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Cosa resta da fare - ne parla Vitangelo Pellecchia

Nel documento INCONCRETO n.87 (pagine 45-48)

Il 2009 non inizia certo all’insegna delle notizie positive: la crisi economica e finanziaria in-ternazionale che investe anche il nostro Paese e poi la notizia dello slittamento del periodo transitorio delle Norme Tecniche per le Costruzioni durante il quale, solo per le opere

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definite come “non strategiche”, possono essere applicate sia le disposizioni della nuova normativa sia quelle della vecchia normativa.

Anche se la realtà del mercato sostanzialmente resta invariata, visto l’obbligo del possesso del certificato FPC per la realizzazione di quasi tutte le tipologie di opere pubbliche, l’ATE-CAP ha tentato di fronteggiare comunque lo slittamento e, in ogni caso, sta proseguendo nell’azione di promozione della certificazione FPC quale strumento indispensabile per la garanzia della sicurezza e della durabilità delle opere. Le imprese del calcestruzzo conti-nueranno ad applicare sin da subito le nuove Norme Tecniche per tutte le opere, non solo per quelle a valenza strategica.

Riguardo alle cose da fare, sicuramente si lavorerà per rendere completamente operanti le azioni di collaborazione già in essere. In particolare con il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici con gli istituti di certificazione FPC, con le diverse categorie dei soggetti (com-mittenti, prescrittori, direttori dei lavori, imprese di costruzione) coinvolte nel processo di impiego del calcestruzzo.

Contemporaneamente dovremo individuare ulteriori requisiti per assicurare la completa rispondenza del prodotto consegnato a quanto previsto nel progetto e nella prescrizione. Grazie a soluzioni tecniche avanzate si potrebbe ridurre al minimo l’intervento manuale in grado di alterare un processo produttivo finalizzato a garantire determinate caratteristiche del calcestruzzo.

In questo senso l’automazione del processo produttivo è considerato un requisito fonda-mentale; si tratta quindi di definirlo con chiarezza e di stabilire i tempi entro cui tutti i gli im-pianti degli associati ne saranno dotati. Menzione a parte meriterebbe il tema delle pratiche operative durante le delicate fasi di trasporto e posa in opera che se non condotte a regola d’arte potrebbero mettere a repentaglio quanto previsto nel progetto e nella prescrizione. Visto poi che “fare senza dire equivale a non fare”, non potremo esimerci dal comunicare con un’adeguata ed efficace campagna l’ampiezza delle azioni da svolgere, la rilevanza dei problemi affrontati, l’importanza degli obiettivi che l’ATECAP si è data.

Si tratta di sensibilizzare gli associati ATECAP a sostenere le iniziative e di acquisire il maggior consenso possibile da parte delle organizzazioni di categoria interessate e delle maggiori istituzioni coinvolte, ad iniziare dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. La campagna di comunicazione dovrebbe svolgersi per fasi successive a partire dalla valorizzazione delle prese di posizione del sistema ATECAP, puntando ad evidenziare l’im-portanza di garantire una qualificazione rispondente a quanto scritto nelle Norme, fino alla sensibilizzazione sulle conseguenze del mancato rispetto delle regole in termini di maggiori costi di manutenzione e ai rischi in termini di durabilità e di sicurezza per l’utente finale. E proprio l’opinione pubblica e i consumatori finali potrebbero diventare i destinatari privile-giati di una campagna che se sostenuta da istituzioni e attori della filiera potrebbe contribu-ire in maniera rilevante a valorizzare l’impegno dell’Associazione e delle imprese aderenti. L’Associazione si sta ponendo dunque obiettivi ambiziosi e di non facile raggiungimento. Si tratta peraltro dei soli cui mirare se si vogliono creare i presupposti per un mercato in cui si ritrovino a operare produttori realmente qualificati e in grado di concorrere tra di loro fa-cendo riferimento alle rispettive competenze tecniche e tecnologiche nonché alle capacità organizzative.

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Come spesso avviene nelle situazioni di difficoltà coloro che hanno obiettivi comuni metto-no da parte ogni divergenza e si uniscometto-no per raggiungere un unico scopo.

Così è successo nel settore delle costruzioni il 18 marzo attraverso la stipula di un Pro-tocollo d’Intesa di tutte le parti aderenti al comparto per richiedere un tavolo di confronto con i rappresentanti del Governo per sciogliere alcuni nodi che bloccano l’andamento di un settore che per 10 anni è stato il motore dell’economia italiana.

Gli Stati Generali delle Costruzioni del 14 maggio 2009 sono una iniziativa promossa

dall’ANCE e che ha trovato la condivisione di tutte le sigle principali che fanno capo

all’edi-lizia, dai sindacati agli artigiani, dalle piccole alle grandi imprese.

Hanno infatti firmato, oltre all’ANCE, AGI, ANCPL, FEDERLAVORO SERVIZI, CONFCOOPERATIVE, AGCI/PSL, ANIEM, ANAEPA, ASCOMAC, CONFARTIGIANATO, CNA COSTRUZIONI, FIAE CASARTIGIANI, CLAAI, FILLEA CGIL, FILCA CISL, FENEAL UIL, ASSOIMMOBILIARE, OICE, FINCO, FEDERCHIMICA, ANIE, ANIMA, ANDIL FEDERLEGNO-ARREDO e, naturalmente

anche FEDERBETON.

Le proposte delle parti sono chiare e precise e nascono da tre considerazioni fondamentali su cui tutti concordano:

- garantire un adeguato livello di investimenti, promuovere strumenti a sostegno della domanda e favorire la sostenibilità dello sviluppo;

- salvaguardare il lavoro, i redditi e le professionalità;

- razionalizzare, rendere più efficiente e sviluppare il mercato.

Da qui partono le diverse proposte “concrete” dei firmatari per poter iniziare da subito una manovra che permetta al settore di rimettersi in moto dopo due anni di crisi.

Durante la conferenza stampa il Presidente dell’ANCE, Paolo Buzzetti ha evidenziato l’ur-genza di intervenire in tempi rapidi soprattutto sulle opere piccole e medie già cantierabili, di cui l’ANCE ha già fornito un ampio elenco al Governo. Esistono lavori che potrebbero, se messi in moto, risollevare a breve l’economia, si devono trovare i soldi ed accorciare i tempi burocratici.

Il Piano Casa può essere una soluzione, ha sostenuto Buzzetti, ma ancora non sono stati varati i dettagli delle procedure, si tratta di una manovra delicata da accompagnare comunque con dei controlli assidui e con una attenzione particolare da parte degli Enti Locali.

In riferimento agli Enti Locali è stato affrontato il tema del Patto di Stabilità, un argomento importante che deve essere messo sul tavolo per impedire che i Comuni “virtuosi” si

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