3 La risposta alla crisi: la soluzione neogarrettista
3.3 Contro la modernità
La soluzione che si pone a risposta di questa sterile modernità è un vissuto che prescinda da quelli che sono i segni della Civiltà, dunque trova conforto nella natura. Che natura e progresso si situino agli antipodi è chiaro, soprattutto venendo da un’epoca di forte urbanizzazione e industrializzazione: il cittadino Ega, nel suo panegirico della realtà, ne è convinto:
“O campo, dizia ele, era bom para os selvagens. O Homem, à maneira que se civiliza, afasta‐se da Natureza; e a realização do progresso, o Paríso na Terra, que pressagiam os Idealistas, concebia‐o ele como uma vasta cidade ocupando totalmente o globo, toda de casas, toda de pedras, e tendo apenas aqui e além um bosquezinho sacrado de roseiras, onde se fossem colher os ramalhetes para perfumar o altar da Justiça...”425
Nel momento in cui la civiltà è malata di progresso allora, il ritorno ad una vita naturale, e ad un ambiente privo dei segni della modernità, sarà il luogo ideale per la rigenerazione: anche Fradique suggerisce come rimedio alla fartura tecnologica che affligge l’Europa, il ritorno ad un’esistenza naturale426. Allo stesso modo, quello che i neogarrettisti propongono è letteralmente un ritorno al “campo”. 424 Jaime Batalha Reis in Vincenzo Russo et al., op. cit., p.44. 425 Eça de Queirós, Os maias, cap XIII, p. 426 In Augusto Santos Silva, op. cit., p.99.
“O homem do século XIX, o Europeu, porque só ele é essencialmente do século XIX (diz Fradique numa carta a Carlos Mayer), vive dentro de uma pálida e morna infecção de banalidade, causada pelos quarenta mil volumes que todos os anos, suando e gemendo, a Inglaterra, a França, e a Alemanha depositam às esquinas, e em que interminávelmente e monótonamente reproduzem, com um ou oturo arrebique sobreposto, as quatro ideias e as quatro impressões legadas pela Antiguidade e pela Renascença. O Estado, por meio das suas escolas canaliza esta infecção. A isto, oh Carolus, se chama educar! A criança, desde a sua primeira Selecta de Leitura ainda mal soletrada, começa a absorver esta camada de lugar‐ comum –camada que depois todos os dias, através da vida, do jornal, a revista, o folheto, o livro lhe vão atochando no espírito até lho empastarem todo em banalidade, e lho tornarem tão inútil para a produção como um solo cuja fertilidade nativa morreu sob a areia e o pedregulho de que foi bárbaramente alastrado. Para que um Europeu lograsse ainda hoje ter algumas ideias novas, de viçosa originalidade, seria necessário que se internasse no deserto ou nas pampas; e aí esperasse pacientemente que os sopros vivos da Natureza, batendo‐lhe a inteligência e dela pouco a pouco varrendo os detritos de vinte séculos de literatura, lhe refizessem uma virgindade. Por isso eu te afirmo, oh Carolus Mayerensis, que a inteligência, que altivamente pretenda readquirir a divina potência de gerar, deve ir curar‐se da civilização literária por meio de uma residência tónica, durante dois anos, entre os Hotentotes e os Patagónios.”427 Ora, il ritorno alla natura che viene invocato da Fradique ha piuttosto a che fare con il ritorno alla naturalezza: verginità, è la parola che egli usa. Non si tratta semplicemente del discorso sul blocco della creatività legato alla standardizzaione dei modelli culturali imposto dalle culture egemoniche di cui si è già parlato, ma di un vero e proprio
eccesso di sapere, o meglio impasse del sapere (i quattro mila volumi con le solite quattro idee) proprio di quest’epoca del trionfo del pensiero. Si deduce che la modernità non corrisponde per forza al progresso umano. Qui l’obiettivo satirizzato è dunque ancora una volta la mitizzazione del progresso che non ha poi aiutato l’umanità ad avanzare molto. In A cidade e as Serras ritroviamo il tema chiosato nell’immagine della biblioteca fantasmagorica del n° 202 degli Champes Elysée, anche in questo caso il protagonista sbadiglia428. Questo tedio è lo spleen emblema della cultura moderna: João Medina fa notare che nello specifico il tema del tedio è stato affrontato anche da Flaubert –“ Jà experimentei” è la frase che riassume “todo o desalento espiritual dum século que concebe as ideias como coisas a experimentar, como modas e objectos de consumo.”429
Nell’epoca della mercificazione totale della vita (la prostituta non a caso diventa in epoca simbolo del nuovo modo di vivere, è il soggetto che si fa oggetto, la persona che mercifica sè stessa), anche la cultura diventa un prodotto da consumare, per questo non viene appropriata interiormente. Ad essa si contrappone allora piuttosto la necessità dell’esperienza autentica, della vita vissuta per apprendere.
Rella a sua volta spiega la natura dello spleen come qualcosa di strettamente legato ai processi moderni: in un mondo dove tutto è sempre nuovo, in trasformazione, non è possibile fermare il tempo, sedimentare l’esperienza: le cose finiscono per diventare grigie, tutto sembra già visto, già vissuto e le nuove idee non possono che sembrare vecchie430. La poesia portoghese, pur contestualizzata ad una realtà dove le spinte della modernità sono meno pressanti, vive le stesse contraddizioni.
Per questo Fradique suggerisce un ritorno alla natura da intendersi come un’operazione di disintellettualizzazione: ritornare alla verginità per poter apprendere ancora. In Os Maias, il cittadino Ega ritrae l’epoca di auge della modernità come
428 Jacinto ha organizzato nella sua casa parigina una biblioteca di trentamila volumi: una “biblioteca de ébano, onde acumulara Civilização nas máximas proporções, para gozar nas máximas proporções a delícia de viver”. Eppure “nenhuma curiosidade ou interesse lhe solicitavam as mãos, enterradas nas algibeiras das pantalonai de seda, numa inércia de derrota. Anulado, bocejava com descoroçoada moleza.” In Eça de Queirós, A cidade e as Serras cit. p. 99. 429 João Medina, Eça…, op.cit., cp.295. 430 Franco Rella, Miti...cit., p.71‐83.
esperienza dell’ambiente urbano e addita chi ne sta fuori come un selvaggio. Ora invece Eça afferma, in un certo senso, che è necessario essere dei selvaggi. Sciolto il paradosso, si può apprezzare la portata critica di un discorso che i neoromantici faranno proprio con la celebrazione di un mondo rurale incontaminato, dello spirito del popolo con le sue forme ingenue di scienza, di credenza che troveranno un corrispettivo nel linguaggio poetico parimenti semplice, vivo, ingenuo.
Del resto, non solo il sapere è stato trasformato in merce, ma la mercificazione è un po’ il leitmotiv nei ritratti delle peculiarità negative di questo tempo moderno. La stessa idea di civiltà, in Portogallo, è vissuta come qualcosa di posticcio, importato, come pura forma (vestiti, spettacoli, la letteratura –in fondo anche il Parnassianesimo come nebulosa da cui nasceranno le più complesse espressioni letterarie della fine secolo rivela di per sè un nuovo culto della forma, così come il simbolismo di Gonçalves Crespo si presenta sotto lo stilema del panegirico e della perfezione e ricercatezza della forma‐ fino ad arrivare alla politica: per Eça il liberalismo era da intendersi come forma importata. L’idea di un ritorno alla natura si definisce in contrapposizione alla percezione di una società contraffatta, vuota a cui si oppone la spontaneità, la verginità di un mondo‐altro. Sotto questo aspetto, la nuova scuola estetica si presenta, nonostante la sua apparente ingenuità, di una grande forza critica nei confronti dei modelli dominanti della modernità.
Sempre su questa linea è possibile apprezzare la dialettica di resistenza nella difesa della propria alterità, delle proprie peculiarità contro una modernità che tende ad omogeneizzare i paesaggi, a proporsi secondo uno standard dominante. Berman nell’analisi della tragedia del Faust di Goethe che è presa a metafora della storia dell’evoluzione moderna, chiarisce le dinamiche a cui il mondo in trasformazione va incontro:
“Ma l’evolutore, nella concezione goethiana, è personaggio tragico oltre che eroico. Certo, per comprendere la sua visione tragica dobbiamo valutare la sua visione del mondo non solo in base a ciò che egli vede – in base insomma agli immensi nuovi orizzonti che schiude all’umanità – ma anche in base a quel che non vede: alle realtà umane che si rifiuta di
prendere in considerazione, alle potenzialità che non sopporta di riconoscere.”431
Il Portogallo rappresenta in un certo senso quello spazio che poichè estraneo al progetto del sogno moderno, va, al pari dell’appezzamento di terreno occupato dalla coppia di anziani Filemone e Bauci, sacrificato alla spinta prorompente della modernità. “L’assassinio ha comunque anche un’altra motivazione che non dipende soltanto dalla personalità faustiana, ma da un impulso collettivo, impersonale, che sembra endemico alla modernizzazione: la spinta a creare un ambiente omogeneo, uno spazio totalmente modernizzato, in cui i sembianti e i sentimenti del vecchio mondo siano scomparsi senza lasciare traccia.”432 L’estetica neoromantica, opponendosi sul piano dell’immaginario a questa uniformizzazione, pretende riconoscere e far emergere lo spazio Altro come spazio di resistenza contro l’annullamento dell’identità sotto il paradigma egemonico che, come visto, si esercitava attraverso la sollecitazione di una forte fascinazione per la Francia nella mentalità portoghese e stava permeando tutto lo spazio lusitano con i suoi nuovi modelli.
3.4 Mitologie naturali.
In questo contesto gli spazi urbani e rurali diventano gli antipodi di una dialettica di opposizione in cui sono metonimia della relazione tra modernità e arcaicità, provincialità.
La città è moderna in quanto espressione di urbanizzazione e inurbamento legato all’ascesa industriale, scenario di un nuovo modo di vita, luogo di Civilizzazione per eccellenza: Parigi poi è, come la definisce Benjamin, la capitale del XIX secolo. La campagna, per contrasto, per assenze, indica la mancanza di tutto questo.
431 Marhall Berman, op. cit., p. 89. 432 Ivi, p. 92.