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cipe arabo di nazionalità britannica, figura di spicco del progetto, e da altri cinque fa- coltosi personaggi, il Consorzio individuò nel Comune di Arzachena e in particolare in una superficie costiera di circa 3.500 ettari (Battino S., 2008) messa sul mercato a un costo irrisorio5, il luogo adatto per avviare un’impresa turistica ad alti standard. L’a- rea, organizzata su tre poli principali quali Porto Cervo, Cala di Volpe e Razza di Juncu, ha visto la sua formazione sotto l’esclusivo controllo da parte di un operatore privato6 che, predisponendo le singole fasi di edifica- zione in un territorio prima di allora spoglio, diede alla luce un prodotto così esclusivo e attento all’identità del luogo che si può par- lare di “creazione di un linguaggio […] che ha generato uno stile riconoscibile7 che si è

uniformato in tutte le coste della Sardegna” (Serreli S., 2004). Si trattava infatti di una progettazione attenta alla storia del luogo, in cui le nuove costruzioni trovavano ampio riferimento nello stile rustico delle abitazio-

Una città, destinata ad essere meta di un turismo di élite internaziona- le, disegnata da importanti architet- ti internazionali che la inseriscono sapientemente, in mezzo alle pietre e ai lentischi di quelle coste aride e inospitali sino a creare un nuovo pae- saggio. La costruzione di questo inse- diamento d’invenzione, resa possibile da una massiccia dose d’investimenti di capitali privati stranieri, ma anche d’importanti fondi pubblici statali e regionali, che consentono l’infrastrut- turazione di un territorio, rimasto sino a quel momento privo di strade e di acqua, produce una potente trasfor- mazione. L’invenzione della Costa Smeralda si trasforma in una moleco- la che genera una nuova realtà iper- reale. Si tratta di una vera e propria opera di fecondazione urbanistica di territori sino a poco tempo prima ca- ratterizzati da una bassissima densi- tà abitativa (Decandia L., 2017).

l’urbano e i fiumi.

Al fine di delineare con maggiore precisione l’importanza del turismo nel territorio di stu- dio, è stata presa visione degli ultimi dati forniti dalla Regione Sardegna in merito agli arrivi dei turisti nel territorio. Da questi è evidente come la Provincia di Olbia-Tempio registri il numero maggiore in termine di ar- rivi e presenze9 (Fig. 20): quest’ultima rap- presenta l’informazione più rilevante per il divario che intercorre con le altre realtà provinciali.

Si registrano infatti 765.186 arrivi e pre- senze pari a 4.343.670, seguita solo dalla Provincia di Cagliari con 629.935 arrivi e 2.719.127 presenze (RAS, 2016). Per avva- lorare ulteriormente i dati riportati, è stato Il principe, per far fronte al problema dell’a-

cessibilità all’area, allora raggiunta preva- lentemente via mare vista l’impervietà della zona, individuò nella pista di Olbia-Venafio- rita il punto di atterraggio per gli aerei a otto posti di Alisarda8, compagnia aerea costitu- ita dallo stesso. È da questo momento che Olbia entra nella sfera di influenza della più significativa, nonché prima, industria turisti- ca al mondo, con esiti diretti sul paesaggio, sulle forme, sull’economia, sulle dinamiche demografiche; vennero assecondate così trasformazioni incuranti della capacità di carico (Battino S., 2014) che il territorio poteva effettivamente sopportare, determi- nando problematiche che compromisero la convivenza pacifica tra le parti:

ti) rispetto quelle extra-alberghiere (33.793 letti), nonostante il numero delle seconde sia più del doppio rispetto alle prime. Prendendo poi in esame il solo Comune di Olbia, la percentuale dei posti letto alber- ghieri sul totale dei posti letto al 2012 risul- ta pari al 77% (Alessi R., Cesarei G, 2014), attestandosi al 2014 come seconda città d’Italia, preceduta da Rimini e seguita da Venezia, per numero di posti letto alberghie- ri per 100.000 abitanti10 (Alessi R., Cesarei G, 2014). (Fig. 21)

Ciò denota un’offerta turistica caratteriz- zata da alberghi, villaggi e resort di grosse dimensioni, localizzati all’interno di un ter- ritorio nel quale l’organizzazione dei servi- zi, delle infrastrutture e delle opportunità è pensato per il turista, secondo una strate- gia mirata all’estensione della sua perma- nenza nell’area.

osservato come la provincia di Olbia-Tem- pio, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014, sia stata quella con il più significativo incremento percentuale nel numero delle strutture alberghiere ed extra-alberghiere. Nello specifico, il numero è variato da 758 nel 2010 a 990 nel 2014 (RAS, 2016): ciò sta a significare che, nonostante il nume- ro già elevato di strutture, la provincia stia continuando a investire nel settore, ritenuto il vero motore dell’economia locale.

Nel quadro di tali numeri, si vuole sottoli- neare un ulteriore aspetto in grado di evi- denziare la tipologia di turismo che contrad- distingue l’area, senza soffermarsi dunque sui soli numeri: questo perché si ritiene che il modo con cui si promuove un territorio a fini turistici e dunque il modo in cui lo si orga- nizza, incida profondamente sul suo aspet- to in termini di cambiamenti del paesaggio, ma anche di dinamiche sociali collaterali. I dati offerti dalla RAS in Sardegna in cifre 2016, riportano il numero di 301 strutture alberghiere e 689 esercizi extra-alberghieri. Affiancando tali valori con quelli relativi al numero dei posti letto, si può notare come la ripartizione di questi interessi maggior- mente le strutture alberghiere (43.252 let-

Figura 21 – Variazione percentuale nel numero delle strutture alberghiere ed extra-alberghiere per provincia nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Fonte: Sardegna in cifre (2016)

stesso. Le perimetrazioni che vanno a de- finire gli ambiti sono state individuate sulla base delle caratteristiche comuni rinvenu- te nei diversi territori, seguite a un’analisi degli assetti ambientale, storico-culturale e insediativo. Alla luce di ciò, la Regione Sar- degna ha delimitato 27 ambiti omogenei di paesaggio costieri, volti a indirizzare la pianificazione sottordinata verso azioni di conservazione, trasformazione o ricostru- zione, tali da configurare una valorizzazione dell’isola in chiave proattiva. La scelta delle aree costiere come prima fase nella stesu- ra del Piano è stata frutto di considerazioni secondo cui tali porzioni risultano strategi- che per lo sviluppo economico dell’isola e allo stesso tempo vulnerabili da un punto di vista ambientale12; con l’attuazione dell’Art. 10 della L.R. 21/2011, il Consiglio Regiona- le ha poi approvato le linee guida per l’ag- giornamento del PPR e per l’ampliamento del piano anche ai territori interni, così da avere uno strumento totalizzante dell’isola. (PPR, 2006)

Dall’analisi del suddetto, è emersa una fitta articolazione di elementi di tipo ambienta- le che rendono riconoscibile il territorio ol- biese e degno di una sua lettura in chiave conservativa, implementativa e in primis conoscitiva.

Nel Golfo di Olbia, la cui insenatura è chiusa da Capo Figari a nord e da Capo Ceraso a Il fenomeno del turismo fin qui brevemente

delineato, è stato ed è tuttora il

motivo e