5 Consumo ad alto rischio
5.2 Consumo di cannabis “a rischio”
ricerca sui servizi sanitari
Nel contesto dello studio ESPAD®Italia è stato possibile stimare il consumo di
cannabis “a rischio” attraverso lo specifico test di screening CAST - Cannabis Abuse Screening
Test. Tale strumento standardizzato, che segue le indicazioni fornite dall’European
Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), consente di rilevare i profili di
rischio sulla base di 6 domande che descrivono il comportamento d’uso (Fig. 5.2.1).
Si definiscono consumatori “a rischio” quei soggetti che, per le quantità e le modalità
di utilizzo della sostanza, potrebbero necessitare di un sostegno clinico per gestire gli effetti
del consumo.
È importante sottolineare che il test non rappresenta l’equivalente di una diagnosi
clinica di dipendenza; esso tuttavia permette di identificare quella quota di utilizzatori
che potrebbero in futuro necessitare di assistenza socio-sanitaria.
Fig. 5.2.1 - Test di screening CAST - Cannabis Abuse Screening Test7
Ti sono capitate le seguenti situazioni negli ULTIMI 12 MESI? (Segna una sola casella per ogni riga) Mai Di
rado Di tanto in tanto Piuttosto spesso Molto spesso
a) Hai fumato cannabis prima di mezzogiorno?
b) Hai fumato cannabis da solo?
c) Hai avuto problemi di memoria dopo aver
fumato cannabis?
d) Gli amici o i tuoi familiari ti hanno detto che
dovresti ridurre il tuo uso di cannabis?
e) Hai provato a ridurre o a smettere di
consumare cannabis senza riuscirci?
f) Hai avuto problemi a causa del tuo uso di cannabis (discussioni, risse, incidenti, brutti voti a scuola)?
Fonte: IFC-CNR
7 Bastiani L, Siciliano V, Curzio O, Luppi C, Gori M, Grassi M, Molinaro S. Optimal scaling of the CAST and of SDS Scale in a national sample of adolescents. Addict Behav. 2013 Apr;38(4):2060-7.
Secondo l’analisi del profilo d’uso, il 22,7% degli studenti che hanno assunto cannabis
durante l’anno, corrispondenti a 150.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni, è caratterizzato da un
consumo definibile “a rischio”. Gli studenti di genere maschile riportano una percentuale più
alta di soggetti con questo profilo rispetto alle studentesse (M=26,3%; F=17,6%). Tra i ragazzi
la quota di consumo “a rischio” tende ad aumentare al crescere dell’età sino ai 18 anni, età
che registra la percentuale più elevata (28%); tra le ragazze, invece, la percentuale più alta è
quella delle 15enni (21%) mentre il dato relativo alle altre fasce d’età si attesta intorno al
17%.
Fig. 5.2.2 - Consumo “a rischio” di cannabis tra gli studenti utilizzatori, distribuzione percentuale per genere ed età
Fonte: IFC-CNR - Anno 2018
L’analisi dei trend rileva, dopo un calo del consumo “a rischio” fino al 2011 che
registra il dato più basso (21,5%) e una ripresa l’anno successivo, una sostanziale
stabilizzazione, con lievi oscillazioni negli ultimi due anni tra la popolazione maschile.
Fig. 5.2.3 - Trend del consumo “a rischio” di cannabis tra gli studenti consumatori, per genere
Fonte: IFC-CNR - Anni 2009-2018
23,8 25,6 25,7 28,4 25,9 20,5 16,1 17,4 16,3 18,5 0 10 20 30
15 anni 16 anni 17 anni 18 anni 19 anni
% Maschi Femmine 30,7 28,9 25,7 28,6 25,7 26,3 26,7 27,3 25,7 26,3 20,2 20,6 15,7 17,5 18,1 17,5 18,1 17,7 17,7 17,6 26,5 25,4 21,5 24,2 22,8 22,8 23,2 23,4 22,6 22,7 0 5 10 15 20 25 30 35 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 %
La maggior parte (92%) degli studenti con profilo d’uso “a rischio” riferisce di potersi
procurare cannabis facilmente. Il 79,8% identifica la strada il luogo dove poterla recuperare
più facilmente e il 50,9% riferisce una maggiore accessibilità ad uno spacciatore. Per il 12,6%
degli studenti con profilo di uso “a rischio” sarebbe possibile procurarsi facilmente cannabis
su Internet
8.
Gli studenti con un profilo di consumo di cannabis “a rischio” si caratterizzano per
aver associato anche altri comportamenti a rischio: il 43,6% ha riferito anche un consumo
frequente della sostanza (20 o più volte nell’ultimo mese). Il dato fra gli adolescenti
consumatori con un profilo d’uso non “a rischio” è pari al 4,8%. Il 12% dei consumatori
problematici ha speso più di 90 euro nell’ultimo mese per l’acquisto di cannabis, contro lo
0,8% dei non problematici. Tra questi studenti è maggiormente diffuso anche il poliuso: il
25,7% ha assunto due o più tipi di sostanze negli ultimi 12 mesi contro il 6,1% dei non
problematici; il 28,6% è anche un forte fumatore, fumando 11 o più sigarette al giorno (non
problematici = 7,5%), il 12% beve alcolici tutti i giorni o quasi (non problematici = 6,5%) e il
4,2% ha utilizzato 10 o più volte nell’ultimo mese psicofarmaci senza prescrizione medica
(non problematici = 1,3%). Il 76,2% dei consumatori problematici fuma abitualmente
cannabis insieme agli amici, tra questi, quasi la metà, lo fa tutti i giorni o quasi; il fumare in
compagnia di amici è stato riferito invece solo dal 29% dei non problematici, pratica che viene
ripetuta al massimo 3 volte al mese da quasi il 57% di loro.
I fattori associati negativamente al consumo di cannabis “a rischio” e quindi in un
certo senso “protettivi” sono invece il leggere libri per piacere (80,4% vs 87,8%) e l’avere un
rendimento scolastico alto (5,8% vs 13,4%); praticare attività sportive (30,9% vs 38,5%),
essere soddisfatti della propria salute (20% vs 27,2%) e percepire l’interesse dei propri
genitori sia su dove trascorrono il sabato sera (81,6% vs 70,6%) sia, più in generale, con chi e
dove trascorrono le loro serate (81% vs 66,8%). Anche il sostegno affettivo da parte dei
genitori li differenzia: se quasi il 75% dei consumatori non problematici riferisce di sentirlo
spesso o quasi sempre, tra i problematici questa quota scende al 66,8%.
OFFERTA E DOMANDA DI
TRATTAMENTO
Elementi chiave
Organizzazione dei servizi
I servizi pubblici per le dipendenze (SerD) sono 568, dislocati in 628 sedi ambulatoriali. Gli operatori dedicati sono 6.496: per ciascun operatore risultano in carico circa 20 utenti, con una forte variabilità interregionale.
Le strutture socio-riabilitative private censite sono 839, per il 71% sono residenziali, per il 17% semiresidenziali e per il restante sono 12% ambulatoriali. Il 58% delle strutture è dislocato nelle regioni del Nord d’Italia.
Oltre ai tradizionali servizi ambulatoriali e alle comunità terapeutiche per le tossicodipendenze, distribuiti in modo capillare sul territorio nazionale, alcune Regioni hanno implementato specifici servizi trattamentali, pubblici e del privato-sociale, di primo livello, come centri a bassa soglia, drop-in e/o unità mobili, che favoriscono sia il contatto precoce con giovani consumatori sia l’aggancio con i soggetti tossicodipendenti che sfuggono ai servizi tradizionali.
Domanda di trattamento
Nel 2018 sono stati 133.060 gli utenti in carico ai SerD, il 14% dei quali trattati per la prima volta. L’età media dell’utenza è di 40 anni, mostrando un progressivo invecchiamento: il 57% dell’utenza in carico nell’anno ha più di 39 anni contro nemmeno il 10% del 1998. Il 65% è in carico per uso primario dieroina e il 20% di cocaina, evidenziando un calo nel primo caso e un aumento nel secondo rispetto agli anni passati.
I soggetti in trattamento presso le strutture socio-riabilitative private nel 2018 sono stati 15.770, lievemente in aumento rispetto al biennio precedente. Piemonte, Emilia Romagna, Marche, Umbria e Lazio sono le regioni con i tassi più elevati di soggetti in trattamento (3 per 10.000 residenti).
In un campione di 110 Servizi del privato sociale sono stati assistiti 7.473 tossicodipendenti, dei quali più della metà in comunità terapeutiche residenziali e poco più di un terzo ha usufruito dei servizi a bassa soglia, pronta accoglienza, centri di drop-in e unità mobili di strada. Oltre la metà delle persone assistite erano nuovi utenti e la sostanza primaria per cui è stato richiesto il trattamento era cocaina (33,1%), seguita da eroina (27,2%) e da cannabis (15,1%).
La maggior parte dei soggetti ha ricevuto trattamenti sia di counselling (93,2%) che di sostegno psicologico (90,7%), la metà ha partecipato a percorsi di terapia di gruppo. Circa un quarto è stato sottoposto a trattamento farmacologico sostitutivo con metadone (19,8%) o buprenorfina (3%).
I soggetti tossicodipendenti presenti in carcere al 31 dicembre 2018 erano 16.669, pari al 27,9% dell’intera popolazione carceraria e in aumento rispetto al 2017.
Nel 2018 sono stati collocati in comunità terapeutiche per tossicodipendenti e alcoldipendenti 71 minori entrati nel circuito penale, un terzo dei quali minorenne.
I tossicodipendenti condannati che hanno usufruito di una misura alternativa sono stati 3.354 e coloro che hanno avuto una sanzione sostitutiva del lavoro di pubblica utilità sono stati 478. Un quarto delle misure alternative concesse è stato revocato, prevalentemente per andamento negativo.
Capitolo 6
6.1 Servizi pubblici per le Dipendenze
Fonte dei dati: Ministero della Salute - Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica; Direzione generale della prevenzione sanitari.Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome - sottogruppo Dipendenze
Dalla rilevazione del Sistema Informativo Nazionale per le Dipendenze (SIND) nel
2018 risultano presenti sul territorio nazionale 568 Servizi per le Dipendenze (SerD), dislocati
in 628 sedi ambulatoriali (pari al 93,8% delle sedi esistenti) attivate per rendere il servizio più
accessibile.
Una delle peculiarità dei SerD è la composizione multiprofessionale delle equipe.
Questo elemento è di fondamentale importanza per affrontare il trattamento delle
dipendenze, contraddistinto da estrema complessità e mutevolezza.
Tab. 6.1.1 - Numero di SerD, di sedi ambulatoriali e percentuale dei rispondenti
Regioni Strutture dei servizi pubblici
SerD Sedi ambulatoriali Sedi rispondenti (%)
Piemonte 75 112 84,8 Valle d’Aosta 1 3 33,3 Lombardia 85 90 88,9 Liguria 15 15 100 PA Bolzano - - - PA Trento 1 3 100 Veneto 37 37 100
Friuli Venezia Giulia 6 12 91,7
Emilia Romagna 43 47 100 Toscana 39 39 100 Umbria 11 11 100 Marche 14 14 100 Lazio 42 46 91,3 Abruzzo 8 8 100 Molise 6 6 83,3 Campania 43 43 100 Puglia 58 58 98,3 Basilicata 6 6 100 Calabria 14 14 100 Sicilia 51 51 98 Sardegna 13 13 84,6 ITALIA 568 628 93,8
Dai dati SIND, gli operatori dedicati in parte o esclusivamente alla cura delle
dipendenze connesse alle sostanze illegali sono stati 6.496: il 53% delle figure professionali
operanti nei SerD è di tipo sanitario (medici e infermieri professionali) e il restante 47% è
composto da figure professionali, quali psicologi, assistenti sociali, educatori professionali.
Tab. 6.1.2 - Numero personale operante nei SerD per profilo professionale
Regioni Medici Infermieri Psicologi Assistenti
sociali Educatori Amministrativi Altro
Piemonte 147 183 75 83 155 40 31 Valle d’Aosta 3 5 1 5 5 3 0 Lombardia 224 245 172 170 108 55 20 Liguria 52 101 30 33 12 10 12 PA Bolzano 9 17 20 11 2 6 6 PA Trento 6 7 6 4 3 1 Veneto 77 114 53 57 73 19 32
Friuli Venezia Giulia 39 93 26 26 12 7 19
Emilia Romagna 114 180 54 72 98 9 32 Toscana 129 159 39 59 47 1 18 Umbria 21 42 15 16 1 2 0 Marche 47 47 25 18 2 10 14 Lazio 100 189 67 53 8 14 10 Abruzzo 31 33 14 20 9 4 5 Molise - - - - Campania 144 161 89 79 14 20 47 Puglia 91 132 79 78 26 23 25 Basilicata 9 15 5 5 5 2 2 Calabria 43 37 17 24 6 14 33 Sicilia 123 135 71 88 10 21 45 Sardegna 61 75 35 19 17 8 10 ITALIA 1.470 1.970 887 922 614 271 362
Fonte: SIND -Anno 2018
I 6.496 operatori dedicati alla cura delle dipendenze da sostanze illegali
corrispondono a 10,8 operatori ogni 100.000 residenti, con un’ampia variabilità
interregionale. Si evidenziano a livello regionale anche quote differenti di personale
disponibile per 100.000 residenti, con un tasso che va da 5 della Provincia Autonoma di
Trento a 18,3 del Friuli Venezia Giulia per 100.000 abitanti, così come il rapporto tra il numero
di utenti in carico e il numero complessivo di operatori: se a livello nazionale si rilevano circa
20 utenti ogni operatore, a livello regionale tale valore risulta compreso tra un minimo di 9,6
del Friuli Venezia Giulia e un massimo di 35,3 delle Marche (Tab. 6.1.3).
Tab. 6.1.3 - Numero personale operante nei SerD per sede, per numero di utenti e tasso per 100.000 residenti
Regioni Totale operatori N. operatori per
sede N. utenti per operatore Tasso per 100.000 residenti Piemonte 714 6,4 17,4 16,3 Valle d’Aosta 22 7,3 12,7 17,4 Lombardia 994 11 21,8 9,9 Liguria 250 16,7 16,6 16,1 PA Bolzano 71 13,5 PA Trento 27 9,0 35,0 5,0 Veneto 425 11,5 23,6 8,7
Friuli Venezia Giulia 222 18,5 9,6 18,3
Emilia Romagna 559 11,9 18,4 12,6 Toscana 452 11,6 27,9 12,1 Umbria 97 8,8 27,9 11 Marche 163 11,6 35,3 11,7 Lazio 441 9,6 28,3 7,5 Abruzzo 116 14,5 30,6 8,8 Molise - - - - Campania 554 12,9 20,3 9,5 Puglia 454 7,8 20,9 11,2 Basilicata 43 7,2 22,6 7,6 Calabria 174 12,4 18,5 8,9 Sicilia 493 9,7 12,3 9,8 Sardegna 225 17,3 10,5 13,7 ITALIA 6.496 10,3 20,5 10,8
Fonte: SIND -Anno 2018
La quota degli operatori sanitari (medici e infermieri) risulta compresa tra il 36% della
Valle d’Aosta e il 66% del Lazio, quella degli operatori psicosociali (psicologi, assistenti sociali,
educatori) tra 27% in Calabria e 50% in Valle d’Aosta (Fig. 6.1.1).
Fig. 6.1.1 - Figure professionali sul totale degli operatori del SerD
% operatori sanitari sul totale % operatori psicosociali sul totale