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Cosa paga di più, crescere per linee interne o per linee esterne? La crescita ha effetti positivi sulla performance?

Sono queste le domande che hanno accompagnato questa ricerca nello studio del legame crescita-performance.

Le risposte ora sembrano più chiare: crescere, per linee interne e soprattutto per linee esterne, non sempre conviene. Anzi, la crescita generalmente ha effetti negativi o nulli sulla performance. Crescere quindi non è positivo? La risposta è no. Crescere è una strategia che nel contesto competitivo attuale è necessaria e talvolta indispensabile per sopravvivere e/o emergere di fronte alla complessità del sistema economico. E’ tuttavia la consapevolezza dell’importanza di alcuni fattori che crea la differenza tra crescita profittevole e crescita non profittevole. Il legame crescita-performance si modifica quindi tramite determinate decisioni strategiche e operative.

Alla luce delle evidenze empiriche e secondo quanto descritto nei concetti teorici diventa necessario quindi, compiere le giuste scelte strategiche ed operative per poter rendere positivo il legame crescita-performance. Ciascuna azienda, infatti, quando si trova di fronte alla valutazione tra una possibile alternativa di crescita, sia essa a carattere interno o esterno, dovrebbe innanzitutto compiere una sorta di “percorso strategico” per giungere non alla semplice crescita, ma alla crescita profittevole.

Nella fase iniziale, bisogna innanzitutto comprendere i fattori industry-specific, che come è stato visto influenzano il livello di redditività dell’impresa. Una volta compresi i fattori critici di successo del settore di riferimento, bisogna identificare l’unicità delle risorse a disposizione dell’impresa per poterle trasformare e sfruttare nel corretto business, ottenendo così profitti già su piccola scala, per poi in seconda battuta, potersi dimensionare anche su larga scala. Una volta generati sufficienti profitti e stabilizzata la formula competitiva, sarà più facile e meno rischioso intraprendere un percorso di crescita. Ecco che la pianificazione della crescita diventa il momento decisivo. In tale contesto è particolarmente importante possedere competenze manageriali mediante le quali poter gestire la complessità strategica ed operativa.

Segue poi un periodo di instabilità, durante il quale si assiste, inevitabilmente, a fasi di disequilibrio, alle quali bisogna porre particolare attenzione. Sarà in questa fase che il

monitoraggio degli equilibri aziendali, finanziari e organizzativi diventerà indispensabile e sarà tanto più efficace ed efficiente quanto più si possiede capitale umano specializzato. E’ infatti possibile che già durante questa fase si rendano necessari degli adattamenti organizzativi e strutturali per poter affrontare la strategia di crescita intrapresa e facilitare il processo di apprendimento.

Terminata la fase di crescita, si entra tipicamente in una fase di stabilità in cui l’obiettivo principale diventa la diffusione dell’organizational learning acquisito. È altresì importante creare dei sistemi di valutazione che permettano di comprendere lo stato di salute aziendale, capire quali vantaggi e difficoltà la crescita ha effettivamente portato. Questi accorgimenti servono per evitare che si continui a crescere senza internalizzare competenze e senza aver monitorato la stabilità degli equilibri aziendali. Se ciò accadesse, infatti, sarebbe necessario, se non indispensabile, rivalutare il modello di business e ricominciare così, il circolo virtuoso capace di garantire una crescita profittevole. Crescere non è quindi un fenomeno positivo a priori.

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