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Il contesto climatico globale ed europeo

Come confermato dagli studi dell’IPCC, le attività antropiche stanno modificando e, soprattutto, hanno già modificato, l’equilibrio climatico globale e ogni parte del mondo sarà influenzata dagli impatti dei cambiamenti conseguenti.

In base al recente 5th Assessment Report of Climate change (IPCC, 2013) emergono due assunti: “Warming of climate system is unequivocal” e “it is extremely likely that human influence has been the dominant cause of the observed warming since the mid- 20th century”.

Negli ultimi cinquant’anni la temperatura media mondiale della superficie terrestre è aumentata di circa 0.7°Celsius probabilmente a causa dell’emissione dei gas climalte- ranti nell’atmosfera.

Recenti studi hanno individuato nelle aree urbane i contesti maggiormente vulnerabili ai cambiamenti climatici in quanto alcune loro caratteristiche potrebbero agire da fat- tore “amplificatore di criticità pregresse”.

Ad esempio l’incremento generale di temperatura atteso potrebbe essere esacerbato nei contesti urbani dove geometrie e materiali di costruzioni utilizzati, favoriscono l’incremento della radiazione netta agente (ad esempio tramite la diminuzione di albe- do) e il ritardo nel rilascio del calore accumulato durante le ore diurne producendo i fenomeni di aumento localizzato di temperatura atmosferica comunemente noti come isole di calore urbano.

Parimenti, l’incremento atteso in magnitudo ed occorrenza dei valori di precipitazione sub giornaliera potrebbe comportare maggiori disagi nei contesti urbani nei quali l’elevata percentuale di superficie impermeabilizzata induce spesso tempi di corriva- zione anche inferiori all’ora e le reti di drenaggio urbano spesso risultano già corren-

temente sottodimensionate a causa dei rapidi processi di inurbamento occorsi negli ul- timi decenni.

Da questo punto di vista, evitare le conseguenze del cambiamento climatico non è più possibile ma bisogna invece agire in termini di riduzione e gestione di tali conseguenze attraverso la mitigazione dei rischi.

A partire da aspetti come qualità della vita, risorse naturali, disponibilità di acqua e cibo, disagi sociali ed economici, conflitti e migrazioni conseguenti fino ad arrivare al settore infrastrutturale, il cambiamento climatico, infatti, impatta direttamente l’evoluzione dei sistemi urbani perché incide contemporaneamente sulle condizioni esi- stenti di più settori critici a livello urbano. Ad esempio l’innalzamento del livello del mare e l’accelerazione dell’erosione costiera determinano rischi elevati su due fronti con effetti diretti ed indiretti: popolazione ed infrastrutture critiche.

Come attestato dall’IPCC nell’ultimo Fifth Assessment Report (AR5) tra gli effetti del cambiamento climatico di natura antropica vi sono le variazioni attese della frequenza e delle caratteristiche degli eventi estremi.

Per evento estremo si intende un evento raro in un particolare periodo di tempo in un dato luogo (fig. 3.1). Le caratteristiche possono variare estremamente in base al luogo. Se tale configurazione rara di valori e caratteristiche (come frequenza ed intensità) si verifica per un certo periodo di tempo come una stagione allora può essere classificato come estremo specialmente se produce una media o un totale di valori che sono di per sé estremi (ad esempio un’estrema siccità o un violento incremento della piovosità lungo un’intera stagione) (IPCC, 2014).

Figura 3.1 effetto dello spostamento dei valori medi di temperatura riguardo la frequenza e l’intensità dei valori estremi (fonte NAS and NMI, 2013)

I dati raccolti a partire dal 1980, nonostante non misurino direttamente gli eventi estremi, mostrano un incremento degli eventi metereologici nel mondo che va dalla media annuale di 335 eventi (1980-1989) a 545 negli anni 90 fino ad arrivare a 716 nel periodo 2002- 2011.

Emerge, inoltre, una netta prevalenza di tali eventi o fenomeni strettamente connessi a questi rispetto a quelli geofisici come i terremoti, le eruzioni vulcaniche e gli tsunami (fig.3.2).

Figura 3.3 trends climatici globali (1980-2010) (fonte Munich Re NatCatSERVICE)

Ciò detto, rispetto agli altri continenti in Europa si è registrato un incremento mode- rato degli eventi e impatti climatici sui tre decenni. Gli incrementi maggiori si regi- strano in Nord America, Asia, Australia ed Oceania (fig.3.3).

Nonostante questa panoramica, sono già stati registrati eventi estremi che per la loro eccezionalità e pericolosità sono stati presi a riferimento nei modelli attuali di previ- sione e di osservazione dei dati.

Basti ricordare l’eccezionale ondata di calore che ha coinvolto la parte centrale e ovest dell’Europa nell’estate del 2003.

Tale evento ha causato ingenti danni su diversi settori quali perdite nella popolazione (settore sociale), danni ingenti alle foreste a causa dell’incremento degli incendi (’am- biente naturale) e un incremento record dei costi per l’approvvigionamento energetico (settore economico).

Conseguenze simili hanno coinvolto anche le stagioni invernali del 2005/2006 e del 2009/2010 in cui si sono registrate in parte dell’Europa temperature particolarmente rigide che hanno causato danni al settore dei trasporti, incremento della mortalità e dei costi energetici.

Parlando di dati ancora più recenti, il 2014 e il 2015 appena trascorsi sono stati consi- derati tra gli anni più caldi.

Figura 3.4 Estrema variabilità climatica: inverno 2009 (a sinistra), estate 2010 (a destra) (fonte NAS and NMI, 2013)

Per quanto riguarda le previsioni future, i dati divulgati dall’IPCC confermano un aumento considerevole dell’incidenza degli eventi estremi in Europa, in particolare onde di calore, siccità ed episodi violenti di precipitazioni.

I cambiamenti nei valori estremi di temperatura (numero di giornate calde, notti calde e ondate di calore) sono confermati dai risultati di diversi modelli di riferimento.

Le proiezioni climatiche mostrano un incremento marcato degli estremi di alta tempe- ratura in tutta Europa.

I cambiamenti nei livelli di precipitazioni differiscono maggiormente in base alle di- verse aree geografiche, specialmente nel Sud Europa. I modelli regionali confermano, però, un generale incremento della durata e dell’intensità della siccità in questa parte dell’Europa.

In base a quanto evidenziato sinteticamente, appare ancora più chiaro quanto espres- so dall’IPCC: “Since adaptation to extremes of heat and cold is particularly difficult, changes in their frequency, duration or spatial extent, and extreme intensities never experienced before would place these phenomena among the most serious challenges to society” (IPCC/SREX, 2012).

Quanto detto mette in luce, infatti, quanto sia necessario aggiornare i quadri conosci- tivi attraverso l’integrazione di una panoramica degli eventi climatici per le aree e i periodi di tempo di interesse e riferimento, necessario per avviare un’indagine delle pressioni operate sul territorio.

Non è sufficiente, però, considerare tali eventi metereologici estremi solo in termini descrittivi. E’ necessario quantificarne la pericolosità in termini di rischi sul territorio e conseguenze sugli elementi considerati più critici per le città.