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4 Classificatori numerali

4.1 Cosa sono i classificatori numerali?

I classificatori numerali compongono una sotto-categoria della più ampia classe dei classificatori e in particolare sono delle parole che accompagnano un numerale quando questo è usato per contare oggetti, concetti o persone e hanno lo scopo di collegare semanticamente e logicamente il numerale al sostantivo che è contato. La loro scelta si basa sulle caratteristiche fisiche intrinseche o circostanziali del sostantivo di riferimento stesso.

I classificatori non sono solo legati ai numerali e possono presentarsi in forme diverse. Alcune lingue, ad esempio, hanno classi grammaticali che si basano su caratteristiche semantiche dei sostantivi quali il sesso, l’essere umani o l’essere animati o inanimati: queste sono chiamate “classi nominali” o “generi”. Altre lingue hanno invece dei morfemi speciali che appaiono solo con i numerali o con dei quantificatori e possono categorizzare il sostantivo in termini di forma, colore o altre proprietà inerenti: questi sono chiamati “classificatori numerali”. Altre tipologie minori di classificatori sono, ad esempio, i “classificatori di possesso” o gli ancora più rari “classificatori relazionali”. I classificatori inoltre possono apparire anche sui verbi pur sempre riferendosi a un sostantivo che solitamente è il singolo argomento di un verbo intransitivo o l’oggetto di un verbo transitivo50.

I classificatori numerali appaiono vicino a un numerale o a espressioni di quantità senza poter trovarvisi lontani perciò non è necessaria nessuna concordanza morfosintattica fra il sostantivo e l’altro costituente. Altre caratteristiche dei classificatori numerali sono la scelta principalmente semantica del classificatore numerale in dipendenza dal sostantivo di riferimento; la possibilità di variare in base a quanto sono grammaticalizzati in una lingua: possono formare una classe lessicale aperta e inoltre il loro utilizzo può variare da parlante a parlante in base alla sua competenza e al suo status nonché ad altri fattori esterni; non sempre i classificatori numerali sono obbligatori ma alcuni sostantivi possono non prendere alcun classificatore mentre altri possono addirittura avere più possibilità a seconda della caratteristica del sostantivo stesso che è messa in risalto. La quantità semantica dei classificatori numerali varia da lingua a lingua, ma molto spesso comprende forma, dimensioni e struttura dell’oggetto denominato da un sostantivo. Può anche essere presente un classificatore numerale generico (come effettivamente accade in giapponese, in coreano o in cinese) che può sostituire altri classificatori specifici, se non in tutti, in molti ambiti. I classificatori numerali sono spesso trovati in lingue isolanti come il cinese in cui solitamente sono parti del discorso indipendenti, ma si trovano anche in lingue non isolanti o agglutinanti come il giapponese. L’esistenza di questo tipo di classificatori in una lingua presuppone che i numerali formino una categoria a sé stante e infatti è più facile trovare sistemi di classificatori numerali ben sviluppati in lingue con un ampio sistema numerico con cui si riesce ad esprimere qualunque numero mentre è più difficile trovarli in lingue con sistemi numerici più scarni che

                                                                                                               

distinguono semplicemente fra “uno” e “due” (o a volte anche “tre”) o che arrivano solo al “dieci” o al “venti”. In quest’ultimo tipo di lingue i numeri maggiori di tre, dieci o venti sono espressi ricorrendo a stratagemmi che coinvolgono riferimenti a parti del corpo o a oggetti o tramite un differente sistema numerico preso in prestito da una lingua limitrofa (questo, come si vedrà in seguito, è esattamente ciò che è successo per il giapponese). Nella maggior parte dei casi, non si può nemmeno riconoscere un vero e proprio sistema numerico utilizzato, ad esempio, per contare, bensì quelli che corrispondono a numerali in altre lingue in altre sono più simili a determinatori nominali che dunque fanno parte di una categoria grammaticale più ampia. È questa assenza di una classe indipendente di numerali la probabile causa della mancanza di classificatori numerali in queste lingue. L’uso dei classificatori può dipendere dal valore del numerale: in alcune lingue i classificatori sono obbligatori solo con numeri bassi mentre sono opzionali con numeri alti dopo una certa quantità e la loro presenza può anche essere attribuita alla mancanza d’espressione morfologica della pluralità sui sostantivi, tuttavia ci sono diverse lingue che rappresentano un eccezione a questa regola come per esempio il nivkh in cui sono presenti sia classificatori numerali che pluralità espressa morfologicamente sui sostantivi.

Morfologicamente i classificatori numerali possono apparire in tre modi diversi:

- Possono essere lessemi indipendenti e in questa forma sono molto comuni nelle lingue isolanti ma sono presenti anche in lingue agglutinanti. I classificatori numerali costituiscono una classe aperta in una lingua quando quest’ultima usa quelli che Aikhenvald chiama repeaters o self- classifiers [A. Y. Aikhenvald, 2000, p. 103] che appaiono quando l’oggetto specifico in sé è usato come classificatore. In alcune lingue come il thai virtualmente tutti i sostantivi possono essere usati in questo modo e ciò assottiglia il confine fra parole appartenenti a una classe aperta e parole appartenenti a una classe chiusa. Come si avrà modo di vedere l’ainu può considerarsi una fra quelle lingue che impiegano i repeaters. Non esistono lingue in cui i

repeaters siano l’unico esempio di classificatori numerali, bensì questi rappresentano un loro sottogruppo. La posizione del classificatore numerale rispetto al numerale, non solo nel caso in cui il classificatore sia espresso come lessema indipendente, può variare e dipende principalmente dalla sintassi della lingua e solitamente il classificatore funge da testa sintattica del costituente.

- Possono essere espressi tramite affissi attaccati a o fusi con il numerale e che possono variare in base alle caratteristiche fisiche del sostantivo nonché in base al genere grammaticale o al registro linguistico. Il giapponese rientra fra le lingue che possiedono questo tipo di espressione dei classificatori numerali di cui si discuterà più in dettaglio al paragrafo 4.3.2. Questo tipo di espressione morfologica è proprio anche delle lingue fusivo-flessive in cui il classificatore risulta fuso con il numerale e questo è il caso del nivkh.

- In un terzo, e molto più raro, caso i classificatori sono espressi tramite affissi non sul numerale ma sul sostantivo che è contato formando con esso un’unica parola morfologica e fonologica. Lingue in cui coesistono due delle tipologie di espressione dei classificatori numerali qui descritte sono molto rare e in particolare si possono suddividere in due gruppi: 1) quelle in cui due tipologie coesistono ma sono usate diversamente in dipendenza dal numerale o dalla semantica del classificatore e 2) quelle

in cui coesistono ma veicolano diverse proprietà della classificazione (per esempio forma e dimensione contrapposte all’essere animato o meno del sostantivo di riferimento).

I classificatori numerali possono essere divisi in due grandi sottogruppi definiti in inglese sortal classifiers e mensural classifiers. I classificatori appartenenti al primo tipo (che sarà quello trattato in questo capitolo per il giapponese e l’ainu) identificano un sostantivo in base alle sue caratteristiche fisiche mentre quelli del secondo tipo (non preso in esame in questa sede) sono usati per misurare unità di sostantivi non contabili o di massa. Questi ultimi si differenziano dai sortal quantifiers per la loro semantica poiché si riferiscono non tanto alle caratteristiche intrinseche di un oggetto quanto al suo stato attuale e transitorio come la sua quantità, la sua disposizione nello spazio o altro. Un classificatore come il giapponese hon è considerabile un sortal quantifiers poiché si riferisce alle qualità intrinseche di un oggetto che, in questo caso, sono l’essere lungo e/o affusolato mentre un classificatore come il coreano mal è considerabile un mensural quantifiers poiché si riferisce a una misurazione istituzionalizzata di vino di riso soffermandosi dunque non sulle caratteristiche fisiche del vino di riso (quali la trasparenza o la liquidità) ma sulla quantità prestabilita o sulla sua disposizione nello spazio (come il fatto di essere contenuto in barili o altri contenitori).

Anche se non presi in esame in questa tesi, per dare un quadro completo dell’argomento si presenta qui anche la distinzione fra classificatori numerali e quantificatori. I primi classificano solo un gruppo ridotto di sostantivi mentre i secondi possono essere abbinati a un numero di sostantivi di molto maggiore. La quasi totalità delle lingue del mondo possiede quantificatori sia che abbia sia che non abbia un sistema di classificatori numerali e la loro scelta varia a seconda della semantica del sostantivo contato. Quantificatori sono presenti anche in italiano e in inglese che sono due lingue che notoriamente non possiedono invece classificatori numerali. Esempi di quantificatori in queste due lingue sono “una pila di (mattoni)” o “a handful of (rice)”. Queste espressioni non sono classificatori numerali per le seguenti ragioni:

- Non sono obbligatori nelle costruzioni in cui siano impiegati un numerale e un sostantivo contato.

- Solitamente hanno un significato lessicale tutto loro (differentemente dai mensural quantifiers).

- Il loro utilizzo dipende spesso dalla distinzione fra sostantivi contabili e sostantivi di massa. - Sono usati in un tipo di costruzione che di solito è usata per altri scopi (come per esempio in una

costruzione genitiva).

- Sono presenti in numero molto ristretto in lingue che già possiedono un sistema di classificatori numerali.