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Un continente a due velocità

L'invecchiamento in Africa

3.1 Un continente a due velocità

Nel capitolo precedente si è cercato di tracciare l'andamento dell'invecchiamento a livello globale e di sottolineare alcune delle criticità che si possono presentare in futuro in due delle aree del pianeta che presenteranno un forte aumento relativo della popolazione anziana (l'America Latina) e un numero molto elevato di anziani sul resto della popolazione mondiale (Asia). Non si è accennato invece alla posizione dell'Africa rispetto a questa tematica. Lo si è fatto perché l'Africa si discosta in maniera piuttosto netta dalle altre aree continentali.

Tra le aree continentali prese in considerazione l'Africa è quella più giovane e si trova in una fase ancora prematura della transizione demografica.

Tabella 3.1: Tasso di Fecondità Totale dell'Africa Sub-Sahariana e del Mondo. Fonte: World Bank. Web. 1995 2000 2005 2010 6.0 5.8 5.5 5.2 World 2.9 2.7 2.6 2.5 Sub- Saharan Africa (all income levels)

Come è possibile osservare dalla tabella 3.1 il tasso di fecondità totale per i paesi subsahariani è decisamente più alto di quello medio registrato nel mondo e, sebbene abbia fatto registrare una notevole riduzione, da 6.0 nel 1995 a 5.2 nel 2010, è ancora ben al di sopra del livello di rimpiazzo (2.1). Le ragioni del ritardo della transizionie demografica africana non sono del tutto comprese sebbene alcuni autori abbiano avanzato delle ipotesi a riguardo. Una di queste potrebbe essere legata ai livelli di sviluppo socio-economico essendo quest'ultimo uno dei principali vettori della riduzione della fecondità (Caldwell e McDonald 1982).

Nel 1990 buona parte del mondo ha sperimentato una crescita economica sostenuta mentre nell'Africa Sub-sahariana nello stesso periodo il PIL pro capite ha subito una riduzione (Bongaarts 2008). Oltre a ciò l'epidemia di AIDS che ha colpito il continente ha avuto effetti importanti sull'aspettativa di vita e non da ultimo lo scarso interesse dei governi della regione negli ultimi anni per programmi di family planning può aver ulteriormente aggravato il quadro (Bongaarts 2008). Quali che siano le cause di questo ritardo è evidente però che esso si riflette nella proporzione di anziani sul continente ; la maggior parte dei paesi africani pertanto contano una percentuale di persone over 65 inferiore al 5%.

In ventuno paesi la percentuale di anziani è addirittura al di sotto del 3%. Le proiezioni per il futuro dipingono un continente che tenderà a rimanere giovane ; nel 2050 la popolazione anziana è stimata attestarsi al di sotto del 7% del totale della popolazione (He et al. 2015). La seguente percentuale sembra poca cosa soprattutto se considerata in relazione alla crescita della popolazione prevista nel continente, tuttavia se si prende in considerazione la percentuale di incremento della popolazione anziana tra il 2030 e il 2050 essa risulta

essere in linea con quelle di altre regioni del mondo : se per il periodo 2000-2015 si registra una crescita del 51.9%, nel periodo 2015-2030 è prevista una crescita del 63.5%, la terza a livello mondiale subito dopo la Cina, ed è prevista aumentare ulteriomente per il periodo 2030-2050. Inoltre è previsto un picco nell'incremento della velocità dell'invecchiamento del continente nel 2040 ; sarà il più alto mai registrato in qualsiasi regione del mondo dal 1950.

Il grafico 3.1 mostra bene come l'incremento della popolazione anziana a partire dalla fine del 2030 abbia una struttura pressoché esponenziale.

Nel 2050 la popolazione africana over 60 è stimata attorno ai 220 milioni, superando l'America Latina (200 milioni) e avvicinandosi al numero di anziani che saranno presenti in Europa : 240 milioni circa). Dal punto di vista della popolazione al di sopra degli ottant'anni l'incremento è significativo per il periodo 2015-2030 toccando il 64.3%. Entro il 2050 la popolazione ultraottantenne in Africa toccherà quasi i 22 milioni di individui, rappresentando circa il 10% del totale della popolazione anziana.

Grafico 3.1: Popolazione delle fasce d'età 60-79 e 80+ nell'Africa Sub-sahariana 1990-2050. Fonte UN DESA (2016)

Quanto alla redistribuzione spaziale gli anziani (insieme ai minori) tendono a vivere più nelle zone rurali che in quelle urbane al contrario della popolazione in età lavorativa. Questo peraltro è in linea con le caratteristiche del continente che è uno dei meno urbanizzati : al 2015 la popolazione anziana risiedente nelle aree urbane è il 37%.

La speranza di vita del continente è tra le più basse al mondo e gran parte dei recenti miglioramenti in merito sono da attribuire ai progressi fatti nel prevenire la mortalità infantile.

Viste le condizioni economiche della regione i problemi legati all'invecchiamento sono molteplici. Fra questi è bene segnalare i problemi legati alle pensioni : secondo un recente report dell'Organizazione Mondiale del Lavoro (ILO 2014), solo il 17% delle persone in età pensionabile riceve una pensione. Data la vasta diffusione del lavoro informale, solo una piccola minoranza dei lavoratori contribuisce al sistema previdenziale. Il naturale contraltare di questa situazione è che le persone anziane sono costrette a lavorare per mantenersi in età avanzata : tra le persone al di sopra dei 65 anni il 52% degli uomini e il 33% delle donne.

Oltre al peso del lavoro molte persone anziane, in particolare le donne, sono costrette a badare ai propri nipoti quando un genitore emigra o muore prematuramente in seguito agli effetti di epidemie (UNICEF 2003). È stato stimato, ad esempio, che l'alto tasso di mortalità durante il periodo di diffusione dell'AIDS nella regione ha generato circa 12 milioni di orfani (UNAIDS 2006). Inoltre anche recenti epidemie come quella di Ebola che ha colpito l'Africa Occidentale nel 2015 generano problemi simili : secondo i dati recenti circa 16.600 bamibini tra Guinea, Liberia e Sierra Leone sono stati registrati quali orfani di uno o di entrambi i genitori (UNICEF

2016) Di questi solo il 3% ha ricevuto assistenza al di fuori della struttura famigliare. Il direttore regionale dell'UNICEF per l'Africa Centrale e Occidentale, Manuel Fontaine, ha commentato positivamente quest'ultimo dato :

“Since overcoming their initial fears and misconceptions about Ebola, families have been showing incredible support, providing care and protection for children whose parents have died.[...] This shows the strength of kinship ties and the extraordinary resilience of communities at a time of great hardship.” (UNICEF 2016 : articolo online)

Se da un lato la notizia della presa in carico da parte delle famiglie e della comunità di questi bambini costituisce indubbiamente una buona notizia, dall'altro lato, considerato ciò che si è illustrato rigurdo ai compiti di assistenza dei bambini affidati agli anziani, è possibile ipotizzare che nei paesi colpiti dal virus i bambini orfani o che hanno perso un genitore saranno quasi certamente a carico di questi ultimi. Considerando le difficili condizioni del continente, sia dal punto di vista dell'accesso al cibo12 e dell'igiene

(Zuberi e Thomas 2012) soprattutto nella gestione degli impianti fognari, non è improbabile che si creino le condizioni ideali per la diffusione di malattie ed epidemie in futuro mettendo a dura prova la capacità delle famiglie (Kimokoti e Hamer 2008) e degli anziani parenti di porre rimedio al problema della tutela e assitenza dei bambini rimasti senza genitori. Va da sé peraltro che i problemi appena sottolineati non colpiscono la popolazione anziana solo indirettamente (attraverso il peso dell'assistenza) ma possono colpirla

12 Il continente africano è ancora piuttosto dipendente dal mercato locale dal punto di vista alimentare, una situazione che unita alla crescente riduzione di terreni (si veda il crescente fenomeno del "land grabbing"), un'utilizzo non sempre optimale delle risorse idriche, i possibili effetti dei cambiamenti climatici e la popolazione in crescita può portare a gravi problemi di sicurezza alimentare in futuro.

anche direttamente, essendo la popolazione anziana generalmente esposta in caso di epidemie.

Se da un lato quindi viene richiesto sempre più impegno alla popolazione anziana sia sul piano lavorativo che su quello sociale, dall'altro lato il sostegno che un tempo era loro garantito, in particolare da parte dei figli nei confronti dei genitori si è ridotto, complice anche il ridimensionamento della figura dell'anziano nella società africana :

"Though hard data on African trends in old age material family support are in short supply owing to a lack of longitudinal, individual-based data collection, general surveys have shown sizable proportions of older people to receive insufficient financial family support, and ethnographic studies have documented individual cases of such deficiency. Material deprivation and neglect of older people have emerged as an increasingly visible “social problem” in African cities. The urban context has come to be seen as being particularly unfavorable to the maintenance of traditional family bonds and support networks" (Aboderin 2004 : 128)

Il cambiamento nel sostegno agli anziani è evidente negli studi a carattere qualitativo. Un esempio in merito è quello di Aboderin (2004), che attraverso una serie di interviste a varie generazioni di ghanesi ha ricostruito il modo in cui si assistevano gli anziani in passato e le difficoltà che i giovani incontrano oggi a fare lo stesso, identificano alcune possibili cause:

"What has caused this decline in support? The respondents pointed to two major factors. First, and above all, they pointed to the eroded resource capacity of the middle generation to provide adequately for older parents or relatives. […] in part, the middle generation's eroded

capacity is also due to an escalation in their “needs.” They noted that compared with the past, the young now have new daily needs such as transport or schooling, but also new, modern “needs” such as TV, HiFi, or leisure activities, which were not common or present in the past."(Aboderin 2004 : 133)

Inoltre l'atteggiamento complessivo delle giovani generazioni africane rispetto all'assistenza ai genitori anziani sembra essere dettato da un principio di reciprocità : l'assistenza è il frutto di ciò che il genitore ha dimostrato di fare per il figlio in termini di sostegno materiale ed educativo. In passato invece la cura del genitore anziano prescindeva da questi aspetti, era un dovere culturalmente stabilito ed era peraltro rafforzato dall'appartenenza religiosa (in particolare cristiana).

Entrambi questi aspetti, l'assistenza dei figli sul piano morale e finanziario e il ruolo della religione vanno tenuti in considerazione, poiché costituiscono due delle varibili più importanti per comprendere il grado di soddisfazione psicologica della popolazione anziana africana (Kodzi et al. 2011). Il fatto che entrambi stiano in qualche modo sperimentando un declino pone importanti interrogativi sul futuro della qualità dell'invecchiamento nel continente.

3.2 Invecchiamento e HIV

Un'aspetto molto importante da considerare nella regione per quel che concerne l'invecchiamento è la diffusione del retrovirus dell'HIV/AIDS. Vi abbiamo già accennato per quel che riguarda i bambini rimasti orfani di uno o entrambi i genitori ma ha importanti conseguenze anche sulla popolazione anziana.

A livello mondiale sono 36.9 milioni le persone che convivono con il virus dell'HIV (UNAIDS 2015). Circa il 70% di coloro che sono infettati dal virus dell'HIV/AIDS vivono nell'Africa Sub- Sahariana (UNAIDS 2012). Al 2015 sono 15.8 millioni le persone che hanno accesso a farmaci antiretrovirali. Tra il 2010 e il 2014 c'è stato un aumento dell'84% nell'accesso a questa terapia a livello globale (UNAIDS 2015). Nonostante l'Africa Sub-Sahariana sia la regione più coinvolta dal virus, negli ultimi anni ha visto una riduzione delle nuove infezioni fino al 34% (UNAIDS 2013).

I dati esposti fanno confidare in un progressivo contenimento del virus nella regione, dal punto di vista della popolazione anziana tuttavia, la situazione è più complessa. L'accesso ai farmaci retrovirali ha già mostrato le potenzialità, per una persona infettata dal virus, di arrivare oltre i sessant'anni (ART-CC 2008). Sebbene questa longevità sia stata dimostrata nei paesi sviluppati, la crescita della diffusione dei farmaci specifici nei paesi sottosviluppati potrà portare ad un aumento della speranza di vita per le persone infettate con un conseguente alto numero di persone anziane che conviveranno con il virus. Gli effetti di questo scenario sono molteplici ma già siamo a conoscenza del fatto che il virus tende ad esacerbare gli effetti delle malattie tipiche dell'invecchiamento (Justice 2010). La conseguenza di questi sviluppi è che i servizi per i malati di HIV/AIDS in età avanzata sono scarsi mentre la proporzione di questi ultimi sta salendo, con l'ovvia conseguenza che i sistemi sanitari sul continente avranno grosse difficoltà a gestire questo nuovo fenomeno :

"As more people survive longer with HIV, the overall case- load will age and new challenges will arise in sub-Saharan Africa. Older adults have greater comorbidity, experience

more side-effects from antiretroviral treatment and hence may be less likely to adhere to treatment. The toxicity of antiretroviral therapy, combined with decreased kidney and liver function in older individuals, may lead to treatment difficulties such as drug interactions. Studies are needed to better understand the pharmacokinetics of antiretroviral agents in elderly people" (Negin e Cumming 2010 : 851)

Sono circa 3 milioni gli anziani che in Africa convivono con l'HIV, il 14 % circa del totale delle infezioni. Un caso esemplificativo sulla prevalenza del virus nella popolazione africana può essere fornito dal Kenya, dove la popolazione relativa alla fascia d'età 50-54 anni è passata da un incidenza del 5.7% nel 2003 al 9.1% nel 2007. A ciò si aggiunga che il 60% degli uomini tra i 50- 54 anni trovati positivi al virus vivevano in zone rurali dove l'accesso alle cure è più complesso (Mills et al. 2011). Molto inoltre rimane da comprendere rispetto ai comportamenti sessuali delle persone anziane e sulla loro capacità di accedere alle informazioni essenziali in quanto a prevenzione e cura (Negin e Cumming 2011). Il problema degli antiretrovirali peraltro non riguarda solo il carico per i sitemi sanitari dei paesi coinvolti che dovranno fare i conti con un numero crescente di persone anziane infettate, ma anche gli effetti dei farmaci sugli stessi individui :

"While HAART13 has been effective in reducing morbidity

and mortality, these clinical improvements may be tempered by the development of resistant HIV and toxicities from antiretroviral therapy, particularly in older patients. Furthermore, with the aging population, the development and management of comorbidities will make HIV treatment more complex." (Gebo 2008 : 7 )

L'aspetto importante da tenere in considerazione per quanto riguarda la malattia è anche il costo per gli stati nazionali : dei 51 paesi con un sistema nazionale a forte dipendenza dai finanziamenti stranieri per la risposta al virus (comprendente una quota che va dal 75% del finanziamento in su) metà sono africani (UNAIDS 2013). È chiaro quindi che, se questi finanziamenti dovessero subire un taglio il continente africano sarebbe il più colpito inficiando pesantemente qualsiasi iniziativa nei confronti della popolazione più anziana infettata dal virus.