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Ci proteggono.

Ci assistono.

Lavorano per la medicina e la sanità e per la ricerca scientifica.

Ci salvano la vita.

Individuano addirittura in anticipo possibili tumori.

Ci avvisano quando arrivano crisi glicemiche, epilettiche e disturbi gravi.

Prevengono ansia e depressione.

Rilassano, distraggono, fanno sentire meno soli.

Abbassano la pressione sanguigna e aumentano l’emissione dei neurotrasmettitori del benessere.

Individuano qualsiasi sostanza tossica o pericolosa meglio di qualsiasi strumen-to tecnico.

Lavorare fa bene al cane. Lo tiene in esercizio e in attività, con benefici al fisico e alla mente. Previene l’obesità e allontana il nervosismo e l’irrequie-tezza dei cani “disoccupati”: è una forma di ergoterapia canina, una terapia attraverso il lavoro. Svolgere un ruolo sociale è positivo per il cane, che ha bisogno e piacere di essere considerato, ringraziato e premiato. Ci sono però alcune condizioni da rispettare.

Il compito svolto non deve essere pesante in rapporto all’età, alla taglia, alla struttura fisica complessiva, allo stato di salute e ad altre condizioni come la famiglia di appartenenza e le abitudini pregresse. L’attività intrapresa deve coincidere il più possibile con le predisposizioni di razza e con la storia perso-nale del cane, e deve essere compatibile con la relazione che il cane ha con il proprietario, con la famiglia, con le altre persone, con gli altri animali e con gli ambienti nei quali si svolge il suo lavoro.

Il lavoro che affidiamo al cane deve sempre essere cucito su misura di quest’ultimo, tanto quanto tagliato sulle necessità di chi riceve i suoi servizi.

Far lavorare il cane è anche un toccasana per la relazione fra il proprieta-rio e il suo cane. Il cane è più felice e realizzato nella sua natura; è più stanco ma anche rilassato; più in forma, sereno e soddisfatto. Non ci si meravigli per questi termini “umani” con cui definiamo emozioni e stati d’animo del cane: non lo stiamo “umanizzando”, semplicemente riconosciamo loro una vita psichica e affettiva, ben nota a chi possiede un cane, e comprovata ormai anche a li-vello scientifico. Questa sfera psichica influisce attraverso l’umore sulla salute.

Poiché siamo esseri umani, per capirci dobbiamo usare questi termini, anche se ovviamente la sfera mentale del cane presenta delle differenze dalla nostra.

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Sono approssimazioni necessarie a cogliere il senso di ciò che affermiamo. Le vere antropomorfizzazioni sono quelle di chi pensa che il cane possa stare sul divano senza fare niente, come fosse una nostra appendice.

Aiutare e nel caso guidare un cane in un’attività è benefico anche per il proprietario, il quale può contribuire e partecipare a occupazioni interes-santi, feconde di stimoli e di spunti di riflessione, che accrescono il senso di responsabilità e assecondano il naturale impulso a condividere e a sostenere il prossimo. Secondo il tipo di attività, vengono sviluppate capacità di relazione e stimolate esperienze sociali importanti, allenato il fisico, tenuta in azione la mente. Ciò apre la comprensione ai bisogni degli altri e alla nostra possibilità di vivere meglio in un contesto armonico di sostegno reciproco. Il volontariato, ma anche la professione svolta con passione e competenza, sono strumenti di crescita personale e di miglioramento della propria esistenza.

Anche il proprietario, comunque, è sempre “al lavoro” per il cane. È il prez-zo da pagare per una cosa talmente bella come avere sempre qualcuno con noi, due occhi da guardare, un cuore che batte insieme al nostro, un animale che fiuta, respira, corre, esplora, cammina con noi e ricrea uno spazio naturale nella stressante giungla metropolitana fatta di cose meccaniche e artificiali.

Il cane ci fa bene perché è un equilibratore della nostra sfera emotiva e psichi-ca. Più che alle nostre astrazioni, porta attenzione agli odori, ai movimenti, alle emozioni e ai sentimenti, agli istinti di base – eccitazione e piacere, fame e cibo, sonno e riposo. Il suo compito insomma è proprio quello di essere cane con

Figura 1.1 Il rapporto di fiducia e complicità è al centro di ogni attività cinofila.

11 CAPITOLO 1 • UN SOCIO A QUATTRO ZAMPE

noi, di continuare a essere un po’ lupo in un mondo che abbiamo fatto a imma-gine e somiglianza della mente astratta. Ci ricorda che siamo anche impulso, percezione e sensibilità, corpo, e non solo raziocinio e funzionalità. Insieme al cane ci proteggiamo dal mondo astratto e artificioso che abbiamo creato noi umani: lo rendiamo più poetico, naturale, semplice, istintuale. Impariamo dal cane a seguire le intuizioni e gli impulsi primari. Moderandoli e guidandoli a modo nostro, ma riconoscendone l’esistenza e l’importanza.

Tabella 1.2 - Bisogni storici del cane.

FISICI PSICOSOCIALI

Abitazione Riconoscimento dello status (compartecipe della comunità umana) Nutrimento

Cura

Tabella 1.3 - Bisogni del cane urbano.

FISICI PSICOSOCIALI

Abitazione Riconoscimento del ruolo sociale nella comunità umana

Nutrimento Attività etologicamente corretta (secondo età, razza, storia individuale,

condizioni di salute)

Cura Motivazione

Accudimento Educazione

(per la convivenza armonica) Attività fisica Gioco, divertimento, attività cino-sportive

Socializzazione

1.4 I RUOLI E GLI IMPIEGHI TRADIZIONALI DEL CANE, OGGI

Anche oggi i cani continuano a svolgere ruoli tradizionali. Un certo approccio di rispetto affettuoso e complicità c’è sempre stato nei loro confronti da parte di pastori, contadini e cacciatori, ma prevaleva la rude convenienza reciproca.

Oggi per fortuna c’è un maggiore rispetto nei confronti del cane. Nel contesto urbano, semmai, c’è mancanza di attenzione in un senso opposto: parados-salmente, sembriamo “amarli” di più, ma li umanizziamo troppo e ci scordiamo della loro diversità. Li soffochiamo quando prima li tenevamo a distanza. Ciò li fa soffrire, a volte, di disturbi che non sono paragonabili a quelli di un cane lasciato solo legato alla catena, ma che possono inficiare seriamente la sua salute.

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I cani continuano anche a svolgere i loro ruoli tradizionali, dunque, ma in modo diverso da un tempo. Qualsiasi cane ha sempre abbaiato in qualsiasi cortile per segnalare visitatori o intrusi, ma oggi i cani da guardia sono specializzati:

proteggono capannoni industriali, ville ed edifici da custodire. Oggi il cane da guardia è un ausilio, non svolge più da solo questo ruolo: allarmi e telecamere l’hanno in parte sostituito o comunque affiancato nel rendere difficile la vita ai ladri e agli aggressori. Per il cane naturalmente è più semplice fare la guardia in appartamento, dove è più sicuro e può contrastare con meno rischi gli intrusi. Anche il cane più piccolo può essere un deterrente efficace, se il suo carattere lo consente, al di là della stazza.

Allo stesso modo, i cani da pastore e da caccia sono in minor numero di un tempo, ma la scarsa quantità significa maggiore qualità: sono superpreparati e molto efficienti.

Tutti i cani che abbiamo selezionato nei secoli per la corsa e l’inseguimento, per il gregge e per la difesa, oggi si ritrovano con tesori di qualità che stiamo imparando a utilizzare in modo nuovo.

Come lo sport umano ha sostituito le guerre offrendo competizioni simulate e incruente, così il cane ha i suoi sport al posto delle antiche occupazioni preda-torie. Ci si rende conto che deve avere un impiego, per il suo come per il nostro benessere, e lo possiamo tenere impegnato facendogli sperimentare attività che derivano da quelle tradizionali, come una maratona riproduce i tragitti dei

Figura 1.2 Cane da tartufo, uno degli impieghi tradizionali del fiuto del cane.

13 CAPITOLO 1 • UN SOCIO A QUATTRO ZAMPE

cacciatori-raccoglitori nella savana. I cani pastore, abituati a collaborare con noi, fanno un po’ di tutto, dallo Sheepdog con le pecore alla ricerca olfattiva. I cani acquatici fanno salvataggio nautico.

Le esplorazioni e i tragitti nelle selve e nell’intrico del bosco sono riprodotti dai Retrieving Games; la cattura di prede dal Disc Dog; l’inseguimento agli evasi dal Mantrailing. E così via.

Tutte le moderne discipline cino-sportive sono evoluzioni delle occupa-zioni tradizionali del cane. La loro utilità consiste nel tenerlo impegnato secondo le sue predisposizioni etologiche. Anche le occupazioni tradizio-nali del cane oggi sono svolte in modo nuovo.

Continuano, appunto, a esserci cani da guardia, ma solo di alcune razze se-lezionate e addestrati alla bisogna; alcuni cani ci soccorrevano naturalmente e ci giovavamo della loro prestanza; ora sono professionisti del salvataggio o del soccorso per calamità e terremoti preparati allo scopo, come i loro conduttori sono diventati esperti, anche se volontari, inquadrati in organizzazioni e convo-cati dalle istituzioni pubbliche e dalla protezione civile.

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