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S TOA NORD (12) E E DIFICIO PER RIUNIONI (13)

II.1.4.3 Considerazioni conclusive

In conclusione, è possibile proporre alcune considerazioni riguardo l’agora di Antigonea, ancora piuttosto sconosciuta nella sua morfologia e architettura. Essa mostra tutte le caratteristiche tipiche delle piazze delle città di età ellenistica che adottano in maniera diffusa, nella loro pianificazione urbana, la griglia stradale ortogonale. L’impianto urbano ortogonale ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo planimetrico e architettonico regolare dell’agora che si inserisce perfettamente all’interno di settori della città definiti dagli assi stradali ortogonali e tende a separarsi dal resto dello spazio urbano tramite la costruzione di edifici lungo il suo perimetro. La posizione del centro civico è stata stabilita certamente al momento della pianificazione urbana nella prima metà del III sec. a.C. e la sua monumentalizzazione deve essere avvenuta progressivamente fino alla distruzione della città183. La piazza non è collocata al centro dell’impianto urbano, come si verifica invece nella maggior parte delle fondazioni reali di età ellenistica184, ma verso il limite occidentale, a contatto con le mura e lungo il più importante asse viario della città (a), secondo una prassi attestata ampiamente nelle città della Grecia nord-occidentale e dell’Illiria meridionale.

Lo spazio dell’agora era organizzato in differenti settori, con diverse funzioni, strutturati su almeno due livelli terrazzati, separati dalla plateia (d); l’Edificio per riunioni (13) e la Stoa nord (12), situati nella metà inferiore dell’agora, costituiscono un complesso monumentale unitario con importanti funzioni civiche connesse alla vita politico-amministrativa e religiosa della città, mentre il lungo edificio (14) posto subito ad est, ad una quota superiore, poteva essere adibito principalmente allo svolgimento di attività commerciali.

La presenza di un’importante plateia (d) che permetteva di accedere all’agora, dividendola in due parti, rappresenta una peculiarità attestata in diverse città dinastiche come Pella e Tessalonica e sottolinea ulteriormente il modello architettonico e culturale che sta alla base della pianificazione urbana di Antigonea messa in atto dal sovrano epirota, così come l’organizzazione dei quartieri intorno alla piazza con edifici pubblici, abitazioni e spazi artigianali185 e la presenza della tomba a camera di tipo macedone (III sec. a.C.). Antigonea può aver costituito a sua volta un modello per altri centri limitrofi, come ad esempio Byllis, il cui impianto urbano ortogonale e l’agora, risalenti alla metà circa del III sec. a.C., mostrano caratteristiche simili e potrebbero essere stati realizzati con atti di evergetismo reale durante la supremazia politica degli Eacidi sull’Epiro e l’Illiria meridionale186.

fornisce adeguate spiegazioni riguardo la sua affermazione, la stoa non potrebbe essere datata al III sec. a.C. (ÇONDI 2007b: 51).

183 Nel saggio effettuato nel 2005/2006 all’interno dell’agora è stata rinvenuta una moneta del koinon degli Epiroti

nello strato più profondo, ed una del re d’Illiria Gentius (inizi II sec. a.C.) in quello più superficiale (ZACHOS et al. 2006b: 389; ÇONDI 2007b: 51).

184 DICKENSON 2017: 64.

185 Si pensi all’Edificio con esedra e all’Edificio 10 situati a nord dell’agora e all’Officina monetaria subito ad est

e al ruolo ricoperto da diversi edifici intorno all’agora di Pella, come l’associazione cultuale/santuario della Madre degli dei a nord della piazza (NIELSEN 2014: 136), la Casa di Dioniso e la Casa di Elena (MAKARONAS, GIOURI 1989), le officine monetarie e il possibile agoranomio a sud della piazza (KOUREMPANA 2012).

186 L’agora di Byllis mostra diversi tratti in comune con quella di Antigonea, come la posizione a contatto con le

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II.1.5EDIFICI PUBBLICI ESTERNI ALL’AGORA

EDIFICIO CON ESEDRA (11)

Rapporti urbanistici

L’edificio è collocato nell’angolo nord-orientale dell’isolato 6 posto a settentrione dell’agora e si sviluppa a nord dell’Edificio 10, dall’ambitus centrale fino allo stenopos (p) che delimita a settentrione l’isolato187. Il

complesso si estende

probabilmente verso est fino alla plateia (a), organizzandosi su almeno due livelli terrazzati.

All’edificio si accedeva

certamente da nord, tramite un ingresso rivolto sullo stenopos est- ovest (Fig. 20).

Descrizione e funzione

Le strutture identificate durante lo scavo archeologico188 si riferiscono ad una costruzione rettangolare (16 x 26 m) posta ad una quota di ca. 2 m inferiore rispetto il piano stradale della plateia (a), facente parte forse di un complesso più esteso di ca. 28 x 26 m che si sviluppa su almeno due livelli terrazzati fino alla strada. I muri perimetrali, che fungono anche da strutture di terrazzamento, sono spessi 0,50 m e sono realizzati in opera rettangolare isodoma e poligonale189 con una sovrastruttura in mattoni e malta d’argilla190 (Fig. 21).

su ampi terrazzamenti. Sull’impianto urbano e l’agora di Byllis, CEKA 1992; CABANES et al. 2008: 168-172; CELLA, D’ERCOLE 2012.

187 Pur non essendo stati rinvenuti né l’ambitus né lo stenopos, l’edificio si inserisce perfettamente, per dimensioni,

all’interno della metà settentrionale dell’isolato largo 49-50 m.

188 L’edificio è stato scavato da Dh. Budina nel 1984 (BUDINA 1984: 265-266).

189 Il muro di terrazzamento orientale è realizzato nella metà meridionale in opera rettangolare isodoma, con

filari alti 0,50 m, e nel tratto settentrionale in opera poligonale. Il perimetrale meridionale è in apparato poligonale, mentre le murature ovest e nord sono in opera rettangolare isodoma. L’opera poligonale è caratterizzata da filari tendenzialmente orizzontali con blocchi di conglomerato di forma poligonale e trapezoidale più o meno allungata. La tecnica muraria ricorda il poligonale misto a trapezoidale attestato in Caonia nel sito di Ripësi (GIORGI, BOGDANI 20012: 313).

190 Durante le operazioni di scavo sono stati rinvenuti numerosi frammenti di mattoni con uno spessore di ca. 9

cm; uno di questi, conservato sul sito, misura 45 x 32 cm. L’uso del mattone cotto, unito a quello crudo, nella sovrastruttura delle pareti è una prassi costruttiva comune in Epiro, anche se molto spesso è mal documentata dagli archeologi. Ad Antigonea, durante gli scavi degli anni Sessanta, sono stati rinvenuti numerosi frammenti di mattoni (BUDINA 1972: 342).

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48

Il settore meridionale è caratterizzato da un’area quadrata (I) di 11,50 m di lato con una corte a peristilio191. Il colonnato conserva i blocchi lapidei dello stilobate ed è formato da otto colonne di ordine dorico (diam. all’imoscapo 0,48 m) con interasse di ca. 3 m. I fusti, in conglomerato locale, sono completamente lisci e privi di mortase per l’inserimento di perni. I capitelli dorici sono realizzati anch’essi in conglomerato locale e mostrano un echino a profilo diritto, difficilmente distinguibile dal collarino sottostante a causa del forte dilavamento dell’elemento192. I capitelli e i fusti di colonna, databili per morfologia tra inizi III e prima metà II sec. a.C., erano certamente rivestiti in stucco con scanalature riprodotte artificialmente193 (Fig. 22). Il peristilio comunica a nord con una grande sala quadrangolare (II) di 11,50 x 8 m, l’ambiente principale dell’edificio, costituito da un piano pavimentale in mattoncini quadrati inseriti in uno strato preparatorio di argilla194. Quasi al centro della stanza si trova un grande blocco lapideo squadrato di 1 m di lato, identificabile probabilmente con il basamento di un altare, mentre verso est si

conserva la base di un’erma, di una piccola statua o il sostegno per un’offerta votiva195. La stanza è circondata sui lati orientale e settentrionale da tre ambienti scavati solo in parte e di funzione incerta (III, IV, V). A est della sala principale si trova il lungo ambiente rettangolare (V), che

presenta all’estremità

meridionale un’esedra

semicircolare ampia 2,80 m con una parete realizzata in mattoni legati con malta d’argilla rivolta verso la stanza centrale196. Sul lato orientale dell’ambiente

principale, accanto all’esedra, è stato messo in luce un piano in mattoni delimitato da una serie di pietre, con una superficie di 1,60 x 1,60 m. Al di sopra del piano si trovava uno strato di cenere mista a frammenti ceramici, alcuni dei quali a vernice nera, e monete in bronzo del koinon degli Epiroti. Tra i rinvenimenti più importanti vi è una figurina fittile che rappresenta probabilmente la dea Demetra. Gli ambienti (III), (IV) e (V) sembrano comunicare tra di loro,

191 La corte scoperta misura 5,50 x 5,20 m, il portico intorno è profondo ca. 2,50 m.

192 Le misure dei tre capitelli rilevate in situ sono: alt. mass. 0,25 m; alt. abaco 0,15 m; alt. echino-collarino 0,10

m; diam. echino-collarino 0,45 m; largh. abaco 0,48 m.

193 I fusti di colonna sono confrontabili per morfologia e cronologia con una delle colonne doriche rinvenuta in

situ nell’adiacente Edificio 10 (PODINI 2014: 194 cat. 152). Sulla datazione del capitello dorico con echino a profilo diritto in Caonia, PODINI 2014: 96-97.

194 In BUDINA 1993: 118 è menzionato un mosaico in frammenti ceramici, mentre nella notizia di scavo si fa

riferimento a piccoli mattoni quadrati (BUDINA 1984: 266).

195 Si tratta di un blocco in conglomerato parallelepipedo con la superficie superiore di 0,46 x 0,54 m che presenta

al centro un incavo quadrato di 0,35 m di lato.

196 L’esedra in mattoni non è più visibile sul sito ed è stata rappresentata unicamente nella pianta dell’edificio

realizzata da Dh. Budina. Cfr. BUDINA 1993: 116 tav. IV.2; ZACHOS et al. 2006b: 385 fig. 3.

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e la sala principale (II) era accessibile probabilmente da nord attraverso il vano (III), che doveva avere un eventuale passaggio sullo stenopos est-ovest (p).

L’edificio mostra certamente alcune particolarità planimetriche e architettoniche differenti dal resto dei complessi edilizi scavati ad Antigonea, che sembrerebbero contraddistinguerlo come uno spazio pubblico piuttosto che come un’abitazione. L’esedra semicircolare è attestata in Epiro solamente nel Pritaneo di Cassope, anche se con caratteristiche completamente differenti, e mai in abitazioni. Il piano in mattoni delimitato da pietre con resti di combustione sulla superficie, identificabile solitamente come un focolare, presente in molti edifici e abitazioni epirote di età ellenistica197, potrebbe essere accostato ad un’eschara, data la sua ubicazione198. L’ambiente principale (II) con esedra, altare lapideo ed eschara, porterebbe a considerare tale settore dell’edificio come uno spazio ricettivo e cultuale.

Non del tutto infondata potrebbe essere l’identificazione dell’edificio come ginnasio- palestra199, proposta da Dh. Budina200, nonostante non si abbiano elementi concreti riguardo tale attribuzione. Il vano con esedra semicircolare è spesso presente in età ellenistica all’interno di edifici pubblici identificati come gymnasia, palaistrai o balaneia201. La corte a peristilio, nonostante le dimensioni ridotte, rappresenta forse lo spazio in cui si svolgevano le attività ginniche, la palestra vera e propria, mentre la grande sala con esedra era connessa con funzioni di ritrovo e cultuali202, tenendo presente che molto spesso il ginnasio di età ellenistica costituisce un edificio con ambienti polivalenti e polifunzionali, dove l’azione rituale non trova una collocazione distinta nello spazio o un’area specifica ad essa deputata203. Il contesto urbano in cui si inserisce l’edificio, nei pressi dell’agora, e il rinvenimento della figurina fittile con rappresentazione di Demetra non sono elementi sufficienti per avvalorare l’identificazione del

197 Focolari simili sono attestati ad Antigonea nella Casa 5 e in un’abitazione posta nell’isolato a nord della Casa

1 (BUDINA 1972: 311 fig. 31; 1990a: 263), a Gitana nell’ambiente (VIII) dell’Edificio A, a Cassope in tutte le abitazioni (HOEPFNER et al. 1994: 146-161), nella Casa 14 e negli ambienti dell’Edificio commerciale (infra).

198 BUDINA 1984: 266.

199 Spesso il termine «palestra» è utilizzato come sinonimo di «ginnasio» dal momento che quest’ultimo

necessariamente include almeno una palestra, e per il fatto che le architetture e infrastrutture di una palestra rappresentano sempre gli elementi costituivi più caratteristici di un ginnasio. Così la parola «palestra» è stata a volte impiegata in riferimento all’intero complesso ginnasiale (VITR. V 10, 11) (WINTER 2006: 118).

200 L’edificio è stato variamente identificato con un ginnasio o un pritaneo per la presenza dell’esedra con

possibile funzione cultuale (BUDINA 1993: 118; PEDIGLIERI 2012: 31). L’interpretazione dell’edificio come ginnasio è dipesa, forse, dal rinvenimento, in un villaggio nei pressi di Antigonea, dell’iscrizione che menziona il ginnasiarca Lykofron (supra, II.1.2). N. Katsikoudis confronta il complesso architettonico con il c.d. Katagogion di Cassope (infra, II.7.5, Edificio commerciale), unicamente per la presenza del peristilio (KATSIKOUDIS 2012a: 35).

201 Per una sintesi generale su queste tipologie di edifici, WINTER 2006: 115-134. Sulle caratteristiche

planimetriche, architettoniche e funzionali dei ginnasi-palestre, DELORME 1960; VON HESBERG 1995; KAH, SCHOLZ 2004; VON DEN HOFF 2009; sui bagni, GINOUVÈS 1962; HOFFMANN 1999; YEGÜL 1992; LUCORE, TRÜMPER 2013. Certamente i «bagni» possono costituire complessi edilizi pubblici a sé stanti oppure far parte di complessi maggiori di natura pubblica o privata come ginnasi, santuari, clubhouses o abitazioni; sull’argomento, TRÜMPER 2012; 2013: 35–36.

202 Sulla destinazione d’uso e l’organizzazione degli ambienti all’interno dei ginnasi, DELORME 1960: 254-394;

VON DEN HOFF 2009.

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complesso come ginnasio204, ne può contribuire il confronto con due edifici rinvenuti nelle vicine città di Apollonia e Byllis, dubbiamente interpretati come gymnasia205.

L’edificio, per le peculiarità architettoniche e per il materiale in esso rinvenuto, può essere diversamente interpretato come sede di un’associazione di culto, professionale, politica; un complesso dove il pubblico, il privato e il sacro si fondono creando una sfera pubblica nuova206. Ad esempio, il c.d. Heroon di Kalydon è stato variamente identificato con una palestra privata207 o con la clubhouse di un’importante associazione208. Analogamente, l’edificio a peristilio, scavato nel quartiere occidentale della città bassa di Kalydon, costituito da corte porticata, sala per il culto, infrastrutture idrauliche e possibili sale per banchetto, viene identificato sia come ginnasio-heroon, che come palestra o sede di un’associazione privata209. W. Hoepfner, descrivendo la c.d. clubhouse degli Heliastai situata ai piedi dell’acropoli di Rodi, sottolinea come le sedi di associazioni fossero solitamente abitazioni ricostruite e dunque collocate in quartieri residenziali caratterizzate da un peristilio con corridoi dove esporre statue onorarie, una grande sala per le riunioni e l’azione cultuale, ed ambienti per banchetti210; peculiarità ampiamente rintracciabili in numerose clubhouses di Delo con ampi spazi collettivi, come la Maison du Fourni o la Clubhouse dei Poseidoniasti211.

Fasi costruttive e datazione

Le poche monete del koinon degli Epiroti rinvenute sul piano dell’eschara datano la frequentazione dell’edificio tra III e II sec. a.C. Nel III sec. a.C. si daterebbero anche i capitelli di ordine dorico e i fusti di colonna del peristilio. Le diverse tecniche costruttive attestate nei muri perimetrali potrebbero documentare differenti fasi edilizie o, più probabilmente, essere legate al particolare bacino estrattivo della pietra212.

Il cattivo stato di conservazione dell’edificio e la mancanza di contesti stratigrafici ben datati non consentono di stabilire se l’esedra in laterizio sia da riferire ad una fase di frequentazione del complesso più tarda, inquadrabile nell’età romana, e se il complesso abbia modificato la sua originaria funzione. Un esempio simile proviene proprio dal c.d. ginnasio di Apollonia che conserva all’interno di uno degli ambienti due strutture in mattoni, una semicircolare e una circolare, collegate da un piccolo muro in mattoni, datate all’epoca romana,

204 I ginnasi realizzati ex novo in età ellenistica tendono a collocarsi all’interno del circuito murario, nei luoghi

più in vista e significativi della polis, poiché il luogo della formazione e quello della prassi politica (ginnasio e agora) diventano l’uno il presupposto dell’altro. Questo modello è ben attestato ad Alessandria, Sicione, Mantinea, Megalopolis, Stinfalo (TROMBETTI 2013: 152–153). Il culto di Demetra, poco attestato nei ginnasi greci, è presente ad Elis, dove vi erano altari dedicati alla dea e a Kore (TROMBETTI 2013: 103, 159).

205 CEKA 1989: 275; DIMO et al. 2007: 284–290; CABANES et al. 2008: 170.

206 Nel mondo greco sono noti diversi tipi di associazioni (koina): cultuale/religiosa, professionale, militare,

politica, sociale o conviviale. Questa suddivisione si basa essenzialmente sul nome dell'associazione, ma questo non basta per definire con certezza il ruolo del gruppo. Dal momento che ogni associazione è devota al culto di una divinità non sarebbe sbagliato considerarle tutte in qualche modo «associazioni di culto» (GABRIELSEN, THOMSEN 2015a: 13-16).

207 DYGGVE et al. 1934: 121; CHARATZOPOULOU 2006. 208 DIETZ, STAVROPOULOU-GATZI 2011: 155.

209 DIETZ, STAVROPOULOU-GATZI 2011: 156; CALIÒ 2012: 284. 210 HOEPFNER 2003.

211 TRÜMPER 2006.

212 Ad Antigonea, come in altri siti della Caonia, si nota un diretto collegamento tra tipo di pietra e tecnica di

messa in opera. Il conglomerato è usato sempre ed esclusivamente per realizzare l’opera rettangolare, mentre il calcare è usato per l’opera trapezoidale e quella poligonale (GIORGI, BOGDANI 2012: 319-320).

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dopo il II sec. d.C., quando l’edificio è stato trasformato in un’abitazione213. Inoltre, il pavimento in mattoncini quadrati, non attestato in altre zone dell’Epiro, è presente in alcuni edifici di Apollonia databili alla piena età romana214, anche se ciò non esclude necessariamente un utilizzo del rivestimento pavimentale in epoche precedenti.

EDIFICIO COMMERCIALE-MAGAZZINO (16)

Rapporti urbanistici

L’edificio è situato tra due ampi terrazzi del pendio meridionale della collina di Jerma, ad una distanza di 240 m dall’imponente linea delle fortificazioni. Il complesso sfrutta come parete di fondo il muro di terrazzamento

in opera poligonale con

contrafforti interpretato da Dh. Budina come un probabile

proteichisma. Il complesso

architettonico è rivolto a sud sulla valle sottostante e si apre su un’area scoperta, disposta su terrazzi digradanti, oppure su un percorso stradale. L’edificio si

inserisce all’interno di un settore della città densamente edificato, probabilmente un’area extraurbana o un ampliamento dello spazio abitabile della città (supra, II.1.3) (Fig. 23).

Descrizione e funzione

L’edificio è una costruzione rettangolare orientata nord-ovest/sud-est larga 6,50 m e lunga almeno 80 m215 (Fig. 24). Il muro di fondo settentrionale, che funge da imponente opera di terrazzamento del pendio retrostante, si conserva in altezza per 3,30-3,40 m; la struttura è realizzata con blocchi lapidei di medie dimensioni messi in opera secondo la tecnica costruttiva poligonale regolare216 ed è rinforzata da una serie di contrafforti217 (Fig. 25).

213 DIMO et al. 2007: 286-289.

214 Pavimenti in mattoncini quadrati si trovano nel corridoio della corte dell’Edificio a mosaico, databile

probabilmente alla fase romana del complesso (LAMBOLEY 2007: 235-239, fig. 149), e nel corridoio di una abitazione datata al II-III sec. d.C. (LAMBOLEY, DRINI 2014: 193, fig. 25).

215 Sullo scavo dell’edificio, conclusosi nel 2012, ZACHOS, PLIAKOU 2008: 775; ÇONDI 2012; 2017a: 390; ZACHOS

2012: 348.

216 La tecnica costruttiva ricorda il poligonale regolare tipo 11 della seriazione tipologica presente in RANDSBORG

2002: 222-227. Il poligonale regolare attestato nei siti della Caonia corrisponde ai tipi 8 e 11, ed è databile tra il 375- 275 a.C. ca. fino al 200 a.C. (RANDSBORG 2002: 216-227). In Caonia la stessa tecnica muraria è utilizzata a Melani, Himara e Çuka e Aitoit (GIORGI, BOGDANI 2012: 312-313). Secondo K. Randsborg nel IV-III sec. a.C. in Epiro viene utilizzata «the “true” polygonal masonry of Types 7-12» (RANDSBORG 2002: 252-253).

217 I contrafforti sono posti ad intervalli di ca. 4,20 m e formati da blocchi squadrati di ca. 0,50 x 0,50 m.

52 F ig. 24 . P ian ta d el l´E d ifi ci o c o mm er ci al e- mag azzi n o (16 ).

53

Ad una distanza di ca. 5,50 m a sud si trova la facciata dell’edificio caratterizzata da un muro di blocchi parallelepipedi, conservato in gran parte in fondazione e in alcuni punti completamente spogliato, con una serie di contrafforti sporgenti rispetto al filo esterno del muro, che inquadravano ingressi218. Il muro della facciata presenta, inoltre, una serie di setti trasversali in opera rettangolare isodoma, alcuni dei quali in linea con i contrafforti del muro di sostruzione settentrionale, mentre altri creano degli ambienti di partizione interni. Uno di questi ambienti è visibile all’estremità occidentale dell’edificio che dovrebbe costituire il limite ovest della costruzione (Fig. 26). Il vano, lungo 5,80 m e largo quanto l’edificio, è delimitato a ovest e ad est da due pareti in opera rettangolare isodoma219. Le pareti non si legano al muro di fondo settentrionale ed è possibile che siano state aggiunte in una fase edilizia successiva rispetto la costruzione del muro di terrazzamento. All’interno dell’ambiente sono ben

conservati un contrafforte situato lungo il muro nord e due brevi setti murari trasversali addossati alla facciata220. L’ambiente non comunica con l’esterno dell’edificio221, mentre secondo gli scavatori, un ingresso, successivamente tamponato, era presente nell’angolo tra il muro est e il muro nord in opera poligonale e garantiva la comunicazione con il resto dell’edificio; il vano, dunque, è accessibile in una fase successiva unicamente da un piano superiore222, ricostruibile per la presenza nell’ambiente di un filare più alto del muro in opera

218 Si utilizza il termine contrafforte sempre per indicare un elemento costruttivo destinato a rafforzare una

struttura assorbendo le spinte orizzontali e oblique che si scaricano sulla struttura stessa. La serie dei blocchi squadrati sporgenti, conservati in fondazione di fronte alla facciata, porterebbe ad escludere la presenza di uno stilobate con colonnato ligneo come proposto in ZACHOS, PLIAKOU 2008: 775.

219 Le pareti sono spesse 0,50 m con blocchi alti ca. 0,50-0,55 m e lunghi ca. 1,00-1,50 m (ÇONDI 2012: 417). 220 Il contrafforte della parete nord (0,45 x 0,45 m) e il setto murario del muro sud (1,10 x 0,45 m) sono posti a

1,30-1,40 m di distanza dal muro ovest. Lungo il muro sud è visibile un blocco (0,90 x 0,50 m) di un secondo setto murario ca. 1,35 m a est di quello precedente (ÇONDI 2012: 416-417).

221 Nell’angolo tra il muro sud e il muro est è stato realizzato un passaggio largo 1,00-1,20 m in una fase

successiva l’abbandono dell’edificio (ÇONDI 2012: 416).

222 L’ingresso ampio 0,90-1,00 m sarebbe stato chiuso con una serie di blocchi di forma poligonale irregolare che

si distinguono nettamente all’interno della parete realizzata in opera rettangolare isodoma (ÇONDI 2012: 416).

Fig. 26. L’ambiente occidentale.

54

poligonale realizzato con un’assisa di strette lastre che doveva fungere da piano d’imposta per l’elevato in mattoni o blocchi lapidei. Il pavimento è in terra battuta mista a frammenti di

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