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considerazioni critiche relative ai Pesci d’acqua dolce

Nel documento Biologia Ambientale (pagine 78-88)

Sergio Zerunian

Contrada Ponte la Vetrina s.n.c. – 04010 Maenza (LT); zerunians@virgilio.it

SIGNIFICATO E UTILITÀ DELLE LISTE ROSSE

Le Liste Rosse sono la “foto-grafia” eseguita in un dato momen-to dello stamomen-to di conservazione di un gruppo di organismi viventi o di un insieme di habitat a una deter-minata scala spaziale (planetaria, continentale, nazionale, regionale). Rappresentano così uno strumento che ha come primo scopo quello di informare e allertare i decisori e i

gestori delle politiche ambientali (Governi centrali e regionali, Enti locali, Enti Parco, ecc.), i portatori di interesse o stakeholder (Associa-zioni ambientaliste, Associa(Associa-zioni di categorie produttive, naturalisti, ecc.) e più in generale tutti i cittadi-ni sensibili e attenti a queste tema-tiche, circa il rischio di estinzione che corrono in tempi brevi, medi e

lunghi le varie specie che compon-gono il gruppo in oggetto o i vari habitat presenti in una data regio-ne geografica.

L’obiettivo finale delle Liste Rosse è la conservazione della bio-diversità a livello degli ecosistemi, delle specie e dei loro patrimoni genetici. Esse rappresentano quin-di un campanello d’allarme che è

Riassunto

La nuova Lista Rossa dei Vertebrati Italiani prende in considerazione 52 specie di Pesci d’acqua dolce indigene nel nostro Paese. Il quadro sistematico e nomenclaturale a cui fa riferimento contrasta però con quello contenuto in importanti norme europee riguardanti la conservazione di specie e habitat (Direttiva “Habitat” 92/43/CEE) e la salvaguardia degli ecosistemi acquatici (Direttiva “Acque” 2000/60/CE). Si presentano così dei problemi per chi deve impostare e portare avanti politiche di conservazione, e per chi deve svolgere attività di monitoraggio. Alcune scelte di classificazione nella più alta categoria di minaccia (CR, Critically Endangered) appaiono inoltre inadeguate. Nell’articolo vengono forniti elementi di discussione sui vari argomenti.

PAROLECHIAVE: Lista Rossa / Italia / Pesci d’acqua dolce / considerazioni critiche

Red List of Italian Vertebrates: critical considerations relating to Freshwater Fishes

The new Red List of Italian Vertebrates takes into account 52 species of Freshwater Fishes native in Italy. The nomenclatural and systematic framework to which it refers, however, contrasts with the one contained in the relevant European laws relating to the conservation of species and habitats (“Habitat” Directive 92/43/EEC) and the protection of aquatic ecosystems (Water Framework Directive 2000/60/EC). Thus problems arise for those who need to set up and carry out policies of conservation, and for those who carry out monitoring activities. Some choices for classification in the highest category of threat (CR, Critically Endangered) also appear inadequate. The article provides arguments for various topics. KEYWORDS: Red List / Italy / Freshwater Fishes / critical considerations

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Informazione & Documentazione

opportuno ascoltare se non si vuo-le assistere passivamente alla scom-parsa di specie e habitat; fornisco-no anche, in forma sintetica, in-formazioni sulle minacce antropi-che per il gruppo o per gli habitat e la tendenza, o trend, degli ele-menti che lo compongono (se le liste sono corredate da analisi ap-profondite su questi temi e da pro-poste di azioni utili a contrastare la perdita di biodiversità, assumo-no la veste di Libri Rossi). Infine, le Liste Rosse sono strutturate in modo da essere periodicamente aggiornate.

A livello internazione la più antica e autorevole organizzazio-ne che si occupa di conservazioorganizzazio-ne della biodiversità, e promuove la redazione con metodologie stan-dardizzate delle Liste Rosse, è la IUCN - International Union for

Con-servation of Nature o Unione

Inter-nazionale per la Conservazione della Natura (www.iucn.org), che ha il suo quartier generale a Gland, in Svizzera. La missione della IUCN è quella di “influenzare, in-coraggiare e assistere le società in tutto il mondo a conservare l’inte-grità e diversità della natura e di assicurare che ogni utilizzo delle risorse naturali sia equo ed ecolo-gicamente sostenibile”. La IUCN conta più di mille membri tra Sta-ti, Agenzie governative e Organiz-zazioni internazionali. L’autorità nazionale della IUCN per l’Italia è la Direzione Generale per la Pro-tezione della Natura e del Mare del Ministero dell’Ambiente e del-la Tutedel-la del Territorio e del Mare (www.minambiente.it); il coordina-mento del Comitato italiano della IUCN è affidato a Federparchi -Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali (www. parks.it).

La valutazione del rischio di estinzione di una specie secondo la IUCN è basata su una serie di

categorie e di criteri, che vengono periodicamente migliorati; l’ultima versione è del 2001 (vedi www. iucnredlist.org). Le categorie di ri-schio di estinzione a livello non globale sono 11: Non Valutata (NE), Non Applicabile (NA), Ca-rente di Dati (DD), Minor Preoccu-pazione (LC), Quasi Minacciata (NT), Vulnerabile (VU), in Perico-lo (EN), in PericoPerico-lo Critico (CR), Estinta nella Regione (RE), Estin-ta in Ambiente Selvatico (EW), Estinta (EX). Di queste, tre sono considerate categorie di minaccia: Vulnerabile (VU, Vulnerable), in Pericolo (EN, Endangered), in Pe-ricolo Critico (CR, Critically

Endan-gered); le specie classificate in

que-ste ultime categorie vengono con-siderate prioritarie nelle politiche di conservazione, perché senza in-terventi specifici mirati a neutra-lizzare le minacce nei loro con-fronti, e in alcuni casi a incremen-tare le loro popolazioni, la loro estinzione viene considerata una prospettiva concreta.

STATO DELL’ARTE PER I PESCI D’ACQUA DOLCE ITALIANI

Per quanto riguarda i Pesci d’acqua dolce italiani, uno dei pri-mi contributi che ha posto l’atten-zione sulla perdita di biodiversità conseguente a una serie di attività antropiche è dei primi anni No-vanta del secolo scorso (ZERUNIAN, 1992). Nell’articolo venivano indi-viduate 10 cause principali (inqui-namento prodotto dalle attività in-dustriali, inquinamento prodotto dalle attività agricole, inquinamen-to prodotinquinamen-to dagli insediamenti ur-bani, eccessiva captazione di ac-qua, pesca e bracconaggio, costru-zione di sbarramenti lungo i corsi d’acqua, canalizzazione dei corsi d’acqua, interventi sugli alvei, in-troduzione di specie aliene, inqui-namento genetico), portati alcuni

esempi concreti di estinzione loca-le, ipotizzati rischi di estinzione totale per alcune specie endemi-che stenoecie con areale limitato (Salmo carpio, Salmo fibreni, Gobius

nigricans, Orsinigobius punctatissi-mus [divenuto poi Knipowitschia punctatissima]). Nello stesso anno

è stato pubblicato un elenco di Pesci d’acqua dolce italiani nel primo Contributo per un “Libro

Ros-so” della flora e della fauna minac-ciate in Italia (PAVAN, 1992); quasi il 70% delle specie venivano consi-derate in vario modo minacciate.

Le tematiche relative alla per-dita di biodiversità dell’ittiofauna d’acqua dolce sono state successi-vamente affrontate in due pubbli-cazioni promosse dal WWF Italia

(ZERUNIAN e TADDEI, 1996; ZERUNIAN,

1998). Nella seconda di queste, i Pesci d’acqua dolce sono stati trat-tati nel contesto più generale dei Vertebrati in quello che risulta es-sere ancora il più esauriente con-tributo nazionale sull’argomento:

Libro Rosso degli Animali d’Italia -Vertebrati (BULGARINI et al., 1998). Per la prima volta tutte le 48 spe-cie indigene nel nostro Paese veni-vano classificate secondo i criteri della IUCN nelle varie categorie di minaccia; il quadro che emergeva era preoccupante: 5 specie veniva-no considerate gravemente minac-ciate (CR), 10 specie minacminac-ciate (EN), 12 specie vulnerabili (VU).

Il quadro delineato nel Libro Rosso del WWF veniva arricchito in un volume dei primi anni del nuovo secolo: Condannati

all’estin-zione? Biodiversità, biologia, minac-ce e strategie di conservazione dei Pesci d’acqua dolce indigeni in Italia

(ZERUNIAN, 2002). Il testo, oltre a

riportare dati aggiornati sulla si-stematica, la biologia e l’ecologia delle specie, sviluppava le temati-che della conservazione e contene-va un primo aggiornamento della Lista Rossa dei Pesci d’acqua

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ce italiani. I temi della conserva-zione e le azioni generali da intra-prendere per 8 taxa ritenuti a prio-rità di conservazione nel nostro Paese (lampreda padana, storione cobice, trota macrostigma, carpio-ne del Fibreno, trota marmorata, carpione del Garda, panzarolo, ghiozzo di ruscello), venivano trat-tati l’anno dopo in una monogra-fia pubblicata dal Ministero del-l’Ambiente e dall’Istituto Nazio-nale per la Fauna Selvatica: Piano

d’azione generale per la conserva-zione dei Pesci d’acqua dolce italiani

(ZERUNIAN, 2003).

L’ultimo aggiornamento del-la Lista Rossa dei Pesci d’acqua dolce italiani, precedente la nuova Lista Rossa oggetto di questo arti-colo, è di sei anni fa (ZERUNIAN, 2007) ed è contenuto in una mo-nografia pubblicata dal Centro Ita-liano Studi di Biologia Ambienta-le: La Fauna Ittica dei Corsi

d’Ac-qua: qualità ambientale, ricerca e conservazione della biodiversità (ZE

-RUNIAN e GENONI, 2007). La

situa-zione dell’ittiofauna risultava ul-teriormente peggiorata rispetto a quanto rilevato in precedenza: 3 specie risultavano estinte in Italia, 5 specie gravemente minacciate (CR), 9 specie minacciate (EN), 15 specie vulnerabili (VU).

LA NUOVA LISTA ROSSA DEI VERTEBRATI ITALIANI

La nuova Lista Rossa dei Ver-tebrati Italiani (RONDININI et al., 2013) prende in esame 672 specie tra Pesci Cartilaginei, Pesci d’ac-qua dolce (Agnatha e Osteichthyes), Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammife-ri, di cui 576 terrestri e 96 marine. Nella valutazione del rischio di estinzione eseguita sulla base del-le categorie e dei criteri della IUCN, 6 specie sono risultate Estin-te nella Regione (RE), 29 in Peri-colo Critico (CR), 49 in PeriPeri-colo (EN), 83 Vulnerabili (VU), 53

Qua-si minacciate (NT), 271 a Minor Preoccupazione (LC), 65 con Dati Insufficienti (DD), 116 in situazio-ne Non Applicabile (NA); le specie minacciate (CR + EN + VU) sono risultate 161, pari al 28% delle specie valutate. L’elenco completo delle specie indigene è riportato nell’Appendice I, mentre nell’Ap-pendice II sono riportate le specie di Vertebrati per le quali non è stato valutato il rischio di estinzio-ne in Italia (specie irregolari/occa-sionali e specie introdotte).

I Pesci d’acqua dolce indige-ni in Italia presi in esame nella nuova Lista Rossa sono 52, di cui 4 Ciclostomi (Agnatha) e 48 Pesci Ossei. Di questi, 2 vengono consi-derati Estinti nella Regione

(Aci-penser sturio e Huso huso), 11 in

Pericolo Critico (Lampetra

fluviati-lis, Petromyzon marinus, Acipenser naccarii, Anguilla anguilla, Cobitis za-nandreai, Scardinius scardafa, Squa-lius lucumonis, Salmo cettii, Salmo fibreni, Salmo marmoratus, Kni-powitschia punctatissima), 6 in

Pe-ricolo, 8 Vulnerabili. Il gruppo ri-sulta fortemente minacciato da varie attività antropiche e la mag-gior parte delle popolazioni sono risultate in costante decremento.

Nella pubblicazione (scarica-bile in formato PDF dal sito del governo http://www.governo.it/ backoffice/allegati/71184-8692.pdf) risultano quasi assenti analisi e di-scussioni circa le varie minacce an-tropiche per le specie e gli habitat d’acqua dolce, mentre viene forni-to qualche elemenforni-to per le specie e gli habitat terrestri e marini.

CONSIDERAZIONI CRITICHE

Per quanto riguarda i Pesci d’acqua dolce, Ciclostomi e Pesci Ossei, la nuova Lista Rossa dei Vertebrati Italiani contiene diversi elementi discutibili che la pongo-no in contrasto con il quadro si-stematico definito e stabilizzato

negli ultimi 25 anni in Italia (GAN

-DOLFI e ZERUNIAN, 1987, 1990; GAN

-DOLFI et al., 1991; ZERUNIAN, 2004)

ed aprono scenari di incongruità con le più importanti norme euro-pee riguardanti le politiche di con-servazione di habitat e specie (Di-rettiva “Habitat” 92/43/CEE) e di salvaguardia degli ecosistemi ac-quatici (Direttiva “Acque” 2000/ 60/CE). Vediamo in dettaglio le singole questioni.

Il quadro sistematico

Appare privo di adeguati fon-damenti scientifici aver portato il numero delle specie indigene in Italia da 48 (ZERUNIAN e DE RUOSI, 2002; ZERUNIAN, 2004) a 52; si os-serva inoltre il cambiamento di una decina di nomi scientifici ri-spetto agli ultimi lavori pubblicati dal Ministero dell’Ambiente e del-la Tutedel-la del Territorio (del-lavori ci-tati), che dovrebbero rappresenta-re una sorta di posizione ufficiale del nostro Paese. Nessun quadro sistematico sarà mai perfetto e de-finitivo ma, a nostro avviso, le mo-difiche che intendono migliorarlo necessitano di adeguate indagini e prove. Risultando impossibile in questa sede affrontare tutte le nu-merose questioni che emergono dall’elenco di specie riportato nel-la nuova Lista Rossa (Appendice I), ci limitiamo a pochi esempi che possono dare un’idea della super-ficialità con cui sono state appor-tate le modifiche al precedente qua-dro sistematico.

Circa la nomenclatura, alcu-ne delle novità sembrano essere solo il frutto di interpretazioni che qualcuno degli esperti consultati dal Comitato Italiano dell’IUCN ha dato del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica; lo zelo profuso in questa direzione appa-re motivato solo da un’ansia di primogenitura nel sentenziare qual è il giusto nome scientifico da

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segnare a una specie (per poi ma-gari cambiare idea qualche anno dopo, dimostrando ancora una vol-ta la propria modernità e compe-tenza). Così, tanto per citare qual-che caso, il ghiozzo padano è pas-sato da Padogobius martensii a

Pa-dogobius bonelli, la trota

macrostig-ma da Salmo (trutta) macrostig-macrostigmacrostig-ma a

Salmo cettii, il triotto da Rutilus ery-throphthalmus a Rutilus aula. Per

quanto riguarda quest’ultimo, ab-biamo già avuto modo di docu-mentare l’insufficienza diagnosti-ca della descrizione di BONAPARTE del 1841, per cui il termine Rutilus

aula non è valido (ZERUNIAN, 1990;

vedi anche ZERUNIAN, 2004). Il con-tinuo cambiamento dei nomi scientifici negli elenchi di specie di riferimento in ambito naziona-le o regionanaziona-le genera confusione a vari livelli, compreso quello di co-loro che sono tenuti a svolgere attività di monitoraggio di laghi e corsi d’acqua.

Relativamente al livello ge-rarchico in cui collocare un ta-xon, notiamo che con una buona dose di disinvoltura sono stati ele-vati al rango di specie ben sei taxa che potrebbero essere solo delle sottospecie o addirittura singole po-polazioni di specie ad ampia di-stribuzione in Italia o in Europa:

Alosa agone, Esox cisalpinus, Gobio benacensis, Scardinius scardafa, Co-bitis bilineata, CoCo-bitis zanandreai. Si

tratta di casi in cui poche differen-ze morfologiche e/o genetiche, che possono rientrare tranquillamente nella variabilità intraspecifica, sono state ritenute sufficienti per separare dal punto di vista siste-matico una o più popolazioni dal nucleo principale cui appartengo-no dal punto di vista evolutivo e delle dinamiche di dispersione. Molto spesso si tratta, a nostro av-viso, di una sopravvalutazione ad arte di differenze nei valori medi di qualche carattere (magari 2-3

scaglie in più o in meno lungo la linea laterale, o un raggio in più o in meno nella pinna anale); dal 1859, data di pubblicazione del-l’Origine delle specie di Charles Darwin, tutti dovrebbero però sa-pere che la variabilità intraspecifi-ca (tra i diversi individui di una popolazione e tra le diverse popo-lazioni di una specie) è la regola e non l’eccezione.

Nei Pesci d’acqua dolce, così come in tutti i gruppi a distribu-zione “insulare” caratterizzati da bassa capacità di dispersione, è nor-male osservare delle differenze in qualche carattere morfologico e ge-netico tra le diverse popolazioni, frutto di un isolamento più o meno prolungato. Nella comparazione fra le diverse popolazioni, le do-mande che dovrebbe porsi un tas-sonomo serio sono: 1. Le differen-ze morfologiche e genetiche rileva-te hanno prodotto delle differenze nella biologia (comportamento, periodo di maturazione dei game-ti, ecc.) e nell’ecologia (nicchia spa-ziale, nicchia trofica, ecc.) di una popolazione, o di un gruppo di popolazioni, rispetto alle altre? 2. Se sì, queste sono sufficienti a se-parare i due gruppi dal punto di vista riproduttivo? In caso affer-mativo si tratta di due diverse spe-cie, ed è necessario assegnare un nome diverso a ciascuna di esse; il tassonomo procederà quindi nel suo lavoro di descrizione del nuo-vo taxon e, sulla base delle regole stabilite dal Codice Internaziona-le di Nomenclatura Zoologica, as-segnerà ad esso un nome scientifi-co. In caso negativo la popolazio-ne o il gruppo di popolazioni “di-verse” costituiscono, al massimo, una sottospecie.

Se nei Pesci d’acqua dolce viene dato peso tassonomico alle differenze osservabili tra le diverse popolazioni si riesuma di fatto il concetto morfologico-tipologico di

specie a cui, per quanto riguarda l’ittiofauna italiana, si è ispirato nell’Ottocento BONAPARTE (1832-1841); tirando un po’ al limite le conseguenze, si potrebbe arrivare a descrivere una specie di Rutilus, di Barbus, di Leuciscus (o Squalius) e di Cobitis per ogni fiume o lago d’Italia! E così un ipotetico ittiolo-go ispirato e zelante potrebbe con facilità aggiungere il suo nome a decine di nuovi nomi scientifici, dedicare specie a mogli e amanti, costruirsi in poco tempo un ricco curriculum e magari fare una bril-lante carriera accademica. Ripren-dendo seriamente l’argomento, ri-mandiamo a MAYR (1970) per una trattazione esemplare ed esaustiva dei vari concetti e caratteristiche delle specie; personalmente ritenia-mo che il “concetto biologico di specie” sia il più valido tra quelli finora elaborati e che i recenti con-cetti di ESUs (Evolutionary

Signifi-cant Units) e di MUs (Management Units), pur avendo un’importanza

gestionale, non debbano portare a modifiche dei quadri sistematici costruiti sui migliori fondamenti biologici possibili. Chiudiamo la breve parentesi di filosofia siste-matica riportando alcuni passi di MAYR (1990):

«Le specie sono i tipi fonda-mentali di esseri viventi che costi-tuiscono la diversità della natura, e rappresentano il livello più bas-so di autentica discontinuità bas- so-pra il livello dell’individuo.

Una specie è una comunità produttiva di popolazioni (isolate ri-produttivamente da altre) che occu-pa una specifica nicchia in natura.

La specie è l’unità fondamentale della biologia evoluzionistica. È anche in larga misura l’unità fon-damentale dell’ecologia. È infine di grande importanza pratica.

Nella sistematica moderna vengono studiate le proprietà bio-logiche degli organismi, piuttosto

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che i caratteri statici di esemplari morti, e viene utilizzato il maggior numero possibile di tipi di caratte-ri fisiologici, biochimici e compor-tamentali, così come di caratteri morfologici.»

Tornando ai Pesci d’acqua dolce italiani, la posizione più cor-retta dei taxa in questione potreb-be essere la seguente:

1. “Alosa agone” è solo un diver-so ecotipo, lacustre, di Alosa fallax; la specie, eurialina migratrice fa-coltativa a diversa ecologia intra-specifica, è in possesso di un’ampia norma di reazione del genotipo ed è soggetta a rapide modificazioni selettive di un carattere adattativo come il numero di branchiospine

(GANDOLFI e ZERUNIAN, 1987).

2. “Esox cisalpinus” è solo la sot-tospecie italica di Esox lucius, spe-cie ad ampia distribuzione euro-pea.

3. “Gobio benacensis” potrebbe essere la sottospecie italica di

Go-bio goGo-bio; i caratteri che separano

le popolazioni italiane da quelle transalpine, come la distanza più breve tra l’ano e la pinna anale, risultano però poco consistenti per cui il gobione italiano va chiama-to semplicemente Gobio gobio sen-za l’aggiunta di alcun nome sotto-specifico (GANDOLFI e ZERUNIAN, 1987).

4. “Scardinius scardafa” è un’en-tità poco più che ipotetica, in quan-to si sarebbe estinta nell’arco di 7-8 anni in tutto il suo areale origi-nario (il versante tirrenico della penisola) e sopravvivrebbe con la sola popolazione di origine allocto-na del Lago di Scanno; uallocto-na com-parazione su base morfologica di questa popolazione con altre di

Scardinius erythropthalmus non ha

evidenziato differenze significati-ve (ZERUNIAN, 2002).

5. “Cobitis bilineata” è solo la sottospecie italica di Cobitis taenia, specie ad ampia distribuzione

eu-ropea; per le argomentazioni rela-tive a questa posizione, di natura morfologica e biologica, si riman-da a ZERUNIAN (2002).

6. “Cobitis zanandreai” è solo una popolazione che occupa la parte più meridionale dell’areale di Cobitis taenia bilineata; le diffe-renze morfologiche tra questo pre-sunto taxon e le altre popolazioni di cobite italiano sono risultate inadatte ad operare una separa-zione sistematica (ZERUNIAN et al., 1986; vedi anche GANDOLFI e ZERU -NIAN, 1987).

Aver inserito nella nuova Li-sta Rossa dei Vertebrati Italiani, addirittura nella più alta catego-ria di minaccia (CR), “specie” come

Cobitis zanandreai e Scardinius scar-dafa produce a nostro avviso solo

il risultato di screditare il senso e l’importanza di uno strumento come le liste rosse. Chi dovrà deci-dere e successivamente gestire po-litiche e interventi di conservazio-ne, si troverà in questi casi a di-scutere di entità zoologiche inesi-stenti. Il danno per le tematiche della conservazione è davvero gran-de.

Nell’elenco sistematico ripor-tato nella Lista Rossa dei Verte-brati Italiani vengono poi riporta-te come buone specie alcune enti-tà ittiologiche che necessitano an-cora di approfondimenti e ricer-che esaustive: Squalius lucumonis (già Leuciscus lucumonis) e Barbus

tyberinus; per una discussione su

di essi si rimanda a ZERUNIAN (2002). Anche in questo caso, nel-l’incertezza della validità delle

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