Capitolo 8 – CONCLUSIONI 105
8.1 Considerazioni e prospettive 108
Le problematiche faunistiche-ambientali analizzate nel corso dell’indagine sono generalmente attribuibili alle densità di popolazione, non sempre compatibili con i fini conservativi prestabiliti.
Tra gli ungulati presenti nel territorio del Parco nazionale delle Cinque Terre, il Cinghiale è in grado di incidere più pesantemente per via delle caratteristiche biologiche, come l’ottima rusticità, la prolificità e la scarsa mortalità biologica e predatoria, e per le specifiche attitudini comportamentali, come il rooting.
Al contrario, la Capra inselvatichita, discendendo da specie domestiche presenta una discreta adattabilità, ma soprattutto è suscettibile di infezioni alla ghiandola mammaria, di gravità tale da poterne autoregolare la popolazione, come riscontrato a Portofino, e si suppone ciò accada anche nei nuclei ircini del Promontorio del Mesco.
Tuttavia, nel medio-lungo termine, alcuni esemplari potrebbero superare i processi di rinselvatichimento e produrre popolazioni geneticamente resistenti, con caratteristiche morfo-fisiologiche adatte all’ambiente di vita.
Per l’aspetto gestionale, il D.P.R. 6 Ottobre 1999 “Istituzione del Parco nazionale delle Cinque Terre” vieta l'introduzione in ambiente naturale non recintato di specie vegetali o animali estranee alla flora e alla fauna autoctona e designa come Zona 1, di rilevante interesse naturalistico, l’area occupata dal gregge, per cui vieta tutte le attività che ne alterino l’integrità.
- 109 - In ambito regionale il Regolamento regionale 29 giugno 1999, n.1 "Regolamento delle prescrizioni di massima e di polizia forestale" (emanato in attuazione della Legge Regionale 22 gennaio 1999, n.4 "Norme in materia di foreste e di assetto idrogeologico") Capo II “Pascolo del bestiame nei boschi” art.53 (Modalità del pascolo nei boschi) comma 1 e 2 si prescrive che nei boschi il bestiame deve essere custodito oppure recintato.
Per tali motivi, in attesa dell’emanazione di misure atte a risolvere la problematica e a salvaguardare gli ecosistemi da possibili alterazioni, è conveniente monitorare attentamente la popolazione e gli effetti prodotti sull’ambiente e sulla biodiversità.
Relativamente al Capriolo, nonostante danneggi esclusivamente e sporadicamente i vigneti, se ne può ipotizzare la progressiva espansione nel territorio del Parco nazionale. È inoltre utile considerare che al fine del contenimento delle popolazioni di ungulati selvatici, nel territorio del Parco nazionale, il Cinghiale è la sola specie su cui viene effettuato il controllo faunistico.
Allo scopo di valutare le condizioni di equilibrio ecologico delle diverse popolazioni di ungulati, oltre al monitoraggio costante degli effetti esercitati dagli ungulati sul territorio, è particolarmente necessario individuare bioindicatori in grado di registrare le influenze ambientali.
In sintesi, al fine della conservazione dell’ambiente naturale, sia all’esterno che all’interno delle Aree naturali protette, è indispensabile calcolare costi e benefici che una o più specie possono arrecare alla struttura e alla dinamica degli ecosistemi ed in conseguenza adottare eventuali provvedimenti.
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