• Non ci sono risultati.

nei primi decenni del Novecento in Russia

2.1 Le correnti filosofiche in Russia prima e dopo il

Nel primo decennio del Novecento si assiste in Russia ad un processo di notevole apertura nei confronti della filosofia europea, pur rimanendo predominante l’influenza esercitata dalla tradizione della corrente sofianica, rappresentata sia da Vladimir Solov’ëv, continuatore della corrente slavofila meno esclusivista e più oc- cidentalista, sia dalla figura di un teologo come Pavel Florenskij che, per la sua “erudizione sovrumana”, (definita in tal modo da Nikolaij Losskij) sembrava rievocare la figura di un filosofo rinascimentale.

L’interesse delle scuole filosofiche era diretto in prevalenza verso l’idealismo che era considerato, in questi primi anni del Novecento, come baluardo nei confronti del positivismo; tale posizione si concretizzò nel 1903 con la pubblicazione di un volume miscellaneo dal titolo: Problemi dell’idealismo (Problemy idealizma), a cura di Pavel

Novgorodcev (1863-1924), docente di filosofia del diritto all’Uni- versità di Mosca.

Il volume riuniva tutta una serie di contributi provenienti da intellettuali appartenenti a correnti di pensiero assai diverse fra loro, come i “marxisti legali”, i seguaci del liberismo giuridico degli ex- marxisti che si erano orientati verso un “idealismo sociale”. L’unico aspetto davvero condiviso che caratterizzava la pubblicazione era l’opposizione nei confronti del positivismo.

Uno dei contributi più significativi alla miscellanea fu l’articolo di Nikolaj Berdjaev (1874-1948) che, facendosi sostenitore dell’ ideali- smo critico, difendeva la legge morale, nel suo carattere assoluto e universale.

Berdjaev è stato uno dei maggiori esponenti di quella corrente ex- marxista che recupera, nel primo decennio del Novecento la meta- fisica e la religione; egli risente in un primo tempo dell’influenza del romanticismo religioso di Merežkovskij e, dopo un breve periodo di avvicinamento al realismo, approda ad una sorta di misticismo ro- mantico, ispirandosi a Jakob Böhme.

Come afferma Zen’kovskij, non è possibile definire la filosofia di Berdjaev che attraversa almeno quattro momenti diversi, concluden- dosi con una metafisica personalista; i riferimenti sono molteplici: egli riprende il tema della libertà in Schelling, reinterpreta il su- peromismo nietzschiano come ideale perfezionamento dell’uomo

per giungere a Dio e, come Lev Šestov, contribusce a diffondere una interpetazione filosofico-religiosa del pensiero di Dostoevskij. 1

La “domenica di sangue“ della rivoluzione del 1905 segnò una svolta importante non solo a livello politico: per la prima volta, esponenti dell’intelligencija russa si riunirono per organizzare un movimento politico contro il capitalismo, in nome della missione palingenetica appartenente al vero cristianesimo.

A intraprendere una simile iniziativa furono due filosofi, Vladimir Ern (1881-1917) e Valentin Svencickij (1879-1931) che fondarono a Mosca la Confraternita cristiana della lotta, che vedrà fra i suoi sim- patizzanti anche Pavel Florenskij e come affiliati S. Bulgakov e N. Berdjaev.

In breve tempo, quasi tutti gli adepti della Confraternita abban- donarono questo movimento ispirato al “cristianesimo sociale“ per rifugiarsi nella vita religiosa: Sergej Bulgakov scelse la via del sa- cerdozio come pure Svencickij; Florenskij era già stato ordinato sacerdote prima la rivoluzione del 1905.

Fra il 1906 e il 1917 si costituirono tutta una serie di Società filosofico-religiose sia a Mosca che a San Pietroburgo. Tra i prin-

1 V.V. Zen’kovskij, Istorija russkoj filosofii, (Storia della filosofia russa), Parigi, 1950; edizione in lingua francese: Basile Zenkovsky, Histoire de la philosophie russe, Bibliothèque de philosophie,

cipali appartenenti alla Società filosofico-religiosa di Mosca vi era Andrej Belyj, poeta e scrittore, amico di Špet.

Nel 1909, altro evento significativo fu la pubblicazione della raccolta Pietre miliari (Vechi) in cui Berdjaev, Bulgakov e Struve sferrarono una critica serrata all’intelligencija, colpevole di aver mitizzato il popolo e di essere caduta in crisi per aver costruito una “una mistica della rivoluzione”.

Pëtr Struve, che dal 1917 in poi diventerà il leader più agguerrito dell’antibolscevismo e lo scrittore più significativo degli emigrati, nel 1909 attaccò Lunačarskij per essere caduto, insieme a molti altri, nell’errore di considerare il socialismo alla stregua di una religione. Sostenitore di uno “spiritualismo religioso” in chiave individua- listica, Struve rappresenta quella parte di intellettuali che da una iniziale adesione al marxismo passarono ad una visione nazionalista e patriottica.

In un contesto storico di grandi cambiamenti per una nazione che, nel giro di poco più di un decennio, assisterà ad eventi rivoluzionari di portata mondiale, il mondo delle università russe più influenti, legato in particolar modo fin dall’Ottocento al mondo accademico tedesco, inizia a rivolgere una particolare attenzione al neokantismo, all’empirio-criticismo e allo spiritualismo di Bergson.

Una critica ironica e veemente nei confronti del neokantismo vie- ne sferrata da Berdjaev nella sua Filosofia della libertà: 2

Gli gnoseologi criticisti (kritičeskie gnoseologi) desiderano fortemente liberarsi dallo psicologismo e dall’antropologismo e pongono il problema in maniera acuta ed anche divertente. Tuttavia, la pretesa relativa a una liberazione totale dallo psicologismo appare ridicola. Resta fatale il fatto che a filosofare, in fin dei conti, sia sempre l’essere umano e che l’atto conoscitivo si svolga sempre in un ambito antropologico. Gli gnoseologi tentano di superare questa frontiera invalicabile grazie all’affermazione per la quale la conoscenza si attua nella “coscienza in generale”, nella coscienza trascendentale e non nella coscienza individuale psicologica < visto che > il soggetto sovraindividuale produce giudizi e valutazioni. In tal modo gli gnoseologi si spostano palesemente nell’ambito della metafisica e svolgono deduzioni di carattere ontologico. Si è proceduti in questo modo dallo gnoseologismo di Kant alla metafisica di Fichte, Schelling ed Hegel. I moderni neokantiani non sono in grado di evitare questa fatale transizione verso la metafisica e l’ontologia. Da una parte vi sono la metafisica e l’ontologia (il soggetto sovraindividuale, la coscienza in generale, etc.) che aspettano al varco gli gnoseologi, dall’altra vi sono la psicologia e la biologia (l’organizzazione

2 N.A. Berdjaev, Filosofija svobody. Smysl tvorčestva, (Filosofia della libertà. Il senso della creazione), Moskva, Pravda, 1989, p. 73.

psicofisica e il soggetto psicologico e biologico). Pertanto, la gnoseologia criticista viene fatalmente a scomporsi nell’ontologismo metafisico e nel positivismo psicobiologico. La gnoseologia non riesce a tenersi in equilibrio e penzola da una parte e dall’altra. Il problema posto da Husserl in maniera perentoria e che ha agitato tutto il mondo della filosofia, non può essere risolto dal “criticismo” o dallo gnoseologismo criticista. Anche Husserl oltrepassa i limiti della gnoseologia. 3

Berdjaev conclude questa sua confutazione nei confronti del criti- cismo kantiano e del neokantismo con l’affermazione che solo attraverso la religione, attraverso l’idea di un “universo trascen- dentale” e non dell’ “individuo trascendentale” sarà realmente possibile, per la filosofia, liberarsi dalle catene dello psicologismo e dall’antropologismo.