3 La risposta alla crisi: la soluzione neogarrettista
3.4 Mitologie naturali
riconoscere.”431
Il Portogallo rappresenta in un certo senso quello spazio che poichè estraneo al progetto del sogno moderno, va, al pari dell’appezzamento di terreno occupato dalla coppia di anziani Filemone e Bauci, sacrificato alla spinta prorompente della modernità. “L’assassinio ha comunque anche un’altra motivazione che non dipende soltanto dalla personalità faustiana, ma da un impulso collettivo, impersonale, che sembra endemico alla modernizzazione: la spinta a creare un ambiente omogeneo, uno spazio totalmente modernizzato, in cui i sembianti e i sentimenti del vecchio mondo siano scomparsi senza lasciare traccia.”432 L’estetica neoromantica, opponendosi sul piano dell’immaginario a questa uniformizzazione, pretende riconoscere e far emergere lo spazio Altro come spazio di resistenza contro l’annullamento dell’identità sotto il paradigma egemonico che, come visto, si esercitava attraverso la sollecitazione di una forte fascinazione per la Francia nella mentalità portoghese e stava permeando tutto lo spazio lusitano con i suoi nuovi modelli.
3.4 Mitologie naturali.
In questo contesto gli spazi urbani e rurali diventano gli antipodi di una dialettica di opposizione in cui sono metonimia della relazione tra modernità e arcaicità, provincialità.
La città è moderna in quanto espressione di urbanizzazione e inurbamento legato all’ascesa industriale, scenario di un nuovo modo di vita, luogo di Civilizzazione per eccellenza: Parigi poi è, come la definisce Benjamin, la capitale del XIX secolo. La campagna, per contrasto, per assenze, indica la mancanza di tutto questo.
431 Marhall Berman, op. cit., p. 89. 432 Ivi, p. 92.
Nella prima fase della modernità euforica, la città viene celebrata in tutti i modi possibili, è intesa come luogo della realizzazione; nella visione utopica di Ega, il mondo, al culmine del suo trionfo, si sarebbe dovuto trasformare in una grande città, simbolo del progresso che si estende inesorabilmente a portare la Civilização dove non c’è. Anche in Cesário la città è il simbolo della nuova realtà modernizzata, il modo in cui viene ritratta però rivela una parabola disforica: si va dalla “Cidade mercantil contente”433 “triste cidade”434: il suo ritratto sinistro in O sentimento de um Ocidental è indice di questa oscillazione ambigua. Nella poesia panfletaria, la città è di norma identificata con l’immaginario delle potenze straniere e rappresentata sovente con il nome di Babele, rimandando ad immagini archetipiche incisive.
“A cidade é em si um dos símbolos da mãe, concentrando em si dois aspectos opostos: a cidade do mundo superior está ligada ao espírito, enquanto a das regiões inferiores é dominada pela carne, arquétipo associado ao esquema da descida. Jerusalém ilustra precisamente o esquema da ascensão, enquanto Babilónia se integra no da descida e, portanto no universo infernal. Babilónia constitui o oposto do Paraíso. Ela significa a «porta do Deus» mas, se isto originarimente simbolizava um universo espiritual, depressa se converteu no reino humano da dominação e da luxúria.”
Il frammento di À Inglaterra di Gomes Leal riportato anteriormente in cui Londra è una “Babylonia do spleen à fina luz do gaz” riassume tutti gli aspetti non solo infernali, ma infernalmente moderni della grande capitale, anzi, ciò che rende infernale la città è proprio ciò che nasce dai fiori velenosi della modernità. La città dunque è di norma associata allo spazio straniero del Centro, alla sua modernità, e si specchia in topoi letterari e archetipici negativi, disforici, maledetti. Ovviamente sul piano di una guerra a parole, lo straniero non poteva che essere individuato così; quello che interessa è
433 Cesário Verde, “Nesta Babel tão velha e corruptora” in op. cit., p.111; “capital maldita” ivi., p.183. 434
notare l’uso dell’immaginario controverso della modernità per strutturare questa guerra retorica, dove l’urbanizzazione, con tutto ciò che ne segue, è segno di un mondo aberrante.
L’estetica neogarrettista propone dunque, in opposizione a questo immaginario decadente, il predominio della natura, l’immaginario della campagna, le terre provinciali dove l’assenza di segnali di modernità diventa garante di un’integrità di costumi (non a caso la figura femminile nella lirica neogarrettista è sempre quella di una giovane fanciulla casta, angelica che Nobre denominerà allusivamente Purinha) e una spensieratezza di animo estranei alla grande città. “Os militantes e simpatizantes neogarrettianos podem divergir ou não coincidir em alguns aspectos ideológicos; mas concordam sempre num princípio, embora às vezes por motivos diversos: a aversão pela cidade.”435 Se allora volessimo riconsiderare la poesia panfletaria e interventiva, come A traição di Gomes Leal, alla luce di queste considerazioni, potremmo riscontrare una stratificazione di immagini archetipiche e moderne che ne vanno ad arricchire l’interpretazione. Cavaleiros do Bem que vindes das florestas Da Idea e juraes guerra à Podridão e ao Crime! Correi sobre este charco a toda a rédea solta Vós justos campeões, puros como os arminhos E agitae pelo ar a espada da Revolta! E afiae os punhaes nas pedras dos caminhos!436 Maria Teresa Pinto Coelho insiste sull’ immaginario apocalittico di questa poesia scritta in seguito al trattato di Lourenço Marques e che propone una lotta allegorizzata del bene contro il male. Per quel che ci riguarda, è interessante constatare che i cavalieri del bene vengono dalle foreste dell’idea, ma l’enjambement fa cadere l’accento
435 Augusto da Costa Dias, A crise da consciência pequeno‐burguresa. I – O nacionalismo literário da
geração de 90. XXX
sull’immagine della foresta prima di tutto. L’autrice evidenzia la simbologia binaria: “Ao mundo das trevas citadino –o encanto infernal das vastas capitães ‐ opõe‐se o estado puro da natureza (da Idade de Ouro) simbolizada pela floresta”437 e sviluppa il discorso sul piano dello schema ascensionale, dell’uso delle immagini archetipiche. È bene rivedere le considerazioni critiche osservando come l’immaginario tradizionale, in quet’epoca, acquisti inevitabilmete un nuovo significato‐ è necessaria una reinterpretazione attuale dei simboli canonici come quella dell’età dell’Oro, del Paradiso perduto, tenendo in considerazioni le trasformazioni che si stavano verificando in Europa: c’è la modernità di mezzo, c’è come intertesto il satanismo baudelariano e tutta una serie di implicazioni legate al pensiero moderno:alcune righe prima si ritraeva lo spazio come orizzonte indifferenziato tra cielo e terra che potrebbe essere letto com un richiamo all’idea della morte degli dei che gettano il mondo in un’unica valle di lacrime. Forse non si tratta allora solo del recupero dei simboli tradizionali, distribuito nel contesto apocalittico della fine secolo per distinguere il polo del bene da quello del male: l’immaginario naturale, per l’eco del vissuto e delle tensioni moderne che creano a loro volta un proprio immaginario archetipico, si va sempre più associando a quello della purezza e della redenzione riconducibile alle terre che da questo processo sono state toccate solo marginalmente. 3.5 Mitologie meridionali. Sempre sulla scia di queste suggestioni, è possibile rintracciare, nella letteratura di fine secolo ‐ non solo neoromantica ‐ una polarizzazione di immaginari che inquadrano nettamente quei leitmotiv che si vanno associando da un lato ai paesaggi del Nord industriale ma decadente; dall’altro ad un Sud rurale ma rigeneratore. Come afferma Roberto Vecchi, nei testi dell’epoca si va definendo poco a poco una vera e propria mitologia meridionale438.
437 Ivi, p. 110. 438
In genere, il meridione, era considerato sinonimo di marginalità: coincide con la reinterpretata idea dell’Occidentalità in Cesário; Antero a sua volta, nella conferenza‐ manifesto degli anni ‘70 parla della decadenza dei popoli connotandoli geograficamente come “peninsulari”. Lo spazio geografico viene caricato di valenze simboliche: il meridione è il margine, il lontano dal Centro, in questo caso dal centro del progresso, delle idee, della vitalità. Eça che non viene mai meno al suo proposito di fustigatore dei costumi contemporanei, che si tratti dei propri o di quelli stranieri, usa egli stesso la parola in questo senso: “Desde que nós, Portugueses, laboriosamente conseguimos arranjar uma ideia dentro do crânio ‐ a nossa preguiça intelectual, o nosso desleixo, este fundo de desdenhosa indiferença que todos os meridionais têm pelas ideias e pelas mulheres, impede‐nos de lhe mexer, de a tirar do seu canto, onde ela fica a ganhar bolor em tranquilidade e para sempre”439. I luogo comune è ampiamente diffuso.
“Conheci mais tarde em Paris este Langlebert, que é um médico, no Quartier Latin. E contei‐lhe como nas páginas tão sabiamente per ele compiladas eu aprendera de cor a fórmula química da água e a teoria do pára‐raios. Langlebert, coçando risonhamente o seu espesso colar da barba, considerou‐me com ternura, como a um bárbaro que dá proveito: «Oui, oui, vous n’avez pas de ces livre là‐bas...Et j’en suis bien aise! Ça me fait une jolie rente...» Creio bem que lhe fizess uma linda renda não termos esses livros «cá em baixo»!440
Il sapere ovviamente doveva essere solo francese...i portoghesi, in qualità di popolo periferico, privo di civiltà, erano considerati i “barbari”.
Non sorprende dunque che, in un momento storicamente così difficile in cui era cruciale fare rinascere il patriottismo per curare le ferite narcisistiche della nazione, e
439 Eça de Queirós, Notas…, op. cit., p.126. 440 Ivi, p. 150.
in cui, allo stesso tempo i miti della modernità associati al centro Europa andavano in crisi, si creasse il mito delle terre di quaggiù (cà em baixo).
E si crea proprio a partire dalla poesia rivendicata come una forma di sapere più sottile e profondo della realtà proprio perchè retta dall’Intuizione piuttosto che dalla Ragione la cui onnipotenza a fine secolo veniva messa in dubbio. Gomes Leal, già negli anni ‘70, si dedicava a creare il mito del Sud, con questa raccolta di liriche intitolate appunto
Claridades do Sul, come a voler significare che la luce con cui la ragione del Nord si era acaparrata il diritto di illuminare e guidare il mondo, l’avremmo trovata altrove. L’osservazione della realtà in queste poesie si bilancia con una costante aspirazione a ciò che va oltre essa per giungere ad individuare una uova missione del poeta, quella di diacono dell’Estética do Mistério. Le poesie indirizzate alla Chimera, l’uso della fantasia come forma conoscitiva sono un esempio di questo intento ad andare oltre il mondo ridotto alle leggi della materia
“O maior adversário que essa faculdade enfrenta, com a sua virtude de preservar, anunciar, prometer e propiciar (entrecortadamente embora, fugazmente embora) um reduto de poética plenitude, é a nova desolação que a modernidade cultural traz. Pelas consequências da racionalidade pragmática, decerto; mas sobretudo pela fundacional racionalidade científica, a cujo deslumbramento as Claridades do Sul não querem tantas vezes resistir, mas que outras tantas vezes lhes provoca o calafrio da desumanização na experiência de um Mundo reduzido às leis da matéria.”441
Nella poesia di Gomes Leal è presente una vertente che eslpora, con realismo, con brevi quadri di interni, la realtà moderna; tuttavia il poeta rivendica l’anelito ad un’altra dimensione: la ragione non basta a conoscere il fondo delle cose, il mistero permane intatto, solo alcune immagini che il poeta sà captare possono evocare la complessità e lo spessore dell’universo (“Quem não terá jamais sentido um dia / as