1. L’accounting e la conoscenza contabile
1.2. Constitutive e constituted character negli accounting information systems
Se l’accounting ha un “constitutive/constituted character”, si può pensare che anche gli accounting information systems (AIS) presentino queste proprietà e ciò assume rilevanza
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dal momento che gli applicativi in oggetto sono ormai quasi imprescindibili per larga parte delle organizzazioni.
Per meglio affrontare questo tema, vale la pena soffermarsi su alcune precisazioni di carattere preliminare, poiché fra i concetti di IS application, accounting information systems e ERP sussistono alcune aree di sovrapposizione che potrebbero generare confusione nel lettore.
Posto che il concetto di IS application si colloca – come illustrato nel primo capitolo – ad un livello di sintesi più alto, giacché può trovare applicazione anche al di fuori del mondo aziendale (si pensi ad esempio alla domotica), con riferimento a quest’ambito il posizionamento gerarchico dei concetti di ERP e di AIS può dipendere dalle funzioni ascritte all’accounting. Infatti – come emerso in svariati contatti con software vendor – spesso l’accounting information system è inteso come una parte o un sottosistema – sia pure estremamente importante – dell’ERP. Questo tipo di valutazione pare però subire l’influsso della technicist image dell’accounting, poiché in linea con una percezione dell’AIS come un closed-system recording strutturato su una serie di regole e procedure funzionali a registrare in maniera ordinata le operazioni aziendali.
Se però si abbraccia un’accezione di accounting più ampia (non technicist), allora la posizione gerarchica fra ERP e AIS s’inverte e gli accounting information systems posso essere posti ad un livello gerarchico superiore, come proposto da Reneau e Grabski (1987) e da Markus (2000), i quali considerano gli AIS come un mix di tool e in quest’ambito gli ERP risultano applicativi assai rappresentativi per l’elevato grado di diffusione nelle organizzazioni68.
Propendono in questo senso anche Dechow e Mouritsen (2005) i quali, evidenziando la varietà caratterizzante gli AIS69, collocano nell’ambito di questi ultimi semplici fogli di calcolo, software specializzati e pacchetti di applicativi integrati. In particolare El Orf (2012, p.456) offre un’efficace definizione, in quanto pone sotto l’ombrello degli AIS
68 Kanellou e Spathis (2013, p. 210) a questo riguardo sostengono: “The most important and substantial
information technology project that interacts with the accounting function in the last 15 years has been the implementation of enterprise resource planning (ERP) systems”.
69 Si pensi ad esempio al settore assicurativo dove una parte delle valutazioni contabili (gestione pratiche,
indennizzi, ecc.) deriva dall’integrazione con sistemi di valutazione attuariale che non in pochi casi sono esterni agli ERP.
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tutti i “technical devices (applications, database, interfaces, ERP, data warehouse, enterprise application integration) that an organization put in place” per:
salvare, classificare e registrare i dati;
fornire, dopo appropriate elaborazioni, una serie di informazioni coerenti e funzionali al processo decisionale.
Lo studio adotta questa prospettiva e dunque avalla – in linea con Järvenpää (2007) – quanto supposto in precedenza circa il “constitutive/constituted character” degli AIS. Del resto, chiari elementi in questo senso si possono ricavare guardando:
alla prescrittività derivante dall’informatizzazione di best practice. Dillard et al. (2005, p. 107) riconoscono che gli applicativi in oggetto esercitano un’“influence in constituting organizational climate, structures, and roles”;
all’ampia possibilità di personalizzazione/parametrizzazione ammessa dagli applicativi in oggetto, tanto che in alcuni casi si giunge alla riconfigurazione – come illustrato nel contributo di Wagner et al. (2011) – in luogo ad esempio dell’incorporazione di (accounting) legacy-type practice;
all’impatto indotto su una serie di professioni e di attività (Booth et al., 2000; Caglio, 2003; Newman e Westrup, 2005; Allegrini et al., 2006; Grabsky et al., 2008; Kanellou e Spathis, 2013). In particolare Scapens e Jazayeri (2003) sottolineano come l’implementazione degli ERP abbia modificato il ruolo degli accountant, maggiormente impegnati in precedenza nelle tradizionali attività di accounting e ora più intensamente coinvolti nell’analisi e nell’interpretazione dei dati (quasi al pari di consulenti e analisti);
alle “pressioni” sul subsistema dell’academic accounting esercitate dai subsistemi dell’applied accounting, che manifestano la necessità di un rinnovamento dei percorsi di formazione e dei curricula universitari (Mohamed e Lashine, 2003), basato su una maggior centralità degli AIS e/o ERP (Watson e Schneider, 1999; George e George, 2002; Hawking et al., 2004).
In altre parole, se un ERP leader di mercato introduce – seguendo scelte soggettive, scuole di pensiero nazionali o l’orientamento “politico” metabolizzato dai principi contabili
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internazionali70 – determinate modalità/criteri di valutazione, forse non fornisce rappresentazioni e diffonde procedure che, proprio in virtù del posizionamento di mercato, tendono a diventare standard?
Allora assume peso, in considerazione del grado di diffusione degli AIS, l’AK e il ruolo di chi la detiene (Brecht e Martin, 1996; Mauldin e Ruchala, 1999) nell’ambito dei processi di incorporazione della stessa negli applicativi, che oggigiorno non avvengono più intra moenia, in quanto le organizzazioni hanno sempre meno sviluppato – sino a non farlo più – programmi propri e hanno iniziato ad acquistare pacchetti software da soggetti specializzati (Granlund, 2011). Di conseguenza è molto rilevante analizzare i processi in oggetto attivati presso i (ERP) software vendor e le third-party organization poiché, considerata la funzione obiettivo di questi attori (che è tesa alla standardizzazione), il rischio di una perdita di controllo da parte dell’accounting è concreto.
A questo riguardo si richiama il lavoro di Newman e Westrup (2005), i quali inquadrano questo problema utilizzando il technology power loop model (Figura 2) sviluppato da Scarbrough e Corbett (1992).
Figura 2 – Il technology power loop model
Fonte: Scarbrough e Corbett (1992)
Il modello in oggetto è contrassegnato da relazioni che comportano circolarità: al centro viene posta la tecnologia la quale, nel suo sviluppo, subisce l’influenza da parte della competenza settoriale.
70 A questo riguardo è appena il caso di riportare le parole di Granlund (2011, p. 11): “[…] we know little
about the software modules used for this purpose, although the most widely adopted ERP system, SAP offers functionality embedded in German concept of controlling”.
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In questo scenario, i connotati assunti dalla tecnologia caratterizzano e incidono sulle forme di controllo che, a loro volta, selezionano le collegate tipologie di expertise, legittimando quindi i relativi detentori ad esercitare specifiche funzioni nell’ambito dello sviluppo della tecnologia.
In questa dinamica, finché le organizzazioni hanno puntato a sviluppare in house legacy system, gli attori interni a capo dell’accounting, caratterizzati quindi da uno specifico background in questa materia e da una esperienza pratica pluriennale, presiedevano, indirizzavano e determinavano la progettazione e le modalità di sviluppo degli AIS; di conseguenza l’accounting riusciva a “controllare” gli stessi. Dal momento in cui, per ragioni di convenienza, le organizzazioni hanno deciso di acquistare all’esterno i software – ricorrendo a pacchetti integrati, come gli ERP, sviluppati su larga scala – l’automatizzazione e la standardizzazione hanno guadagnato posizioni sino ad occupare un posto centrale, tanto da far prevalere l’expertise IT su quello contabile, aprendo la strada verso le commodified technology (Forty, 1986).
Questo non vuol dire che l’accounting sia escluso nella realizzazione degli AIS, poiché quantomeno i relativi specialisti rientrano nei team costituiti dall’adopter organization ai fini dell’implementazione e delle fasi del ciclo di vita del prodotto immediatamente precedenti.
Tuttavia non è azzardato supporre che rispetto al passato l’AK abbia perso posizioni nell’ambito del software development e di quest’avviso sono anche Newman e Westrup (2005, p. 267) quando sostengono che gli accountant: “have lost control of systems that have been designed by accountants elsewhere and integrated into the ERP system”.
Dalla letteratura analizzata non emerge chiaramente se, per mezzo di chi e secondo quali modalità l’accounting knowledge intervenga nell’ambito della progettazione, dell’evoluzione e dell’aggiornamento degli AIS dalla parte della vendor side del ciclo di vita del prodotto.
Lo scenario non è ben delineato, anzi forse è meglio dire che si tratta di una black box. Alcune congetture possono essere effettuate sulla scorta di quanto riportato sinora e degli esiti raggiunti da una serie di studi riguardanti lo usage (tra gli altri si vedano i contributi di: Burns e Baldvinsdottir, 1999; Caglio, 2003; Scapens e Jazayeri, 2003; Hyvönen et al., 2009; Kanellou e Spathis, 2013, citando Granlund, 2011) e la progressiva ibridazione
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(hybridization) degli accountant, sulla base dei quali si ipotizza che l’AK tende e tenderà a diluirsi tanto da non essere più associata a precise figure professionali71.
In questa prospettiva potrebbe verificarsi una situazione quasi al limite della contraddizione, poiché una parte dei portatori di AK potrebbe coincidere con specialisti dell’IT, o altre figure non-accountant, “contaminati” da accounting knowledge. In altre parole figure professionali ibride72, caratterizzate da un background dominante di tipo IT e/o quantitativo.
Questi scenari pongono diversi interrogativi, che spingono ad esaminare: a) se il valore dell’accounting e il livello di incorporazione di AK negli AIS siano tali da giustificare lo scarso bisogno di esperti e specialisti dell’accounting, tanto da ricercare figure non necessariamente caratterizzate da accounting competence “native”; b) se il capitale umano combinato nelle dosi sopra accennate sia il miglior mix o se sia la combinazione maggiormente disponibile sul mercato, alla luce:
della rilevanza ormai assunta dalla componente IT negli assetti delle organizzazioni (Ifinedo e Nahar, 2007) e del fatto che gli ERP software vendor effettuino scelte inevitabilmente condizionate dalla propria angolatura IT, la quale – come segnalato da Elbardan e Ali (2011, p. 200) – è influenzata da: “institutional properties of their knowledge, resources and norms”;
della struttura dei curricula universitari, giacché è più probabile che le lauree in computer science e/o in ingegneria preparino, grazie all’introduzione di corsi che offrono rudimenti di economia e di accounting (Kanellou e Spathis, 2013), un “terreno” maggiormente confacente all’ibridazione, rispetto a quanto non facciano i percorsi di laurea in economia. In un siffatto scenario, con tutta probabilità nel medio-lungo periodo crescerà la distanza tra i subsistemi dell’academic accounting e del business accounting.
71 Questo sembra che potrà valere, come emerso in una recente indagine sul futuro dei Chief Financial
Officer (CFO) promossa da Business International (2017) in collaborazione con Accenture e Expense Reduction Analysts, a vari livelli aziendali: sia a livelli operativi, sia nelle posizioni apicali. In particolare, lo studio descrive i probabili mutamenti che nei prossimi anni riguarderanno i profili a capo della funzione di Amministrazione Finanza e Controllo (AFC). Ci lo spazio infatti – a parere di El Fezzazi (Board member dell’International Association of Financial Executives Institute) – per nuovi profili, riferibili a: statistici, data scientist ed economisti.
72 Belfo e Trigo (2013, p. 542) affermano quanto segue: “companies are seeking IT professionals who can speak
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