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CAPITOLO II - IL SOGNO D’UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE DI

1. I numerosi allestimenti reinhardtiani del Sogno d’una notte di mezza estate 46

2.2. I costumi di Titina Rota

Come abbiamo potuto constatare dalle rappresentazioni precedenti, Reinhardt prestava molta atten-zione ai costumi; essi contribuivano a creare l’atmosfera generale dell’opera, a caratterizzare i perso-naggi e a comunicare un’idea. Reinhardt voleva che le sue fate apparissero leggere ed eteree nei loro costumi, che le creature del bosco sembrassero silvane grazie ai tessuti che le vestivano; gli abiti

movente affettivo: bisogno, insomma, di caratteri. Ora il carattere sarà tanto più determinato e superiore, quanto meno sarà o si mostrerà soggetto alla intenzione o ai modi dell’autore, alle necessità dello sviluppo del fatto immaginato; quanto meno si mostrerà strumento passivo d’una data azione, e quanto più invece farà vedere in ogni suo atto quasi tutto un proprio essere e, insieme, una concreta specialità.

Così sono i caratteri creati dallo Shakespeare. E qui gl’illustratori di teatro non possono facilmente trionfare. Perché sono, in fatti, così pochi i degni interpreti dello Shakespeare? Ma perché le sue figure tragiche son così grandiose ed han così fortemente segnati i tratti caratteristici, che solo pochissimi riescono a riempirle di sé, e chi vuol farne un disegno a modo suo, nella vignetta della scena, mostra subito la sua piccolezza, la sua ridicola meschinità.

Altro è il dramma, opera d’arte già espressa e vivente nella sua idealità essenziale e caratteristica; altro è la rappresenta-zione scenica, tradurappresenta-zione o interpretarappresenta-zione di essa, copia più o meno somigliante che vive in una realtà materiale e pur fittizia e illusoria» in Luigi Pirandello, Illustratori, attori e traduttori, in «Nuova Antologia», 16 gennaio 1908.

101 Anna Pinazzi, Reinhardt Max in Ente Autonomo Teatro Comunale di Firenze – Maggio Musicale Fiorentino, Visualità del Maggio […] cit., p. 241.

102 [Anonimo], Stasera seconda rappresentazione del «Sogno d’una notte d’estate» in Boboli, in «Il Nuovo Giornale», 3 giugno 1933.

103 Silvio D’Amico, Shakespeare nel Giardino di Boboli, in «L’Idea Nazionale», 2 giugno 1933.

104 Lettera di Guido Maggiorino Gatti a Eugenio Montale, Firenze, 27 febbraio 1933, velina dattiloscritta, (Archivio del maggio Musicale Fiorentino, busta 37, documento 218).

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erano parte integrante del Sogno e dovevano riuscire a veicolare la fantasia dello spettatore. Quale migliore scelta dunque, se non quella di ricorrere all’estro di Titina Rota? I suoi costumi si erano spesso rivelati “nuovi”, fantasiosi e leggeri; inoltre la sua maniacale attenzione per i particolari ben si sposava con la volontà di Reinhardt. È probabile che il regista non conoscesse la giovane costumista italiana ma sicuramente la conosceva bene Salvini, che aveva lavorato con lei a La Scala.105 Il gusto e le esigenze di Reinhardt si incontrarono con il carattere della Rota e questa accoppiata non poté che rivelarsi felice.

Gatti prese accordi con Titina Rota nel febbraio del 1933. Sebbene la costumista fosse solita con-trollare tutte le fasi della produzione, lo spettacolo di Reinhardt si rivelò da subito molto dispendioso ed ella dovette cedere sul delegare la produzione alla ditta Chiappa.

[...] La ringrazio per ciò che ella ha fatto per ridurre al minimo il preventivo per l’esecuzione dei costumi per Sogno d’una notte d’estate ma come ebbe a dirle esattamente il signor Salvini, ragioni economiche importantissime mi obbligano a ricorrere anche per questi costumi a una ditta che possa praticarmi il noleggio. D’altra parte mi permetto di dirle che dovendo i costumi essere da lei approvati non vedo per quale ragione essi dovrebbero venire confezionati in modo non soddisfacente. A questo proposito voglio aggiungere che ho già parlato qualche giorno fa con la casa Chiappa e che ho avuto assicurazione in merito alla confezione dei costumi da lei ideati. [...] 106

La Rota avrebbe ideato i bozzetti dei cento costumi richiesti da Reinhardt e li avrebbe confezionati a Milano per poi noleggiarli al Maggio:

[...] Resta dunque stabilito che ella provvederà all’esecuzione dei costumi, circa 100, necessari per il Sogno d’una notte d’estate e che ci noleggerà tali costumi al prezzo di lire 90 ciascuno. Per tutto il periodo in cui saranno effettuate le rappresentazioni di quella commedia a Firenze per iniziativa del Maggio Musicale. Oltre a ciò, Ella avrà diritto a ricevere la somma di lire 3000 a titolo di compenso per i figurini dei costumi in questione e per il lavoro di sorveglianza che Ella dovrà svolgere sia a Milano durante la confezione dei costumi, sia a Firenze in occasione delle prove e dell’andata in scena dell’opera in questione. [...] I costumi devono esserci consegnati a Firenze entro il 10 maggio al più tardi. Resta inteso che le parrucche e le scarpe necessarie per completare i costumi saranno a nostro carico, così pure le spese di trasporto dei costumi da Milano a Firenze [...]107.

I costumi giocavano una parte fondamentale nella riuscita dell’opera e Reinhardt li controllò uno per uno. Nonostante la delega alla casa Chiappa, per garantire l’esatta riproduzione dei figurini, la Rota insistette a vegliare su tutte le fasi della produzione, compresa la prova dei costumi. La spesa per il Sogno di Reinhardt intanto, andava crescendo, e si rivelava sempre più difficile per il Maggio esaudire

105 Guido Salvini diventa segretario tecnico de La Scala nel 1931 e, spinto dalla voglia di rinnovamento, decide di dare investire sulla giovane Titina Rota, affidandole la direzione della sartoria del teatro: «Caramba resta a lavorare in teatro ma Salvini, che punta su nuovi nomi per un’immagine scenica più moderna, dà fiducia alla Rota, poco più che trentenne. [...] Per Titina sarà una figura paterna.» in Vittoria Crespi Morbio, Titina Rota - Teatro, Cinema, Pittura, Parma, Grafiche Step Editrice, Amici della Scala, 2015, p. 18.

106 Lettera di Guido Maggiorino Gatti a Titina Rota, 27 febbraio 1933, velina dattiloscritta, (Archivio Maggio Musicale Fiorentino, busta 37, documento 270).

107 Lettera di Guido Maggiorino Gatti a Titina Rota, Firenze, 20 marzo 1933, velina dattiloscritta, (Archivio Maggio Musicale Fiorentino, busta 37, documento 271).

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tutte le richieste: cento costumi erano tantissimi, Reinhardt ne chiese altri trentatré in un primo in-contro con la costumista a Bologna in maggio (dove il numero salì a centodieci) e infine ne furono richiesti altri ventitré:

Gentile Ingegner Gatti,

penso che Salvini l’avrà informata dell’aumento dei costumi voluti da Reinhardt. Sui 110 stabiliti nell’incontro a Bologna ne sono stati aggiunti altri 23, complessivamente dunque 133 costumi. Mi au-guro che non ci saranno in proposito altre sorprese perché mi sarà già difficile consegnare i nuovi co-stumi prima del 25 maggio. Per altri 50, che Reinhardt desiderava, l’abbiamo convinto di usufruire di quelli della Vestale facendo eventualmente delle modifiche. [...] Salvini desidererebbe che i costumi arrivassero a Firenze almeno il giorno in cui Reinhardt riterrà opportuno di chiamarmi, questo per eli-minare l’inconveniente di tenerli chiusi troppo tempo nelle ceste, essendo s’accordo che nessun co-stume deve essere provato e modificato senza il mio intervento.108

La cura e le attenzioni della Rota furono ripagate: i costumi furono molto apprezzati da Reinhardt e dal pubblico, anche se sicuramente molto diversi rispetto alle ultime versioni reinhardtiane del Sogno. Le recensioni parlano di costumi «ricchi e originali»109, «piccoli gioielli di buon gusto e armonia»110, che, valorizzati dal sapiente uso delle luci, «apparivano in ogni particolare di fogge e tinte»111.

Dai documenti fotografici e da alcuni figurini si può osservare come i costumi di Teseo e Ippolita, e in generale della corte, avessero uno stile “classico- rinascimentale” mentre quelli delle creature del bosco fossero particolarmente estrosi e ispirati alla natura: «fate color di foglia, dalle molte esili brac-cia che spiovono come rami di salice»112 vestite di veli leggeri e iridescenti. (fig.Figurino Oberon e Titania) In particolare la figura di Oberon si differenzia dalle edizioni precedenti: vestito di verde e marrone, sembrava un moderno Robin Hood più che un sinistro re delle fate. Puck, vestito con una tunica e con due foglie attorno al capo, si era definitivamente trasformato nel ragazzino selvaggio e dispettoso che apparirà nel film del 1935. I costumi sottolineano la delicatezza e lo spirito più leggero della messa in scena di Boboli e ne esaltano l’aspetto giocoso valorizzato dalla riduzione: il Sogno perde le denotazioni inquietanti delle edizioni precedenti e torna ad essere un piacevole viaggio in una foresta, incantata, ma non ostile.

108 Lettera di Titina Rota a Guido Maggiorino Gatti, 6 maggio 1933, velina dattiloscritta, (Archivio Maggio Musicale Fiorentino, busta 37, documento 266).

109 [Anonimo], Il rinnovato grande successo della 3.a del «Sogno d’una notte d’estate» in Boboli, in «Il Nuovo Giornale», 5 giugno 1933.

110 [Anonimo], Stasera seconda rappresentazione del «Sogno d’una notte d’estate» in Boboli, in «Il Nuovo Giornale», 3 giugno 1933.

111 Giulio Bucciolini, Il trionfale successo del «Sogno d’una notte d’estate» nel magico incanto del Giardino di Boboli, in «Il Nuovo Giornale», 1 giugno 1933.

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