2.3 La pedopornografia online: “la rappresentazione digitale di un crimine” 46
2.3.5 Che cos’è la pedopornografia online 90
Le riflessioni finora svolte permettono, infine, di fornire una descrizione più precisa del fenomeno in esame, che tenga in considerazione non solo i profili giuridici, ma anche le dimensioni criminologiche e “psicologiche” di questa realtà criminale.
Con l’espressione pedopornografia si designano allora tutte le rappresentazioni, con qualunque mezzo, di minori raffigurati in “pose e atteggiamenti” sessualizzati, mentre praticano o subiscono attività sessuali in cui sono coinvolti coetanei, adulti, animali, mentre sono oggetto di sevizie e torture, fino ad arrivare alle raffigurazioni che ne registrano la morte. Le scene rappresentate possono essere reali o simulate, possono ritrarre un bambino o una sua riproduzione virtuale, possono essere in forma visuale, testuale o grafica.
Con il termine in esame, in altre parole, si definisce il “materiale che ritrae l’abuso”321 subito da un minore. Questi bambini, infatti, non sono solo gli sfortunati protagonisti di rappresentazioni dal contenuto osceno ed aberrante, ma sono spesso le vittime di violenze e abusi sessuali che causano loro danni di natura fisica e psicologica, i cui effetti sono amplificati dalla consapevolezza della presenza in Rete delle immagini che li ritraggono quali oggetti di mercimonio sessuale322. Lo sfruttamento del minore,
319 Si veda in tal senso anche Ost S., Child pornography and sexual grooming. Legal and societal responses, op. cit., p. 46 – 48.
320 Intervista ufficiale OCLCTIC 1 - Responsabile piattaforma PHAROS. 321 Intervista agente Polizia Postale Bologna 3.
322 Taylor M., Quayle E., Child pornography. An Internet crime, op. cit., p. 31; O’Donnell I., Milner C., Child pornography. Crime, computers and society, op. cit., pp. 70-71; Macilotti G., “Il contrasto alla pedopornografia online: esperienze italiane e francesi a confronto”, in Rivista
inoltre, non si verifica solo al momento della produzione di questi contenuti illeciti, ma anche tutte le volte in cui questi materiali vengono distribuiti, venduti e fruiti dagli utenti323:
“c’è una cosa da ribadire, che spesso invece si dimentica. Questi bambini non solo sono stati abusati, ma continuano ad esserlo tutte le volte in cui si scarica e si diffonde questo materiale. C’è una sorta di vittimizzazione continua”324.
Nell’ambito di questo fenomeno un ruolo importante è svolto dalle nuove tecnologie. La dimensione virtuale ha, infatti, contribuito all’implementazione del mercato della pedopornografia, agendo sia sul versante della domanda del prodotto, permettendo una più agevole connessione fra gli utenti, sia su quello dell’offerta, grazie alla maggior facilità e ai minori costi di produzione e distribuzione del materiale. Le tecnologie dell’informazione hanno, altresì, concorso all’emergere di nuovi ambiti virtuali in cui i pedofili interagiscono non solo al fine di condividere rappresentazioni pedopornografiche, ma anche informazioni concernenti l’abuso e le tecniche per proteggere le comunicazioni e assicurare l’anonimato in Rete.
Data la complessità sottesa alla realtà criminale in esame, l’utilizzo dell’espressione pedopornografia è fortemente problematizzato da alcuni dei nostri intervistati, che lo considerano un “termine superato”325 e per certi aspetti fuorviante rispetto al fenomeno a cui si riferisce:
“il faut bien voir que le terme ‘pornographique’ a peut-être tendance à atténuer l’impact qu'il peut avoir sur l’esprit des gens. Il ne s'agit pas que de pornographie (…) il s'agit de véritables preuves numériques de scènes de crime”326.
All’espressione in esame sono, infatti, sovente preferite le locuzioni “child abuse
images”327 o “child exploitation materials”, poiché il materiale illecito, lungi dal
connotarsi solo per il carattere pornografico, è in realtà “la rappresentazione digitale di
un crimine che è stato commesso”328.
La pedopornografia, in sostanza, non si configura come una realtà separata e distinta dall’abuso sessuale, ma come una pratica che si pone all’interno di un più ampio ciclo
323 O’Donnel I., Milner C., Child pornography. Crime, computers and society, op. cit., 69 – 78. 324 Intervista sotto-ufficiale Polizia Postale Bologna 2.
325 Intervista ufficiale CNCPO 1 – Funzionario responsabile del Centro. 326 Intervista ufficiale STRJD 2 - Responsabile dipartimento RAMI.
327 Intervista ufficiale STRJD 2 - Responsabile dipartimento RAMI. In questa prospettiva si pongono anche molti degli altri soggetti intervistati, come si può evincere dall’esame delle fig. 6 e 7. In letteratura si veda Save the Children, Prove evidententi – Bambini dimenticati, 2006, pag. 4; Taylor M., Quayle E., Child pornography. An Internet crime, op. cit., p. 7.
di violenza e di sfruttamento dell’infanzia329. Si è visto, infatti, come esista un forte legame fra il materiale illecito e le condotte di abuso, poiché nella maggioranza dei casi è impossibile produrre tali raffigurazioni senza abusare o sfruttare il minore. L’esistenza di immagini così prodotte rappresenta, inoltre, una traccia indelebile della violenza compiuta e la vittima, oggetto delle riproduzioni, continua ad essere sfruttata e vittimizzata ogniqualvolta il materiale viene distribuito e fruito. Sebbene esista questa prova dell’abuso subito e i corpi e i volti dei minori siano conosciuti e riconosciuti da molteplici internauti, questi minori nella vita reale sono molto spesso “bambini invisibili”. Nella maggioranza dei casi, infatti, è estremamente difficile identificare i soggetti ritratti e ciò a discapito, non solo dell’individuazione degli autori di questi reati, ma ancor più della possibilità di intervento e di sostegno a favore delle vittime330.
Questi contenuti illeciti, inoltre, non solo rappresentano una prova virtuale dell’abuso, ma possono essere essi stessi la causa di una futura violenza. Si è visto, infatti, come i pedofili utilizzino le immagini e video illegali per adescare il minore, per ricattarlo e obbligarlo a subire ulteriori violazioni. La circolazione di questo materiale, infine, tende a favorire la normalizzazione del rapporto sessuale fra minori e adulti e a neutralizzare, entro le comunità dei pedofili, gli effetti negativi connessi alla commissione della violenza, supportando l’idea della partecipazione consenziente dei minori alla relazione sessuale331.