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Nel periodo qui preso in esame la costruzione culturale della differenza tra corpo maschile e corpo femminile e le concezioni che da essa derivano si richiamano a

quella aristotelico galenica del discorso medico-scientifico, quella neoplatonica che fiorisce in ambito filosofico-letterario e quella scolastico-cristiana. Pur tenendo presente che molto spesso le fonti esaminate mostrano tracce evidenti di sincretismi e di contaminazioni, per chiarezza espositiva prenderò in esame singolarmente le argomentazioni principali di queste tradizioni di pensiero.

La tradizione aristotelica, sulla base della teoria degli umori, spiega la diversità della donna - più spesso indicata come inferiorità - con il mancato compimento del suo sviluppo intrauterino. Se al feto non arriva calore sufficiente dal corpo della madre il suo temperamento rimane freddo e umido e, di conseguenza i suoi organi sono più deboli. A causa della sua congenita debolezza la donna non è in grado di produrre il seme ed è soltanto il ricettacolo passivo dell’atto della generazione cui contribuisce con la materia inerte del sangue mestruale. La diversità tra i due sessi in tal modo giustifica la polarità necessaria alla procreazione: un principio attivo maschile - il seme,

2 paradossalmente im materiale - e la materia passiva femminile - il sangue mestruale.

Alcuni autori rinascimentali, sulla scorta di una spiegazione tratta dal De Generatione Anim alium di Aristotele, poi ripresa da Galeno, attribuiscono la differenziazione del sesso del feto al testicolo in cui viene prodotto il seme e al posizionamento di esso nell*utero: se il seme proveniente dal testicolo sinistro si impianta nella parte sinistra dell’utero nascerà una femmina, al contrario se il seme proveniente dal testicolo destro si impianta nella parte destra dell’utero nascerà un maschio. Le altre possibilità combinatorie di questi quattro luoghi corporei creano ermafroditi o creature mostruose. Non mancano, in base a questa teoria embriologica, i 1 2

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Cfr. Giulia Sissa, Filosofie del genere: Platone, Aristotele e la differenza dei sessi, in P. Schmitt Pantel (a cura di). Storia delle donne in Occidente: l ’antichità, Laterza, Roma-Bari 1990; Eadem, Subtle

bodies, in M. Feher, N. Tazi. R. Naddaff (a cura di), Fragments fa r a History o f thè Human Body, New

York 1989, voi. Ili, pp. 133-156.

2

Per un excursus sulle teorie medico-scientifiche vedi: Evelyne Berriot-Salvadore, Il discorso

della medicina e della scienza, in: N. Zemon-Davis e A. Farge (a cura di), Storia delle donne. Dal Rinascimento all’età moderna, Laterza, Roma-Bari 1991, pp. 351-398.

consigli spiccioli che esortano la donna a tenere una certa posizione sia durante il coito 4

sia nel corso della gravidanza per favorire la nascita di un maschio.

Questa teoria si basa su un’associazione di idee di ordine simbolico che stabilisce una connessione verticale tra le due categorie fondamentali del negativo e del positivo in cui vengono ordinati i concetti nello schema attribuito da Aristotele ai Pitagorici nella Metafisica. Se dunque il maschile e la destra (insieme a limitato, pari, unità, quadrato, fermo, diritto, luce, bene) fanno parte delle categorie del positivo, il femminile automaticamente si connette alla negatività e alla sinistra (insieme a illimitato, dispari, pluralità, oblungo, in movimento, curvo, buio, male).3 4 5 La connessione di ordine simbolico che si stabilisce in tal modo tra lateralizzazione corporea e differenza sessuale, potrebbe costituire una chiave di lettura, seppur in modo indiretto, di alcune convenzioni stabilitesi nella composizione coreografica rinascimentale. Destra e sinistra sono categorie antropocentriche, nascono dalla differenza biologica delle due parti del corpo umano e si proiettano dal corpo al mondo circostante. La concettualizzazioni dì tali categorie dunque comporta delle conseguenze suH’autorappresentazione dello schema corporeo, sulla costruzione simbolica dello spazio e sulla relazione tra corpo e spazio, aspetti che costituiscono l’oggetto privilegiato di studio dell’antropologia sociale, ma che si rivelano essere alcuni degli elementi su cui si fonda la creazione coreografica.6

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3

Secondo Giovanni Marinelli il modo più sicuro per concepire un maschio consiste nel versare lo spenna dal testicolo destro e deporlo nella parte destra d e ll’utero (Le medicine pertinenti alle infermità

delle donne, Appresso Francesco de’ Franceschi Senese, Venezia 1563, cc. 253 r - 248 v). 4

Su sintomatologia simbolica di destra e sinistra vedi anche Ottavia Niccoli, Il corpo femminile

nei trattati del Cinquecento in G. Nobili e G. Bock, Il corpo delle donne, Transeuropa, Bologna 1988,

pp. 21: “Saranno segni dell’aver concepito un maschio l’avere il ventre più gonfio a destra e la mammella destra più grossa, avanzare camminando con il piede destro e porgere di preferenza la mano destra”. Niccoli si basa su Lorenzo Giberti, Errori popolari, 1592, traduzione italiana di Laurent Joubert, Erreurs

populaires, Avignone 1578.

Ian Maclean, The Renaissance Notìon o f Woman: A Study in thè Fortunes o f Scholasticism and

Medicai Science in European Intellectual Life, London - New York 1980, p. 2.

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Gli studi di antropologia sociale in questo campo, inaugurati dal brillante saggio dì Robert Hertz,

La Prééminence de la main droite: étude sur la polarité religieuse, “Revue philosophique”, 68 (1909),

II tema della lateralizzazione era già emerso in riferim ento alla trattatistica orchestica nel Capitolo Primo. Nelle composizioni coreografiche contenute nei trattati di danza dei secoli XV e XVI, salvo rarissime eccezioni, ogni sequenza compiuta di passi - la danza per intero o una sezione di essa - deve iniziare con il piede sinistro. Perché il piede sinistro sia libero di muoversi il peso del corpo deve essere saldamente appoggiato sulla parte destra del corpo. Fabrizio Caroso m otiva tale consuetudine nel descrivere la Riverenza, ovvero il movimento che apre e chiude la danza e che si esegue sempre muovendo il piede sinistro:

Ho fatto cominciar la Riverenza col piè sinistro, perche si mostra di riverire quella persona di cuore; et anco perche la fermezza, et stabilità del nostro corpo è il piè destro: il quale non deve moversi mai prim o nel fare la Riverenza, nè meno nel Ballare. Avertendo anco, che ogni atto, ò movimento nel principiar de’ Balli sempre si deve fare col piè sinistro.7

Nella serie pitagorica di opposti “destro” sta con “fermo” e “sinistro” sta con “in movimento”. A questo Caroso aggiunge anche una corrispondenza di tipo simbolico che si instaura tra il piede sinistro e il cuore, che sta nella parte sinistra del torace. Ancora, la sequenza coreografica che costituisce la bassadanza spesso deve essere ripetuta, la prima guidata dall’uomo, la seconda dalla donna. G uidare significa stare a sinistra e, nel caso sia previsto prendersi la mano, offrire la mano destra, posizionandosi quindi nella serie positiva degli opposti. Dunque quando la donna guida la danza com pie un gesto eversivo, varca la linea di demarcazione tra gli opposti e si colloca nella serie positiva. Inoltre si noti anche come nel cerimoniale dell’invito al ballo, così come è descritto nel precedente capitolo, ogni gesto sia precisamente lateralizzato.

Ritornando alla teoria aristotelica degli umori, gli effetti della prevalenza di umori freddi e umidi nel corpo femminile sono molteplici, di ordine fisiologico, ma anche

Torino, Einaudi 1994). Tale saggio costituisce il punto di partenza più o meno esplicito per gli studi raccolti in Rodney Needham (a cura di), Righi and left: essays on symbolic classification, University of Chicago Press, Chicago 1973. Non esiste invece, a mia conoscenza, alcuno studio specìfico riguardo gli esiti della lateralizzazione in termini di costruzione coreografica.

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psicologico. Innanzi tutto il feto di sesso femminile ha uno sviluppo intrauterino più lento e, una volta sviluppato, la sua congenita passività rende alla madre il parto più doloroso di quanto lo sarebbe nel mettere al mondo un maschio. Il corpo femminile raggiunge prima del maschio l’età puberale e invecchia prima, poiché la maggior presenza in esso di liquidi ne corrompe più velocemente la materia costitutiva. Il suo incarnato pallido e ricco di tessuti adiposi predispone la donna alla mollities psicologica, che si esprime come scarsa razionalità e conseguente mancanza di controllo sulle passioni, incostanza e volubilità - qualità associate alla fluidità dei liquidi, cui la prevalenza di umidità nel corpo allude. Come nella serie degli opposti pitagorici, ancora una volta donna e movimento - volubilità dei liquidi - vengono correlati attraverso un’associazione di ordine simbolico connotata negativamente e ciò non mancherà di avere conseguenze sulla rappresentazione culturale della donna in ballo. La qualità di movimento richiesta alla donna che danza dalla trattatistica normativa ha sempre a che fare con la gravità e la compostezza. Il movimento eccessivo, scomposto e veloce è

8 sintomo di una perdita di controllo, spesso associata alla pazzia e all’isteria.

La riscoperta di testi della tradizione medica greca e la conseguente rilettura filologica accurata operata dall’umanesimo, porta nella prima metà del secolo XVI a instillare nuove interpretazioni nella speculazione e nella pratica medica. La teoria della generazione elaborata nel corpus ippocratico che attribuisce esistenza ed efficacia anche al seme femminile è ripresa da Galeno, che la inquadra in una visione analogica dei due sessi secondo la quale il corpo femminile e il corpo maschile sono fondamentalmente simili, fatta eccezione per gli organi genitali che nel primo sono intemi, nel secondo *

E’ stato notato come la prevalenza femminile dei fenomeni di tarantismo sia da attribuire a una costruzione culturale di origine rituale: Emesto de Martino, La terra del rimorso, Milano, Il Saggiatore, 1961, in particolare l’appendice III di Diego Carpitella, L ’esorcismo coreutico-musicale del tarantismo, pp. 335-372. Nelle regole disciplinari di origine monastica la compostezza delle membra è indice di virò interiore, mentre “ogni attività anche eletta che comporti un moto vivace sarà per ciò stesso da proscrivere” ("Si omnis turpior motus repugnat modestiae, quid ludos desultorios? Quo nomine appellabimus nisi immodestiae? Nam ipsa quidem saltatio nullam meretur aliam appellationem quam ut sit vìva imago levitatis et vanitatis.” G. Ealdesano. Stimuli virtutum adolescentiae christianae dicati libri

tres... latine redditi a quodam Societatis lesu, Coloniae, sumptibus Amoldi Mylii, 1594, p. 543, citato in

Giovanni Pozzi, Occhi bassi, in E. Marsch - G. Pozzi (a cura di), Thematologie des kleìnen, Petits thèmes

esterni. Contrariamente all’accento sulla differenza veicolato dalla tradizione aristotelica, il procedimento analogico pone al centro del processo di rappresentazione dei corpi sessuati la loro somiglianza. Il termine di comparazione in base al quale tale somiglianza viene istituita è per lo più il corpo maschile, anche se la forza stessa del

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procedimento analogico in alcuni casi rende esemplare il corpo femminile.

U n’altra teoria galenica che concorre alla costruzione della diversità dei corpi sessuati, quella della pletora, è importante per l’elaborazione del mio discorso in quanto, come si vedrà in seguito, le concezioni e le opinioni sull’esercizio corporeo si basano fondamentalmente su di essa. Secondo questa teoria nel corpo maschile e femminile si forma un eccesso di sangue che influisce negativamente sulla salute e che deve essere eliminato in qualche modo. Nelle donne tale evacuazione avviene grazie alle mestruazioni, mentre nell’uomo può avvenire attraverso il sudore provocato d a ll’esercizio corporeo. In entrambe i casi, l’eliminazione degli eccessi di sangue produce sollievo. Proprio all’interno di questa teoria si articola in modo cruciale il discorso della costruzione di virilità e femminilità del movimento fisico su basi biologiche e fisiologiche. La corrispondenza tra basi biologiche e costruzione di genere in relazione all’esercizio fisico e al modo di vivere è utilizzata in senso meccanicistico ed è dunque valida nei due sensi. Il medico spagnolo Andrés a Laguna, al servizio di p ap a Giulio DI, riferisce di aver visto personalmente uomini che “che andavano regolarmente soggetti alle purghe muliebri e producevano latte alle mammelle - uomini certo sprofondati nell’ozio e nelle mollezze, ed effemminati in conseguenza del vitto e d e ll’esercizio” . Secondo Laguna dunque la correlazione tra esercizio fisico e costruzione di un’identità sessuale esiste ed è biunivoca: il corpo maschile ha per sua 9 10

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Come è dimostrato in Gianna Pomata, Uomini mestruanti Somiglianza e differenza fra i sessi in

Europa in età moderna, “Quaderni Storici”, n.s. 79, aprile 1992.

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A. Laguna, Methodus cognoscendi, extirpandique excrescentes in vescicae collo carúnculas, R om ae 1551, pp. 6-7, citato da Gianna Pomata, Uomini mestruanti Somiglianza e differenza fra i sessi in

Europa in età moderna, “Quaderni Storici” , n.s. 79, aprile 1992, p. 57. Pomata a p. 61 dello stesso

articolo d ’altra parte sottolinea come nel discorso medico cinque-seicentesco questo sia un motivo piuttosto raro, e che in generale “Sembra assente la preoccupazione che l’attribuire a un uomo un corpo mestruante possa condune a un sospetto di effemininatezza, o detrarre dalla sua virilità”, ma al contrario la mestruazione maschile è per lo più associata a fenomeni di fecondità e longevità.

natura la necessità di espellere il calore suerfluo attraverso l’esercizio fisico e d ’altra parte la mancanza di esercizio fisico porta all’effeminatezza.

Oltre alla rilettura di Ippocrate e Galeno, anche le scoperte della scienza sperimentale e dell’osservazione anatomica operata attraverso la dissezione a partire dalla metà del secolo XVI fanno penetrare nuova linfa nel discorso medico-scientifico, sebbene, pur nella loro evidenza, tardino a imporsi a causa delle resistenze della tradizione culturale e delle sue implicazioni con la legittimazione di norme e istituzioni di controllo sociale. Cresce in quel periodo l’attenzione medica e scientifica al corpo femminile, testimoniata in Europa da una ricca produzione di opere e dall’accendersi di un fervido dibattito. Ne è un esempio eloquente la pubblicazione in varie edizioni tra 1566 e 1597 con il titolo Gynaecea di una raccolta di testi medici in lingua latina sulla donna redatti da autori europei tra il VI e la fine del XVI secolo riguardanti vari aspetti dell’anatomia, della fisiologia, della psicologia femminile.11 L’intento antologico e la

Sono state esaminate le due edizioni seguenti: Gynaeciorum, hoc est, De mulierum tum aliis,

tum gravidorum, parientium et puerperarum ajfectibus et morbis, libri veterum ac recentiorum aliquot, partim nunc primum editi, partim multo quam antea castigatores, Basileae, per Thomas Guarìnum, 1566

e Gynaeciorum sìve De mulierum tum communibus, tum gravidarum, parientium, et puerperarum

ajfectibus et morbis, libri graecorum, arabum, latinorum veterum et recentium quotquot, partim nunc primum editi, partim vero denuo recogniti, emendati , necessarijs Imaginibus exomati, et optimorum Scripto rum autoritatibus illustrati, Opera et studio Israelis Spachii Med. D. & Profess. Argentinensis,

Cum Privilegio S. Caesareae Maiestatis, Argentinae, Sumptibus Lazari Zetzneri, 1597. Riporto l’elenco dei testi, con rispettiva datazione, contenuti nell’ultima edizione: Felix Platter (1536-1614), De mulierum partibus generationis dicatis tabulae iconibus illustratae, 1583; Moschion, De passionibus mulierum, VI sec. d .C ; Trottila, Muliebria, XI sec.; Nicolas de la Roche (Rocheus), De morbis mulierum curandìs, 1542; Luigi Bonacciuoli (Buonaccioli, Bonaciolus) (? - ca 1540), Enneas muliebris, circa 1480; Jacques Dubois (Sylvius) (1478-1555), De mensibus mulierum curandis, 1542; Jakob Rüff (Ruffus) (1500-58), De conceptu et generatione hominis, 1554; Girolamo Mercuriale, De morbis muliebribus, 1582; Giovanni Battista da Monte (Montanus) (1498-1551), De affectibus uterinis libellus, cum decem consiliis muliebribus, 1554; Vittore Trincavelli (1496-1568), Consilia muliebria tria, 1586; Albertino Bottoni (? - 1596), De morbis muliebribus, 1585; Jean Le Bon (?-1583), Therapia puerperarum, 1571; Ambroise Paré (15107-1590), De hominis generatione, 1573; Albucasis, De morbis muliebribus, XI sec.; François Rousset, De partu cesareo, 1581; Bauhin (1560-1624), Libellus variarum historiarum ea quae in libro de partu cesareo tractantur comprobantiur, 1588; Maurice de la Corde (Cordaeus) (7-1574), Commentar» in librum priorem Hippocratis in muliebribus, 1585; Martinus Akakia (1539-88), De morbis muliebribus, 1597; Luis Mercado (Mercatus) (15257-1611), De mulierum affectìonibus, 1579.

scelta della lingua latina sono segni evidenti di una volontà da parte dei curatori che l’opera circolasse in tutta Europa e diffondesse quindi un certo tipo di conoscenze e di

interesse riguardo il corpo femminile. 2 *

Se dunque va configurandosi in ambito medico una nuova attenzione nei confronti del corpo femminile - che tarda a presentarsi in altri ambiti del sapere, quali la trattatistica sull’educazione e sul comportamento - basata sulle acquisizioni raggiunte dalla scienza sperimentale e dall’osservazione anatomica, essa mal si coniuga con l’autorità degli antichi e della dottrina ecclesiatica, e produce teorie in cui si articolano sia macchinose elaborazioni concettuali che mirano a risolvere le contraddizioni sia evidenti ambiguità. Come si vedrà, il dibattito innescato dimostra una certa vitalità, ma sembra rimanere limitato all’ambito in cui ha origine.

L ’esercizio fìsico

Gerolamo Mercuriale, medico e professore di medicina, in possesso di una vastissima erudizione nel campo dell’antichità classica, pubblica nel 1559 il De arte gymnastica, ispirato all’importanza che tale attività ricopriva nell’antichità e concepito

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per sostenerne 1 uso terapeutico. La ginnastica vi viene definita com e “motus corporis humani vehemens, voluntarius, cum anhelitu alterato vel sanitaris tuenda, vel habitus boni comparandi grafia factus”. Per M ercuriale la precisazione sulla volontarietà del

Uno studio della diffusione e ricezione in Italia di questa raccolta sarebbe auspicabile. Essa comunque contiene scritti di autori italiani, che erano apparsi precedentemente in Italia in edizione separata, in lingua latina e italiana, come quelli di Luigi Bonacciuoli, Girolamo Mercuriale, Giovanni Battista da Monte, Vittore Trincavelli, Albertino Bottoni.

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Girolamo Mercuriale, nato a Forlì nel 1530, studia a Bologna e a Padova e si laurea in medicina a Venezia nel 1555. Nel 1552 pubblica a Padova la sua prima opera, Nomothelasmus, seu ratio tactandi

infantes, che riguarda la cura dei neonati. Al seguito del Cardinale Alessandro Farnese passa un periodo a

Roma e viaggia nell’Italia del sud. In seguito è professore dì medicina a Padova, Bologna e Pisa. Cff. I. Paoletti, Gerolamo Mercuriale e il suo tempo, Lanciano 1963; Christine Nutton, De arte Gymnastica, introduzione alla ristampa (Stuttgardt 1978); Vivian Nutton, Les exercises et la santé: Hieronymus

Mercurialis et la gymnastique médicale, in Jean-Fontaine Céard (a cura di), Le corps à la Renaissance,

Amateurs de Livres, Paris 1990, pp. 295*307. -i

movimento della ginnastica è ineludibile, in quanto ritiene che l’impulso al salto o a una sorta di movimento ordinato sia insito nella natura umana e quindi universale. L’esercizio volontario conferisce al corpo non solo forza, agilità e salute ma anche “bonum habitum”. “Habitus”, nell’accezione latina principale, che sembrerebbe essere quella accolta da Mercuriale, indica un attributo del corpo che ne include sia la forma che gli atteggiamenti, e che consente di individuarne l’età, il genere sessuale, ma anche il ruolo sociale. In altre parole corrisponde a una mescolanza di fisiologia e comportamento, di natura e cultura e in tal modo costituisce un indice di identità e di appartenenza.

Contrariamente alle intenzioni dell’autore, il De Gymnastica ebbe una ricezione m olto più favorevole tra gli eruditi e i cultori di curiosità antiquarie che in ambito medico, ed è per questo che la seconda edizione riveduta (1572) ridimensiona i riferimenti al contemporaneo e la perorazione in favore dell’uso terapeutico della ginnastica medica, optando piuttosto per approfondimenti e integrazioni dell’apparato di

14 citazioni antiquarie.

In un commento ai Consilia saluberrima del monaco Ugo Benzi, il medico Lodovico Bertaldi, al servizio alla corte dei Savoia, dopo aver menzionato il testo di Mercuriale, puntualizza che “adesso l’essercitio Ioddato da Medici è l’andare a piedi, cavalcare, e il giuocare alla palla piccola, overo andar a caccia di animali, il giuocar

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d ’arm i”, sempre che vi siano le condizioni fisiche e climatiche adatte. I medici dunque tendono a non prescrivere esercizi speciali, particolarmente concepiti per un uso terapeutico, come quelli previsti dalla ginnastica medica di Mercuriale, ma consigliano attività che fanno parte della vita quotidiana e della consuetudine ludica. Perché dunque vi era reticenza in ambito medico nell’accogliere le teorie sull’efficacia terapeutica della ginnastica, medica e non?

H discorso medico cinquecentesco si snoda tra due concezioni dell’esercizio corporeo, che talora si intersecano e talora sono in contrasto. L’una, che deriva da una tradizione che ha attraversato il medioevo e che risale a testi medici di origine araba,

Cfr. Vivian Nutton, Les exercises et la santé: Hieronymus Mercurialis et la gymnastique

médicale, in Jean-Fontaine Céard (a cura di), Le corps à la Renaissance, Amateurs de Livres, Paris 1990,

identifica l’esercizio con attività quotidiane comuni o con giochi collettivi e si appella continuamente alla moderazione. Tendenzialmente la letteratura che si rifa a questa concezione non presta una grande importanza al corpo femminile, se non per tematiche connesse alla procreazione. L ’altra concezione, di ascendenza greca classica, invoca la restaurazione di tecniche corporee specificamente atte a irrobustire il corpo, che trovano un autorevole modello nella palestra greco-romana e nelle attività di addestramento

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