APPRO-VATA ALL'UNANIMITÀ PROPOSTA RISOLU-ZIONE SU LINEE DI INDIRIZZO ESECUTIVO Il Consiglio regionale ha approvato all'unanimità (27 sì) la proposta di risoluzione unitaria elabo-rata dalla Prima Commissione sulla gestione e l'utilizzo dei Fondi strutturali europei per i quali la Giunta regionale sta predisponendo il 'Quadro strategico' per il prossimo settennio 2014-2010.
Il documento contiene alcune “raccomandazioni”
per l'Esecutivo: migliore definizione delle tipolo-gie di intervento; semplificazione del sistema procedurale, partecipazione e capillare informa-zione; rigorosa verifica dei risultati; coerenza delle filiere agricole di qualità e della green eco-nomy; produzione energia da fonti rinnovabili;
definizione con il Governo del ruolo della nuova Agenzia nazionale di coesione territoriale.
Perugia, 10 settembre 2013 – Il Consiglio regio-nale ha approvato all'unanimità (27 sì) la propo-sta di risoluzione unitaria elaborata dalla Prima Commissione sulla gestione e l'utilizzo dei Fondi strutturali europei per i quali la Giunta regionale sta predisponendo il 'Quadro strategico' per il prossimo settennio 2014-2010. Il documento contiene alcune “raccomandazioni” per l'Esecuti-vo: migliore definizione delle tipologie di inter-vento; semplificazione del sistema procedurale, partecipazione e capillare informazione; rigorosa verifica dei risultati; coerenza delle filiere
agrico-le di qualità e della green economy; produzione energia da fonti rinnovabili; definizione con il Governo del ruolo della nuova Agenzia nazionale di coesione territoriale. Nel dibattito, concluso dall'intervento della presidente Marini, sono in-tervenuti i consiglieri Brutti (Idv), Chiacchieroni (PD), Goracci (Comunista umbro), Nevi (Pdl), Lignani Marchesani (Fd'I). Il consigliere Brutti ha presentato un emendamento interamente sosti-tutivo della risoluzione unitaria che puntava l'at-tenzione sulla necessità di prevedere precisi o-biettivi occupazionali nell'assegnazione dei finan-ziamenti comunitari. Successivamente Brutti ha ritirato il proprio atto e presentato con un emen-damento aggiuntivo alla risoluzione unitaria (co-firmato da Chiacchieroni) in cui riproponeva i contenuti sostanziali del primo documento; que-sto atto è stato bocciato con 19 no, 4 sì (Goracci, Dottorini, Brutti, Chiacchieroni) e 3 astenuti (Ma-rini, Bracco Lignani Marchesani). Uguale esito per un altro emendamento aggiuntivo presentato da Chiacchieroni (e cofirmato da Brutti) che pun-tava l'attenzione sulla necessità di intervenire sulle aree urbane dismesse: 19 no, 5 sì (Chiac-chieroni, Dottorini, Brutti, Goracci, Riommi), 3 astenuti (Marini, Rosi, Mantovani). OLIVIERO DOTTORINI (relatore unico-presidente Prima Commissione): “LE PRIORITÀ PROGRAMMATICHE DELINEATE NEL DOCUMENTO DOVRANNO ESSE-RE IN GRADO DI ATTIVAESSE-RE PERCORSI VIRTUOSI CAPACI DI DARE RISULTATI DI SISTEMA NEL MEDIO E LUNGO PERIODO - Il documento traccia un’analisi a tratti impietosa del contesto di par-tenza nel quale si trova l’Umbria dove la crisi strutturale e globale è stata più accentuata ri-spetto alla media nazionale. Permangono ele-menti di debolezza nel nostro tessuto economico produttivo che devono rappresentare il punto di partenza per mettere a punto le scelte circa l'uti-lizzo dei fondi strutturali comunitari. Le priorità programmatiche delineate nel documento do-vranno essere in grado di attivare percorsi vir-tuosi capaci di dare risultati di sistema nel medio e lungo periodo. Il significativo incremento de-mografico dell'ultimo decennio, non è stato ac-compagnato da un corrispondente incremento del Pil, del reddito e dei consumi. Da registrare una crescita maggiore della media nazionale del settore dei 'servizi non di mercato' rispetto a quelli del cosiddetto terziario di mercato, com-mercio e turismo innanzitutto. L’evoluzione strut-turale evidenzia un sistema industriale caratte-rizzato da una grande frammentazione delle uni-tà produttive, dal micro-dimensionamento delle imprese e dalla prevalenza delle attività di su-bfornitura, da bassi margini operativi e dalla gra-ve crisi di comparti specifici che tradizionalmente hanno giocato un ruolo trainante per l'economia umbra, come ad esempio l'edilizia e il suo indot-to. L'Umbria sembra tenere, in particolare, nella coesione sociale e nell'istruzione, mentre accu-mula difficoltà proprio nelle aree di tradizionale ritardo, principalmente legate allo sviluppo eco-nomico e all'innovazione. Nell'indicare le mission e gli obiettivi scelti, il documento mette in risalto
come l'Umbria non possa prescindere dal tentati-vo di perseguire con tutte le risorse a disposizio-ne gli obiettivi di promuovere la competitività delle piccole e medie imprese e del settore agri-colo, di promuovere l'occupazione, l'inclusione sociale e combattere la povertà, di investire nelle competenze, nell'istruzione e nella formazione permanente e di sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni in tutti i settori. È importantissimo orientare le politiche verso una crescita intelligente e indirizzare le risorse con-centrandole in maniera selettiva. Di fatto è im-portante ricercare reti e alleanze strategiche tra le eccellenze del territorio, la razionalizzazione ed il miglioramento del contesto infrastrutturale, sia materiale che immateriale, a disposizione del sistema produttivo, ma soprattutto l'individua-zione dei settori collegati alla Green economy quali settori ad alta potenzialità di mercato sui quali, quindi concentrare le risorse. Per il settore agricolo, puntare sulle filiere corte, sulle filiere agro-alimentari e sul no-food. Indirizzare la stra-tegia energetica regionale verso la riduzione del consumo, l'incremento dell'efficienza e la produ-zione di energia da tutte le fonti rinnovabili. Su-perare la logica della mera assistenza economica in favore della presa in carico di persone e fami-glie attraverso l'istituzione di modelli di servizio integrati fra pubblico e privato sociale. Bene il rafforzamento dell'economia sociale e dell'inno-vazione sociale, attraverso il sostegno del terzo settore. Gli indirizzi di attuazione delle misure dovranno privilegiare criteri di orientamento al risultato, valutazione d'impatto, uso integrato di fondi, selezione e concentrazione degli stessi su specifici temi ed obiettivi assunti come prioritari e di valenza strategica. Necessaria la misurazio-ne dei risultati economici, sociali ed occupaziona-li quale strumento di valutazione oggettiva del-l'efficacia dei progetti cofinanziati con risorse comunitarie. Garantire a tutta la comunità regio-nale la possibilità di accedere alle risorse. Per questo va definito un sistema metodologico e procedurale improntato ai principi di massima semplificazione, partecipazione, coinvolgimento, trasparenza e corretta e capillare informazione di tutti i soggetti potenzialmente destinatari e/o utilizzatori dei finanziamenti del quadro comuni-tario strategico, al fine di consentire pari oppor-tunità di accesso a tutta la comunità regionale.
Sulle politiche energetiche, puntare su un mix equilibrato di fonti rinnovabili programmato sulla base delle reali potenzialità e compatibilità am-bientali espresse dal territorio regionale e non come detto dal documento della Giunta, in parti-colare sulle agroenergie. Per quanto riguarda il settore agricolo, invece, sono state evidenziate alcune incongruenze tra i criteri generali di inter-vento individuati nel documento, ampiamente condivisi, con alcune indicazioni di indirizzo in merito a comparti specifici da selezionare tra quelli sui quali investire. Da un lato si indicano infatti come criteri ispiratori la qualità e tipicità dei prodotti agroalimentari regionali, l'importan-za di concentrarsi su settori ad alta potenzialità
di mercato e su quelli collegati alla Green eco-nomy; puntando su filiere corte e filiere no-food, legate cioè al settore delle energie rinnovabili e della foresta-legno. Dall'altro lato, ed è questo che è apparso stonato, si includono colture alta-mente impattanti e a basso tenore occupaziona-le, come il tabacco, tra i settori agricoli fonda-mentali sui quali investire risorse.Sulla volontà, espressa dal governo nazionale, di andare alla costituzione di una specifica Agenzia Nazionale di Coesione Territoriale quale supposto strumento di attivazione ed 'efficientizzazione' della capacità di spesa delle risorse comunitarie da parte delle Regioni, si rischia l'invasione dello Stato nelle competenze in capo alle Regioni. Sul tema relati-vo all'incertezza sul livello nazionale delle risor-se, legato alla riduzione del cofinanziamento statale che sembra sarà collocato al minimo ri-spetto a quanto richiesto dalla Commissione Eu-ropea, la Giunta è chiamata a sollecitare il Go-verno a definire con celerità e certezza nella sua quantificazione il cofinanziamento governativo nazionale del nuovo quadro comunitario strategi-co regionale 2014/2020 per mettere nelle strategi- condi-zioni la nostra Regione di assumere gli eventuali interventi che si dovessero rendere necessari all'interno del proprio bilancio ed al fine di evita-re ulteriori vincoli di gestione e rigidità dello stesso”. GLI INTERVENTI PAOLO BRUTTI (IDV):
“SERVONO OBIETTIVI PRECISI E AZIONI IN FA-VORE DELLA CRESCITA DELL'OCCUPAZIONE.- Dopo aver letto la risoluzione ho osservato che non compare mai esplicitamente la questione del lavoro e dell’occupazione. Si punta a rafforzare il sistema economico e sociale della regione ma bisognerebbe chiedersi quale è il motivo per il quale noi finanziamo pubblicamente, con denaro pubblico, un progetto che ci viene presentato da un soggetto privato. Se un progetto persegue un interesse pubblico allora è necessario che, oltre ai miglioramenti tecnologici, ai posizionamenti internazionali, al rafforzamento del quadro strut-turale dell’impresa, si ponga l'obiettivo prioritario della difesa e della crescita dell’occupazione. Se c’è solamente un miglioramento competitivo e non crescita dell’occupazione significa che l’iniezione di risorsa pubblica immessa nell’impresa serve solo a migliorare quell’interesse importante, ma privato, che con-siste nei conti, nei bilanci dell’impresa stessa.
Quindi se un’impresa vuole concorrere alla rea-lizzazione di un progetto, deve dire con precisio-ne quanta occupazioprecisio-ne immagina che nasca da questo progetto, quanto miglioramento nel capi-tale umano, quanto cresce la qualità occupazio-nale, come si migliora la struttura interna del-l'impresa. In fase di valutazione dei progetti si potrà così preferire quelli che creano più occupa-zione. E in fase di valutazione dell'efficacia del progetto si dovrà valutare quanta di questa oc-cupazione è stata effettivamente creata. Avrei preferito una mozione meno tecnica e meno pro-lissa, ma più attenta alle questioni occupazionali.
E spero che la risoluzione approvata dalle Prima commissione possa essere integrata con le mie
proposte in tema di creazione di occupazione, aggiungendo: che il Consiglio regionale impegna la Giunta a che gli obiettivi contenuti nei fondi strutturali (promuovere l’occupazione, sostenere la mobilità, promuovere la coesione sociale...) siano rispettate pienamente dalla programma-zione regionale dei fondi comunitari che si ri-specchino nei bandi e nei progetti selezionati costituendone anzi motivo di esclusione qualora tali obiettivi non fossero pienamente rappresen-tati. In particolare, ogni progetto dovrà contene-re un vero e proprio bilancio occupazionale, veri-ficabile sia nel corso del progetto che al suo compimento, l’indicazione dei risultati aspettati sul sostegno alla mobilità dei lavoratori, gli effetti di inclusione sociale attesi, la previsione della riduzione dei livelli di povertà che si vuole otte-nere, la quantità attesa di nuovi laureati assunti, le indicazioni precise sugli incrementi di produtti-vità derivanti dalla maggior utilizzazione delle tecnologie, in particolare nel settore Ict. Se que-sto dispositivo viene accolto e inserito, nei suoi punti fondamentali, nella risoluzione conclusiva, sono pronto a ritirare l’emendamento di modifica complessiva. GIANFRANCO CHIACCHIERONI (PD): “INDUSTRIA DI BASE, GREEN ECONOMY E FILIERA TAC OBIETTIVI PRIORITARI” - Ci tro-viamo di fronte a un’occasione per definire le linee di marcia, di intervento, di tendenza che l’Umbria deve mettere a punto per unire gli sforzi e cogliere alcuni obiettivi, insomma fissare una strategia che ricollochi l’azione. Oggi siamo den-tro una fase in cui le risorse sono finite e denden-tro questo quadro gli interventi, che saranno pochi, debbono cogliere qualche iniziativa simbolo. Una è quella che ci ricordava il senatore Brutti, ma non può essere la sola. Dobbiamo chiamare tutto il complesso della società regionale a dare una direzione di marcia, continuando a perseguire la filiera turismo ambiente cultura. Gli sforzi che si stanno facendo penso che debbano rappresenta-re in maniera univoca la linea di tendenza decli-nati certo con questa nostra impostazione che è la green economy, e su questo chiamare il mon-do della ricerca a dare un contributo. Manifattu-riero, industria di base e Tac possono stare in-sieme con alcune iniziative, e c’è un anello di congiunzione che le tiene insieme e che può fare dell’Umbria un’ulteriore indicazione di modello.
Tutta la partita dell’archeologia industriale rien-tra nel versante della filiera turismo – ambiente – cultura. Altro settore da sostenere è il manifat-turiero delle produzioni di qualità, da collegare alla filiera Tac e all'industria di base che sceglie la green economy. Servono interventi che siano di direzioni, interventi simbolo a partire dalla questione occupazione ma senza smarrire la questione della strategia dei programmi di svi-luppo della nostra Regione, perché guai se noi abbandonassimo questa strada che ha portato a fare crescere le imprese e gli addetti del settore del turismo e dell’accoglienza, ha portato a quali-ficare l’offerta culturale, ha portato a fare diven-tare l’Umbria sempre più elemento attrattivo.
L’altra questione è la scommessa fra industria di
base e la compatibilità ambientale che dobbiamo anche qui fare appello alla ricerca e all’innovazione per stare dentro questi processi.
E dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per tene-re insieme due elementi: industria di base e compatibilità ambientale, questa è la questione che abbiamo di fronte”. ORFEO GORACCI (CO-MUNISTA UMBRO): “SUPERARE LE RIVENDICA-ZIONI TERRITORIALI PER ATTUARE UNA PRO-GRAMMAZIONE SOLIDALE, EQUILIBRATA, SO-STENENDO I TERRITORI PIÙ DEBOLI - Voterei in maniera più convinta la risoluzione se vi fosse contenuta la sottolineatura proposta da brutti su occupazione e lavoro - Che rappresentano la vera priorità in Umbria. La nostra regione regge sul piano dell'istruzione, della formazione e della coesione sociale ma il problema da aggredire è quello dell'occupazione verso cui bisogna orien-tare tutte le azioni della futura programmazione . Sulla questione della 'green economy' siamo tutti d'accordo, ma non si può negare che finora gli atti con cui questi vengono concretizzati in Um-bria determinano grossi problemi, per le sbaglia-te modalità sbaglia-tecnico-politiche. I vari sbaglia-territori del-l'Umbria viaggiano a velocità diverse alcuni, sof-frono più di altri, e l'Eugubino è tra questi. Oc-corre perciò che si superino le pur legittime ri-vendicazioni territoriali che ognuno porta avanti per attuare una programmazione solidale, equili-brata e in grado di colmare i gap territoriali, so-stenendo i territori più deboli. Raccomando alla presidente Marini di tener conto di queste indica-zioni in vista dell'incontro che avrà nei prossimi giorni con il Commissario straordinario di Gub-bio”. MASSIMO BUCONI (Psi): “ATTENZIONE AL RISCHIO DI PARCELLIZZAZIONE DEGLI INTER-VENTI. OPERARE QUELLE SCELTE PRIORITARI CHE POSSANO GARANTIRE I MAGGIORI RISUL-TATI - Bene la scelta di discutere preliminarmen-te in Aula le linee di indirizzo che informeranno la programmazione futura: sono stati rispettati i ruoli di Esecutivo e Assemblea. Grande attesa ora di conoscere entità delle risorse che dovran-no essere utilizzate per interventi a sostegdovran-no dello sviluppo del tessuto produttivo e sociale e per far ripartire 'l'ascensore sociale' umbro. At-tenzione al rischio di parcellizzazione degli inter-venti, determinata dalla quantità dei problemi da risolvere. Occorre avere il coraggio di operare quelle scelte prioritari che possano garantire i maggiori risultati. Obiettivi di primo piano piano sono la qualificazione delle imprese, l'incremento dell'occupazione, ma anche il mantenimento mantenere quella attuale. Per far questo sono necessarie analisi concrete e scelte chiare, adot-tate sulla base di criteri precisi che consentano di intervenire su quegli ambiti che garantiscano i massimi risultati. Necessario poi valutare gli in-terventi anche in corso d'opera e non solo a con-suntivo per valutare in maniera dinamica l'ap-propriatezza delle azioni che saranno attuate”.
RAFFAELE NEVI (Pdl): “CONFRONTO SU DOCU-MENTO UTILE E POSITIVO. SAREMO ORA AT-TENTI E VIGILI NELLA FASE SUCCESSIVA MI-RANDO A RIGORE, EFFICACIA E
VELOCIZZA-ZIONE DELLE PROCEDURE - Il Pdl ha affrontato il confronto in Commissione sul documento con la volontà di incidere nella realizzazione della futura programmazione comunitaria in maniera utile allo sviluppo delle imprese. Questa prima parte del confronto all'interno della Commissione e con le categorie è stato utile e positivo, saremo ora attenti e vigili nella fase successiva in cui si da-ranno gambe concrete a queste linee di indirizzo, indicando obiettivi, azioni e risorse. Condivide-remo quelle azioni concrete ed efficaci che agi-ranno a sostegno della qualità delle imprese, della loro capacità di internazionalizzazione, della sostenibilità ambientale. Non tutte le imprese sono attrezzate su questi livelli, ma occorre fis-sare obiettivi che incentivino esse ad aumentare la propria capacità di innovazione, per meglio competere nel mercato globale. Sul tema delle infrastrutture, occorre selezionare gli interventi e le risorse, concentrandosi sui nodi veri che impe-discono alle imprese di essere competitive. An-che in questa occasione la maggioranza non ha retto sul piano politico: gli interventi di esponenti della sinistra radicale come Brutti e Goracci lo dimostrano e denunciano la persistenza dei resi-dui di una impostazione dirigistica che niente di positivo ha portato finora. A i due colleghi voglio ricordare che la questione occupazione è stata ben presente nel confronto in Commissione, in-sieme alla consapevolezza che la soluzione di questo problema è collegata in maniera strettis-sima alla salute e qualità delle imprese. Gli inter-venti di programmazione mirati a qualificare il tessuto imprenditoriale possono rappresentare una modalità concreta di affrontare anche le questioni dello sviluppo occupazionale. Fattore decisivo per una programmazione realmente efficace è la velocità di erogazione delle procedu-re e, conseguentemente, delle risorse; occorprocedu-re perciò superare la modalità 'bandi' per passare alla modalità 'sportello'. Nella prossima pro-grammazione la 'velocizzazione' dovrà essere la modalità caratterizzante delle azioni. Bene aver inserito lo strumento del fondo rotativo per le imprese, perché il problema della restrizione del credito rappresenta un tema ancora centrale, rispetto al quale occorre qualificare ancor più il ruolo di Gepafin e dei Consorzi fidi”. ANDREA LIGNANI MARCHESANI (FD'I): “TRASPARENZA E DIFFUSIONE DEI BANDI, RIDUZIONE DEI TEMPI PER I FINANZIAMENTI - Il coinvolgimento del Consiglio regionale (che un’iniziativa dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale vuole ren-dere cogente e non una graziosa concessione della Giunta) nella discussione sui fondi comuni-tari è un fatto positivo. Un passo avanti che sicu-ramente noi apprezziamo e di cui come opposi-zione vogliamo essere attori. C'è il rischio che, essendoci pochi soldi per le scelte, si usino questi fondi in maniera quantomeno inappropriata come è stato fatto in passato. Il che significa un utiliz-zo dei bandi a natura politica non tanto finaliz-zandolo alla mera raccomandazione, ma per un contributo a pioggia che determina una conten-tezza diffusa e conseguentemente un ritorno di
natura elettorale. È di tutta evidenza che se un bando è vinto da parenti di politici e da parenti di burocrati, c’è qualcosa che non va, perché evi-dentemente c’è stata una scarsità di informazioni in cui pochi, sia per la tempistica dei bandi sia per la struttura dei medesimi, potevano accede-re. Quindi trasparenza e diffusione dei bandi e tempistica degli stessi sono qualcosa di irrinun-ciabile, non solo nell’ottica di un’eticità dell’utilizzo dei fondi, ma anche perché i fondi vadano a una corretta destinazione di sviluppo che oggi non si è assolutamente verificata. E questo lo dicono i parametri economici e sociali dell’Umbria perché è di tutta evidenzia che se l’Umbria si vanta di essere stata la Regione che più ha speso che meno ha fatto sfuggire i fondi comunitari, ma il risultato di questa spesa è sta-to un arretramensta-to dei parametri economici e sociali, un arretramento verso le regioni del sud, è di tutta evidenza che questi soldi sì sono stati spesi male, perché non hanno contribuito a mi-gliorare i parametri, ma a mimi-gliorare la situazio-ne del singolo. Il problema sollevato da Brutti, quello di riequilibrare a favore delle politiche attive del lavoro e finalizzate all’occupazione, raccoglie un input dell’Unione Europea, che dice che dobbiamo riequilibrare come dato aggregato delle Regioni italiane a favore delle politiche so-ciali, del fondo sociale, il che significa formazioni politiche attive del lavoro, nella misura minima del 52 per cento. Una soglia che l'Umbria non ha
natura elettorale. È di tutta evidenza che se un bando è vinto da parenti di politici e da parenti di burocrati, c’è qualcosa che non va, perché evi-dentemente c’è stata una scarsità di informazioni in cui pochi, sia per la tempistica dei bandi sia per la struttura dei medesimi, potevano accede-re. Quindi trasparenza e diffusione dei bandi e tempistica degli stessi sono qualcosa di irrinun-ciabile, non solo nell’ottica di un’eticità dell’utilizzo dei fondi, ma anche perché i fondi vadano a una corretta destinazione di sviluppo che oggi non si è assolutamente verificata. E questo lo dicono i parametri economici e sociali dell’Umbria perché è di tutta evidenzia che se l’Umbria si vanta di essere stata la Regione che più ha speso che meno ha fatto sfuggire i fondi comunitari, ma il risultato di questa spesa è sta-to un arretramensta-to dei parametri economici e sociali, un arretramento verso le regioni del sud, è di tutta evidenza che questi soldi sì sono stati spesi male, perché non hanno contribuito a mi-gliorare i parametri, ma a mimi-gliorare la situazio-ne del singolo. Il problema sollevato da Brutti, quello di riequilibrare a favore delle politiche attive del lavoro e finalizzate all’occupazione, raccoglie un input dell’Unione Europea, che dice che dobbiamo riequilibrare come dato aggregato delle Regioni italiane a favore delle politiche so-ciali, del fondo sociale, il che significa formazioni politiche attive del lavoro, nella misura minima del 52 per cento. Una soglia che l'Umbria non ha