativi nel contesto degli atenei.

Il rilevante ammontare di disponibilità liquide solitamente presente nell’attivo dello Stato patrimoniale degli atenei, stante il limitato ricorso all’indebitamento finanziario, genera di norma una posizione finanziaria net-ta a credito. L’esame di quesnet-ta condizione ci ha pornet-tati a proporre anche una particolare riclassificazione dello Stato patrimoniale in forma funzionale a sezioni contrapposte, nella quale trovano collocazione tra gli impieghi il capi-tale investito netto aziendale e la posizione finanziaria netta e tra le fonti, ol-tre al patrimonio netto, alcune tipologie di risconti passivi. Questo modello di riclassificazione permette di cogliere una peculiarità della gestione degli ate-nei e di ricondurre l’elevata presenza di disponibilità liquide sia alle politiche dello Stato, che impongono dei limiti nell’utilizzo delle somme depositate in tesoreria unica, sia ai cicli monetari “anticipati” ricollegabili ai finanziamenti da terzi dell’attività istituzionale degli atenei. In questo modo si può meglio comprendere che la presenza di rilevanti disponibilità liquide – anche se mi-gliora sensibilmente gli indicatori di equilibrio patrimoniale degli atenei – segnala l’entità delle risorse monetarie “congelate” e non ancora utilizzate per il perseguimento delle finalità istituzionali degli stessi.

Da ultimo, si è condotta una rivisitazione dello schema di Rendiconto fi-nanziario previsto dal D.I. 19/2914 orientata a trarre informazioni più signifi-cative e nitide sui fattori che producono le variazioni delle disponibilità liqui-de liqui-degli atenei e a trattare opportunamente alcune voci economiche specifiche e/o rilevanti del bilancio universitario che non rappresentano flussi finanziari.

Per i flussi finanziari derivanti dall’attività operativa, applicando il me-todo diretto “misto”, si sono evidenziati i flussi finanziari prima e dopo le variazioni del capitale circolante netto e poi le altre rettifiche. Il metodo uti-lizzato rende evidente il legame tra la redditività della gestione operativa (al lordo dei costi non monetari) e la generazione di un flusso finanziario che si trasforma in flusso monetario nella misura in cui non è assorbito dalle va-riazioni dei componenti del capitale circolante.

Per i flussi derivanti dall’attività d’investimento, si è segnalata l’esigenza di ricomprendere, accanto ai flussi relativi alle immobilizzazioni, quelli relativi alle attività finanziarie non immobilizzate.

Per i flussi derivanti dall’attività di finanziamento, si è proposto di sud-dividere il flusso derivante dai finanziamenti a medio-lungo termine tra ac-censione e rimborso degli stessi e si sono identificate le possibili fattispecie di aumento di capitale “a pagamento”.

Poiché lo schema rivisitato di rendiconto finanziario evidenza con maggiore chiarezza il legame tra operazioni di gestione e movimenti finanziari, esso può essere replicato anche nello sviluppo del budget finanziario. Quest’ultimo, in-fatti, pur non essendo compreso dal D.Lgs. 18/2012 e dal D.I. 925/2015 tra i documenti che compongono il bilancio unico di ateneo di previsione, rappre-senta comunque uno strumento di grande utilità per la programmazione finan-ziaria degli atenei (Coran e Pilonato 2015; Tieghi e Gigli 2015).

Si ritiene che la riclassificazione proposta per i tre prospetti di bilancio possa costituire la base di un quadro di informazioni coerenti e ampiamente significative sui risultati e sugli equilibri raggiunti dagli atenei, e si auspica di favorire su tali aspetti una maggior consapevolezza ai loro organi di governo e agli stakeholder esterni, nonché di affinare gli strumenti che gli studiosi possono applicare nelle loro analisi sul sistema universitario.

Per motivi di spazio questa ricerca non ha presentato esempi di bilanci di atenei riclassificati secondo gli schemi proposti. Ulteriori sviluppi potranno derivare in futuro dalla formulazione e applicazione ad alcuni atenei italiani di un sistema di indici di bilancio basato su tali schemi.

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